26/05/09

La Teologia di Dostoevskij - Un articolo di Giovanni Reale.


Cari amici, se avete letto e amato nella vostra vita capolavori assoluti come "L'idiota" o "I fratelli Karamazov", pietre miliari della letteratura - ma anche della filosofia e della spiritualità - credo di farvi un regalo postandovi questo articolo qui sotto pubblicato qualche giorno fa nelle pagine culturali del Corriere della Sera, e firmato da Giovanni Reale. Credo che sia un articolo bellissimo e che dà ragione di tutta la grandezza dell'anima di Fedor Dostoevskij, e della immane eredità che egli ci ha lasciato.

La Bompiani pubblica nella collana «Il pensiero occidentale» tutto Dostoevskij. Sono già usciti il Diario di uno scrittore, I fratelli Karamazov e in questi giorni escono I demoni e L’idiota. Viene ripresa la grande edizione curata da Ettore Lo Gatto, ma rinnovata. I romanzi hanno il testo russo a fronte (una prima a livello mondiale), e le nuove introduzioni sono curate da Armando Torno, un grande conoscitore del mondo russo.

Ma come mai si ripubblica Dostoevskij in una collana di filosofia e non di narrativa? La risposta è semplice: in Italia, Dostoevskij viene considerato dai più un grande romanziere, mentre in Russia lo si considera un grande filosofo. Berdiaev, per esempio, dice: «Dostoevskij fu vero filosofo , fu il più grande filosofo russo». In effetti, i suoi romanzi sono storie di Idee, personificate nei vari personaggi.

Idee vive sia nella loro profondità, sia nel loro complesso movimento dinamico-relazionale e nella loro forza. Dostoevskij stesso precisa che le Idee sono quella forza che muove il mondo e scrive: «Nella storia ciò che trionfa non sono le masse di milioni di uomini né le forze materiali, che sembrano così forti e irresistibili, né il denaro né la spada né la potenza, ma il pensiero, quasi impercettibile all’inizio, di un uomo che spesso sembra privo di importanza».

Dostoevskij fa con i suoi romanzi ciò che Platone ha fatto con i suoi dialoghi. Il filosofo ateniese ha trasposto sul piano dialettico le due grandi forme dell’arte dei suoi tempi, la tragedia e la commedia (per esempio, il Protagora è una grande e straordinaria commedia, il Gorgia e il Fedone sono due grandi tragedie).

Già Nietzsche sosteneva la tesi che «Platone ha dato ai posteri il paradigma di una forma artistica, il modello del romanzo», che sarebbe in sostanza «una favola esopica infinitamente sviluppata». E Dostoevskij ha scelto una forma tipica dell’arte dei suoi tempi, quella del romanzo, per comunicare grandi messaggi filosofici. I suoi personaggi sono incarnazioni di Idee in forma di vere e proprie «icone».

In Italia Luigi Pareyson ha ben sviluppato l’interpretazione di Dostoevskij come vero grande filosofo che si colloca al di sopra della mera analisi dell’animo umano a livello psicologico, e lo considera «uno dei culmini della filosofia contemporanea e un immancabile punto di riferimento nel dibattito speculativo del mondo d’oggi».

Fra le molte idee che Dostoevskij porta in primo piano nei suoi romanzi, ne ricordiamo quattro: il nichilismo, il male, la libertà e la fede.

1. Per quanto riguarda il nichilismo Pareyson afferma addirittura che il personaggio Ivan dei Fratelli Karamazov esprime l’anima nichilistica in maniera perfetta, perfino meglio di Nietzsche.

2. Il male non è in principio una realtà sostanziale (in senso manicheo). Ma non è neppure solo una «privazione del bene», ossia la scelta di un bene inferiore in luogo di un bene superiore (come voleva Agostino). Il male nasce nell’animo dell’uomo: è una volizione negativa, che, proprio respingendo il bene superiore, si impone come una forza distruttiva che produce il male nella sua reale dimensione.

