29/06/12

Pietro e Paolo: la separazione sulla Via Ostiense, una antica memoria.



Secondo un’antica e consolidata memoria in Via Ostiense, tra gli odierni numeri civici 106 e 108 e a circa trecento metri dalla Basilica di S. Paolo fuori le mura, avvenne l’ultimo fraterno saluto tra Pietro e Paolo, separati, per essere avviati al martirio.

Questo ultimo addio avvenne tra il 64 e il 67 d.C. - più probabilmente intorno ai primi mesi del 64. 

Nel punto dove la tradizione orale - che a Roma era e fu fortissima per secoli e particolarmente precisa, come dimostrano tutte le recenti scoperte archeologiche di età tardo-antiche - racconta che questo addio avvenne, fu, in seguito, eretta una cappella, poi una chiesetta, detta della “Separazione”, purtroppo andata distrutta durante l’allargamento della via Ostiense, avvenuto fra il 1908 e il 1911; 

Oggi, sul luogo, esiste una lapide posata nel corso dell’Anno Santo 1975 che contiene in pochissime parole il ricordo dell’avvenimento: “Nei pressi di questo sito / una devota cappellina / in onore del Santissimo Crocifisso / demolita agli albori del secolo XX / per l’allargamento della Via Ostiense / segnava il luogo / dove secondo una pia tradizione / i Principi degli Apostoli Pietro e Paolo vennero separati nell’avvio / al glorioso martirio” 

A coronamento di questa lapide un semplice bassorilievo rammenta i due Apostoli nell’atto dell’estremo abbraccio. 

Il luogo non è casuale. Anche se le fonti apocrife sono molte e diverse, vi è il dato concorde secondo cui Pietro, all'inizio della persecuzione cristiana a Roma nel 64 d.C., pensò di sottrarsi alla cattura, fuggendo con altri compagni verso sud.   

Di questa fuga - seguita da un ripensamento, che portò l'Apostolo a fare marcia indietro e a tornare in città - c'è memoria storica e orale anche nel sito della chiesetta del Domine Quo Vadis,  sulla Via Appia, non molto distante in linea d'aria dal luogo dell'ultima separazione dei due apostoli. 

Dopo il ritorno in città, Pietro seguì la sorte di Paolo ed entrambi furono rinchiusi nel Carcere Mamertino, ai piedi del Campidoglio, dove - secondo la leggenda - Pietro riuscì a convertire i suoi carcerieri e li battezzò, ma non essendovi acqua in quell’ambiente ipogeo, batté sul terreno e sgorgò una fontanella, che esiste ancora. 

San Paolo invece venne condotto ad aquas salvias, nell’attuale zona delle Tre Fontane, sulla Via Laurentina, per essere decapitato; egli era infatti - come è noto - un cittadino romano e come tale fu portato fino al luogo del martirio.

La credenza delle comunità protocristiane tramandò che la sua testa avrebbe battuto tre volte al suolo facendo scaturire, ad ogni caduta, una fonte miracolosa; l’episodio assegnò il nome al luogo e alla chiesa sorta in onore dell’Apostolo. 

In realtà, anche se il fatto del martirio è un dato storico inoppugnabile, ed è inoltre storicamente garantito che esso avvenne a Roma durante la persecuzione neroniana, è incerto non solo il giorno, ma persino l'anno della morte dei due apostoli. Mentre infatti per S. Paolo vi è una certa concordanza di testimonianze antiche per l'anno 67, per S. Pietro vi sono pareri discordi, e gli studiosi sembrano preferire ora il 64, l'anno in cui, come attesta anche lo storico pagano Tacito, un'ingente moltitudine di cristiani perì nella persecuzione seguita all'incendio di Roma. 

La festa, o più esattamente la solennità, dei SS. Pietro e Paolo è una delle più antiche e più solenni dell'anno liturgico. Essa venne inserita nel Santorale (solennità proprie dei santi) ben prima della festa del Natale e vi era già nel secolo IV la costumanza di celebrare in questo giorno tre S. Messe: la prima nella basilica di S. Pietro in Vaticano, la seconda a S. Paolo fuori le Mura e la terza nelle catacombe di S. Sebastiano, dove le reliquie dei due apostoli dovettero essere nascoste per qualche tempo per sottrarle alle profanazioni.


Fabrizio Falconi   - per approfondimenti qui.

28/06/12

'Il ponte di San Luis Rey' di Thornton Wilder, un romanzo che parla a ciascuno di noi.



Ho appena finito di leggere un grande romanzo: Il Ponte di San Luis Rey, scritto da Thornton Wilder nel 1927, con il quale il famoso drammaturgo americano vinse il Premio Pulitzer.

E' un romanzo molto strano.  Che tocca i nostri temi.  Wilder imbastisce una storia ambientata in Perù, nel 1700.  Dopo molti secoli che se ne sta lì tranquillo al suo posto, crolla il vecchio ponte di San Luis Rey, costruito dai Maya.   Quel ponte, dice Wilder, è una istituzione per tutti gli abitanti di Lima.

Intere generazioni, per secoli e secoli sono transitate su quel ponte, unico mezzo di comunicazione per attraversare un profondo burrone. Fino al giorno fatidico, in cui il ponte crolla.

