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26/11/13

Auschwitz, 28 maggio 2006 (VIDEO) - un ricordo.





Questo video è stato girato il 28 maggio del 2006, intorno alle sette del pomeriggio.

Quel giorno si verificò uno strano cortocircuito della storia.  Un papa tedesco, Joseph Ratzinger, il primo papa tedesco della storia, visitò il campo di Birkenau-Auschwitz, in territorio polacco, durante la visita in Polonia (dal 25 al 28 del 2006), quasi esattamente un anno dopo la sua elezione al soglio papale. 

Polacco era il papa che aveva preceduto Ratzinger sullo stesso soglio.

Karol Wojtyla era infatti nato nel 1920 a Wadowice. Esattamente a 34,8 km dal luogo - nella cittadina di Oświęcim - dove i tedeschi, ventitre anni dopo crearono il campo di sterminio di Birkenau-Auschwitz.

Durante la guerra Karol era entrato nel seminario clandestino diretto dal cardinale Sapieha, arcivescovo di Cracovia.  Nel 1944, Wojtyla scampò due volte alla morte: il 29 febbraio 1944, tornando a casa dal lavoro nella cava, fu investito da un camion tedesco, perse coscienza e passò due settimane in ospedale. Nell'agosto, durante il "lunedì nero", la Gestapo rastrellò la città di Cracovia, deportando i giovani maschi per evitare un'analoga sollevazione. Quando la Gestapo perquisì la sua casa, Wojtyła riuscì a scampare alla deportazione nascondendosi dietro una porta e si rifugiò nell'Arcivescovado, dove rimase fino a guerra finita, nel seminario ridotto in rovine.

Joseph Ratzinger, che in quegli anni era stato arruolato, nel programma del Luftwaffenhelfer, pur non partecipando mai ad azioni di guerra. Nel 1945 aveva disertato, come molti altri, con l'esercito tedesco ormai in rotta, rischiando la fucilazione e aveva fatto ritorno a casa. 

Questa giornata assunse dunque un significato particolare. Un papa tedesco (fino a qualche tempo prima inimmaginabile) visitava la fossa delle Marianne della Storia, partorita dai suoi connazionali in territorio polacco, per riconciliarsi con il passato, per pregare sulle tombe dei sommersi e degli sterminati, idealmente insieme al suo predecessore polacco, che questo luogo aveva visitato anch'egli l'anno dopo la sua elezione (1979). 

Ratzinger, che era atteso alle 13, arrivò quel giorno in ritardo rispetto alla tabella di marcia.  Si era trattenuto più del previsto ad Auschwitz, nelle celle dei sotterranei. E quando giunse a Birkenau, dove era stato allestito lo stand della stampa che vedete nelle immagini, erano le 18 e 20. 

Sul campo di sterminio, poco prima che lui arrivasse, dopo una mattinata ventosa e magnifiche nuvole bianche sul cielo azzurro (un cielo di quelli della campagna parigina che dipingeva Boldini), il cielo all'improvviso si fece scurissimo, in pochi minuti. 

In pochi minuti, una tempesta non si sa venuta da dove, oscurò tutto e cominciò a piovere a dirotto. Un vero diluvio con un vento fortissimo che costrinse chi poteva a trovare riparo ovunque fosse possibile. 

Il Papa provò ad attraversato il piazzale delle lapidi, protetto da un ombrello bianco, ma le sue vesti svolazzarono al vento, insieme ai suoi capelli. Sembrava che la visita dovesse interrompersi subito, impossibile andare avanti. 

Poi, all'improvviso, altrettanto rapidamente di come era venuto, il temporale si spostò.  In un baleno.

Il cielo in pochi minuti ridiventò completamente azzurro, e il grande nuvolone nero fu spostato ad un angolo del cielo da una pressione invisibile. 

Rimasero nubi bianche e la luce declinante del tramonto. 

E proprio di fronte agli occhi di chi era lì si formò un arcobaleno luminosissimo, che le immagini del mio video amatoriale non rendono (ma testimoniano proprio mentre si stava formando). 

Impressionò la rapidità di questo mutamento, impressionò l'arcobaleno, il cui arco ad un certo punto divenne doppio, proprio dirimpetto al palco dove si trovava il Papa.

I giornalisti presenti avevano avuto in anticipo - in embargo - il discorso che il papa avrebbe pronunciato. Il discorso fu pronunciato.  Era tutto incentrato sul tema della riconciliazione dell'uomo con Dio (e di Dio con l'uomo). 

Tutti pensarono ai passi dell'Antico Testamento nei quali l'arcobaleno è il simbolo di questa riconciliazione, di questo perdono (basti pensare all'episodio di Noè e del diluvio universale). 

L'arcobaleno durò alcuni lunghissimi minuti, e fece da teatro alla scena che si svolgeva di fronte al Monumento di Birkenau, dove c'era il Papa e i capo-rabbini delle comunità di  mezza europa. 

Il Papa citò i Salmi, ma anche  l'Antigone di Sofocle. 

Il corteo lasciò il campo alle otto. C'era ancora la luce. Così tanta luce che era difficile tenere gli occhi aperti. 



Fabrizio Falconi