3. Secondo Dostoevskij la libertà consiste nel riconoscimento e nella volizione del Principio supremo dell’Essere e del Bene, oppure nel rifiuto di esso, con tutto ciò che ne consegue. E quindi è una forza che si distingue dal bene e dal male, i quali si realizzano, in quanto tali, proprio in conseguenza della libertà. Dostoevskij è giunto alla fede passando attraverso il nichilismo, e indagando la autodistruzione di esso.

4. La fede presuppone il dubbio, ed è vera fede solamente se è un continuo e dinamico superamento del dubbio stesso. In risposta ai critici che gli rimproveravano la sua fede in Cristo, diceva: «In fatto di dubbio nessuno mi vince. Non è come un fanciullo che io professo Cristo. Il mio osanna è passato attraverso un crogiolo di dubbi». E in una lettera del 1854 esprimeva la forza veramente dirompente della sua fede: «Arrivo a dire che se qualcuno mi dimostrasse che Cristo è fuori dalla verità e se fosse effettivamente vero che la verità non è in Cristo, ebbene io preferirei restare con Cristo piuttosto che con la verità».

Giovanni Reale








tratto da Corriere della Sera del 14 Maggio 2009 - http://www.corriere.it/




5 commenti:

  1. ...il pensiero pensato nasce nelle profondità dell'uomo, dove cielo e terra si toccano, per questo le parole che hanno questa origine diventano carne che s'incarna e possono muovere persone e persino la storia. ho incontrato Dostoevskij quando avevo circa vent'anni, prima di diventare ateo e comunista , ma il suo concetto di dubbio mi ha accompagnato in tutti questi anni e forse salvato dal buttare il cervello all'ammasso come molti miei compagni d'allora hanno fatto e molti attuali liberal fanno di fronte ai miti e idoli del presente...Giovanni Reale avrebbe dovuto aggiungere un sesto punto quello relativo alla libertà e solitudine dell'uomo nel momento della scelta, di ogni scelta severa e impegnativa. E' un punto fondamentale del pensiero incarnato di Dostoevskij. Assieme a Canetti e Cechov è l'unico autore che non ho mai abbandonato e periodicamente sento il bisogno di rileggere....o rivivere....?

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  2. Alessandro, anche per me è la stessa cosa.
    Ricordo ancora adesso con lo stesso miscuglio di gioia, fascinazione e turbamento, trasporto totale, scombussolamento, l'emozione provata quando, a 17 anni, vidi a teatro una riduzione de 'L'uomo del Sottosuolo'.

    E' stato uno dei più grandi shock emotivi della mia vita. E quelle parole le ricordo ancora, sempre.

    Poi 'Delitto e Castigo', preso in prestito dalla Biblioteca della Scuola, un nuovo mondo che si apriva.

    Dostoevskij è per me l'uomo nella sua totalità. Non l'ho mai abbandonato, e lui non ha mai abbandonato me.

    F.

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  3. Grazie Faber, davvero una gradita lettura. Un caro abbraccio.

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  4. Grazie a te, Boanerghes.
    Ti abbraccio fraternamente.

    F.

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  5. La Vita è un dono che Dio fa a se stesso, quindi la vita e immagine di Dio, perchè la vita e tutto l'universo è Dio, in una dimensione nuova che dio da di sè, per esistere, rivelarsi, materializzarsi, e darsi ciò che Dio non ha, un volto, un corpo, tutto ciò che dio non può fare, e che noi possiamo fare, perciò quando noi nangiamo, e dio che mangia, quando noi facciamo l'amore, e dio che fa l'amore, quando noi facciamo del male, e dio che fa del male. tutto quindi si compie in dio, un dio inconsapevole, che deve diventare consapevole, di sè, nella dimensione materiale che si è creato, per rivelarsi, essere reale, essere ciò che non è nella dimensione unitaria di sè, un sè infinito, che diventa finito, per darsi migliardi di forme, tutte diverse, ma tutte uguali, nell'essenza, poichè e dio che materializza se stesso in ogni cosa compreso noi, che siamo ciò che dio non è e non può esprimere.
    Quindi, se Dio vive in noi, Dio è al di là, oltre ciò che pensiamo e crediamo, poichè siamo ancora inconsapevoli, non ricordiamo ancora di essere Dio.

    con cuore
    bruno franchi

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