E in quel giorno fatidico muoiono 5 persone. 5 persone tra le migliaia, i milioni di persone che nei secoli hanno attraversato quel ponte.

Wilder immagina che un frate francescano, fratel Ginepro, non dandosi pace del perchè proprio a quelle 5 persone sia toccato in sorte di transitare sul ponte al momento del crollo, decide di ricostruire le loro vite, alla ricerca di un elemento comune, di una traccia che giustifichi il loro coinvolgimento nella sciagura.

L'intelligenza di questo romanzo sta proprio nell'aver toccato uno dei punti cruciali di fronte al quale, tutte le religioni del mondo, si trovano come impotenti.

Se infatti, quando c'è di mezzo una morte individuale, si può andare alla ricerca di una motivazione, di una logica che giustifichi l'intervento divino,  quasi impossibile è fare altrettanto quando in una tragedia collettiva - pensiamo a un aereo che cade, o alle Torri Gemelle, tanto per restare vicini a noi - perdono la vita contemporaneamente persone diversissime, il buono al fianco del cattivo, l'innocente, il bambino, il solitario, il ladro e l'assassino.

Questo tipo di eventi è stato per ogni religione, sempre, motivo di scandalo.

Ed è stato, da sempre, un motivo a favore di tutti coloro che interpretano la vita come una pura successione di eventi casuali, spinti dalla fortuna o dalla sfortuna (alla Woody Allen insomma).

Il Ponte di San Luis Rey è grande, in questo:  Il povero Fratel Ginepro, nella disperata ricerca di un senso, arriva a compilare una tabella per le persone coinvolte, assegnando un punteggio da 1 a 10 e da -1 a -10 per tre diverse categorie: bontà, devozione, utilità (alla società).   


A Ciascun morto Ginepro assegna un punteggio, in base alle testimonianze degli amici, dei conoscenti, dei famigliari, degli estranei.


Non voglio rivelare troppo del romanzo, fatto sta che Ginepro si trova ad un certo punto a gettare nel mare le sue carte statistiche, allorquando si rende conto che: sono proprio i più meritevoli, i più buoni, i più utili alla causa umana, quelli che sono morti.

Non è proprio questo quello che la saggezza popolare (cristiana) tramanda da tanti secoli: e cioè che - detto in soldoni - se ne vanno sempre i migliori ? E che invece le persone malvagie, quelle rancorose, quelle che odiano e fanno guai, godono di lunga e durevole salute, morendo spesso di morte naturale, in tardissima età ?

Come si spiega questo mysterium iniquitatis ?


Fabrizio Falconi


27/06/12

"Il matrimonio ucciso dal sesso." Un articolo di Keith Botsford.



Non mi capita spesso, debbo dire, di vedere Montaigne, uno degli uomini più saggi e spassionati, citati sui giornali. Eppure eccolo lì, su Le Figaro del 13 agosto: “il matrimonio è un legame religioso e devoto; perciò il piacere che ne traiamo dovrebbe essere un piacere limitato, serio, e in qualche misura anche severo. Dovrebbe essere una voluttà prudente e coscienziosa." 

Ho letto queste parole e, come era successo allo scrittore francese Pascal Bruckner che le citava, mi hanno dato da pensare. Perché questa non è certo la descrizione delle unioni del nostro tempo. Oggi il matrimonio – quando esiste, o per quanto dura – raramente è religioso e ancor più raramente è devoto e il piacere che ne deriva è la stessa gratificazione istantanea disponibile anche al di fuori del matrimonio. Vale a dire, pura libidine. Ed essendo solo quello, appassisce col tempo. 

La nostra cultura tradizionale, ci ricorda Bruckner, riconosceva la fragilità dell’erotismo. Per questo occorreva qualcos’altro per garantire la durata del matrimonio – la “prudenza e coscienziosità” di Montaigne. Noi invece abbiamo imboccato la strada opposta: siamo imprudenti e trascurati. Appena consumata una unione, passiamo a un’altra e a un’altra ancora. Di fatto la situazione è ancora peggiore di quanto ammetta Bruckner, perché il nostro eros oggigiorno cerca il suo oggetto senza nessuna considerazione per la durata o la continuità. E lo cerca in se stesso; nell’informe e nell’androgino; nei bambini; negli animali; nel senso della comunità, o in tutte quelle fantasie perverse che, a lungo sepolte nell’inconscio, sono ora venute alla luce sotto forma di pornografia, che illumina la coppia moderna o l’onanista solitario. 

Nulla è più peculiare del nostro tempo di questa continua ricerca di novità, di conoscenza di una funzione biologica, di “liberazione” da quei vincoli che hanno fatto dell’amoreggiare un atto umano anziché animalesco. Nel corso della mia vita – anzi, nella mia stessa vita – ho assistito a questa trasformazione chiamata eufemisticamente “liberazione”. 

Questa liberazione, osserveranno probabilmente gli storici del futuro, non è soltanto delle donne – non concepire (contraccezione), non far nascere (aborto) e non sposarsi (divorzio) – ma anche dei loro potenziali partner che ora, affrancati dal rischio e dalla responsabilità della relazione erotica (procreazione e/o matrimonio) possono andare a briglia sciolta con l’immaginazione. E lo fanno. 

