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16/11/22

Una caccia al tesoro negli archivi scopre l'incredibile storia di un pittore ebreo alla Corte dei Medici, nel '600 !

 


C'era un pittore ebreo alla corte dei Medici nel '600, caso unico nella storia dell'arte: il fiorentino Jona Ostiglio (1620/1630-1695), ricordato come artista abile e versatile, capace di acquisire importanti commissioni dai granduchi e da potenti famiglie fiorentine, stimato tanto da far parte, nel 1680, della prestigiosa Accademia delle Arti e del Disegno restando di fatto unico membro ebreo fino al '900. 

L'inedita 'riscoperta' della storia di Ostiglio, per secoli nascosta tra le pieghe della storia dell'arte, la si deve all'ebraista Piergabriele Mancuso e alla storica dell'arte e funzionaria degli Uffizi Maria Sframeli. 

Dice Mancuso: "Una serie di opere e documenti sconosciuti attestano l'attivita' nella Firenze granducale del pittore ebreo Jona Ostiglio, al quale si fa brevemente riferimento per la prima volta in un articolo del 1907 a firma del rabbino, biblista e orientalista Umberto Cassuto". 

La scoperta e' importante non solo per la storia ebraica, ma anche per la storia dell'arte mondiale. 

Inoltre alcune sue opere mature conservate agli Uffizi, alla villa Medicea di Poggio a Caiano, nella chiesa fiorentina di San Michele in San Salvi e alla Farnesina a Roma da oggi non saranno di Anonimo seicentesco ma porteranno nome e attribuzione di Jona Ostiglio

Jona Ostiglio, Natura morta con pesci e granchi 


"Malgrado i limiti imposti dalla Chiesa e dall'Inquisizione, nel '600 i Medici salvarono la vita e le ricerche di Galileo - spiega il direttore degli Uffizi Eike Schmidt - e ora apprendiamo che a un ebreo era permesso esercitare la pittura (attivita' che non rientrava tra quelle permesse ai suoi correligionari), era concesso l'onore di far parte dell'Accademia patrocinata dai granduchi e di ricevere incarichi dalle famiglie nobili piu' in vista. Certamente e' un'acquisizione storica che testimonia l'apertura mentale dei Medici".

Per Ruth Dureghello, presidente della Comunita' Ebraica di Roma, "siamo di fronte a una scoperta eccezionale che documenta, nella sua rarita', quanto la cultura ebraica abbia contribuito nei secoli alla formulazione delle storie che hanno fatto la nostra nazione, anche in quei periodi, come quello illustrato dalla vicenda di Jona Ostiglio, ancora molto distanti dai concetti di integrazione e di dialogo"

13/07/21

Incredibile scoperta in Sudan: Tombe islamiche distribuite come galassie nel cosmo


Le tombe islamiche costruite nei millenni nella regione sudanese del Kessala sono distribuite secondo uno schema simile a quello delle galassie: grazie a un modello statistico usato in astrofisica si e' infatti scoperto che le sepolture sono raggruppate a centinaia intorno a nuclei dove si trovano probabilmente quelle piu' antiche e importanti

Lo dimostra lo studio pubblicato sulla rivista Plos One dai ricercatori dell'Universita' di Napoli 'L'Orientale', della Statale di Milano e dell'Universita' di Newcastle, nell'ambito di una cooperazione internazionale che fa riferimento alla National Corporation for Antiquities and Museum del Sudan. 

Il lavoro, condotto in collaborazione con l'archeologa sudanese Habab Idriss Ahmed, ha preso in esame oltre 10.000 monumenti funerari identificati in un'area di oltre 4.000 chilometri quadrati grazie alle immagini satellitari e alle ricerche sul campo

"Disponevamo di scarsissime fonti scritte e orali circa l'origine delle tombe, che sono migliaia, tutte uguali e non sono mai state scavate", dice all'ANSA il primo autore dello studio, Stefano Costanzo dell'Universita' di Napoli L'Orientale. 

Grazie al modello statistico NCSP (Neyman-Scott cluster process), originariamente sviluppato per studiare la distribuzione di stelle e galassie, e' emerso "che effettivamente le grandi necropoli di 3-4000 tombe celano una struttura a sottocluster che non e' immediatamente identificabile a occhio nudo, ma che con buona probabilita' - afferma Costanzo - si e' formata secondo dinamiche sociali proprie dei gruppi umani del territorio". 

24/01/20

Cranio misterioso a Roma: potrebbe essere di Plinio il Vecchio


E' avvincente come un giallo la storia che, un indizio dopo l'altro, indica che potrebbe essere di Plinio il Vecchio il misterioso cranio conservato nel museo dell'Accademia di Arte Sanitaria di Roma. 

"Finora non abbiamo reliquie di grandi personaggi dell'antica Roma, il cranio potrebbe essere la prima", ha detto il giornalista e storico dell'arte Andrea Cionci, che ha promosso e coordinato due anni di ricerche grazie a donazioni private e alla collaborazione di esperti del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr) e delle universita' Sapienza di Roma, di Firenze e di Macerata.

"Le probabilita' che sia il cranio di Plinio il Vecchio sono molto molto alte, anche se in archeologia non ci sono mai certezze assolute", ha rilevato Cionci, che a Roma ha presentato i nuovi dati nel convegno sui 100 anni dell' Accademia. 

L'unica certezza, ha aggiunto, e' che "dagli studi condotti finora non e' emerso nulla che possa contraddire l'attribuzione a Plinio"

 L'indagine e' stata suggerita a Cionci dagli elementi riportati nel libro di Flavio Russo "79 d.C., Rotta su Pompei", edito dallo Stato Maggiore della Difesa. 

I primi esami, eseguiti da Mauro Brilli, dell'Istituto di Geologia Ambientale e Geoingegneria del Cnr (Cnr-Igag), sono stati quelli relativi agli atomi radioattivi, che restano imprigionati e cristallizzati nello smalto dei denti permanenti non appena questi compaiono: sono indicatori importanti perché gli elementi cui appartengono e le loro quantita' variano a seconda delle zone geografiche. "I risultati sono stati incoraggianti - ha detto Cionci - perche' indicavano un soggetto vissuto in alcune zone dell'Appennino centrale e della Pianura Padana, compresa la citta' natale di Plinio il Vecchio, Como".

