08/11/10

Non sarà così lasciare questa vita ?



Proprio ieri riecheggiavano in me quelle parole: "Dio non è dei morti, ma dei viventi." Una delle pagine più oscure del Vangelo, tra le parole più oscure che Cristo pronuncia di fronte ai sadducèi i quali, come molti oggi, sono increduli sul contenuto stesso della resurrezione. Che significa risorgere?

Gesù non offre una risposta chiara. Sembra anzi, voler restare nell'ambiguo. Dio non è dei morti, ma dei viventi. Sembra dunque che quel qualcosa che ci attende - per chi crede - è qualcosa che non è 'dominio della morte', come scriveva Dylan Thomas.

Nell'aldilà, nell'oltremorte, non sarà la morte a dettare il suo dominio. I viventi non sono i viventi di questa terra. Sono i nuovi viventi, quelli che attraverseranno la morte, e saranno perdonati dal Padre, o accolti direttamente nel suo Regno.

L'incomprensibilità di cosa sia la resurrezione - di come essa si manifesti - è stato sempre un problema per chi crede. E ancora oggi sono pochissimi i cristiani (specie i cattolici) che credono effettivamente alla resurrezione dei corpi.

Eppure, costoro dovrebbero ricordare che dichiarano di credere proprio ad una religione che si basa, che è edificata sulla resurrezione del suo fondatore, resurrezione avvenuta e raccontata dai Vangeli, con il suo vero corpo reale, con le sembianze conosciute e addirittura con le ferite della morte ancora visibili e fresche.

Come sarà dunque risorgere ? Qualcosa di suggestivo per noi, è immaginare un seme. Un piccolo seme di sicomoro. Cosa ha a che vedere l'albero gigantesco di sicomoro con il seme da cui è generato ?? E' la stessa cosa ? Non è vero che il seme deve morire per far nascere il germoglio, che è cosa diversissima (apparentemente) dal seme ?

Oppure provare ad immaginare il confronto tra vita intrauterina e vita extrauterina. Che rapporto ha il bambino prima della nascita con quello che vivrà dopo ? Sono indubbiamente la stessa cosa, ma non sono anche due cose diversissime ? la vita intrauterina non è completamente DIVERSA ? Non è proprio un'altra dimensione ? Che ne sa il bambino nell'utero di cosa esiste dopo ?? Non è per quel bambino nell'utero, il parto una specie di MORTE a tutti gli effetti ? E la nascita al mondo una SECONDA nascita ?

Non sarà così lasciare questa vita ?


21 commenti:

  1. E' una delle questioni più belle del cristianesimo! Purtroppo fin dagli inizi sempre capìta male probabilmente a causa del dualismo anima-corpo che ci portiamo dietro e che agli inizi del cristianesimo era forse ancora più forte di ora. Cosa è il corpo? Oggi sappiamo che la corporeità è una questione molto più complessa della "ciccia" che raccogliamo dalla nostra guancia con due dita.
    Ma se ci pensiamo essa è tutta la totalità in e con cui si costruisce la nostra persona. Essa è GIA' testimone di una permaneza di noi stessi nella trasformazione. Tramite essa facciamo tutte le esperienze che costruiscono anche la nostra identità. L'identità infatti è ciò che “nel paradosso di un corpo che muta pure rimane l'unico mio orizzonte compiuto di esperienza”.
    Sperimentiamo molte ferite e fratture in questa nostra vita: la divisione interna delle nostre volontà e desideri, la cesura del sexus della corporeità; c'è poi l'ultima estrema cesura del corpo, quella della morte, “oltre la quale supporre la permanenza dell'io appartiene all'ambito della fede".

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  2. Eccoti ! Ora medito il tuo intervento e poi rispondo con calma !

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  3. " Non sarà così lasciare questa vita ?"
    mi viene in mente come una volta ci si preparava a questo passaggio con la sorella morte...oggi la cosa più triste è muorire in ospedale o cmq spesso in solitudine....

    Pope Joane

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  4. @ Pope:

    certo, questo conta eccome. Lo sradicamento dalla terra - e quindi dalla morte come fatto fisico - ha reso l'uomo 'folle' e quindi anche del tutto impreparato anche soltanto ad immaginare un oltre (limitandosi la sua vista al qui e ora).

    f.

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  5. Molti anni fa posi la questione ad un confessore ed ebbi proprio questa risposta: ora viviamo come bimbi nel grembo della madre, non siamo in grado di conoscere la dimensione dell'altra vita che ci aspetta.