I risultati, come li elenca Bruckner, dovrebbero far riflettere chiunque. Avendo la società rinunciato (con un libero voto !) a porre vincoli, nessuno è implicato nella relazione di due adulti. La prima conseguenza è abbastanza terribile: significa che “se l’unione fallisce, uno può biasimare solo se stesso. “ Ma in che cosa consiste questo fallimento ? 

25/06/12

50.000 per il Blog.





Questo post semplicemente per ringraziare davvero i lettori che hanno permesso di raggiungere molto velocemente la 'bella cifra' di 50.000 visualizzazioni per questo Blog. 

Grazie ! 

24/06/12

La poesia della Domenica - "L'alpino" di Marco Guzzi




L'alpino

C'è sempre chi minaccia la tua spinta
dei carri al valico
dove s'insella la catena
montuosa, e lascia un varco
per le scorrerie.

C'è sempre chi ti dice che non c'è
niente di là, che non c'è varco
anzi, e la salita
culmina nel vuoto.
                        Bivacca
qui ti dice, e non sognare
che ogni stella porti un nome
che ti riguardi, né sperare
che ti propizi il viaggio
qualche sorella astrale.
                                  Solo
sei tu questa falsa
erta,  e la tua vista
avida di cime, come una svista
può esserti letale.

Allora ti rannicchi sulla cenere
dei tuoi falò, l'alta montagna
si fa filosofia.
                          Oppure dici no
con la piccozza, pianti
i tuoi rampini su quel volto
di ghiaccio, gli pianti in faccia
i tuoi scarponi.
                          E sali
più cieco del cielo, esatto.
Perché la guida oltre il celeste si concede
allo spericolato
proprio quando meno se lo aspetta:
quando cade.



Marco Guzzi, da Preparativi alla vita terrena, Passigli 2002, pag.66

23/06/12

Aung San Suu Kyi torna ad Oford 25 anni dopo: è il giorno dell'emozione.



E' stato il giorno dell'emozione per Aung San Suu Kyi, tornata nella Oxford in cui studio' e crebbe i figli Alexander and Kim insieme con il marito Michael Aris.

Il tradizionale abito lungo sotto il vestito accademico, i capelli sotto il copricapo nero da cui spuntava un fiore bianco, il leader dell'opposizione birmana ha sfoggiato tutta la propria eleganza e un sorriso gentile quando il rettore dell'Universita, Chris Patten, le ha consegnato quella laurea honoris causa della quale fu insignita nel 1993 ma che, al pari del premio Nobel, solo oggi San Suu Kyi ha potuto ricevere.

"Quello di oggi", ha esordito la donna pronunciando un discorso nello scenario settecentesco dello Sheldonian Theater, "e' stato un giorno molto commovente, in questi anni difficili passati agli arresti domiciliari i miei ricordi di Oxford sono stati di conforto nelle sfide alle quali ero chiamata".

Le due parole non potevano non suscitare una standing ovation, tributatale dai piu' di 1.000 studenti della setta Universita' in cui San Suu Kyi studio' scienze politiche, economia e filosofia nella meta' degli anni Sessanta.

"Mai piegata campionessa di liberta'", ha detto rivolgendosi solennemente alla donna il rettore, "che ha dato al nostro popolo e al mondo intero un esempio di coraggio e tenacia, le consegno la laurea onoraria in diritto civile".

Aung San Suu Kyi lascio' Londra nel 1988, per andare a visitare la madre morente in Birmania, ma non immaginava che sarebbe rientrata in terra britannica soltanto un quarto di secolo dopo.

Fu lo stesso marito a insistere con lei perche' restasse in Asia a proseguire la lotta per la democrazia.

Di conseguenza, a partire dal 1988 Aung San Suu Kyi vide il marito e figli, lasciati che erano neanche adolescenti, solo in rare occasioni, finche' nel 1999 il professor Aris mori' di cancro.

Intervistata dai media britannici, la donna ha parlato delle "sofferenze" della sua famiglia e ha riconosciuto che la sua "scelta di vita" e' stato un sacrificio pesante, tanto per il marito che per figli.

"Soprattutto per i ragazzi, perche' mio marito era adulto, ma loro erano bambini ed era importante per loro avere entrambi i genitori vicini. Non e' stato facile, ma d'altra parte penso - ha aggiunto - che alla fine si fanno delle scelte in base alle priorita' di ciascuno e poi si vive con quella decisione".

Oggi Aung San Suu Kyi e' pronta a guidare la Birmania. "La strada che abbiamo davanti non e' facile", ha detto allo Sheldonian, "ma Oxford si aspetta il meglio da me e da questo luogo, al quale adesso appartengo, esco rafforzata nelle sfide che dovro' affrontare".

Poi, con lo sguardo rivolto a John Le Carre', accanto al quale si e' seduta dopo il discorso: "Quando ero agli arresti domiciliari, i libri di Le Carre' mi hanno aiutata a viaggiare nel mondo e nelle idee". I popoli, pero', sono persone in carne e ossa. E' pronta a guidare quello del suo Paese, le ha chiesto la Bbc. ""Si'", ha risposto, "credo di poterli guidare nel modo appropriato".

fonte AGI

22/06/12

La Madonna dei Palafrenieri di Caravaggio - una esegesi.



