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03/01/21

Il misterioso segnale radio proveniente da Proxima Centauri. Potrebbero essere alieni? Il parere dell'astronomo


Ha fatto in poco tempo il giro del mondo, eccitando gli animi di scienziati e appassionati di astronomia, la notizia di un segnale radio di possibile origine artificiale proveniente da Proxima Centauri, la stella piu' vicina al Sole, distante "appena" 4,2 anni luce

La scoperta, anticipata dal britannico the Guardian, e' stata fatta con il radiotelescopio Parkes, in Australia, dai ricercatori del progetto Breakthrough Listen, attivo dal 2015, che, come i colleghi del Seti (Search for extraterrestrial intelligence), scandagliano il Cosmo in cerca di segnali di potenziali civilta' aliene

Ma di cosa si tratta esattamente? Per saperne di piu' askanews ha intervistato l'astrofisica dell'Inaf, Marta Burgay, ricercatrice presso l'osservatorio di Cagliari. 

"Al contrario dei segnali di origine naturale, provenienti dalle stelle, dalle galassie e dalle polveri interstellari che vengono emessi normalmente in un'ampia gamma di frequenze nelle onde radio - ha spiegato - questo segnale viene emesso a un'unica frequenza, nella fattispecie a 982 MHz. 

Questa caratteristica fa si' che lo si possa interpretare come un segnale di origine artificiale e non naturale"

Artificiale pero' non vuol dire necessariamente alieno. Potrebbe essere, per esempio, l'interferenza di una stazione radio o il segnale di un satellite. 

"A 982 MHz non conosciamo nessuna stazione radio terrestre - ha aggiunto la scienziata italiana - ma probabilmente ci potrebbero essere dei satelliti che potrebbero emettere a quelle frequenze. La ricerca e' ancora in corso; si sta cercando di comprendere quale apparecchiatura terrestre potrebbe aver emesso questo segnale, ma nel frattempo la ricerca prosegue anche nella direzione di Proxima centauri. Il radio telescopio di Parkes, un'antenna da 64 metri di diametro, sta continuando a osservare nella direzione di Proxima centauri per cercare di captare nuovamente questo segnale. Fino ad ora non c'e' stata nessuna ripetizione di questo segnale, il che rafforza l'ipotesi che si tratti di un segnale di origine terrestre". 

Insomma, piano con gli entusiasmi, potrebbe solo essere un nuovo "segnale wow" ma, in attesa di sviluppi, sognare resta lecito

"Segnali di questo genere vengono captati dai radiotelescopi utilizzati dal progetto Breakthrough Listen in continuazione - ha concluso Marta Burgay - la maggior parte vengono pero' scartati automaticamente o a una seconda revisione perche' viene individuata l'apparecchiatura terrestre che ha emesso quel segnale. In questo caso, questa individuazione non e' stata ancora fatta ma il lavoro prosegue in questa direzione. Un altro elemento che rende poco plausibile il fatto che si tratti di un segnale di origine aliena e' il fatto che proviene dalla stella piu' vicina a noi. Se esistesse, oltre a quella umana, un'altra civilta' aliena, le probabilita' che questa civilta' aliena fosse proprio dietro l'angolo sarebbero bassissime. Se in questo piccolo angolo d'universo esistono ben 2 civilta' intelligenti capaci di emettere onde radio, questo significherebbe che di civilta' intelligenti capaci di mettere onde radio potrebbero essercene nella nostra galassia fino a un miliardo e questo statisticamente e' abbastanza improbabile". 

04/07/19

A Luglio la Luna grande protagonista con l'Eclissi Parziale e il 50mo anniversario dell'Allunaggio . Tutte le iniziative a Milano e Roma




Luna protagonista in questo mese di luglio con l'eclissi parziale di martedi' 16 e le celebrazioni per il cinquantesimo anniversario della partenza della missione Apollo 11 e lo storico allunaggio nella notte tra il 20 e il 21

Per rendere omaggio al nostro satellite naturale l'Istituto nazionale di astrofisica ha in programma numerosi eventi organizzati dalle sedi Inaf per divulgare, raccontare e appassionare il pubblico ai temi scientifici, con particolare riguardo alla Luna, e riportati da Media Inaf, il notiziario online dell'Istituto. 