Un po' di delusione e' arrivata dopo gli esami condotti da Roberto Cameriere, dell'Universita' di Macerata, che indicavano che il cranio apparteneva a un individuo di 37 anni, mentre Plinio ne aveva 56 al momento della morte. 

Tuttavia molto presto gli esami antropologici hanno indicato alcune differenze fra calotta cranica e mandibola. Sulla base di questo nuovo indizio sono entrati in campo i genetisti: analizzando il Dna esterno al nucleo e che si eredita solo per via materna (Dna mitocondriale), David Caramelli dell'Universita' di Firenze e Teresa Rinaldi dell'Universita' Sapienza hanno scoperto che mandibola e calotta cranica appartenevano a due individui diversi. 

Si e' superato cosi' anche il problema dell'eta': la mandibola apparteneva a un individuo di 37 anni forse di origine africana ma nato in Italia, mentre la calotta cranica a un uomo all'incirca dell'eta' di Plinio il Vecchio. 

"Una pura ipotesi - ha detto Cionci - potrebbe essere che l'individuo piu' giovane fosse uno degli schiavi che avevano sorretto Plinio il Vecchio al momento della morte". 

Ulteriori dettagli, come la posizione in cui era stato trovato lo scheletro e gli ornamenti militari d'oro che aveva indosso lo scheletro stringono ulteriormente il cerchio intorno all'identita' del cranio. La ricerca, in via di pubblicazione da parte dell'Accademia, e' stata possibile grazie al finanziamento di cittadini privati: "hanno fatto delle donazioni attraverso la onlus dell'Accademia, che si trova in uno stato di poverta' assoluta, nonostante gli straordinali reperti che conserva". 

Fonte Enrica Battifoglia per ANSA

12/08/19

Pompei: Dagli Eterni Scavi spunta fuori il Tesoro della Fattucchiera !


Morbide ambre, lucidi cristalli, ametiste. Ma anche bottoni in osso, delicate fayence , scarabei dell'oriente

A Pompei, nella Regio V, la Casa del Giardino restituisce un nuovo strabiliante tesoro: i resti di uno scrigno in legno e metallo colmo di gemme e di amuleti, dalle bamboline alle campanelle, e poi falli, pugni chiusi, persino un piccolo teschio

"Decine di portafortuna accanto ad altri oggetti ai quali si attribuiva il potere di scacciare la malasorte", anticipa all'ANSA il direttore del Parco Massimo Osanna. Si tratta di meraviglie che certo potrebbero essere appartenute alla padrona di casa. Ma non e' detto. Perche' la cassetta si trovava in un ambiente di servizio, lontano dalla stanza da letto della matrona e anche dall'atrio della domus dove gli archeologi hanno ritrovato gli scheletri di dieci persone, praticamente l'intera famiglia, sterminata dalla violenza dell'eruzione mentre tentava di mettersi in salvo. 

Non solo: mancano gli ori che a Pompei tutte le donne amavano esibire e che certamente non potevano mancare nel portagioie di una giovane signora, seppure di media ricchezza.

Le collane contenute nel piccolo forziere sembrano quindi raccontare un'altra storia: "Si potrebbe trattare di monili da indossare per occasioni rituali, piu' che per mostrarsi elegante", ragiona Osanna. Oggetti preziosi, ma in un senso diverso dai gioielli. 

Una raccolta di piccole cose in qualche modo legate alla magia che potrebbero essere state l'armamentario di una persona, forse anche una schiava, dotata di particolari capacita' taumaturgiche e di un rapporto privilegiato con gli aspetti piu' magici del vivere quotidiano. 

Si potrebbe spiegare cosi' questa collezione di strani oggetti che nel mondo romano avevano a che fare con la fertilità, la seduzione, il buon esito di un parto o di un matrimonio, dai falli alle pigne, dalla spiga di grano alle ambre. 

Per il momento si tratta di ipotesi. 

Gli studi sulla Casa del Giardino (la stessa nella quale e' stata ritrovata l'iscrizione che ha cambiato la data dell'eruzione del Vesuvio posticipandola dal 24 agosto al 24 ottobre del 79 d.C) sono di fatto ancora agli inizi. 

Gli oggetti che compongono il tesoretto sono appena stati ripuliti e restaurati e soltanto ora si potra' cominciare ad esaminarli e studiarli uno ad uno. Il team di specialisti del Grande Progetto Pompei sta lavorando per fare luce sulla composizione della famiglia, il primo passo per cercare di ricostruirne la storia.

02/11/18

La strana tribù degli Hemingway, segnata dalla depressione. Un libro.



"Quando mio nonno apri' la porta e vide suo figlio, cioe' mio padre, con i collant da donna, non disse nulla e richiuse la porta. Poi avrebbe detto soltanto 'noi Hemingway apparteniamo a una strana tribu''.

John Hemingway, nipote del grande scrittore, ricorda cosi' in modo toccante un momento difficile della sua famiglia, riportato nel libro "Unastrana tribu'" (Marlin), presentato giorni fa al Caffe' degli Specchi, 70 anni dopo la visita del nonno in quella città e in quel luogo.

Il libro, pubblicato nel 2007 negli Stati Uniti e da allora uscito in tanti Paesi e in Italia soltanto da pochi mesi, e' un ritratto affettuoso ma impietoso della famiglia Hemingway, segnata da un tratto depressivo che "avrebbe portato mio nonno a subire l'elettrochoc, cosi' come mio padre Gregory, piu' volte - racconta John - Mio padre era bipolare, poi all'eta' di 65 anni circa, ha cambiato sesso. Mia madre era schizofrenica, un mio bisnonno si e' suicidato", precisa ancora. 

Insomma, come scrive nell'introduzione del libro Roberto Vitale, "John riesce a mostrare il lato umano e vero di un uomo che ha usato la propria immagine come corazza per proteggersi dalle difficolta' e da quella quotidianita' difficile da affrontare".

Ha avuto il coraggio di "aprire l'armadio di famiglia", come ha detto alla presentazione. Hemingway, uno scrittore che, come ha indicato il docente di Letteratura angloamericana all'Universita' di Trieste Leonardo Buonomo, "con la sua modernita', lo stile monastico e la precisione" ha influenzato "non soltanto la letteratura alta ma anche quella popolare, si pensi ad esempio al noir americano, alla figura del detective di poche parole. E in Italia ancora di piu'".