La Madonna dei Palafrenieri esposta nella collezione permanente della Galleria Borghese a Roma, fu dipinta da Michelangelo Merisi, il Caravaggio, alla fine del suo lungo periodo romano durato undici anni, dal 1595 al 1606, e più precisamente tra il 1605 al 1606

Ricapitolo ciò che stava succedendo in quei 12 mesi nella turbolenta vita del più geniale pittore della sua epoca, e forse di tutti i tempi. 

Alla fine del 1605 Caravaggio era stato costretto a fuggire a Genova per circa tre settimane, dopo aver ferito gravemente a Roma un notaio, Pasqualone d'Accumulo, a causa di una donna: Lena, l'amante di Caravaggio. 

L'intervento dei protettori dell'artista riuscì ad insabbiare l'accaduto anche se, al ritorno a Roma, il pittore venne querelato da Prudenzia Bruni, sua padrona di casa, per non aver pagato l'affitto; per ripicca, Merisi prese nottetempo a sassate la sua finestra.

Il fatto più grave però si svolse a Campo Marzio, la sera del 28 maggio 1606: l'artista si macchiò  dell'omicidio di Ranuccio Tommasoni da Terni. 

A causa di una discussione causata da un fallo nel gioco della pallacorda, il pittore venne ferito e, a sua volta,ferì mortalmente il rivale, con il quale aveva avuto già delle discussioni in precedenza spesso sfociate in risse. Anche questa volta c'era di mezzo una donna, Fillide Melandroni, le cui grazie erano contese da entrambi. 

Probabilmente dietro l'assassinio di Ranuccio c'erano anche questioni economiche, forse qualche debito di gioco non pagato dal pittore, o addirittura politiche: la famiglia Tommasoni infatti era notoriamente filo-spagnola, mentre Michelangelo Merisi era un protetto dell'ambasciatore di Francia.

Il verdetto del processo per il delitto di Campo Marzio, fu severissimo: Caravaggio venne condannato alla decapitazione, che poteva esser eseguita da chiunque lo avesse riconosciuto per la strada. 

In seguito alla condanna, nei dipinti dell'artista lombardo cominciarono ossessivamente a comparire personaggi giustiziati con la testa mozzata, dove il suo macabro autoritratto prendeva spesso il posto del condannato. 

La permanenza nella città eterna non era più possibile: ad aiutare Caravaggio a fuggire da Roma fu il principe Filippo Colonna, che gli offrì asilo all'interno di uno dei suoi feudi laziali di Palestrina e Zagarolo. 

Il nobile romano mise in atto una serie di depistaggi, grazie anche agli altri componenti della sua famiglia che testimoniarono la presenza del pittore in altre città italiane, facendo così perdere le tracce del famoso artista.  

Bene, in questo periodo di così stretta vicinanza con il male e con la Morte, Caravaggio dipinge questa Madonna dei Palafrenieri, commissionata dalla Confraternita dei Palafrenieri, la cui Chiesa si trovava e si trova, all'interno delle Mura Vaticane, Sant'Anna dei Palafrenieri. Caravaggio realizza un altro capolavoro, come gli altri avanti di qualche secolo ai gusti dei suoi committenti, che si scandalizzano per la nudità del bambino - ritenuto troppo grande per essere mostrato nudo - rifiutano il dipinto. 

Lo acquista il lungimirante Cardinale Scipione Borghese per 100 scudi, e la mette in bella mostra nella sua splendida Galleria Borghese, dove è ammirabile per fortuna anche oggi. 

Qual è il mistero di questo quadro ? Qual è il senso spirituale che trasmette ? Questa tela raffigura come e forse meglio di un trattato di teologia, il problema del Male nella nostra vita. La scena è immersa in un buio pressoché totale (la nostra esistenza qui, ora ?), squarciato solo da una botola di luce in alto (una possibilità di salvezza ? che è in alto ?).

21/06/12

'Coral Glynn' di Peter Cameron - RECENSIONE.




La giovane Coral Glynn, orfana e sola al mondo arriva in una lussuosa e decadente villa nel Leicestershire, in Inghilterra, nel pieno degli anni '50. Specialista infermiera, deve occuparsi dell'anziana e moribonda Mrs. Hart.

Nella vetusta dimora riceve le attenzioni del figlio di lei, il "maggiore" Clement Hart che, reduce di guerra, ha metà del corpo ustionato. 

Cupo e malinconico, dopo la morte della madre, il maggiore trova il coraggio per chiedere a Coral di sposarlo. Il matrimonio però, appena celebrato, va in fumo: Coral si ritrova coinvolta nell'agghiacciante vicenda di una bambina trovata impiccata nel bosco vicino alla villa.  Costretta a fuggire, su sollecitazione di Clement, Coral si rifugia a Londra dove finisce in sposa a Laszlo, l'aitante figlio unico di una affittacamere polacca.  

Nell'epilogo, che descrive le vicende di 15 anni dopo, Coral si ritrova in viaggio insieme al marito a transitare proprio dalle parti di Villa Hart. Scopre che il maggiore si è infine sposato con Dolly, la ex moglie del suo migliore e unico amico (nonché ex amante) Robin. 

Cameron inventa una favola nera che a tratti sconfina nel gotico, di sapore diverso - e complessivamente meno convincente - dei precedenti due romanzi, Quella sera dorata e Un giorno questo dolore ti sarà utile, in particolare il primo che resta il suo migliore.

