15/12/14

Tribù Hopi si batte contro un asta di maschere sacre a Parigi.





Per la quarta volta in meno di due anni delle antiche maschere sacre della tribu' nordamericana degli Hopi vengono messe all'asta a Parigi, e per la quarta volta la nazione Hopi, insieme a quella dei Navajo, cerca di fermarla, questa volta con l'appoggio di varie ong e perfino dell'ambasciata degli Stati Uniti nella capitale francese. 

L'asta e' prevista per oggi all'hotel Drouot, e' organizzata dalla casa Eve Enche'res, e offre 270 maschere amerinde, precolombiane e Inuit da tutto il continente americano, comprese 25 maschere rituali degli Hopi e otto dei Navajo: una vendita gia' giudicata perfettamente legale dal Conseil des ventesvolontaires (Cvv) francese, come era gia' avvenuto per le altre tre.

E c'e' da scommettere che fara' gola ai collezionisti: il "pezzo forte" dell'asta e' una elaborata maschera-elmo cerimoniale costruita dagli Hopi all'inizio del Novecento il cui valore stimato e' di 40-60.000 dollari. 

Altre maschere meno elaborate risalenti agli anni '30 potrebbero valere 6-8.000 euro, "piu' o meno come un Mondrian", chiosa la casa d'aste. 

 Il Cvv e' stato interpellato martedi' dall'associazione americana Holocaust Art Restitution Project (Harp), che si occupa principalmente della restituzione delle opere d'arte sottratte agli ebrei dai nazisti, e non solo. 

Fallita quella strada, si sono fatti avanti i rappresentanti della piccola nazione Hopi, che vive ancora nel territorio ancestrale sparso in un pugno di antichi villaggi (Pueblos) nell'Arizona, che, caduto nel vuoto l'ennesimo appello al rispetto per la sacralita' degli oggetti messi all'incanto, ha tentato di aggrapparsi ad altri cavilli legali. Sostenuti dall'associazione Survival International, che si occupa dei popoli e delle culture native, gli Hopi hanno tentato di ottenere i nomi di venditori ed acquirenti: nuovo diniego. A questo punto, oggi e' intervenuta l'ambasciata Usa, che ha chiesto "il ritiro temporaneo della vendita di oggetti che potrebbero costituire beni culturali Hopi e Navajo di carattere sacro, con il fine di lasciare ai rappresentanti di quelle nazioni il tempo di verificare le loro natura e provenienza e di imbastire possibili ricorsi per la loro restituzione". 



Si tratta di un approccio legale diverso da quello adottato nel dicembre 2013 dall'associazione Anneberg, che ha partecipato all'asta, e' riuscita ad aggiudicarsi quasi tutti i lotti controversi (maschere e oggetti sacri Hopi, Apache e Zuni) e a restituirli ai rispettivi popoli.

Ma il battitore della casa d'aste Eve, Alain Leroy, ha specificato che "non abbiamo intenzione di divulgare i nomi (di venditori ed acquirenti). Questo resta un fatto privato".

Gli Hopi contano circa 18.000 membri e vivono nella loro riserva nel nord dell'Arizona, un'enclave circondata dalla tribu' Navajo, antica nemica. Come gli Zuni, Taos e Acoma, gli Hopi fanno parte dell'antica cultura nativa dei Pueblo ("villaggio" in spagnolo), il piu' antico e sacro dei quali e' quello di Walpi. Depositari di antichi riti che evocano spiriti sacri incarnati proprio dalle maschere e dalle figurine "kachina", considerate come essere viventi, gli Hopi partecipano a cerimonie alle quali non e' ammesso chi non faccia parte della tribu'. 

Pochissimi bianchi hanno assistito, fra questi il grande fotografo Edward S. Curtis, che riusci' a convogliare sulle lastre tutto il mistero di questo popolo, che tanta curiosita' ha suscitato negli antropologi...e anche nei collezionisti. 

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