John oggi vive a Montreal (Canada), ma e' stato a lungo a Milano e conosce bene i luoghi che contribuirono a fare di Ernest uno dei principali scrittori al mondo.

"La guerra combattuta in Italia dove rimase ferito rimanendo miracolosamente vivo, e l'Italia stessa hanno forgiato mio nonno", racconta oggi.

Fonte ANSA

05/10/18

Pompei non finisce mai di stupire: Spunta "La casa del Giardino Incantato"!



Un grande larario vegliato da beneauguranti serpenti, un pavone che fa capolino nel verde, fiere dorate che si battono contro un cinghiale nero come i mali del mondo. E poi ancora cieli baluginanti di cinguettanti uccellini, un pozzo, una vasca colorata, il ritratto di un uomo-cane


Visitato in esclusiva dall'ANSA, eccolo l'ultimo tesoro di Pompei: un giardino incantato, "una stanza meravigliosa ed enigmatica da studiare a fondo", spiega il direttore del Parco Archeologico, Massimo Osanna.




01/06/18

Una grande scoperta: Viene dai Musei Capitolini il dito di bronzo dorato conservato al Louvre !




Appartiene alla mano della colossale statua di Costantino, uno dei capolavori dei Musei Capitolini, il dito in bronzo dorato che dal 1863 il Museo del Louvre possiede nelle sue raccolte. 

Il dito di grandi dimensioni (lungo 38 cm), viene dalla collezione del banchiere romano Giampietro Campana.

La scoperta è stata effettuata nell'ambito del progetto di ricerca sulla tecnica di produzione di grandi bronzi antichi condotto dal Museo del Louvre e dal Centro per la Ricerca e il Restauro dei Musei di Francia. 

La curiosa vicenda ha come oggetto quello che inizialmente ritenuto un dito di piede, mentre si scopre ora che si adatta perfettamente alla mano dell'antica statua in bronzo di Costantino raccolta nel museo italiano

I frammenti della statua bronzea dell'imperatore Costantino, alta 12 metri e risalente al IV secolo, sono tra i più preziosi della collezione romana e includono una testa enorme, una sfera (la leggendaria Palla Sansonis), un avambraccio sinistro e una mano, a cui manca il palmo (che sorreggeva la sfera - si trattava di un unico pezzo di fusione come è stato dimostrato in passato), una parte del medio e la maggior parte del dito indice. 

Appunto. Poco si sa della storia di questo dito prima che arrivasse al Louvre negli anni 1860 insieme ad altri pezzi della collezione del marchese italiano Giampietro Campana. 

Nel 1913, è stato registrato come "dito romano" con il numero di riferimento BR78. È stata la ricercatrice Aurelia Azema a notare le somiglianze: trattasi infatti di un dito fratturato, piuttosto che un dito del piede, e la sua lunghezza, 38 centimetri, si adatta bene a una figura in piedi di circa 12 metri di altezza. L’arcano è stato svelato definitivamente da Benoît Mille, specialista in metallurgia antica presso il laboratorio del Louvre, che ha ripreso lo studio del pezzo per una mostra sulla collezione di Campana, che si aprirà al Louvre a novembre prima di andare all'Hermitage di San Pietroburgo.

 Dito e mano destinati a riunirsi?

fonte ANSA e Exibart

02/05/18

Pompei: tradotti gli antichi graffiti dal latino in italiano e napoletano. E ...sono poesia pura.



Fa il bis, sempre su facebook, il giornalista, scrittore e studioso napoletano Carlo Avvisati che sta traducendo dal latino al napoletano gli antichi graffiti diPompei. 

Questa volta ne ha trascritto uno scoperto da Matteo della Corte, l'inventore dell'Epigrafia pompeiana, sulla parete della "bottega di Successus", in via dell'Abbondanza. 

Si tratta di uno dei graffiti piu' belli e poetici mai rinvenuti in quasi 300 anni di scavi a Pompei.


Questo il testo del graffito in latino che si trova negli scavi archeologici: "Nihil durare potest tempore perpetuo: cum bene sol nituit, redditur Oceano, decrescit Phoebe, quae modo plena fuit, ventorum (alcuni epigrafisti riportano Venerum) feritas saepe fit aura levis..." che in italiano suona: 

"Nulla puo' durare in eterno: il sole che gia' brillo', torna a tuffarsi nell'oceano, decresce la luna che gia' fu piena, la violenza dei venti spesso diventa lieve brezza..."

 In napoletano invece il testo diventa il seguente: "Maie niente camparra' pe' ssempe: 'o sole ca ncielo sbrennette, torna a se stuta' a mmare, ammanca 'a luna, ca chiatta e tunnulella fuie, e 'a tempestata 'e viento spisso se fa comme 'o sciatillo doce...". 

Il Parco archeologico di Pompei, dallo scorso 20 aprile, con cadenza quindicinale, sta pubblicando sul social le traduzioni dei tituli picti, delle scritte musive e dei graffiti trovati durante gli scavi. 

06/04/18

Il Louvre si conferma il Museo più visitato al Mondo - Ma incalzano i Cinesi !



Re Louvre sempre sul trono supera la crisi e risale la china tornando di nuovo sopra agli 8,1 milioni di visitatori, 700 mila in piu' rispetto al 2016, l'anno nero del terrorismo.

Ma il vero exploit e' quello del National Museumof China che con poche presenze in meno (8.062.000) rispetto al blasonatissimo collega francese svetta di colpo al secondo posto della classifica mondiale 2017 stilata dal Giornale dell'Arte con The Art Newspaper, lasciandosi alle spalle il Met di NewYork, che pure ha affrontato le sue crisi di bilancio guadagnando ancora visitatori.

Tant'e', quest'anno anche i Musei Vaticani festeggiano, con 400 mila presenze in piu' che gli valgono la riconquista del quarto posto (un anno fa erano scivolati al quinto, superati dalla National Gallery di Londra).