    Personalmente sono incuriosita dall'aldilà, a volte provo a immaginare come possa essere ma poi penso che nessuna mente soltanto umana riesca a concepirlo.

    E allora quel che resta è la Fede.

    Grazie delle occasioni di approfondimento, caro Fabrizio
    nuova-mente
    Filomena

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  6. Grazie Fabrizio.
    vi lascio con questo versetto :
    Se fossi un facitore di libri, farei un registro commentato delle diverse morti. Chi insegnasse agli uomini a morire, insegnerebbe loro a vivere” (Montaigne).

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  7. @ Pope: ah, fantastico ! E' proprio così.
    @ Filo: sì, nessuno riesce ad immaginarlo. Forse il migliore di tutti è stato proprio il vecchio Alighieri, negli ultimi - metafisici - canti. Grazie.
    Sono ancora in debito di un commento a Thekla. Ma ci sto meditando..
    F.

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  8. Cara Thekla,

    la cosa che mi ha colpito molto del tuo intervento e che mi ha fatto molto pensare è proprio quel che affermi e che è del tutto evidente, e cioè che la nostra identità è davvero molto precaria se noi la identifichiamo con il corpo, perché il corpo è la cosa più mutevole che esiste, è in continua trasformazione.

    Dunque cosa è 'IO' ?

    Se 'IO' prescinde dal corpo, è così impensabile dunque che possa prescindere anche dalla 'morte'?

    Grazie davvero.

    fabrizio

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  9. Nel XX sec l'escatologia è stata la branca più sottoposta a riflessione della teologia cristiana : "chiuso per lavori in corso", si diceva e poche furono le ricerche e pubblicazioni, eprchè non si sapeva bene dove andare a parare.
    Grande scalpore fu un intervento di Cullman, un protestante, sulla assoluta contrapposizione tra il concetto di immortalità dell'anima propria dei greci e quella di resurrezione dei corpi tipica del messaggio cristiano. Socrate non era morto come Gesù. Socrate era morto sereno, quasi naturalmente, perchè il corpo nella concezione greca era considerato un fardello da sciogliere così che l'anima tornasse alla sua immortalità da dove proveniva. Gesù invece muore gridando, urlando, con lacrime e gemiti, perchè per il cristianesimo la morte è conseguenza del peccato, è una cosa tragica ed è un dramma.
    La dicotomia probabilmente era meno forte di quanto Cullman dicesse, ma comunque nella sostanza aveva una certa ragione. I cristiani non credono alla immortalità dell'anima, o Cristo non ci avrebbe detto niente di nuovo da Platone, ma alal risurrezione dei corpi.
    Ci fu un intervento autorevole che cercò di limitare nella predicazione troppi riferimenti all'inferno (il messaggio cristiano è un messaggio di salvezza ed esso si era rischiato di perdere in secoli di predicazione sull'inferno). Si ricordava che la vita futura è una vita che non avrà le categorie spazio-temporali da cui è segnata tutta la nostra esperienza oggi e quindi noi ci possiamo riferire a quella solo con le categorie spazio-temporali di questa vita. Il linguaggio per dire quella vita quindi va usato con prudenza perchè certo non ci saranno corna, code e fuoco ma forse nemmeno ciò che oggi diciamo con beatitudine, felicità etc...che sono categorie sempre dell'aldiqua.
    Sottolineando che la fede nel Dio redentore era la stessa fede nel Dio creatore si era arrivati a parlare di "resurrezione nella morte" e cioè: con la morte tutto si distrugge, ma è nella morte stesso che Dio ci rifarà compeltamente; Dio che ha fatto tutto dal nulla rifarà anche noi stessi dalla morte. In questa posizione non è bene in rilievo che la resurrezione futura sarà comunqeu sempre la mia e non di un altro, rifatto completamente ex novo da Dio. Deve quindi esserci nella risurrezione allo stesso tempo qualcosa di me totalmente nuovo (il risorto non viene riconosciuto subito) eppure devo essere poprio io quella che risorge, al mia individualità (il risorto ha le ferite).
    Ma appunto questa individualità si forma anche in tutta la nsotra storia e nella nostra epserienza che è sempre corporea. Qui forse si capisce meglio da dove iniziare per evitare il problema che ancora molti hanno quando chiedono: con quale corpo risorgeremo? Quello di 3 anni, di 33 o di 99? :)
    I padri antichi si erano posti già tutte queste domande. Facevano così questa argomentazione per assurdo: e se a uno viene staccato un braccio da un pescecane e poi questo pescecane viene mangiato da una altro animale, con quale braccio risorgerà il tizio, se tale braccio è andato a finire prime nel pescecane e poi in un altro animale?

