Visualizzazione post con etichetta adriano imperatore. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta adriano imperatore. Mostra tutti i post

20/02/18

Un luogo segreto nel cuore di Roma - L'Auditorium di Mecenate, all'Esquilino.



Quando le pale e i picconi delle maestranze savoiarde, al lavoro per la costruzione del nuovo quartiere Esquilino, perla della neo-nata capitale d'Italia, si imbatterono nella scoperta, quasi non si credette a tanta fortuna. 

Eppure anche stavolta Roma aveva meravigliato, restituendo dopo quasi duemila anni e praticamente intatto, nella struttura, un edificio costruito in età adrianea, che fu identificato come un Auditorium. 

Attraverso il nome identificato su una conduttura di piombo, del retore M. Cornelius Fronto, proprietario degli Horti Maecenatis che sorgevano anticamente proprio in questo luogo - l'attuale Largo Leopardi - fu possibile attribuire la costruzione dell'edificio proprio a Mecenate, il celebre  politico e statista collaboratore di Augusto. 

In realtà studi successivi hanno appurato non trattarsi di un vero Auditorium - anche se l'attributo è rimasto - ma piuttosto di un ninfeo o di un triclinio estivo del tipo di quelli rinvenuti a Pompei e a Stabia. 

Sicuramente il luogo era comunque frequentato da poeti e artisti, intellettuali dell'epoca visto il rinvenimento, negli affreschi superstiti, di versi di un epigramma del poeta greco Callimaco. 


Spettacolare è l'ampia abside a semicerchio occupata, per circa 4/7 dell'altezza da una scalinata costituita da sette gradini concentrici, che aveva fatto pensare per l'appunto, alla cavea di un auditorium. 

Sui lati lunghi della sala si aprono due serie di sei nicchie per parete, mentre altre cinque scandiscono quelle dell'abside. 

Rendono unico questo ambiente i mosaici, il pavimento in opus sectile, i marmi, la decorazione pittorica policroma ad affresco, sopra uno zoccolo marmoreo, che ricorda quella della Villa di Liva a Prima Porta, con splendide figure:  candelabri e pavoni, scene dionisiache e cavalleresche, da ricondursi ad epoche più recenti, tardoaugustee e neroniane. 

Il monumento è visitabile solo a gruppi accompagnati e su prenotazioni. Per informazioni cliccare QUI. 

Fabrizio Falconi
2018 - riproduzione riservata.

13/06/17

La Chiesa di Sant'Eustachio e il Patrizio Romano che diede il suo nome ad un intero rione di Roma.

La chiesa di Sant’Eustachio e il patrizio romano che diede il nome ad un intero rione.


L’ottavo rione di Roma, uno dei più piccoli e dei più centrali, porta il nome di Sant’Eustachio e sul suo stemma sono rappresentati (in oro su sfondo rosso) una testa di cervo e il busto di Gesù.

Una chiara allusione alla vicenda del santo, Eustachio, al quale è dedicata la Chiesa nella piazza omonima (frequentatissima dai romani anche per la presenza di due celebri caffè) e che ha finito per dare il nome all’intero quartiere. 

Lo stesso simbolo – la testa poderosa di un cervo, con il suo nobile palco di corna – si scorge proprio sulla sommità della chiesa di Sant'Eustachio. La cui vicenda non ha ispirato soltanto il genio di Athanasius Kircher, ma anche schiere di artisti. 


Raccogliendo più informazioni sulla vicenda di Eustachio (che fondamentalmente trova le sue fonti nel racconto di Iacopo da Varagine), si scopre che era un patrizio romano, di animo generoso, il suo nome era Placido. 