Mentre nella top 100, dove da sempre figurano alcuni dei piu' importanti musei italiani, dagli Uffizi a Castel Sant'Angelo, entrano alla grande il Complesso Museale del Duomo di Siena (31), Palazzo Reale di Milano che ha ospitato tra l'altro la grande mostra di Caravaggio (71) e finalmente la Reggia di Caserta, complici forse pure le domeniche gratuite lanciate dal Mibact (100).

Insomma, se guerre e terrorismo continuano a fare paura e la crisi economica costringe anche i piu' grandi a rivedere i bilanci, la fame di cultura nel mondo sembra crescere insieme con i numeri globali del turismo.

E l'Oriente, con un trend che va avanti ormai da tempo, si fa spazio, sgomitando anche ai danni delle istituzioni piu' storiche. Nella lista dei primi dieci le variazioni sono minime.

Soffrono un po' i musei londinesi (anche qui la paura del terrorismo puo' aver fatto la sua parte) con il British Museum che scivola dal terzo al quinto posto e la National Gallery che dal quarto precipita all'ottavo.

Escluso il Reina Sofia di Madrid, che con 3,8 milioni di visitatori si deve accontentare dell'undicesimo posto, in discesa come il Prado che con 2,8 milioni e' diciottesimo (era al gradino 14).

Intanto si fa strada il Tokyo Metropolitan Art Museum, che entra al 21/o posto, cosi' come il Museum National de Antropologia di Citta' del Messico, che con 2 milioni 336 mila presenze e' 24/o, seguito al 30/o da un altro museo cittadino, il Museum National de Historia (2.135.465).

E se a Firenze gli Uffizi perdono una posizione scendendo al 26/o posto e la Galleria dell'Accademia ne cede due (al 37/o con 1,6 milioni), un destino analogo al museo dell'Acropoli di Atene (1,5 milioni di visitatori, e' 40/o, nel 2016 era al 36/o posto), guadagna invece ben 11 posizioni il National Museum of Western Art di Tokyo, 43/o con 1,4 milioni di visitatori.

Quanto alla classifica italiana, i primi posti sono gli stessi di sempre, al top inossidabili gli Uffizi, con 2 milioni 235 mila visitatori, seguiti dalla Galleria dell'Accademia di Firenze e dal Museo di Castel sant'Angelo, primo dei romani.

Tra i siti archeologici domina il Colosseo, da sempre il monumento piu' gettonato, che nel 2017 ha sfondato il muro dei 7 milioni di visitatori, seguito da Pompei con 3 milioni 418 mila (anche qui oltre un milione in piu' rispetto a pochi anni fa) e a sorpresa dalla Valle dei templi di Agrigento con 867 mila.

Guardando ai 32 super musei voluti da Franceschini (quelli a gestione autonoma) in testa c'e' sempre l'Anfiteatro Flavio, seguito dal complesso Uffizi, Pitti, Boboli (3 milioni 825 milioni) e poi da Pompei e dalla Galleria dell'Accademia.

Agli ultimi posti la Galleria Nazionale dell'Umbria di Perugia (59 mila visitatori) e il Parco dell'Appia Antica (48 mila) con tutta probabilita' penalizzato dalla mancanza di uffici e personale. 

Una classifica valuta anche chiese, abbazie e complessi museali: qui dominano i toscani, primo assoluto il Duomo di Siena con 2,1 milioni di visitatori, seguito a distanza dal Duomo di Firenze (725 mila) e da Santa Maria Novella (450 mila).

02/04/18

Nuove scoperte rendono ancora più fitto il mistero sulla Materia Oscura dell'Universo.


Si infittisce il mistero sulla materia oscura dopo la scoperta della prima galassia priva di questa componente invisibile. 

Pubblicata sulla rivista Nature, la scoperta si deve ai ricercatori coordinati da Pieter van Dokkum, dell'universita' americana di Yale. 

Distante 65 milioni di anni luce, la galassia si chiama NGC1052-DF2 e la sua scoperta "e' sorprendente perche' non ci aspettiamo differenze nelle galassie" ha rilevato il vicepresidente dell'Istituto Nazionale di FisicaNucleare (Infn), Antonio Masiero. 

Nello stesso tempo, ha aggiunto, "il dibattito sulla materia oscura si fa ancora piu' vivo e intrigante, soprattutto sull'interazione che c'e' tra materia oscura e materia ordinaria". 

Questo aspetto infatti aiuterebbe a comprendere perché ci siano galassie senza materia oscura. Si pensa che le galassie si formino a partire da un grumo di materia oscura, che attirerebbe il gas da cui poi nascerebbero le stelle, e questa componente misteriosa rimarrebbe poi dominante

Questa infatti occupa il 25% dell'universo, contro il 5% della materia ordinaria, di cui sono fatti stelle, pianeti ed esseri umani. 

Questa sostanza non e' mai stata osservata direttamente, ma la sua esistenza e' ipotizzata dagli effetti che ha sulla materia ordinaria: "per esempio le stelle nelle periferie delle galassie ruotano piu' velocemente di quanto dovrebbero e questo fenomeno e' spiegato dalla materia oscura che, con la sua forza gravitazionale, darebbe velocita' alle stelle" ha spiegato Masiero. 

Proprio osservando le stelle della galassia NGC1052-DF2, gli astrofisici non hanno notato anomalie, concludendo che non vi sia traccia di materia oscura. 

27/11/17

151 nuove grandi opere entrano nei Musei Italiani ! Da Courbet a Carracci, da Severini a Carrà .

San Michele Arcangelo, Stefano Maria Legnani, detto il Legnanino

Un'onda che si infrange nera sull'oro di una spiaggia deserta, sotto il cielo livido di un tramonto che e' quasi notte: e' l'intensa marina di Gustave Courbet, che andra' ad arricchire la collezione della Galleria D'arte moderna e contemporanea di Roma, come l'imponente Allegoria sul lavoro di Carlo Carra' appena acquisita per la Pinacoteca di Brera o la tenera, bellissima Santa Prassede di Antonio Carracci, salvata due anni fa da una vendita all'estero, che si puo' ora ammirare a Bologna, nelle sale della Pinacoteca nazionale. 

