14/09/11

" Trascende ogni mio controllo" - Il fantasma della perversione.



Che cosa penserebbe oggi l'ufficiale napoleonico Pierre Choderlos de Laclos dell'inspiegabile successo del suo romanzo Les Liasons Dangereuses ?


Scritto più di due secoli fa, tacciato di libertinaggio e pornografia, letto, idolatrato e condannato, obliato per quasi un secolo, oggi, sul finire del ventesimo secolo e all'inizio del ventunesimo il libro è nuovamente in auge: l'ultimo trionfo, quello più recente, è la "nomination" a ben sette premi Oscar di Dangerous Liasons, il film che il regista britannico Stephen Frears ha tratto dal romanzo di Laclos. Ma è in preparazione anche Valmont, firmato addirittura da Milos Forman.  E poi il teatro con la riduzione realizzata da Christopher Hampton, ragazzo prodigio del teatro inglese che è arrivato in Italia con la regia di Antonio Calenda, mentre una nuova versione delle Relazioni Pericolose, con Paolo Poli è in tournée in Italia.

Sulla scia di questo rinnovato ed euforico interesse, anche il mondo editoriale ha riscoperto quello che Proust definì "il più spaventosamente perverso dei libri".  Nel nostro paese torna in libreria l'opera di Laclos nella nuova edizione Einaudi, arricchita da una nota introduttiva di Alberto Beretta Anguissola (Le Amicizie Pericolose, pagg.347)  . Risulta piuttosto difficile cercare di spiegare quali siano i motivi di un così eclatante ritorno per un romanzo che sino a qualche anno fa stentava a farsi strada fuori della cerchia dei tenaci estimatori del geometrico rigore delle Liasons.

"Le relazioni pericolose"  come si saprà è un romanzo epistolare in 175 lettere che racconta di una doppia corruzione: la marchesa di Marteuil, per vendicarsi di una rivale, la virtuosa principessa di Tourvel, incarica il visconte di Valmont, sotto la promessa di concedersi a lui a impresa compiuta, di circuire la giovane presidentessa.  Sempre per vendicare la marchesa, l'obbediente visconte deve inoltre sedurre la sedicenne Cècile, promessa di un ex-corteggiatore della De Merteuil.

Una rapida occhiata tra la corrispondenza privata di Laclos è sufficiente per scoprire il lato privato dello scrittore: lungi dal mettere in pratica la "teoretica" libertina "egli si rivela come un uomo umile, amante della famiglia, incapace per mancanza di coraggio o per sfortuna di fare progressi nella carriera militare, insomma "il migliore dei mariti", come lo definisce lo stesso Proust. " Mi affligge la triste situazione della mia sposa e dei miei tre figli che lascio senza risorse, " scrive Laclos durante l'agonia che lo condurrà alla morte nel luglio del 1803 a Taranto, dove si trova per una spedizione al servizio dell'esercito napoleonico.
Ed è evidente come questo patetico quadro di marito devoto strida non poco con i contenuti trasgressivi del libro.

D'altronde, Laclos scriveva qualche anno dopo la pubblicazione del romanzo: " La filosofia ci ha indicato la direzione di marcia, ma solo le passioni possono farci raggiungere la mèta. La ragione, se resta sola, fallisce perché non la forza di redimere l'uomo e la società."   In questa sfiducia nella onnipotenza della ragione senza passioni sta allora forse la chiave del ridestato interesse per Laclos e per il suo romanzo.  Al di là infatti delle mode libertine e delle dissertazioni sulle tattiche e i destini amorosi, Les Liasons rappresenta un efficace proclama contro i rischi della società del piacere razionale.   "Laclos," scriveva Maurizio Cucchi nell'introduzione all'edizione Garzanti del romanzo, " ci presenta il quadro realistico di una società moralmente dissoluta e crudele, lanciata verso l'autodistruzione nel momento in cui concepisce l'idea del massimo potere e del completo piacere, del dominio incontrastato e con ogni mezzo."

Una società in qualche modo simile alla nostra.

Fabrizio Falconi, Il fantasma della perversione,  Paese Sera, 28 febbraio 1989.

2 commenti:

  1. Bella, esemplare, direi, la scena, il romanzo, poi è meritevole di rilettura: interessante il risvolto, poi, di attualizzazione cui si presta il testo, d'altronde, nella ns. società, appunto, chi può dire di essere del tutto immune da condizionamenti edonistici e di utile pratico a discapito, talvolta, dei ns. stessi moventi più autentici?

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  2. Infatti, cara Paola.

    Mi sembra davvero molto eloquente e profetica la chiosa finale di Maurizio Cucchi, che riletta oggi, 2011, fa venire i brividi:

    "Laclos ci presenta il quadro realistico di una società moralmente dissoluta e crudele, lanciata verso l'autodistruzione nel momento in cui concepisce l'idea del massimo potere e del completo piacere, del dominio incontrastato e con ogni mezzo."

    Mamma mia...

    F.

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