07/12/11

L'arresto di Zagaria e la propensione del male per il sottosuolo.



Osservando le immagini dell'arresto di Michele Zagaria, oggi, penso ai corsi e ricorsi che accompagnano, da sempre le fasi di cattura dei grandi criminali della storia.

SEMPRE, da Hitler a Saddam, da Gheddafi al camorrista Zagaria, c'è di mezzo un bunker, un nascondiglio, un sottoterra.


Sempre, c'è bisogno di sottrarsi allo sguardo, e di rifugiarsi nella terra, nel basso, nell'infimo. Una specie di attrazione irresistibile per chi compie il male.

C'è poi un ulteriore motivo, che farebbe la felicità dei grandi analisti di simboli, che è quello della presenza costante, in questi bunker, in questi rifugi, in questi sotterranei, di richiami religiosi. Una bibbia acutamente sottolineata, come il caso di Riina, un rosario - come sembra avvenne nel bunker di Berlino - un libro di preghiere, come è avvenuto anche oggi all'apertura del nascondiglio di Zagaria.

E' davvero qualcosa su cui meditare.

E tornano in mente le parole - profetiche - di Simone Weil: Quando si compie il male, non lo si conosce, perché il male fugge la luce.

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