    Eppure ci deve essere nel corpo stesso un qualcosa che caratterizza e che resta il punto dell'unificazione di tuta la nostra esperienza, anche nel corpo, se guardando una foto di quando eravamo appena nati, riconosciamo quello sguardo del vecchio che siamo diventati.

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  10. Thekla,
    ti ringrazio davvero moltissimo di questo intervento, che mediterò a lungo.

    In particolare è eloquente la differenza tra (la morte di) Socrate e (la morte di) Gesù che metti così bene in luce.

    In effetti questa introduzione del corpo, questa attenzione del corpo - potremmo dire che è davvero il 'copyrigth' del Cristianesimo - è percepita davvero come d'inciampo, lo è stata sempre, e lo è oggi forse ancora di più.

    Perché, se è per molti 'semplice' (relativamente) immaginare un proseguimento della identità attraverso l'anima (che tanto nessuno sa bene cosa sia), è invece inaccettabile e osticissimo immaginare un proseguimento della identità attraverso il corpo, che (ci) appare come la cosa più fragile ed evaporante del mondo.

    E' questo che ha creato e crea mille problemi al cristianesimo, e anche oggi - il mio famoso parroco ha citato una recente indagine in Francia dalla quale risulta che una super-ristrettissima minoranza di cattolici intervistati crede effettivamente alla resurrezione del corpo - è d'inciampo, ed è ritenuta (anche da molti credenti - ma credenti di cosa ?) una bella favoletta auto-consolatoria.

    Grazie !
    fab

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  11. Mi fa piacere che si parli anche di questa resurrezione dei corpi,se dell'anima lascia dei dubbi come si fa a credere alla resurrezione di un corpo sfragellato...con pezzi mancanti....tutte quelle ossa ammucchiate nelle fosse comuni...si credo anche io che sono favole consolatorie,purtroppo è difficile farlo capire a chi non vuol capire.
    Grazie Thekla e Fabrizio

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  12. Saranno anche favole consolatorie, ma è esattamente quello che dice Gesù Cristo, e se uno si definisce cristiano dovrebbe credere, conseguentemente, eccome, nella resurrezione dei corpi, visto che Cristo è il primo dei risorti (esattamente con le sue sembianze).

    Per quanto mi riguarda, nella completa ignoranza del mistero in cui tutti noi - e l'universo con noi - siamo calati, non mi sento di escludere affatto - a prescindere alla fede di ognuno - che la resurrezione cristiana sia assolutamente possibile.

    F.

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  13. è proprio il caso di dire: "se queste notizie fossero confermate... ma io non ci credo figuriamoci se è vero" :)

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  14. .....cielo e terra sono uniti? se si, la resurrezione come l'incarnazione è un dato di fatto poi noi siamo incapaci di investire su qualcosa che non è percepibile e misurabile nel nostro orizzonte prossimo in fondo la stessa difficoltà del piccolo che deve studiare per dei risultati che vedrà in futuro al di la del piccolo risultato, mercantile, del voto.....se cielo e terra non sono uniti, non c'è rivelazione...c'è solo l'inconsistenza di quel che ci circonda... i bambini lo sanno..lo sapevamo anche noi che cielo e terra sono uniti..poi siamo cresciuti......

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  15. Grazie, Alessandro.
    Sì, quel che dici è la pura verità. Il nostro sentire in tema di resurrezione (come di incarnazione) dipende da come vediamo proprio la questione: se cielo e terra siano uniti.

    La nostra adultitudine, non soltanto personale, ma della umanità ci ha portato a dimenticare questo e a ritenere superfluo Dio anche ai fini del nostro oltre-morte.

    Fabrizio

    p.s. sono contento che sei tornato tra noi, ho visto che sei mancato (credo per un bellissimo viaggio), ho provato anche a scriverti ma non so se ti è giunto qualcosa.

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  16. ....sono stato in Terra Santa...partendo dal deserto del Neghev....su su fino a Dan..si un bellissimo viaggio..pensavo di averti risposto...forse non ho spedito....è uno dei limiti dell'età assieme a enormi risorse...a presto amico mio....

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  17. Caro Alessandro,
    no non è arrivato nulla.
    Conosco anch'io quei luoghi, e non li dimentico.
    Un abbraccio
    f

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