Nacque (a Roma ?) intorno all'anno 80. Sotto l'imperatore Traiano si distinse in battaglia in Asia Minore L'episodio della Visione avvenne durante una battuta di caccia nei boschi vicino a Tivoli, quando vide all'improvviso il magnifico cervo

Cercò di inseguirlo per catturalo, ma l'animale con agilità si arrampicò su di una ripida roccia e riapparve con una luminosissima croce fra le corna, e si udì una voce: "Perché mi perseguiti? Io sono Gesù,che tu senza conoscere, onori"

Davanti a questa immagine, il suo cavallo s'imbizzarrì e Placido fu rovesciato a terra (come San Paolo sulla via di Damasco) ma continuando ad ascoltare quella voce misteriosa. E allora pronunciò la sua fede: "Credo!". Sconvolto dalla apparizione, Placido tornò a casa dalla sua famiglia e raccontò l'episodio. Si convertì nelle mani del vescovo cristiano per farsi battezzare insieme ai suoi familiari, cambiando il suo nome di Eustachio, da eystachios e significa "che produce molte buone spighe". .

Eustachio fu perseguitato e perse tutti i suoi beni, fuggì in Egitto con la moglie Teopista (etimologia: fedele a Dio), ed i due figli Teopisto e Agapito (etimologia: diletto del Signore)

In Egitto gli furono rapiti la moglie ed i figli, che per anni Eustachio cercò invano nel deserto. 

Intanto, l'imperatore Traiano era impegnato a fronteggiare nuovamente i popoli dell'Asia minore che si ribellavano a Roma e pensò di rintracciarlo per dargli il comando delle milizie romane in quelle terre. Così fu, ed Eustachio vinse anche quest'altra dura impresa militare, entrando trionfante a Roma, dove ritrovò finalmente la sua famiglia.

Ma a causa delle accuse dirette ad Eustachio per la sua fede cristiana, l'imperatore Adriano, succeduto a Traiano, gli ordinò di onorare le divinità dei romani. Al suo netto rifiuto, (era l'anno 140) fu condannato, insieme alla moglie ed ai figli, a morire nell'arena tra i leoni, ma le fiere, racconta la leggenda, non li toccarono nemmeno. I romani allora li sottoposero ad una morte atroce: furono rinchiusi in un contenitore di bronzo (o rame) a forma di toro, sotto il quale fu dato fuoco per ben tre giorni. Il quarto giorno, davanti all'imperatore, i corpi dei martiri furono mostrati ai presenti, ed erano immobili, così come erano stati deposti, a significare la calma e la pazienza dei martiri cristiani, sorretti dalla forza della fede, anche nel momento del supplizio. 


Nell'anno 325, l'imperatore Costantino innalzò un oratorio sulla sua casa, proprio dove furono martirizzati e sepolti. Oggi, le loro spoglie sono conservate a Roma, sotto l'altare maggiore della Basilica di Sant'Eustachio in Campo Marzio eretta nello stesso luogo dell'oratorio, e sono custodite in un sarcofago di porfido. 

Nella chiesa gotica di Sant'Eustache a Parigi invece, sono conservate alcune importanti reliquie, oggetti ed indumenti appartenuti ai quattro santi martiri. 

Sant'Eustachio è uno dei quattordici santi ausiliatori, cioè coloro che vengono invocati in situazioni di grave necessità e durante le epidemie. Ecco perché a causa della peste, nel medioevo la devozione al santo si diffuse velocemente in tutta Europa. Abbiamo dunque il grano, il cervo(simbolo di purezza e carità), il deserto, la peste, il toro arroventato, la croce.

Fabrizio Falconi © - proprietà riservata/riproduzione vietata. Tratto da Misteri e segreti dei Rioni e dei Quartieri di Roma, Newton Compton Editore

12/06/17

Biglietto Integrato per Le meravigliose Ville di Tivoli - una bella novità in arrivo.




"Biglietto integrato a 16 euro tra Villa Adriana, Villa d'Este e, quando lo apriremo, anche il Santuario d'Ercole, uno dei piu' importanti al tempo del mondo classico". 

E poi mostre, eventi, che "rileggano l'antichita' con i nostri occhi". 

Parte da qui il progetto per le ville tiburtine del neo direttore Andrea Bruciati, che a un mese dal suo insediamento, annuncia tutte le novità per i tesori di Tivoli: 

"Oltre al biglietto integrato - racconta Bruciati all'ANSA - quest'estate vorrei iniziare le visite guidate anche alla Mensa ponderaria, altro gioiello della citta', dove nel I secolo a.C conservavano pesi e misure del mercato. Oggi e' uno dei rari esempi di archeologia romana sotto e archeologia industriale, sopra, con la cartiera". 