Tra il 2016 e il 2017 sono 151 le opere d'arte comprate dal ministero dei beni culturali e destinate a musei e istituti culturali statali. Acquisizioni particolari, perche' si tratta di tele ma anche sculture, fotografie , porcellane, per un totale di quasi 4 milioni di euro, che lo Stato e' riuscito ad aggiudicarsi, grazie alle segnalazioni delle soprintendenze o quelle dell'ufficio esportazione, agendo in prelazione sulle compravendite private o in acquisto coattivo per evitare che venissero vendute all'estero e disperse. 

"Arte restituita ai cittadini", dice il ministro Franceschini, rivendicando l'importanza per la tutela del patrimonio del fondo ministeriale dedicato a queste acquisizioni, le cui risorse nella legge di bilancio 2018 "sono state aumentate di altri 4 milioni di euro". E al ministro arrivano questa volta anche gli applausi dello storico dell'arte Tomaso Montanari, animatore del cartello di associazioni Emergenza Cultura. "E' una buona notizia che ricorda agli italiani che esistono e resistono le soprintendenze che Franceschini questa volta ha ascoltato", commenta all'ANSA il critico militante, Presidente di Giustizia e Liberta'. 

A scorrerne l'elenco nella serie di schede compilate dai tecnici del mistero, le opere acquisite dalla Direzione generale archeologia belle arti e paesaggio con il parere favorevole del Comitato tecnico scientifico Belle Arti, fanno l'effetto di un eterogeneo tesoro, dove alle tele del Cinquecento si mescolano i piatti di porcellana con lo stemma reale, capolavoro settecentesco della Manifattura Ginori di Doccia. E persino armi, come la particolarissima "Corseca", una sorta di lancia in ferro degli inizi del XVI secolo affidata al Polo Museale dell'Emilia Romagna per il Castello di Torrechiara a Langhirano. E ancora, c'e' una collezione etnografica di quasi cento pezzi fatta di delicate statuine in legno, fibre vegetali, argilla, conchiglie che ora andra' ad arricchire la collezione del Museo Preistorico Pigorini di Roma. 

Ma anche una serie di disegni di Gino Severini - pure questi come la Santa Prassede di Carracci fermati dall' Ufficio Esportazioni- che sono entrati a far parte della collezione del Gabinetto Disegni e stampe degli Uffizi. Cosi' come il tenero polittico a otto comparti dipinto dal trecentesco Taddeo di Bartolo per la chiesa di San Domenico da Gubbio: acquistato in prelazione grazie ad una segnalazione della soprintendenza, tornera' a Gubbio, dove fara' parte dei tesori del Museo di Palazzo Ducale. 

A Roma, sempre su segnalazione della soprintendenza, la Galleria Nazionale di Palazzo Barberini si e' aggiudicata uno splendido ritratto di Abbondio Rezzonico di Pompeo Batoni. A Venezia la Galleria dell'Accademia si arricchisce di un autoritratto del secentesco Pietro Bellotti. 

All'Archivio di Stato di Milano , infine, viene destinata una storica immagine fotografica del 1893 che ritrae insieme Puccini, Mascagni e Franchetti, mentre a Torino i Musei Reali acquisiscono un 'drago da passeggio' di Carlo Mollino in carta pieghettata e dipinta, vetro e legno. Tutte opere strappate a oblio e dispersione. Il compito del Mibact pero', sostiene Montanari, non e' finito: "Per essere tutelate, per vivere davvero - avverte- queste opere hanno bisogno ora di giovani storici dell'arte assunti a tempo indeterminato che le conservino, le studino, le restituiscano alla conoscenza di tutti". 

15/11/17

Dal Kilimangiaro alle Barriere Coralline: il clima minaccia le meraviglie del mondo.




Dal Kilimangiaro in Africa alle barriere coralline dell'Oceano indiano e dell'Australia: sono sempre di piu' le meraviglie del pianeta a rischio sopravvivenza a causa del cambiamento climatico. 

A lanciare l'Sos e' l'Unioneinternazionale per la conservazione della natura (Iucn) che per la prima volta dal 2014 aggiorna la sua valutazione sullo stato di salute dei siti naturali Patrimonio dell'umanita' affermando che in tre anni i luoghi a rischio sono quasi raddoppiati, passando da 35 a 62. 

 Presentato a Bonn, in Germania, dove e' entrata nel vivo la Conferenza Onu sul clima (Cop23), il rapporto evidenzia le molteplici minacce ai siti naturali Patrimonio, dalle specie aliene al turismo non sostenibile, ma l'imputato numero uno e' il clima

A preoccupare sono gli effetti del cambiamento climatico, come lo sbiancamento dei coralli che e' conseguenza del riscaldamento delle acque degli oceani o lo scioglimento anomalo di ghiacci legato al 'global warming' che galoppa. 


Non a caso ecosistemi come le barriere coralline e i ghiacciai sono tra i piu' minacciati, spiega lo Iucn, oltre a zone umide, delta bassi, permafrost e siti esposti a incendi

Tra l'altro anche la diffusione di specie invasive e' comunque aggravata dai cambiamenti di clima che in alcuni casi ne favoriscono proliferazione in zone altrimenti non adatte. Gli impatti del clima che cambia, sottolineano gli esperti, si fanno sentire su un quarto di tutti i 241 siti valutati. Nel 2014 pesavano "solo" per un sito su 7. L'analisi indica che c'e' "significativa preoccupazione" per il 29% dei siti naturali Patrimonio mondiale, mentre per il 7% c'e' una valutazione "critica". Tra questi ci sono il Parco nazionale delle Everglades negli Stati Uniti e il lago di Turkana in Kenya. 

L'Italia per fortuna ne esce abbastanza bene. Tra i siti della penisola l'Etna figura tra quelli in "buono stato", mentre per le Eolie e le Dolomiti ci sono "alcune preoccupazioni". Valutazioni invariate rispetto al 2014. Inger Andersen, direttore generale dello Iucn, richiama l'attenzione dei rappresentanti dei governi e dei leader mondiali riuniti a Bonn: "Servono impegni urgenti, ambiziosi e azioni per attuare gli accordi di Parigi". Contenere il riscaldamento globale e' considerato prioritario. Ieri gli scienziati hanno evidenziato il ritorno alla crescita delle emissioni di anidride carbonica, il gas serra principale responsabile del "global warming". Un "pericolo" per gli obiettivi di Parigi, ha detto oggi via Twitter il segretario dell'Onu Antonio Guterres, appellandosi agli Stati affinche' si impegnino di piu' sulla tutela ambientale. Domani e' atteso a Bonn insieme ad Angela Merkel e ad Emmanuel Macron. 

