12/05/11

Lessico dei poeti 5 - 'Spirito'.


Spirito.

Spirito, indefinibile e Uno, è sempre incombente nel canto poetico, come voce altra, come via di fuga, come diagonale o verticale, rispetto al procedere orizzontale dei versi. Un’incursione rapida e imprevedibile che agita di visioni improvvise il tracciato dei versi. Rapidità, già: lo spirito è Rapido. Come scrive Elias Canetti: La rapidità dello spirito – tutto il resto che si dice dello spirito sono scappatoie che vorrebbero mascherare la sua assenza. Si vive per questi istanti di rapidità che zampillano come pozzi artesiani dalla desolazione dell’indolenza, e solo per amor loro si è indolenti e desolati ( La rapidità dello Spirito, Adelphi, 1994 ). Nei suoi aforismi, Canetti sembra proprio esser preda di questa rapidità, della folgore che giunge a spezzare e a dare senso e adeguatezza all’indolenza e alla desolazione, prigioni della vita.

E più avanti, nello stesso libro, Canetti, con la consueta terribile ironia, proclama: Mi irrita ogni verità che io non abbia trovato fulmineamente, in questo istante. E a chi, a cosa l’uomo può affidare una simile sfida impossibile ? Un presagio, una sembianza di verità, un conforto illuminante così, solamente la poesia può concederlo, se è capace di farsi canto autentico, sintonizzato con l’Essenza.

Allora il canto può farsi, è fatto, profezia. Dichiara il vero, scandisce come i grani di un rosario il nostro esserci qui, ora.

Sono diversi i poeti che di questa rapidità si sono fatti tramite, prestando ad Essa, parola.

Eugenio Montale, nella famosa poesia Nel sonno, tratta da La Bufera e altro, chiude con quattro enigmatici versi, di poderosa forza:

Entra la luna

d’amaranto nei chiusi occhi, è una nube

che gonfia: e quando il sonno la trasporta

più in fondo, è ancora sangue oltre la morte.

Cos’è quella nube che gonfia ? Trasportata dal sonno, dal regno dell’incoscienza, quella nube è fatta della sua stessa immateria. Tanto è vero, che ha il potere di portare ancora sangue, l’elemento più materiale, più umano, oltre i confini della morte.

La nube è rapida, come lo Spirito. Trasforma le cose, le purifica, le rende diverse, le trasfigura in un istante.

Qualche volta l’attesa di questa trasformazione, impressa nell’essere umano, è un accorato richiamo, come in una poesia di Ada Negri, Tu mi cammini a fianco scritta in tempi molto oscuri, nel 1937:

Fino a quando l’ultima mia notte

(fosse stanotte ! ) non discenda, colma

solo di te dalle rugiade agli astri;

e me trasmuti in goccia di rugiada

per la tua sete, e in luce

d’astro per la tua gloria.

Rugiada e luce, sono i termini di questa prodigiosa trasformazione operata dallo Spirito invocato.

E di questa stessa rapidità, è un inno Dall’immagine tesa, una famosa poesia di Clemente Rebora, contenuta in Canti Anonimi:

ma deve venire,

verrà, se resisto

a sbocciare non visto,

verrà d’improvviso,

quando meno l’avverto:

verrà quasi perdono

di quanto fa morire,

verrà a farmi certo

del suo e del mio tesoro,

verrà come ristoro

delle mie e delle sue pene,

verrà forse già viene

il suo bisbiglio.

Dunque questa cosa che viene, e trasforma, e viene in un istante, può, anzi deve venire in un bisbiglio. Bisogna essere attenti, svegli, non perdere tempo, non perdere l’occasione. L’occasione di dire addio alla vecchia figura di sé, e risvegliarsi nuovi.

E’ un tema che ricorre in molta della poesia recente di Marco Guzzi. In Figure dell’Ira e dell’Indulgenza ( Jaca Book, 1997 ), egli dà voce e canto a quel Vento nell’urna che, offrendo meravigliosa sintesi al mistero dello Spirito, viene a far vivere di nuovo, a ri-cominciare, a cambiare e per sempre il quadro.

I.

C’è vento nell’urna cineraria

Dei miei giorni.

Resurrezione

E’ l’oggi, è questa quercia

Impressa nella ghianda

Data ai porci.”

II.

Vivo nel giorno

In cui mi dissi addio.

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