Qui la cosa migliore è il personaggio di Coral che da innocente verginea (si scoprirà poi che non è proprio così) vediamo raggiungere insperabili  traguardi di avvedutezza al limite del cinismo, lasciando al personaggio del maggiore il carattere della integrità (seppure minata da impotenza e debolezza). 

La narrazione e questo è il difetto principale, indugia compiaciuta (in particolare i dettagli delle scene erotiche, l'omosessualità vera e latente, le ossessioni noir) e sembra spesso girare a vuoto con una scrittura non sempre misurata, cifra che pure sembrava finora tipica dello stile di Cameron. 

Peter Cameron, Coral Glynn, Adelphi, 2012 (traduz. di Giuseppina Oneto) 


19/06/12

E' morta Gitta Sereny.




La scrittrice e giornalista britannica Gitta Sereny, che ha dedicato gran parte della sua vita di autrice all'analisi di cio' che accadde al popolo tedesco durante il nazismo, e' morta all'Addenbrooke's Hospital di Cambridge all'eta' di 91 anni dopo una lunga malattia. 

L'annuncio della scomparsa, che risale a giovedi' scorso, e' stato dato oggi dalla famiglia alla stampa londinese.

 Autrice di libri a cavallo tra storia e cronaca, in cui racconta fatti di cui e' stata spesso testimone, Sereny ha pubblicato "In quelle tenebre" (Adelphi, 1994), biografia di Franz Stangl, il boia nazista di Treblinka, frutto di lunga serie di colloqui nel 1971 nel carcere di Dusseldorf; "In lotta con la verita"' (Rizzoli, 1995), biografia dell'ex ministro nazista Albert Speer che aveva conosciuto nel 1945 assistendo al processo di Norimberga diventando poi amica dell'architetto di Hitler che intervisto' a lungo; "Germania il trauma di una nazione.Riflessioni 1938-2001" (Rizzoli, 2002), dove parte da alcuni episodi autobiografici per collegarsi a momenti chiave dell'ascesa e della disfatta del Terzo Reich e alla fase successiva di chiarificazione e sanzione legale, con l'intervista alla regista Reni Riefenstahl, il resoconto del processo israeliano a John Demjanjuk e il caso della pesante eredita' dei "figli della svastica" (a partire da Martin Bormann junior). 



18/06/12

Ludwig Wittgenstein e il dubbio.






Chi non è certo di nessun dato di fatto, non può neanche esser sicuro del senso delle sue parole. Chi volesse dubitare di tutto, non arriverebbe neanche a dubitare. Lo stesso giuoco del dubitare presuppone già la certezza. 

Ludwig Wittgenstein  (Vienna, 26 aprile 1889 – Cambridge, 29 aprile 1951).



17/06/12

La Poesia della Domenica - "Sii soprattutto giovane e lieto" di E.E.Cummings.




61.


sii soprattutto giovane e lieto,
Se sei giovane, qualsiasi vita

assumerai diventerà te;e se lieto
tutto ciò che vive diverrà te stesso.
A ragazzeragazzi serviranno ragazziragazze;
io so assolutamente amare solo

colei che misteriosa riveste d'infinito
la carne dell'uomo; e nella sua mente il tempo

annulla a che mai pensi,dio non voglia
e(misericordioso)protegga chi ti ama;
qui sta sapienza,la tomba del feto detto
progresso,e della negazione il morto nonfato.
Preferirei imparare a cantare da un solo uccello
che insegnare a diecimila stelle a non danzare.


Da 'New Poems'  di Edward Estlin Cummings (Cambridge, 14 ottobre 1894 – North Conway, 3 settembre 1962), traduzione di Mary de Rachewiltz, Einaudi, 1987, pag. 169.

61.

you shall above all things be glad and young
For if you're young, whatever life you wear


It will become you;and if you are glad
whatever's living will yourself become.
Girlboys may nothing more than boygirls need:
i can entirely her only love


whose any mystery makes every man's
flesh put space on;and his mind take off time


that you should ever think,may god forbid
and (in his mercy) your true lover spare:
for that way knowledge lies,the foetal grave
called progress,and negation's dead undoom.


I'd rather learn from one bird how to sing
than teach ten thousand stars how not to dance


"You shall above all things be glad and young..." by E.E. Cummings, from 100 Selected Poems. © Grove Press, 1994.

16/06/12

Bloomsday 2012 - in tutto il mondo si celebra James Joyce.



Primo Bloomsday 'libero' in tutto il mondo, oggi, dopo la scadenza dei diritti d'autore sulle opere dello scrittore irlandese James Augustine Aloysius Joyce, per tutti James Joyce, (1882-1941), entrati nel pubblico dominio lo scorso 1 gennaio. 

Finora chi voleva organizzare celebrazioni con letture pubbliche dell''Ulisse', pubblicato per la prima volta nel 1922, doveva fare i conti con le severe restrizioni del nipote dello scrittore, Stephen Joyce , 80 anni, che vive a Parigi, erede dell'autore di 'Gente di Dublino'. 

Con l'edizione 2012 del 'Bloomsday' e' possibile utilizzare liberamente il testo dell'Ulisse'' senza dover chiedere l'autorizzazione agli eredi di Joyce. 

