22/09/09

Diventare un Uomo.



Come si fa ad uscire da quello che abbiamo chiamato "stato manicomiale del mondo" ? Quale è il sistema giusto, quale è l'uscita ? Che cosa significa, in definitiva, quella parola - conversione - che abbiamo usato nell'ultimo post ?

Convertirsi potrebbe voler dire, molto semplicemente, come spiega in questo brevissimo brano di intervista del 1990, il grande Padre Turoldo, essere uomo.

"L'uomo non è un dato oggettivo, " dice Padre Turoldo. E oggi, questa semplice constatazione farebbe, fa, già di per sè discutere, se si pensa a quanto pensiero meccanico-razionalista si è impadronito di noi. Siamo trattati sempre più spesso come una massa, analizzati come tali - consumatori, elettori, ascoltatori - cioè come un insieme di dati oggettivi, che possono essere rinchiusi e studiati in una statistica, cioè appunto in un dato.

Ma l'uomo è questo ?

Nella stessa radice etimologica della parola uomo, c'è la sua essenza. Homo ha la stessa radice di humus. L'uomo viene dalla terra, già dal suo nome. L'uomo è terra. E come sappiamo anche la terra non è un dato oggettivo. Perchè la terra produce vita. E la vita non è mai oggettiva. Sappiamo - è la scienza a dirlo - che due esseri viventi NON sono mai uguali, e che ogni essere umano non è nemmeno duplicabile (a identità di patrimonio genetico corrispondono caratteri diversi, destini diversi, malattie diverse, morti diverse) . Anche nei casi di clonazione - che l'apprendista stregone umano sta mettendo in campo - non ci sono MAI due esseri perfettamente uguali. La vita è programmata per essere diversa, sempre. Per essere irripetibile. Per non essere un dato oggettivo.

Essere umani vuole dire quindi appropriarsi della propria diversità, scendere fino in fondo nel pensiero di autoconoscenza, avvicinarsi all'essenza che ci rende unici nel creato.

Ma quello che sembra che abbiamo tutti dimenticato è che quello che rende umano un uomo, è già dentro di lui.

Il problema non è quello che abbiamo dentro di noi. Il problema è quello che noi facciamo per rendere riconoscibile o no, consapevole o no quello che abbiamo. E' questo che ci rende umani. Dentro di noi esiste già tutto. E da noi, solo da noi, dipende tutto.

Gesù Cristo si sforza di farlo capire ai discepoli, che continuano a chiedergli insistentemente "cosa è che rende impuro un uomo. "

"Ascoltatemi tutti e cercate di capire ! - dice Gesù ( Marco 7,14) - Niente che entra nell'uomo dall'esterno può renderlo impuro. E' ciò che esce dall'uomo che lo rende impuro."

In ogni uomo, sembra di capire dalle parole di Gesù, il Regno di Dio - cioè potremmo dire in termini moderni la pienezza, il Senso ultimo, la salvezza per tutti - opera ' a prescindere', soltanto che noi siamo capaci di scoprire la sua opera in noi.

Nella parabola del seme Egli, ancora più chiaramente, racconta ( Mc. 4,26) :

"Il regno di Dio è come un uomo che getta il seme nella terra; dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce; come, egli stesso non lo sa. Poiché la terra produce spontaneamente, prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga. Quando il frutto è pronto, subito si mette mano alla falce, perché è venuta la mietitura".

Esiste immagine più chiara di questa ? Non dovremmo andare in giro molto a cercare. Nel seme c'è già TUTTO. E come dice Turoldo bisognerebbe solo avere la costanza di procedere dal nulla al TUTTO (e non viceversa) che è già in noi.

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5 commenti:

  1. ...e accettare il limite, la fragilità, la condizione di creatura, la solitudine che la libertà porta con se specialmente quando è coniugata con la verità di Gesù...sentire nel profondo del cuore quello che l'altro sente perché siamo fatti della stessa pasta o dello stesso impasto, condividere il dolore e la gioia di chi amiamo perché siamo mossi dalle medesime necessità e desideri, stare con Gesù, sempre, perché lontano da lui non ci sono parole di vita e solo con lui vediamo le luci e gli abissi che attraversano il nostro cuore, le concupiscenze e le delicatezze che fanno vivere la nostra carne, le illuminazioni e le oscurità che segnano la nostra intelligenza e non legare a se nessun essere umano rimanendo comunque fedeli sino all'inverosimile...amare e lasciarsi amare quando si incontri chi non ne ha timore... devo dire cosa sempre più rara in questi tempi di sbruffoni impauriti e illusoriamente autosufficienti abbarbicati a qualunque presunta forza esterna a loro...cercare le radici in se stessi e li solo trovare la propria forza quella che consente di affrontare qualunque vicenda la vita ci apparecchi...essere semplicemente un uomo, poiché qualunque vestito ci si possa mettere addosso nudi siamo entrati in questa vita e nudi ne usciremo...nudi incontriamo in profondità e siamo denudati quando deludiamo...nudi amiamo e nudi ci arrabbiamo...nudi quando soffriamo e quando la malattia segna il nostro copro...nudi quando siamo semplicemente umani attraverso quelle sensibilità che fanno ognuno unico e irripetibile... vi sono decine di persone che sanno fare,anche meglio di me quel che so fare...ma come le faccio solo io posso...il resto è apparenza..

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  2. amo questa nostra umanità nuda umile e sublime

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  3. Ho voluto aspettare appositamente per rispondere, soprattutto con un 'grazie' a questo elogio della nudità che Alessandro ha voluto regalarci.

    Davvero ho lasciato queste parole crescere dentro di me. E sono contento di avere questo piccolo nostro strumento, che produce frutti così preziosi.

    Un caro abbraccio a Magda.

    Faber.

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