L'idea, "una volta messo tutto a sistema" e' di scendere per i viali di Villa d'Este e uscire direttamente a valle nell'area del complesso del Santuario. 

"Con il Comune vorrei poi istituire un pulmino che colleghi tutti e tre i siti. Cose piccole, ma importanti". Ma soprattutto, prosegue, "la mia idea e' realizzare progetti che partano dall'antichita' per arrivare fino ai giorni nostri, con esposizioni, opere site specifici

In occasione del biennio adrianeo, che si insedio' a Tivoli esattamente 1900 anni fa, per esempio, racconteremo Adriano e la sua influenza. Quello che mi interessa e' come la storia sia presente ancora oggi e come possa essere un ponte per il futuro. Penso, ad esempio, alla rilettura della Yourcenar di Villa Adriana, che e' diventata cosi' luogo contemporaneo, vivo, presente. Ecco io vorrei rileggere queste strutture meravigliose con i nostri occhi"

Primo appuntamento "in autunno: apriremo il Santuario di Ercole vincitore con una mostra che dal restauro di un nostro gruppo di Niobidi indaghera' l'idea di strage e di trasformazione attraverso il dolore. Sara' anche l'occasione per un omaggio a Ovidio" di cui si celebrano i mille anni della morte.

17/09/16

Il mistero di Antinoo a Palazzo Altemps ! Il busto romano ritrova il suo volto da Chicago .




"Abbiamo trovato il busto!". La sorpresa deve essere stata incontenibile in quella telefonata. Una conferma ufficiale era tutta da costruire, ma l'egittologo W. Raymond Johnson, in visita a Roma, ne era convinto: il busto in marmo lunense che aveva davanti era l'altra meta' del volto riccioluto custodito al di la' dell'oceano all'Art Institute di Chicago. 

Proprio con quella telefonata, nel 2005, inizia a dipanarsi il mistero, lungo ormai secoli e ancora non del tutto risolto, intorno al celebre busto del II d.C. dedicato ad Antinoo, amatissimo pupillo dell'imperatore Adriano, fino al 15 gennaio protagonista di "Antinoo. Un ritratto in due parti", a Palazzo Altemps. 

Una mostra, promossa da Soprintendenza Speciale per ilColosseo e Museo Nazionale Romano con Electa, che ripercorre il giallo della scultura acquistata dallo Stato nel 1901 dalla Collezione Boncompagni Ludovisi e della quale gia' nel 1756 l'archeologo J.J. Winkelmann disse avere "un volto nuovo", rifatto. 

Oggi sono l'uno accanto: l'Antinoo "italiano", con l'aria piu' assorta, malinconica, i riccioli folti, i lineamenti aggraziati e rotondi; e l"'americano", creduto a lungo un bassorilievo, con lo sguardo piu' volitivo, sensuale e torbido

"Era il 2013 - racconta il direttore di Palazzo Altemps, Alessandra Capodiferro - quando Karen Manchester, del Dipartimento di arte greco-romana del'Art Institute, arrivo' portandoci una riproduzione in resina del loro frammento di volto"

Insieme agli specialisti del J. Paul Getty Museum e dell'Universita' di Chicago, "siamo andati per tentativi, seguendo quella grossa 'ferita' che segna un lato del viso che avevamo noi". 

Il risultato e' nel modello in gesso 1:1 esposto insieme agli originali, che riproduce, finalmente, come l'opera doveva apparire in eta' romana. 

"Per noi non ci sono dubbi che i due pezzi si appartengano - prosegue la Capodiferro - Ce lo dice la prova della materia e l'evidenza fisica". 

Il mistero pero' e' ancora tutto da dipanare. Se infatti il mito di Antinoo, incarnazione di bellezza e gioventu' adorato come un Dio da Adriano, si e' alimentato nei secoli, accendendo l'interesse antiquario soprattutto in eta' rinascimentale e barocca, ancora nulla si sa dell'origine dell'opera ne' della sua dolorosa mutilazione. 