Come di consueto fulcro delle celebrazioni e' Dublino, dove il James Joyce Centre ha organizzato un vero e proprio Bloomsday Festival che culmina oggi con la 'Bloomsday Breakfast', una colazione tradizionale irlandese che verra' servita a centinaia di persone nella Gresham Ballroom. 

Il romanzo 'Ulisse' si svolge nell'arco di una sola giornata (il 16 giugno 1904) a Dublino, protagonista Leopold Bloom. 

Per celebrare la festa laica in onore di Joyce e del suo capolavoro nella capitale irlandese si tengono per l'intera giornata reading, conferenze, spettacoli, visite guidate ai luoghi cari a Joyce e passeggiate notturne. 

Manifestazioni celebrative, anche se piu' ridotte, si svolgono in un centinaio di comuni irlandesi e con il coordinamento del James Joyce Centre in Usa e in Europa come a Sesto Fiorentino (Firenze), Parigi, Londra, Bucarest, Copenhagen, Oslo, Vilnius. In Italia, dunque e' Sesto Fiorentino il comune che festeggia ufficialmente il 'Bloomsday'. Il filosofo Giulio Giorello presenta stamattina alla Biblioteca Ragionieri la nuova traduzione italiana di 'Ulisse' (Newton Compton). Insieme a Giorello Enrico Terrinoni, traduttore e curatore della nuova edizione che arriva oltre cinquant'anni dopo la prima, e finora unica, traduzione del fiorentino Giulio De Angelis, data alle stampe da Mondadori nel 1960. 

14/06/12

Gli Obelischi di Roma - 11.Obelisco campense o solare in piazza Montecitorio



Eccoci giunti alla undicesima puntata del nostro studio dedicato ai 13 obelischi originali egizi esistenti a Roma (qui le precedenti puntate). E' la volta del magnifico Obelisco Campense o Solare, che si staglia attualmente in Piazza Montecitorio proprio di fronte alla facciata dell'attuale Palazzo che ospita la Camera dei Deputati. 

Ecco la scheda: 

11. Obelisco campense o solare, in piazza Montecitorio. 

anno di rierezione: 1792 

altezza:  m. 21,791 (m. 33,27 con basamento) 
Geroglifici: solo nella parte anteriore

Cavato dalle montagne di Assuan, eretto dal faraone Psammetico II (595 – 589 a.C.) a Eliopoli. Sottratto, insieme a quello Flaminio, da Augusto Imperatore nel 10 a.C. per celebrare la conquista dell’Egitto. Trasportato lungo il Nilo ad Alessandria, e via mare fino a Roma. 

Eretto da Augusto sul suo basamento originale, che vi pose l’iscrizione – come anche su quello flaminio – Soli donum dedit e il globo bronzeo soprastante (forato) con funzioni astronomiche, nel luogo di Piazza del Parlamento (alle spalle della Camera dei Deputati)  dove attualmente lo ricorda una iscrizione – al civico n. 3 - e dove all’epoca esisteva una meridiana a terra marmorea (Solarium, ricordato anche da Plinio, tutt’ora visibile in frammenti nelle fondamenta di alcuni edifici tra Piazza San Lorenzo in Lucina e Piazza del Parlamento), al centro di una zona – il Campomarzio – dove esistevano già altri importantissimi edifici augustei – l’Ara pacis e il Mausoleo di Augusto. 

La tradizione ne attribuisce la distruzione ai normanni che invasero Roma guidati da Roberto il Guiscardo nel 1084 (unico sopravvissuto quindi, insieme a quello vaticano, alla distruzione dei Goti avvenuta nel VI secolo d.C.). 

D’Onofrio invece ne sostiene la distruzione da parte dei Goti guidati da Totila (547 d.C.), in maniera convincente a causa del fatto che una sola facciata ha conservato i geroglifici (quella interrata, all’epoca dell’invasione dei normanni)


Recuperato nel 1748 in cinque pezzi con grande fatica da Prospero Lambertini nelle cantine delle casupole medievali nell’attuale zona della Piazza del Parlamento, grazie alle macchine create dall’analfabeta Nicola Zabaglia. 

Rimasto per 40 anni in attesa nell’attuale Piazza Montecitorio, viene innalzato da Giovanni Antinori nel 1792 di fronte all’allora Palazzo dei Tribunali (oggi Camera dei Deputati), con estesi rappezzamenti ricavati dalla distruzione della Colonna Antonina. 

Il globo bronzeo con gli stemmi araldici di Pio VI, forato, è un’invenzione di astronomi settecenteschi, sulla base delle ipotesi antiche di un globo analogo, da non confondere con la palla Sansonis, attualmente conservata nel Museo di Palazzo dei Conservatori.






Fabrizio Falconi

13/06/12

12/06/12

Clamorosa scoperta di una filologa italiana: ritrovate 29 omelie inedite di Origene.



E' con ogni probabilita' la scoperta del secolo quella di una filologa italiana nella biblioteca di Monaco di Baviera, annunciata ieri dalla stessa Bayerische Staatsbibliothek. Nel pomeriggio dello scorso 5 aprile, Giovedi' santo, studiando un codice bizantino dell'xi secolo, il Monacense greco 314, Marina Molin Pradel si e' infatti accorta che alcune omelie sui Salmi in esso contenute corrispondevano a quelle di Origene tradotte in latino da Rufino all'inizio del V secolo. E' quanto sottolinea l'Osservatore Romano.

