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18/05/15

Diventare geni dopo una caduta da cavallo. Un caso unico al mondo.



Era una ranchera che si occupava di mandrie e bestiame in Colorado e l'unico suo amore erano auto da corsa e sport, ma dopo una rovinosa caduta si e' risvegliata genio dell'arte, della geometria e della poesia: Leigh Erceg, ha 47 anni, non ricorda nulla del suo passato e secondo i suoi medici curanti il suo è un caso unico al mondo. 

I danni cerebrali subiti hanno causato alla donna la cosiddetta 'sindrome di savant', la 'sindrome del sapiente': la malattia resa famosa nella magistrale interpretazione di Dustin Hoffman in 'Rain Man', che rende le sue vittime - solitamente dalla nascita - prodigiosamente capaci in una specifica area cognitiva.

Per Leigh è l'arte e la matematica: ora - ha dichiarato in una intervista alla Abc - lei 'vede' i suoni e 'ascolta' colori quando sente musica. E' divenuta poetessa, pittrice e le pareti del suo ranch sono ora tappezzate non solo dei suoi quadri, ma di formule matematiche e disegni geometrici. Rappresentazione di come la donna vede il mondo. 

Unici disturbi: Leigh è estremamente sensibile alla luce e deve indossare quasi sempre occhiali da sole, e non riconosce nulla e nessuno della sua vita precedente, neppure la madre. 

"Leigh - ha spiegato Berit Broogard, il neuroscienziato che la segue alla universita' di Miami - è l'unica donna al mondo che ha acquisito da adulta la sindrome di savant e sinestesia in seguito ad un danno cerebrale". 

La sinestesia e' una sorta di 'confusione' dei sensi per cui appunto si 'vedono' i suoni. La sindrome e' talmente rara che per diagnosticarla ci sono voluti test ed analisi a ripetizione. 

11/07/14

2004-2014: LOST compie 10 anni. Una riflessione.







Si avvicina il decennale: il 22 settembre del 2004, la rete televisiva Abc trasmetteva la prima puntata di una serie televisiva intitolata Lost. 

Come era avvenuto molti anni prima (nel 1991) per Twin Peaks di David Lynch, il mondo della creazione narrativa televisiva non è più stato lo stesso.

All'epoca non amavo molto la fiction televisiva, e prima di Lost ero assai refrattario a seguire telefilm, series americane.  

La scoperta di Lost mi aprì invece una esperienza del tutto nuova.       

Con Lost il genere televisivo puro si emancipò definitivamente dal genere sottocultura (anche perché bisognerebbe capire cosa è la cultura, quella vera),  e dopo qualche anno, in un decennio, la serialità televisiva è assurta al ruolo di prodotto culturale alto, in molti si sono accorti che la narrazione esperita dalle serie televisive di alta qualità rappresenta  un linguaggio di contenuti e forme (e struttura tecnica) di livello molto più interessante di tanta letteratura e di tanto cinema che oggi esprime il mercato della cultura internazionale. 

In particolare una seria come Lost - e questa fu la radice del suo planetario successo - fu la capacità di intercettare le domande che si fa l’uomo oggi, l’uomo che vive in questa epoca bella e terribile, in questi anni, in questo occidente che ormai include anche molta parte d'oriente. 

Cosa ha nel cuore, cosa vuole, cosa desidera, cosa crede, quali sono le sue paure, cosa spera. Ecco a queste poche e fondamentali domande rispondeva  Lost.
  
LOST per chi non lo sapesse, racconta l’odissea di un gruppo di superstiti che si ritrovano su un’isola sconosciuta in mezzo all’oceano dopo un disastro aereo. Da subito, l’isola si rivela ben strana: abitata da misteriosi e pericolosi ‘Altri’ che hanno colonizzato l’isola molti anni prima, per realizzarvi un altrettanto misterioso e inquietante esperimento. Gli ‘Altri’ sono in agguato, non si sa bene cosa vogliono, vogliono impadronirsi delle vite, del futuro e del passato dei sopravvissuti. Non sono per niente ospitali.

Loro, i sopravvissuti, hanno TUTTI delle imponenti croci personali da portarsi appresso. Queste croci – le loro storie personali – vengono mostrate attraverso flash-back che si mischiano alla narrazione di quel che avviene sull’isola. Queste croci hanno a che fare con la famiglia, prima di tutto. Ciascuno dei sopravvissuti ha un fallimento, un conto in sospeso, un rancore, un disprezzo, uno sbaglio che gli ha compromesso la vita: Jack, il medico, il leader: un padre alcolizzato e competitivo, professore come lui. Un fallimento matrimoniale; Kate, la ribelle, la coraggiosa: una madre vessata da un marito violento, che lei, Kate ha ucciso; Sawyer, il ‘cattivo-buono’, il rude, l’antipatico:  un padre violento, che ha distrutto la sua vita e di cui lui, Sawyer, si è vendicato; Locke, il ‘saggio’, il filosofo, il veggente: un padre truffatore e subdolo, sadico; Charlie, il ‘buon ragazzo’, il divertente, il compagnone:  un fratello eroinomane; Jin, la coreana, l’ingenua, la materna:  un padre-padrino, mafioso; Sayid:  l’iracheno: un passato da soldato-torturatore al servizio di Saddam; e cosi via…