27/10/17

Grazie ai mecenati di Danimarca, riemergerà nella sua interezza lo spettacolare Foro di Cesare !


Il Foro di Cesare riemergera' nella sua interezza entro il 2021

Ad 'inaugurare' l'ultimo intervento archeologico che sara' realizzato a Roma grazie al mecenatismo e' la sindaca Virginia Raggi insieme alla regina di Danimarca, Margrethe II

La prima cittadina accompagna la monarca danese sul luogo del futuro scavo, reso possibile grazie alla Fondazione Carlsberg di Copenhagen che ha destinato all'iniziativa 1,5 milioni. 

Al tour tra i resti dell'antica Roma hanno preso parte anche l'ambasciatore di Danimarca a Roma Erik V. Lorenzen e il sovrintendente capitolino ai Beni Culturali Claudio Parisi Presicce che illustra gli step del progetto: "Cominceremo con un saggio di scavo su circa 400 metri quadrati e pensiamo che quest'area restituira' i resti del portico orientale del Foro Cesare. Se sono ben conservati per poterlo ricomporre, lo faremo e si continuera' lo scavo fino al tempio di Venere Genitrice - prosegue -. Con questo intervento, che si dovrebbe concludere nel 2021, si potra' recuperare il Foro di Cesare nella sua interezza. Oggi un quinto e' ancora sommerso. Speriamo anche che da questo scavo emergano anche altre tombe dell'eta' del bronzo"

 Per lo scavo finalizzato all'ampliamento del Foro proprio la Sovrintendenza nel mese di marzo ha siglato una convenzione con l'Accademia di Danimarca del valore di 1.500.000 di euro erogato dalla Fondazione Carlsberg di Copenhagen

"Essere qui oggi significa qualcosa soprattutto per le persone interessate a fare questo scavo - ha detto la regina Margrethe II -. Mi piace molto l'archeologia, vedere come si viveva un tempo puo' insegnarci come vivere oggi". "Desidero rivolgere un caro saluto alla regina di Danimarca - le parole di Raggi -. Siamo felici di accoglierla nel cuore della Capitale d'Italia, che custodisce un patrimonio e una bellezza che l'hanno resa famosa nel mondo. Un patrimonio culturale, immenso e inestimabile, verso cui lei mostra tanto amore e attenzione. Voglio esprimere un sincero ringraziamento per la generosita' e sensibilita'" dimostrata. 



05/09/17

Cominciate a segnare sull'agenda: Una mostra strepitosa su Van Gogh a Vicenza, ad Ottobre.



La nascita e la formazione del genio di Van Gogh attraverso 43 meravigliosi dipinti e 86 straordinari disegni: e' la grande mostra allestita dal 7 ottobre all'8 aprile negli spazi della Basilica Palladiana di Vicenza

In primo piano, un focus mai fatto prima d'ora dei cinque anni di permanenza in Olanda, quando il dolore e la disperazione del vivere diventano per l'artista le uniche modalita' dell'esistenza, da cui pero' scaturiranno le sue immagini, le sue visioni, il suo colore. 

Con il titolo 'Van Gogh. Tra il grano e il cielo',l'importante esposizione segna il ritorno di Marco Goldin aVicenza con una selezione strepitosi capolavori, resa possibile grazie all'apporto decisivo di quello scrigno vangoghiano che e' il Kroller-Muller Museum in Olanda e ai prestiti concessi da una decina di musei internazionali.

La mostra, "con un taglio del tutto diverso rispetto ad altre che ho curato su o attorno a Van Gogh negli ultimi quindici anni - sottolinea lo storico dell'arte - studia dapprincipio, e in modo approfondito, i cinque anni della permanenza olandese dell'artista, nel Brabante, da Etten nella primavera del 1881 fino all'autunno del 1885 a Nuenen. Ma anche i mesi meravigliosi trascorsi nell'autunno del 1883 nella regione del Drenthe, quella piu' amata dai paesaggisti olandesi e nella quale Van Gogh realizza alcuni fogli di squisita eleganza". 

 Il percorso espositivo ideato dal curatore punta proprio a "fare entrare nel laboratorio dell'anima di Van Gogh, in quel luogo segreto, solo a lui noto, nel quale si sono formate le sue immagini. Spesso nella condivisione dei temi in primo luogo con Jean-Francois Millet e poi con gli artisti della cosiddetta Scuola dell'Aia, una sorta di versione olandese della Scuola di Barbizon". 

Dando grande spazio al disegno, da cui Van Gogh parti' quando decise di votarsi interamente all'arte, al modo dei celebrati maestri dell'antico. 

 Ma la mostra, dopo l'inedito approfondimento sugli esordi olandesi, proseguira' con i dipinti piu' famosi del maestro, per far comprendere quanto quella lunga formazione da autodidatta sia stata in realta' l'"indispensabile grammatica, della mano e dello spirito, per accendere quel colore nuovo che Van Gogh ha fatto vibrare come luogo di un cuore turbato e di un'anima lacerata". 

Una profondita' di indagine e ricerca che si riversera' in qualunque tipo di immagine prenda corpo sulla tela, dagli interni dei ristoranti parigini ai ritratti, dalle nature morte al ponte levatoio appena fuori Arles, fino agli ulivi di Provenza o ai campi di grano ad Auvers. 

 Ecco dunque sfilare nella Basilica Palladiana i quadri piu' conosciuti del periodo parigino e di quello provenzale, tra Arles e Saint-Remy, e dei 70 giorni conclusivi della sua vita a Auvers-sur-Oise, dove morira' alla fine di luglio del 1890

Protagonista e' sempre piu' la natura, diventa il luogo della sua tormentata interiorita', uno "spazio - conclude Goldin - riempito di colori, di visioni, di sogni, di urla e di strepiti. Di sospiri e respiri singhiozzanti, di improvvise e cosi' brevi accensioni di felicita'. Quello spazio che solo Van Gogh, prima e poi, ha saputo dipingere in questo modo". 