''E subito dopo Pasqua, estendendo i controlli sul manoscritto, la studiosa e' arrivata alla conclusione che tutte le 29 omelie contenute nel codice, finora inedite, sono del grande intellettuale cristiano. Nella prima meta' del III secolo Origene aveva dettato sul Salterio una serie imponente di opere che hanno presto avuto un influsso decisivo sull'esegesi biblica sia greca sia latina. Ma proprio la loro estensione, oltre alla condanna del 553, ne spiega la quasi totale perdita, gia' in epoca antica. E' di ieri -prosegue il quotidiano della Santa Sede- la notizia della scoperta del testo originale di una grande raccolta di omelie di Origene nel manoscritto Monacense greco 314, del secolo XI, conservato nella Bayerische Staatsbibliothek. Le omelie non recano il nome dell'autore, evidentemente a causa della damnatio memoriae in cui incorse il grande alessandrino a causa delle condanna ufficiale impartita ai suoi danni dal concilio ecumenico costantinopolitano del 553''. 

La scoperta ''si deve all'intuito e all'acribia della ricercatrice italiana Marina Molin Pradel la quale, incaricata di lavorare al catalogo dei manoscritti della biblioteca, imbattutasi nel codice, ha identificato il suo contenuto come sicuramente origeniano, sulla base soprattutto del confronto delle omelie sul salmo 36, ivi contenute, con la traduzione latina in nostro possesso, eseguita agl'inizi del V secolo da Rufino di Aquileia''.

La linea d'ombra di Leonessa - Fabrizio Falconi per LatitudesLife.



Leonessa/ Lazio. La linea d’ombra di Leonessa 
Categorie: Italia - 
Reportages 
PICCOLEITALIE 

Tempo fa, lessi un libro di Fabrizio Falconi, Dieci luoghi dell’anima, e ne rimasi folgorata. Che un luogo abbia altro da raccontare, oltre le cordinate geografiche e le notizie storiche, è alla base della letteratura di viaggio, ma che solo uno scrittore con il suo sguardo potesse svelarne l’anima è un’idea che da allora non mi abbandonò più. Così quando con Lucio Rossi di Latitudes cominciammo a ragionare su Piccole Italie, l’idea si aprì alle nuove possibilità offerte dalla Rete. Ora, con questo magnifico pezzo su Leonessa, «gioiello mediovale» del nostro Appennino, il cerchio si chiude. Poeta, romanziere, blogger, giornalista, Falconi è molte cose insieme, ma è soprattutto una persona ricca di vera umanità. Ed è proprio grazie a questo «sentire» che le sue parole sanno regalarci la bellezza della realtà e la realtà, anche quella più segreta, riesce sempre a fluire in autentica narratività. 
A cura di Manuela La Ferla 

La linea d’ombra di Leonessa 

Per raggiungere Leonessa, gioiello medievale incastonato in un vasto altopiano tra i contrafforti dei monti dell’Appennino, tra Umbria, Lazio e Abruzzo, bisogna seguire tortuosi saliscendi di una strada di montagna, attraversando i fitti boschi della valle santa percorsa a piedi da San Francesco ottocento anni fa, fino al pianoro fertile contro cui si staglia il campanile di San Pietro, avamposto del paese fondato da Carlo I d’Angiò nel 1278. Ci sono posti che puoi riconoscere soltanto dall’odore, quello di questi luoghi è di neve e freddo e di coltri di lana polverose d’inverno; di fieno e more e d’aria carica di letame nei sentieri tra i campi, d’estate.

11/06/12

Grande musica: 10 rarità - capolavori su You Tube.

Ecco in rapida sequenza dieci meraviglie sonore pescate in quel vaso di Pandora che è Youtube, se soltanto si è capaci di cercare..  Sono dieci bellissime rarità tutte da riascoltare scelte da Riccardo Lenzi su L'Espresso

1.Celibidache + Benedetti Michelangeli + Maurice Ravel.
Celibidache impegnato a Londra nel 1982 nel Concerto in Sol Maggiore di Ravel (qui il secondo movimento).





2. Sokolov + Brahms. Grigory Sokolov nel Secondo concerto per pianoforte e orchestra con la Sinfonica nazionale ungherese diretta da Liu Jia dal vivo a Brescia nel 1993.





3/. Se è stato contestato anche lui (Kleiber) ... c'è speranza per tutti. Edizione storica. I famosi fischi a Carlos Kleiber, alla prima dell'Otello alla Scala nel 1976.





09/06/12

La poesia della domenica - 'Ogni vita converge a qualche centro' di Emily Dickinson



(680)

Ogni vita converge a qualche centro,
Dichiarato o taciuto.
Esiste in ogni cuore umano
Una mèta

Ch'esso forse osa appena riconoscere,
Troppo bella
Per rischiare l'audacia
Di credervi.

Cautamente adorata come un fragile cielo,
Raggiungerla
Sarebbe impresa disperata come
Toccar la veste dell'arcobaleno.

Ma più sicura quanto più distante
Per chi persevera:
E come alto alla lenta pazienza
Dei santi è il cielo!

Non l'otterrà forse la breve prova
Della vita, ma poi
L'eternità rende ancora possibile
L'ardente slancio.