Ciascuno di questi personaggi fu indagato con inconsueta complessità, inanellando rimandi, citazioni, connessioni e interconnessioni da lasciare stupefatti (soprattutto per la difficoltà tecnica di chi dovette redigere i copioni)

Lost riuscì perfino ad imbastire alcune precise risposte alle domande del secolo, di cui sopra (cosa ha nel cuore, cosa vuole, cosa desidera, cosa crede, quali sono le sue paure, cosa spera l’uomo del mondo nel XXI secolo ?):  La serie ha suggerito che l’uomo del mondo, nel XXI secolo ha dentro il cuore una grande confusione, che rischia di portarlo al manicomio . Lost risponde che l’uomo del mondo nel XXI secolo è come un sopravvissuto dopo un incidente aereo:  ha perso tutto e non ha più riferimenti, è solo e perso.  Lost dice che quest’uomo ha perso i suoi riferimenti, che non sa più da che parte andare, che vaga in una terra senza punti cardinali, affidandosi – come unica traccia – a quello che gli tramanda il cuore.  A quello che ha dietro.   Che però è – a sua volta – molto confuso.  Perché quello che l’uomo del mondo nel XXI secolo si porta dietro, ha a che fare con i suoi padri. Ovvero, con le generazioni che ci hanno preceduto, con quello che abbiamo alle spalle, e che ci ha lasciato morte, dolore e distruzione (avete presente il XX. Secolo ?) Il passato è dunque ancora presente e minaccioso, esattamente come il futuro.

E l’uomo del mondo nel XXI secolo è a metà del guado: i suoi padri lo hanno tradito, confuso, umiliato e tradito, uccidendo quel senso del sacro, antico e nobile che fa parte della storia dell’uomo, del suo dna; e allo stesso tempo il futuro che si presenta di fronte appare ancora più incerto, spaventoso, temibile.

L’eredità più grande che l’uomo del mondo nel XXI secolo ha ricevuto in dono è la domanda irrisolta sul SENSO DELLA SUA VITA su QUESTA TERRA:   Che ci sto a fare io qui ? Chi o cosa mi ha voluto qui ? Da chi dipende il mio futuro ? Cosa è il destino ? Ne sono io partecipe o tutto avviene per caso ?

A questa domanda LOST ha la presunzione di offrire una risposta precisa: il futuro e quindi il destino non avvengono per caso.  Esiste un disegno.   Anche se questo disegno è del tutto misterioso. Può essere avvicinato, ma non svelato del tutto.

Il DESTINO si presenta anzi in LOST come una specie di RIPETIZIONE (o di Karma, direbbero gli orientali) in cui siamo destinati a rivivere quei nodi che nella nostra vita personale non abbiamo sciolto, che non abbiamo affrontato, finché – attraverso questo doloroso passaggio – non possa avvenire una LIBERAZIONE, una consapevolezza, o una REDENZIONE. 

Ma la Redenzione che offre LOST è sempre parziale: c’è sempre un confine ulteriore che non è dato superare perché il CONFINE dell’isola NON E’ CHIARO (è un confine geografico, o reale ? E’ un sogno?  C’è il sospetto spesso, durante le puntate del serial che tutto quello che vediamo sia solo una illusione, qualcosa di sognato, oppure di appartenente ad un’altra dimensione).

I superstiti NON SANNO dove finisce l’ISOLA e non sanno COSA C’E’ FUORI che li aspetta, dall’altra parte, e non sanno se ritorneranno mai…

Ma allora in questo quadro così confuso, in cosa crede questo uomo del XXI secolo ?

LOST risponde che l’uomo crede ancora alle stesse cose che credeva agli albori dell’umanità:   alla prevalenza del BENE, all’amicizia, alla solidarietà tra persone, all’aiuto, al partorire un figlio e a cercare di difenderlo da ogni avversità, alla costruzione di qualcosa da condividere, da vivere insieme.

E’ molto, è poco ?? 

E’ molto.


LOST è stato qualcosa di importante, un'opera originale capace di offrire risposte non banali, e a offrire un vero palcoscenico (spettacolare, fantasticamente congegnato) alle nostre domande, che ritroviamo sempre uguali, dagli albori ad oggi, avvertendo come in esse si incarni tutta la nostra dannazione e la nostra possibile salvezza.