24/01/10

Tutti abbiamo nel cuore questo desiderio: che cresca il dialogo. Il Card. Carlo Maria Martini.


Può esserci pace laddove c'è paura ? Scopro, andando avanti con gli anni, che molti sapienti, di diversi credo e di diverse confessioni religiose, sono unanimi nel considerare la paura, la paura individuale e quella che si tramuta in paura sociale come il maggior ostacolo alla costruzione della pace, della convivenza felice e costruttiva tra gli uomini.


"Il dialogo in Italia è difficile, perché oggi la gente vive di paure".

Queste parole le ha pronunciate ieri il cardinale Carlo Maria Martini visitando a Milano la mostra Giusti dell'islam.

"Fate bene a impegnarvi con tenacia sulla via del dialogo, senza spaventarvi delle difficoltà. La gente oggi vive di paure, di episodi singoli amplificati dall'opinione pubblica; e invece bisogna portarli a conoscere le situazioni concrete, le persone di buona volontà", ha detto il cardinale a quanto riferito dal 'Sir', il Servizio informazione religiosa della Cei.

"Tutti abbiamo nel cuore questo desiderio che cresca il dialogo, la mutua comprensione", ha aggiunto il porporato che ha ricordato i suoi anni a Gerusalemme: "Là ho potuto vedere dal vivo le sofferenze, le difficoltà e anche alcune realizzazioni molto belle. Tra queste 'Parents circle', persone che hanno perduto un loro caro ucciso o per il terrorismo o per la guerra. Invece di pensare alla vendetta si cercano e dialogano sulla pace".

La mostra Giusti dell'islam, promossa dal centro Pime di Milano, in questi giorni, su iniziativa delle Acli di Varese e della locale comunità islamica, ha fatto tappa all'Aloisianum di Gallarate, la casa dei gesuiti dove l'arcivescovo emerito di Milano vive.

2 commenti:

  1. ...la paura appartiene alla nostra natura, perché siamo limitati, fragili e quello che ci circonda, e avvolge la nostra terra con la sua piccola storia, è immenso e solo superficialmente noto. Questa paura naturale, innata si può mitigare solo nell'incontro diretto con l'altro che compone il nostro orizzonte affettivo e quello indiretto con gli altri che compongono la nostra comunità identitaria. Relazioni attraverso le quali le nostre fragilità e debolezze, i nostri limiti sono colmati da queste presenze. Questa paura naturale non porta alla divisione e diffidenza ma all'incontro e al desiderio di comunione. E' la paura indotta, cavalcata per interessi privati--poiché tali rimangono anche quando occupano,il bene pubblico se questa è la loro ragione-- , trasformata in carriere personali quella che traccia divisioni, sedimenta diffidenze, costruisce muraglie invalicabili. Questa paura può diventare cattiveria, violenza, disinteresse, riduzione dell'umanità degli altri; questa paura può dare forma ai demoni e fantasmi che albergano nei nostri cuori e accedono alle nostre menti. Questa paura non è naturale all'uomo è annessa alle culture, questa paura si può combattere, contro questa paura si può vincere!

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  2. Grazie Alessandro, condivido tutto quello che hai scritto.

    Siamo sempre lì, alla paura, che come insegnano le più grandi tradizioni sapienziali - orientali e occidentali - è alla radice di ogni male umano.

    f.

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