01/09/17

800 Km a piedi da Aquileia a Belgrado ! Una archeologa italiana riscopre le antiche strade dell'Impero Romano.




Quasi ottocento chilometri a piedi, lungo l'antica strada romana da Aquileia a Belgrado. Li percorrera' l'archeologa Sara Zanni, che domani, sabato 2 settembre partira' alle 7.30 da Aquileia, localita' Monastero. 

Zanni compira' 28 tappe lungo l'itinerario storico, attraversando Italia, Slovenia, Croazia e Serbia in un mese. 

L'archeologa e' ricercatrice dell'Universita' di Bordeaux e il cammino fa parte del progetto di ricerca RecRoad, finanziato dalla Commissione Europea con una Borsa Marie Curie, per la ricostruzione dell'itinerario romano da Aquileia a Belgrado, lungo il corso del fiume Sava. 

La mappatura, frutto di due anni di lavoro, sara' pubblicata e messa a disposizione tramite l'integrazione dei dati nell'atlante online dell'Adriatico predisposto dal progetto AdriAtlas e su piattaforme open-source

"Grazie alle fonti - spiega Zanni - possiamo ricostruire il percorso della strada, ma mai prima d'ora si era tentato di ricostruire nel dettaglio l'itinerario utilizzando tutte le tecnologie attualmente a disposizione. L'asse viario fu una delle strade principali durante l'Impero romano e collegava l'area delle Venezie con la Pannonia Superiore e il confine danubiano".





09/08/16

Hitler a Roma: un docufilm presentato a Venezia incentrato sulla figura di Bianchi Bandinelli.

nella foto Mussolini, Hitler e Ranuccio Bianchi Bandinelli in visita al Museo Nazionale Romano


Un docu-film sullo storico dell'arte Ranuccio Bianchi Bandinelli, costretto a far da guida a Hitler e Mussolini nel primo viaggio in Italia del Fuhrer, entra a far parte nel programma della 73/a Mostra del Cinema diVenezia, il programma dal 31 agosto al 10 settembre. 

La Biennaledi Venezia presenta, in collaborazione con le Giornate degli Autori - Venice Days, il film documentario di Enrico Caria 'L'uomo che non cambio' la storia', liberamente ispirato al diario di Bandinelli "Il viaggio del Fuhrer in Italia", e realizzato grazie alle immagini d'archivio dell'Istituto Luce - Cinecitta'. 

 "Bianchi Bandinelli e' figura notissima fra gli storici dell'arte e gli archeologi italiani - spiega il direttore della Mostra, Alberto Barbera - Meno noto il fatto che, costretto a far da guida a Hitler e Mussolini in occasione del primo viaggio in Italia del Fuhrer, si fosse interrogato sull'opportunita' di organizzare un attentato per togliere di mezzo gli ingombranti dittatori. Caria ricostruisce con ironia e precisione documentale l'incredibile vicenda, che suscita ancora oggi interrogativi di grande attualita'". 

 Enrico Caria e' un regista, scrittore e giornalista italiano. E' anche vignettista e giornalista per varie testate; e' sceneggiatore per la radio, la televisione e il cinema. 

Bianchi Bandinelli (1900-1975) ha notevolmente contribuito al rinnovamento degli studi di archeologia e arte antica in Italia, in contatto con la cultura europea del suo tempo

Nel 1938 fu incaricato dal Ministero della cultura popolare di svolgere la funzione di guida in occasione della visita a Roma e Firenze di Hitler. 

Accetto' in seguito di tenere conferenze in Germania e di svolgere un'analoga funzione per la visita a Roma di Hermann Goering. 

L'anno successivo rifiuto' la direzione della Scuola Archeologia italiana di Atene, dalla quale era stato appena rimosso il direttore ebreo Alessandro Della Seta, e nel 1942 rifiuto' un incarico del Ministero per l'insegnamento a Berlino. Manifesto' quindi una decisa opposizione al fascismo, con la partecipazione al movimento clandestino liberal-socialista. Nel dopoguerra ha insegnato all'universita' di Roma fino al 1964. 

12/05/16

Dopo due anni torna a splendere la 'Galleria dei Candelabri' dei Musei Vaticani.



Dopo un intervento di restauro durato oltre due anni, torna a splendere la Galleria dei Candelabri, nel cuore dei Musei Vaticani, ogni giorno attraversata dalle migliaia di persone che si recano alla Cappella Sistina. I lavori hanno riguardato non solo il degrado delle pitture ottocentesche di questo corpo architettonico edificato gia' a partire dalla seconda meta' del nel '500, ma hanno hanno affrontato e risolto la problematica costituita dall'eterogeneita' dell'esecuzione delle pitture, al fine di riconsegnare la Galleria alla sua piena integrita' estetica.

Il restauro e' stato presentato dal direttore dei Musei Vaticani Antonio Paolucci, dal curatore della Collezione d'Arte Contemporanea Micol Forti, dal responsabile del Cantiere di restauro Francesca Persegati e da Padre Mark Haydu, dei Patronsof the Arts in the Vatican Museums che hanno finanziato l'intervento. Per la precisione, i circa 700.000 euro necessari per il restauro nel suo insieme sono arrivati da Connie Frankino, dei Patrons dell'Ohio, che ha sponsorizzato l'opera in memoria del marito Sam attraverso la Fondazione di famiglia.

Il non facile intervento, ha detto Micol Forti, ha richiesto un'organizzazione in grado di portare a termine i lavori senza mai chiudere quegli ambienti sempre affollati e sopratutto la sinergia di numerose, diverse competenze. La Galleria dei Candelabri, quando venne progettata e realizzata, si presentava infatti come una loggia aperta e solo nel 1785 Pio VI la fece chiudere per preservare in modo ottimale le sculture di epoca romana li' collocate. Il corridoio, lungo oltre 70 metri, fu scandito in sei campate con l'inserimento di arcate sostenute da coppie di colonne doriche e aperture laterali, dove trovarono posto dei grandi Candelabri in marmo bianco, che diedero il nome alla Galleria. 

L'ambiente rimase invariato fino a quando papa Leone XIII (1878-1903) decise di abbellirlo con dipinti che avrebbero avuto il compito di sviluppare le linee programmatiche del suo pontificato, aperto, ha ricordato la Forti, alle trasformazioni sociali dell'epoca.

