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20/11/22

Quel giorno che Lauro De Bosis fece la sua impresa antifascista nel cielo di Roma - Un libro di Giovanni Grasso oggi lo ricorda

 


Un volo per la liberta' del popolo italiano dal regime fascista. 

È quello che ha compiuto su Roma nel 1931 l'intellettuale antifascista Lauro de Bosis, un nome forse sconosciuto ai più e che tutti potranno conoscere grazie al romanzo storico scritto da Giovanni Grasso, che oltre ad essere giornalista e scrittore è il portavoce del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, dal titolo 'Icaro, il volo su Roma', edito da Rizzoli Libri. 


Il volume è stato presentato a Bookcity Milano, la manifestazione dedicata ai libri e alla lettura, dall'autore insieme a Mario Calabresi e Filippo Nassetti, autore di un altro libro dedicato al volo e ai piloti, 'Molte aquile ho visto in volo', Baldini+Castoldi. 

L'intellettuale antifascista che sorvolò Roma dopo avere preso solo dieci lezioni di volo e il brevetto, beffando clamorosamente il regime, morì poi nel Tirreno al termine della sua traversata per la liberta'. 

Lauro de Bosis "era partito da un aeroporto vicino a Marsiglia il 3 ottobre del 1931 - ha raccontato Grasso - e passando sulla Corsica era arrivato sopra Roma e l'aveva pacificamente bombardata con migliaia di volantini antifascisti invitando la popolazione a ribellarsi. Poi il suo aereo e' sparito e il suo corpo non e' mai stato ritrovato, aveva 31 anni. La sua e' una fine da eroe greco". 


Per scrivere il libro Giovanni Grasso si è servito di documenti storici e, dove questi non erano disponibili, ha romanzato. "Lauro non e' mai stato ricordato tra gli eroi antifascisti, una storia cosi' bella e' rimasta sconosciuta. A 31 anni lui si e' sacrificato per la liberta' dell'Italia - ha ricordato -. Il suo era l'antifascismo di un letterato ma era stato isolato dagli altri antifascisti per la sua convinzione che fosse necessario togliere l'appoggio al regime di esercito, chiesa e del re. Il suo e' stato un antifascismo molto piu' profetico di altri"

Oggi a Roma una piazza ricorda Lauro de Bosis, quella di fronte alla sede del Coni, dove si trova anche la stele con la scritta Dux, ironia della sorte. 

"Anche oggi c'è questo tentativo revisionista secondo cui le leggi razziali e la guerra furono i grandi errori di Mussolini e che in fondo se non fosse stato per queste cose poteva anche andare bene - ha concluso Grasso - . Le leggi razziali e la guerra erano nella logica del fascismo, una logica di conquista e di potere". 

31/01/19

Gobetti, vittima del Fascismo: 3 brani per non dimenticare.



Di questi tempi, è bene ricordare le vicende del nostro passato - non così lontane come sembrano.

Il 5 settembre 1924, mentre sta uscendo di casa, Piero Gobetti, giornalista, filosofo, editore e traduttore, all'epoca ventiquattrenne, viene aggredito sulle scale e selvaggiamente picchiato dalle squadracce fasciste. 

Costretto a espatriare in Francia con la moglie Ada Prospero, conosciuta a quindici anni, nel febbraio del 1926 Piero, mai più riavutosi dalle ferite, muore. 

Ada rimane sola, con il bambino Paolo di pochi mesi. Queste le strazianti parole di Ada, sul suo diario, scritte nel settembre del 1926:

"Non è vero, non è vero: tu ritornerai. Non so quando, non importa, non importa. Ritornerai e il tuo piccolo ti correrà incontro e tu lo solleverai tra le tue braccia. E io ti stringerò forte forte e non ti lascerò più partire, mai più. È un vano sogno, tutto questo, una prova a cui hai voluto pormi: tu mi vedi, mi senti: e io saprò mostrarmi degna del tuo amore. Quando ti parrà che la prova sia durata abbastanza, tornerai per non più lasciarmi. Saranno passati molti anni ma immutati splenderanno i tuoi occhi e ritroverò le espressioni di tenerezza della tua voce. Mio caro, mio piccolo mio amore, ti aspetterò sempre: ho bisogno di attenderti per vivere". 

Questi due tra i tanti brani scritti da Piero Gobetti, che gli valsero la persecuzione e l'uccisione da parte dei fascisti. Incredibile la lucidità di questo giovane, tanto più che Piero scrisse questo soltanto un anno dopo la Marcia su Roma e l'avvento al potere di Mussolini:


"Il mussolinismo è [...] un risultato assai più grave del fascismo stesso perché ha confermato nel popolo l'abito cortigiano, lo scarso senso della propria responsabilità, il vezzo di attendere dal duce, dal domatore, dal deus ex machina la propria salvezza."  

"Egli [Benito Mussolini] non ha nulla di religioso, sdegna il problema come tale, non sopporta la lotta con il dubbio: ha bisogno di una fede per non doverci più pensare, per essere il braccio temporale di un'idea trascendente. Avrebbe potuto riuscire il duce di una Compagnia di Gesù, l'arma di un pontefice persecutore di eretici, con una sola idea in testa da ripetere e da far entrare "a suon di randellate" nei "crani refrattari". "

Entrambi i brani sono tratti da: Piero Gobetti, 'La rivoluzione liberale.'

13/12/10

Leonessa, 7 aprile 1944






Leonessa, 7 aprile 1944

Lo scuro tempo del presagio giunse,
senza rinvio e senza scelta
si fermò un istante la fila dei coscritti
la morte li attendeva
nel trascolore delle camice brune
come i fianchi dei monti amati
ancora occupati dall’inverno.
Piansero i derelitti,
pianse mio padre
per i suoi spersi diciannove anni
pianse un passaggio di nuvole
scure oltre il crinale del lungo valle
piansero le madri e le sorelle,
in un soffio si dipinse
nel silenzio smorzato dell’altopiano
la bellezza crocefissa
di vite scialate.
Oggi, che queste nuvole
sembrano
di carta, che ogni parola
appare suono falso
di conchiglia
ripenso e credo
allo sguardo intransigente
di chi è morto. Nel temporale
ascolto la voce
dei trapassati:
è forte e non si schioda
dal punto che è questo
e sempre rimane
come un sasso nel lago
per noi mortali
che non sappiamo
fare i conti con gli sbagli
di una tradita umanità.

Fabrizio Falconi