17/11/17

Ho paura della morte - che succederà dopo ? Il dialogo di due fratelli che ancora debbono nascere.




Due fratelli, gemelli. Erano al nono mese, nel ventre della loro madre. 

Erano al buio, ma il buio non lo sentivano nemmeno visto che erano ciechi. Bastava loro quel tanto di luce che traspariva dalla pelle del ventre della loro madre. 

Ma loro non sapevano di essere dentro il ventre di qualcosa, e nemmeno di avere una madre. 

Semplicemente, erano autosufficienti e felici.  Avevano da mangiare sempre, un calore accogliente sempre, nessun particolare trauma, tranne qualche piccolo contraccolpo ogni tanto "da fuori". Normale, quando si vive. 

Un giorno però sentirono che qualcosa stava cambiando nel loro mondo. Scoppiarono improvvisi dolori, e qualcosa premeva forte perché la loro vita lì avesse fine. 

"Non voglio, non voglio, non voglio che finisca!" disse uno dei due fratelli all'altro, che sembrava più saggio e rassegnato:
"Perché ? Non puoi dire cosa ci sarà dopo, oltre." 
"Nulla ci sarà oltre!" rispose il fratello angosciato, "cosa vuoi che ci sia ? E' tutto finito, è la nostra fine. Fuori da qui ci sarà il nulla! Saremo nulla!" 
"Non puoi dirlo", rispose il fratello, "nessuno può dirlo, perché mai nessuno è tornato da fuori, qui." 
"E questo non ti dice niente ? Se non è tornato nessuno è perché lì fuori non c'è niente."
"Dici?"
"Hai qualche altra alternativa ?" chiese sempre più disperato il fratello angosciato. 
"Potrebbe esserci qualcosa che non conosciamo," rispose l'altro, "e che nemmeno ci immaginiamo."
"Come fai anche soltanto a sospettarlo?"
"Non lo so, ogni tanto qui sembrano arrivare dei segnali, da là. Hai notato ? Quando c'è pieno silenzio, sembra di sentire delle voci fuori, una presenza; eppoi vediamo anche qualche luce."
"E' la nostra aurora boreale, non è una luce che venga da fuori! E le voci sono nella tua testa, sono frutto di fantasticherie, immaginazione...Non c'è niente là fuori, ti dico." 

Non c'era più tempo per parlare.  Quella pressione forte, come una specie di violento terremoto, li spinse, tra mille dolori nel buio più fondo. 

"E' finita, prendimi per mano!" chiese il fratello angosciato. Il saggio, spaventato anche lui, gli strinse forte la mano. 

Uno alla volta, faticosamente varcarono la soglia.  La morte li colse in un bagliore assoluto, una luce violenta, violentissima.  Qualcuno o qualcosa che si spingeva avanti per accoglierli. Il rosso del sangue si tramutò in bianco e poi in azzurro. 

Non erano morti.  Il fratello angosciato sentì il cuore del suo fratello a fianco al suo. Erano vivi. Erano oltre, ma erano ancora vivi. 


 Fabrizio Falconi

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