(c.1863)

Emily Dickinson (1830-1886), da Poesie, traduz. Margherita Guidacci, Bur 1979 pag.217

EACH life converges to some centre
Expressed or still;
Exists in every human nature
A goal,  


Admitted scarcely to itself, it may be,        5
Too fair
For credibility’s temerity
To dare.  


Adored with caution, as a brittle heaven,
To reach        10
Were hopeless as the rainbow’s raiment
To touch,  


Yet persevered toward, surer for the distance;
How high
Unto the saints’ slow diligence        15
The sky!  


Ungained, it may be, by a life’s low venture,
But then,
Eternity enables the endeavoring
Again.   20

07/06/12

E' morto Ray Bradbury, il maestro di Fahrenheit 451 .




Per me che sono cresciuto leggendo i suoi meravigliosi racconti - qualitativamente tra i migliori che abbia mai letto - la scomparsa di Ray Bradbury, avvenuta ieri è una gran brutta notizia. 

Scrittore e sceneggiatore cinematografico, Ray Bradbury e' stato uno dei maestri della fantascienza del Novecento. Amante del genere sin da ragazzo, quando comincio' a scrivere racconti pubblicati su riviste del settore, Bradbury e' nato nell'Illinois nel 1920. La sua carriera ha oscillato sempre tra la passione per la scrittura e il lavoro nel mondo del cinema. A lui si deve, infatti, la sceneggiatura di 'Moby Dick' diJohn Huston. Figlio di un operaio elettrico e di una casalinga di origini svedesi, nel 1934 a causa della grande depressione si trasferisce in California dove inizia a scrivere. 

Nel 1950 raccoglie in un unico volume le sue 'Cronache marziane', che ottengono un vasto successo internazionale non ancora intaccato dal passare degli anni. La sua fama, comunque, e' legata al romanzo 'Fahrenheit 451', realizzato nel 1951, una sorta di elogio alla lettura ambientato in una societa' distopica. Un romanzo che diventera' anche un film omonimo di successo, diretto da François Truffaut. Tanti i libri che Bradbury ha firmato nel corso della sua lunga carriera. 

Tra tutti a spiccare e' 'Il grande mondo laggiu" del 1985, una antologia di racconti, pubblicata anche con il titolo '34 racconti', in cui lo scrittore rivela ai lettori il 'suo mondo fantastico' attraverso le sensazioni e i sentimenti dei vari protagonisti, che sono circondati dalla paura e sempre in bilico tra il presente ed il futuro. Di particolare interesse e' anche 'Il gioco dei pianeti', una raccolta di racconti di fantascienza, pubblicata per la prima volta negli Stati Uniti nel 1951, conosciuta con il nome 'L'uomo illustrato', piu' fedele al titolo originale ('The illustrated Man').

05/06/12

'Messaggero d'amore' di Leslie P.Hartley - Recensione.



Nutrimenti editore meritoriamente ri-pubblica in Italia dopo parecchi anni L'età incerta (The Go-Between) romanzo di L.P. Hartley, pubblicato a Londra nel 1953, e conosciuto per il film che ne fu tratto, Messaggero d'amore (titolo italiano di The Go-Between) nel 1970 diretto da Joseph Losey, vincitore del Grand Prix come miglior film al Festival di Cannes 1971.

Meritoriamente perché si tratta davvero di un grande romanzo. 

La storia: Leo Colston è un tredicenne che al termine dell'anno scolastico 1899-1900 viene mandato per un periodo di vacanza estivo nella magnifica residenza di Brandham Hall, presso la famiglia del compagno di classe Marcus.  

Qui Leo conoscerà e si innamorerà della sorella maggiore di Marcus,  Marian, promessa sposa del nono visconte di Trimingham (ferito in guerra), diventando il suo inconsapevole corriere: Marian ha infatti una relazione con il fattore Ted e Leo si presta, senza esserne consapevole, a fare da tramite per la consegna della loro corrispondenza amorosa.  Fino al tragico epilogo finale.

E' uno straordinario, finissimo romanzo, tutto giocato sulla psicologia del giovane Leo, che con i suoi occhi incontaminati osserva e scopre il mondo oscuro (e anche goffo) degli adulti.

Tradito e corrotto, Leo avrà la sua iniziazione e non basteranno a salvarlo le sue protezioni "magiche" alle quali ha preso ad appassionarsi da quando ha scoperto casualmente di "poter cambiare il corso degli eventi"; il suo culto per la botanica e per lo Zodiaco; la sua capacità di introspezione.

Bildungsroman sui generis,  Messaggero d'amore è una straordinaria opera sensibile, quieta e allo stesso tempo sottilmente febbrile, che ad ogni pagina induce il lettore a scoprire qualcosa di sé oltre che della semplice vicenda incantata..  

Fabrizio Falconi 

02/06/12

Erich Fromm e la religione.




La religione è nulla. Vivere religiosamente è tutto. Ciò che intendo per vivere religiosamente è ciò che pensavano i profeti, ciò che Gesù pensava: fare ciò che è giusto, dire la verità, amare il prossimo tuo come te stesso. Questo è tutto. 

Erich Fromm (Francoforte sul Meno, 23 marzo 1900 – Locarno, 18 marzo 1980), Il coraggio di essere, pag. 31