Probabilmente il busto era nella Collezione del Cardinal Ludovisi esposta nella villa sul Quirinale. Nel 1641 nell'inventario compare un Busto di Antonio, forse errore di scrittura, e nel 1693 un Busto di Antino. 

Ma e' nel 1756 che Winkelmann lo vede, completamente restaurato, con quei riccioli dai volumi rinascimentali e perfettamente in linea con il gusto per l'archeologia 'perfetta' del tempo. 

Tanto che sul taccuino annota "volto nuovo". Il frammento del viso compare invece nel 1898 a Roma, quando C. L. Hutchinson, primo presidente dell'Art Institute di Chicago, lo compra dall'antiquario A. Simonetti. 

"E' possibile - ipotizza la Capodiferro - si fosse creata una frattura all'interno della testa: accade, dicono gli esperti, quando si lavora il marmo controverso. Ma e' vero anche che e' piu' facile 'portar via' un volto che un'intera statua". 

Senza contare che "a fine '800 le leggi impedivano ai privati come i Ludovisi di vendere opere del genere. Potevano farlo solo gli antiquari". Purtroppo le carte dell'archivio Ludovisi-Boncompagni in Vaticano "non dicono nulla di piu"' dell'Antinoo. "Le nostre speranze sono affidate ai documenti ancora di proprieta' della famiglia, al momento allo studio e di prossima pubblicazione".

11/04/16

Le incredibili proprietà solari del Pantheon. DUE VIDEO.





In molti, dopo la pubblicazione della foto che ho realizzato il giorno 7 aprile alle ore 13 (12 solari) al Pantheon, testimoniante l'incredibile fenomeno del 'cerchio (o meglio, semicerchio) di luce che si forma sopra il portale di ingresso, mi hanno chiesto di tornare sull'argomento, riguardante le straordinarie proprietà del Pantheon - ricostruito da Adriano  nel 138 d.C.

Pubblico quindi qui due video molto semplici, e didascalici con animazioni, realizzati dall'Istituto Politecnico di MIlano, ricordandovi quindi che il prossimo appuntamento per verificare le proprietà solari del Pantheon è il 21 aprile - data della fondazione di Roma - sempre alle ore 13 (12 solari). 









foto in testa:  Fabrizio Falconi.

03/07/12

Gli Obelischi di Roma - 12. Obelisco Aureliano al Pincio.



Nel nostro cammino intorno ai 13 obelischi autentici egizi presenti a Roma (qui le precedenti puntate), tocca oggi al penultimo, l'Obelisco Aureliano al Pincio, l'unico con geroglifici egizi che furono però scolpiti a Roma.  Ecco la scheda.

12. Obelisco aureliano in piazza del Pincio. 

anno di rierezione: 1822 

altezza: – m. 9,24 ( m.17,2 con basamento)
Geroglifici. 

Provenienza egizia ignota, proveniente dall’area dell’Iseo Campense. 

Geroglifici scolpiti a Roma (decifrati nel 1917). 

Eretto dall’imperatore Adriano di fronte alla sua tomba (nella zona di Via Labicana ), in memoria del diletto Antinoo perito nel 130 d.C. nelle acque del Nilo. 

Spostato da Elagabalo (218-222) per utilizzarlo nel proprio circo ( fuori dell’attuale Porta Maggiore ). 


Abbattuto da Totila nel 547, ricordato da Antonio da Sangallo e da Andrea Fulvio, viene in luce nel terreno dei fratelli Saccoccia che secondo una lapide (attualmente ancora visibile in un’arcata dell’acquedotto) non veritiera l’avrebbero rieretto nel loro podere, dopo vari progetti di sistemazione ( tra i quali uno nei giardini della Villa Barberini) .


Papa Pio VII nella completa riorganizzazione del Pincio, lo fa erigere nel piazzaletto dove si trova tuttora da Giuseppe Marini nell’agosto 1822.