I lavori furono avviati nel 1883 con la realizzazione di un nuovo pavimento in marmo, mentre per la vasta decorazione pittorica furono chiamati artisti quali Annibale Angelini, Domenico Torti e Ludovico Seitz, che ha dipinto le splendide scene della quarta campata, la piu' grande della Galleria, nonche' i monocromi della quinta e della sesta. Sono appunto le sue pitture quelle qualitativamente piu' alte, ricche di reminiscenze raffaellesche, aggiornate pero' da un sentimento romantico e da un'accurata messa in scena. Non mancano inoltre dei veri gioielli, come il paesaggio di una Roma ideale, alle spalle delle due eleganti personificazioni dell'Arte pagana e dell'Arte cristiana. Qui, il Colosseo e il Colle Palatino, la Basilica di San Pietro e San Giovanni in Laterano, fino al Cortile della Pigna dei Musei Vaticani, sono uniti da un'atmosfera morbida e crepuscolare.

La visione del pontefice che emano' l'enciclica 'Rerum Novarum', ha spiegato Micol Forti, mirava anche a definire il ruolo della Chiesa in accordo con lo sviluppo delle scienze e dell'arte. Cosi' le pitture a secco di Seitz hanno immortalato le arti maggiori e quelle minori, fra cui compare anche la fotografia, che aveva preso piede da pochi decenni. Una decorazione indubbiamente di pregio quella voluta da Leone XIII, che pero' negli ultimi decenni ha subito un forte degrado.

Gli sbalzi climatici degli ultimi tempi, ha aggiunto Francesca Persegati, la mancata impermeabilizzazione del tetto, l'esposizione continua ai raggi solari ha determinato problemi strutturali e alle pitture. Per ripulire le ampie superfici decorate a monocromi, ha proseguito la restauratrice, sono stati sperimentati molti materiali, ma la scelta e' caduta su una spugnetta per make-up, che ha consentito di non macchiare le superfici e restiuire la Galleria dei Candelabri all'antico splendore.

19/04/16

Archeologia: Una splendida villa romana riemerge da scavi nel Wiltshire in Inghilterra.



I resti di un'antica villa romana suddivisa in diversi spazi sono riemersi "per caso" dalle profondita' della storia in un giardino del Wiltshire, in Inghilterra, dove il padrone della proprieta' di campagna in cui e' stata fatta la clamorosa scoperta stava interrando alcune linee elettriche per far giocare i suoi bambini senza pericolo. 

 Alle prime avvisaglie di quello che stava saltando fuori, riferisce la Bbc, il proprietario del terreno, Luke Irwin, ha chiesto aiuto

E i successivi scavi hanno confermato tutto, rivelando resti "straordinariamente ben conservati" incluso un mosaico pressoche' intatto. 

Secondo gli archeologi di Historic England si tratta di una scoperta "senza precedenti negli ultimi anni". Una delle ville romane piu' grandi riportate alla luce in Inghilterra, simile per dimensioni e pregio a quella di uno dei siti piu' famosi del Regno Unito: quello di Chedworth, nel Gloucestershire.



02/03/16

Il Giardino di Matisse, dal 5 marzo al 23 aprile al Palaexpo (Gratuita).



Mentre le sue forbici correvano sul foglio, fantasticò su come deve sentirsi un uccello quando vola. E mentre ritagliava, Matisse si senti' come se anche lui stesse volando.. 

Parte da un libro una piccola, preziosa mostra-laboratorio pensata per i bambini che il Palazzo delle Esposizioni a Roma apre dal 5 al 22 maggio nello spazio Fontana

Intitolata Il Giardino di Matisse, la rassegna, gratuita e aperta a tutti, si incentra sulle tavole originali dell'omonimo volume (pubblicato da MoMa con Fatatrac) con il poetico testo di Samantha Friedman e le illustrazioni di Cristina Amodeo. 

E come il libro, racconta la passione di Matisse per i collage, l'arte che il grande pittore francese dei fauves sperimento' soprattutto negli ultimi anni della sua vita, quando la malattia lo aveva costretto su una sedia a rotelle. 

Matisse fotografato da Cartier-Bresson


 Il libro, nato in occasione della mostra Henri Matisse: the Cut Outs, inaugura un nuovo progetto del MoMA che prevede la pubblicazione di un albo per ogni grande esposizione legata alla sua collezione e la diffusione dei nuovi titoli in altri paesi, cercando di volta in volta la collaborazione di una casa editrice, in Italia Fatatrac - edizioni del borgo, che possa collaborare all'intero progetto.

 Insieme alla mostra - che accoglie anche una serie di riproduzioni delle opere del grande pittore francese - anche un ricco calendario di eventi a cura dei Servizi Educativi-Laboratorio d'Arte del Palazzo delle esposizioni. 

Tra questi, laboratori gratuiti per i piu' piccoli, prenotabili sia per il pomeriggio del 5 marzo, sia per il 23 aprile in occasione della Giornata mondiale del libro e del diritto d'autore.

25/11/15

Habermas: "Il fondamentalismo non è una religione".





Non c'e' alcun bisogno di reagire a un pericolo fittizio come l'asservimento a una cultura straniera, che secondo qualcuno ci sta minacciando. Il pericolo e' ben piu' concreto: secondo il filosofo tedesco JurgenHabermas, la societa' civile deve guardarsi dal sacrificare sull'altare della sicurezza le virtù democratiche di una societa' aperta: la liberta' degli individui, la tolleranza verso la diversita' delle forme di vita, la disponibilita' a immedesimarsi nelle prospettive altrui. 

Nel suo modo di esprimersi - afferma Habermas in un'intervista a Le Monde riportata da Repubblica - il fondamentalismo jihadista ricorre a tutto un codice religioso, ma non e' affatto una religione. Al posto dei termini religiosi di cui fa uso potrebbe usare qualunque altro linguaggio devozionale, o anche mutuato da una qualunque ideologia che prometta una giustizia redentrice

Spera che gli attacchi a Parigi non cambino l'atteggiamento della Germania sui rifugiati: Siamo tutti sulla stessa barca. Il terrorismo e la crisi dei rifugiati costituiscono sfide drammatiche, forse definitive, ed esigono solidarieta' e una stretta cooperazione che le nazioni europee non si decidono ancora ad avviare.