30/04/09

Mancuso vs. Bianchi - Una disputa sulla Salvezza.


Credo che molti di voi avranno letto, pochi giorni fa, martedì per l'esattezza, l'articolo in prima pagina su La Repubblica, nel quale Vito Mancuso risponde a Padre Enzo Bianchi, priore della Comunità di Bose, che su Famiglia Cristiana aveva espresso critiche e riserve sul libro scritto a quattro mani dal teologo del San Raffaele insieme a Corrado Augias, "Disputa su Dio".

Chi non l'ha letto può recuperarlo qui .

Mi piacerebbe parlarne con più calma perchè sono piuttosto perplesso, anzi parecchio perplesso dalla deriva di sovra-esposizione mediatica che sta da settimane ormai attanagliando il nostro buon teologo.Oltretutto anche certe sue posizioni ultime non mi piacciono e non mi convincono, e non ho difficoltà a dire che nella disputa mancuso vs. bianchi, sono dalla parte di Bianchi. In realtà la polemica sulla salvezza extra ecclesiam di Mancuso mi sembra un po' pretestuosa.

Specie laddove si tira fuori il trito argomento di coloro che sono vissuti prima di Cristo e di coloro che non hanno conosciuto o non conoscono Cristo.

Mi sembra che Gesù ripete nei Vangeli, e i fedeli lo ripetono tutte le volte che facciamo la comunione, che Lui è venuto per salvare IL MONDO, e per togliere i PECCATI DEL MONDO. Dunque, se Egli salva il MONDO, salva potenzialmente e concretamente tutto il mondo anche quello che è venuto prima di lui e quello che non conosce Lui.

E mi sembra che Mancuso faccia confusione e sovrapponga in modo assai disinvolto la Chiesa degli uomini con la Chiesa di Cristo. Ma questo discende proprio da un suo presupposto che mi sembra carente: egli cioè fa teologia molto spesso prescindendo dalla centralità della figura del Cristo, e della persona di Cristo, cosa che per un cristiano è assai frustrante, e che invece per atei/agnostici/razionalisti è quanto mai suadente, visto che è proprio l'argomento Cristo ad essere oggi quanto mai 'scandaloso' e quanto mai ' politically in-correct'.

Ecco, non vorrei che tutto questo fosse un po' .. studiato a tavolino (ferma restando la stima per il brillante e colto teologo..)


.

3 commenti:

  1. La teologia di Mancuso rimuove un piccolo dettaglio..piccolo dal suo punto di vista..l'incarnazione di Dio; il suo coinvolgimento diretto nella storia dell'uomo per la salvezza di tutti gli esseri umani-la croce che si è caricata sulle spalle non riguardava solo il peccato degli israeliti e dei quattro gatti che lo seguivano!- e di redenzione per ogni uomo ed ogni azione da lui compiuta..il concetto di libertà di coscienza di Mancuso si muove nel più coerente individualismo e poco ha a che fare con l'alleanza che Dio stipula sempre con un popolo perché si muova come popolo e rivolto a tutti gli uomini...La sua posizione é gnostica perchè non parte dall'evento centrale della storia della salvezza che é l'incarnazione di Gesù vero dio e vero uomo, tutto il resto viene a cascata.Non c'è nulla di più soggettivo dell'idea di giustizia nella percezione dell'uomo. Isaia dice una parola definitiva sulla giustizia cui può arrivare la libera coscienza dell'uomo -la mia giustizia davanti a te è come un panno immondo- Is.64 La giustizia di Dio è carità e giustizia nella verità..bisognerebbe mandare a Mancuso una poesia di Turoldo che è usata nella liturgia delle ore di Bose:, nella preghiera della sera della terza settimana del Salterio:

    A libertà ci ha tutti chiamati
    restate liberi uomini sempre!
    Liberi siate nel Cristo Signore,
    e come Cristo vi ha liberati.

    Di libertà é il primo comando,
    avere lui come unico Dio:
    di ogni legge e natura é sorgente
    idoli abbatte, i falsi assoluti.

    Questa la grande esaltante conquista
    la quotidiana divina conquista
    solo se liberi siamo di Dio,
    la sua perfetta riuscita immagine.

    ma libertà non é fare ad arbitrio
    amare l'altro, donarsi in amore,
    é libertà il dovere del bene:
    bene che solo lo spirito giudica

    Nulla é oscuro più dell'istinto,
    ne a chiarirlo ci basta ragione:
    diventi il cuore un lago sereno
    ove lo spirito splenda sovrano.

    Ecco la differenza è tutta qui: sentirsi parte di un popolo dalla cui appartenenza scaturisce la nostra identità..o guardarsi allo specchio e riconoscersi nell'immagine riflessa chiamandola libertà.

    RispondiElimina
  2. Grazie caro Alessandro,
    grazie per questi versi di Turoldo. Il punto è questo. Leggiamo con attenzione:

    "Di libertà é il primo comando,
    avere lui come unico Dio:
    di ogni legge e natura é sorgente
    idoli abbatte, i falsi assoluti."

    E' su questo concetto di libertà che si gioca tutto.

    Secondo Mancuso, che sposa in questo il sentimento comune imperante, 'libertà' in fatto di fede significa rifiutare qualsiasi principio non dimostrato, o imposto da una qualsivoglia gerarchia, sulla base di una interpretazione di scritture, e libertà è invece speculare con la forza della mente (razionale) fino a trovare il punto di equilibrio di una fede comprensibile o possibile, o compatibile con le moderne conquiste del sapere scientifico.

    Per un cristiano credente, invece - credo che anche per Enzo Bianchi sia così - libertà è quella di dire 'sì' di fronte ad una Sapienza superiore a quella umana che - ed è questo il quid cristiano - si è incarnata storicamente e particolarmente in una Persona: Gesù Cristo.

    Gesù Cristo ha promesso salvezza con il Suo sacrificio sulla croce. Una salvezza che sarà piena soltanto quando verrà di nuovo, così Egli ha detto e così è tramandato.

    Questo è quello che crede un cristiano.

    Questa libertà è quella che si ha "nel Cristo Signore", come scrive Turoldo al verso 3.

    E' una libertà che presuppone un 'sì'.

    E senza quel 'Sì' ogni libertà - come ogni sapienza, come ogni giustizia, come ogni verità, come ogni salvezza - è semplicemente umana, e vale lo spazio di una vita.

    Non serve Mancuso per tentare di colmare quel 'salto' che la fede presuppone, e che molti prima di Mancuso, da Pascal a Kierkegaard a Schopenhauer hanno provato, senza riuscirvi, a colmare.

    Perchè questo è il grande mistero. La fede non è data per dispensa divina, come una pioggia sulla creazione. La fede è lasciata alla libera scelta dell'uomo, sempre in ogni momento.

    E da quel sì, e solo da quel sì a quella Persona che può derivare una risposta, altrimenti in-comprensibile e in-sensata.

    RispondiElimina
  3. Grazie Alessandro e grazie Faber!
    è un piacere leggervi
    e un arricchimento

    libertà dei figli di Dio, libertà che solo un padre che ama veramente sa dare
    libertà di amarlo

    RispondiElimina

Se ti interessa questo post e vuoi aggiungere qualcosa o commentare, fallo.