07/10/14

Cefalonia e Fiskardo - (Dieci luoghi dell'anima).

Fiskardo

Lo Ionio è diverso da tutti gli altri mari. 

E’ forse per via del blu. Sono le schiere di navi passate dalla notte dei secoli che lasciando tracce impercettibili, hanno reso questo colore più denso, oleoso? O forse è per causa del contrasto con il particolare verde di pini e cipressi delle isole ? La terra si è aperta un’infinità di volte, da queste parti: terrificanti sismi, bombardamenti a tappeto. 

Eppure, il dito puntato verso il Nord di Cefalonia, quello non è stato mai toccato. 

Quando l’aereo di linea la sorvola, l’isola si svela per essere proprio come la forma di una mano bruna distesa nel blu, e il promontorio di Fiskardo nient’altro che il suo dito indice. 

L’aeroporto è vuoto eppure colmo di quell’allegro, tipico disordine di ogni scalo ellenico. Una fila di taxisti inoperosi aspetta soltanto un turista da scarrozzare. Li evito perché la solerte agenzia di viaggi internazionale ha disposto una macchina a noleggio a tariffa ridotta, da bassa stagione. L’addetto è un corpulento tizio dai capelli lucidi che sembra in libera uscita dal film Z - l’Orgia del Potere

Firmo il foglio e mi tocca una utilitaria giapponese col cambio automatico, l’abitacolo che odora di nuovo. La litania dei nomi dei luoghi che si susseguono lungo le strade deserte è suadente: Argostoli, Dilinata, Divarata, Anomeria, Assos, Vassilikades, Tsamarelata, Ventourata. 

Nomi caramellati, di zucchero. Sono perlopiù villaggi addossati sul fianco della montagna che scende rapida nel mare. Questo angolo di Ionio così speciale, scaturigine di mille leggende, di ogni possibile narrazione metaforica, fonte, destino della civiltà d’occidente. 
Di fronte a Cefalonia si staglia infatti Itaca. 

Isole gemelle separate da un breve braccio di mare. Odysseus e Paolo di Tarso. Sebastiano Venier e Roberto il Guiscardo. Ed è proprio a causa dell’ultimo rifugio terreno di colui che fu chiamato ‘l’astuto’, e cioè il Guiscardo, che Cefalonia, o Kefalonia come la chiamano in tutto il resto del mondo, ha una storia in più da raccontare . 

Sull’isola, la strada verso Nord sale e scende, accarezzando il mare, la cui vista da questo lato si perde. E’ una carrettiera a rapide curve pericolose, ostruita da rallentamenti di vecchi camion con motori esausti che si arrampicano senza costrutto su e giù, fino a dove l’asfalto riesce ad arrivare. 

A metà del percorso c’è una grande spiaggia, immensa, che si vede dall’alto, chiamata Myrtos, dove l’acqua per qualche strana magia dei fondali, appare splendidamente turchese. Nei dintorni soltanto qualche chiosco con le finestre sbarrate da assi di legno, la stagione dei turisti non è ancora arrivata, ma il sole è tambureggiante, e le bouganville già sono in fiore. Punto dritto verso quel nome: Fiskardo. 

Mano a mano che il dito si allunga nel mare la strada diventa dolce e i saliscendi meno severi.

Tratto da Dieci luoghi dell'anima, Fabrizio Falconi, Cantagalli editore, 2009.


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