13/02/09

Ritorno a Gesù Cristo.

La tirannia del presente, rende sempre più difficile per gli uomini e le donne che siamo noi tutti, concentrarci sulle questioni importanti, evitare che la vita ci sfugga via di mano senza che nemmeno ce ne accorgiamo. Bombardati come siamo da un 'caso' drammatico al giorno - una volta è il 'caso' williamson, un'altra è il 'caso' Eluana, noi cristiani finiamo spesso per dimenticarci di Gesù Cristo, che dovrebbe essere sempre al centro.

Quanti - mi domando umilmente - anche nelle gerarchie ecclesiali, ormai sono diventati sempre di più uomini 'politici', uomini che si occupano magari anche giustamente degli affari del mondo ? E quanto tempo rimane, in queste vite, per Gesù Cristo ?

Persi come siamo nelle contese tra fazioni, anche la questione della fede spesso sembra passare come in secondo piano, rispetto alle presunte 'urgenze': devo schierarmi, non ho tempo per pregare. Che tristezza.

Eppure, basterebbe fare un attimo di silenzio, per ritrovare il centro. Il centro che - per un cristiano - è sempre e soltanto Gesù Cristo. E' da lì che bisognerebbe partire, ogni volta. E invece sembra quasi che Gesù Cristo sia il grande 'desaparecido', ultimamente. Anche sui temi religiosi-etici: si parla di tutto, meno che di Gesù Cristo.

Eppure, è da questo incontro con Lui che è nato tutto e che tutto, in noi, può continuare. Senza di Lui, non si va da nessuna parte.

Scriveva Olivier Clèment, in L'autre Soleil: " Ora non devo più parlare di me. Io volevo raccontare un incontro. La fede è un inizio. Non bisogna giocare con essa: averla, non averla; bisogna entrare in questa cripta – ecclesiale e personale – da cui scaturisce l’acqua viva, e uscirne per condividere tutto. “Entrerà e uscirà, e troverà dei pascoli”. La mia vita non mi appartiene più, è quella di un servo inutile. Ciò che mi accade, ciò che cerco di fare, di dire, come discernervi la mia parte e quella degli altri, tutto cresce da questa amicizia che decifra, così poco tuttavia, questa unità inesauribile in cui Dio si dona ai peccatori e ai pubblicani”.

Ecco, "ora non devo più parlare di me." Ora, dovremmo davvero tornare a parlare di quella amicizia, che Lui ha instaurato con noi, e che è sempre lì, e ci aspetta, e ci richiede, come il primo giorno.

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2 commenti:

  1. ...Gesù ci rivela il volto d'amore del Padre, per incontrarlo occorre sapere di avere bisogno della sua misericordia, consapevolezza della nostra fragilità, ambivalenze, zone scure e luminose. solo in quella posizione s'incontra Gesù e se ne percepisce la realtà come persona e il dialogo e la preghiera ci mettono nell'atteggiamento del bambino che gioca sotto gli occhi del padre senza temerne il giudizio e senza temere pericoli. E' precisamente il contrario di quel che ci chiede la realtà. Carattere, forza, concretezza, autosufficienza.
    siamo drammaticamente chiusi nelle nostre rappresentazioni perché ciò che più temiamo è essere dei perdenti. eppure non conosco chi viva felice in questa rappresentazione di se. Se mi guardo attorno non vi è chi non si lamenti di qualcosa o qualcuno. Perenni insoddisfatti dell'animo che sbruffoneggiano con gli altri. Gesù ci fa fare l'esperienza della nostra umanità e della comune umanità. Ci svela chi siamo assetati d'amore che siamo uomini e donne in relazione. ci svela la nostra umanità. -ci consente, pur in mezzo alle difficoltà l'esperienza della serenità che è molto, molto di più della felività.

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  2. grazie Faber e Alessandro per le vostre parole così piene di senso!
    Tra l'altro vi leggo dentro proprio il percorso di rinascita e pacificazione che sto affrontando in un gruppo di spiritualità 'veramente' cristiana e queste vostre conferme mi danno una grande gioia e una grande speranza nella nuova Umanità che fermenta e nasce...quella 'di uomini e donne assetati d'amore, uomini e donne in relazione' tra loro e con Cristo.

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