* A Milano, la sede di Merate dell'Osservatorio astronomico di Brera, giovedi' 4 luglio apre le porte al pubblico per una serata di "teatro-scienza" con lo spettacolo serale Luna dove sei? Liberamente tratto dall'Odissea di un fisico ed un attore. 

Nella suggestiva cornice dello storico telescopio Zeiss, esempio di ottica e meccanica degli anni Venti, Bianca Salmaso e Marco Ballerini intratterranno i partecipanti in una serata alla ricerca della Luna, passando per l'odissea di un fisico e di un attore. 

Sabato 6 luglio, alle ore 20.30 per la rassegna "Aperti per voi sotto le stelle", apertura straordinaria del cortile di Palazzo Litta, per il ciclo "No si volta chi a stelle e' fisso", storie di donne e uomini geniali, al chiaro di Luna. 

Nel magico ambiente del palazzo si terra' l'evento "L'ochiale per veder la luna grande" Leonardo da Vinci e l'astronomia del suo tempo, un incontro teatralizzato a cura di Valeria Palumbo. Interverra' Mario Carpino dell'Osservatorio astronomico dell'Inaf di Brera, per parlare di Galileo Galilei e del Sidereus Nuncius. 

Ancora nella sede di Merate dell'Inaf, il 9 luglio alle ore 20.45, serata di osservazione guidata della Luna, nell'ambito della rassegna Turismo Lunare presso la Cupola Zeiss. La prenotazione e' obbligatoria (02-72320416) e la serata e' consigliata sopra ai 15 anni. 

Martedi' 16 luglio alle 21, Ilaria Arosio dell'Inaf di Brera, terra' una conferenza per il pubblico dal titolo Ritorno alla Luna, presso la Biblioteca Civica di Biassono, nella quale verranno ripercorsi i passi che hanno portato l'uomo sulla Luna.

*Nella Capitale, il 10 luglio dalle 20.30 fino alle 24, il Planetario di Roma e l'Inaf propongono una suggestiva rievocazione dell'impresa che segno' in maniera indelebile la memoria collettiva dell'umanita', dimostrando che l'uomo e' capace di lasciare il proprio pianeta per avventurarsi nello spazio. Nello scenario dell'area archeologica del Circo Massimo, verra' rievocata la corsa alla Luna che culmino' il 20 luglio 1969 nel Mare della Tranquillita'

L'osservazione diretta della Luna proseguira' per tutta la serata ai telescopi allestiti sul prato, con l'assistenza degli astronomi e ricercatori dell'Osservatorio astronomico dell'Inaf di Roma e del Planetario, mentre sul palco naturale delle rovine del Circo si alterneranno gli interventi di ospiti prestigiosi e grandi narratori dell'epopea spaziale: Nichi D'Amico (presidente Inaf), Marco Ciardi (Universita' di Bologna) ed Ettore Perozzi (Asi)

L'evento Luna - Memorie di un Satellite e' realizzato nell'ambito del progetto Roma Citta' delle Stelle, una collaborazione fra Planetario di Roma e Inaf per promuovere la divulgazione astronomica a Roma, in occasione del ventennale dalla fondazione dell'Inaf. 

Sabato 20 luglio, dalle 20.30 alle 24, presso la Sala Gratton dell'Osservatorio astronomico di Roma si terra' una serata per celebrare l'allunaggio che prevede l'apertura delle sale storiche con l'esposizione della Luna di Padre Secchi e i disegni di Galilei tratte dal Siderius Nuncius, l'osservazione della Luna con il telescopio di Monte Porzio e i telescopi didattici dell'Osservatorio, e un tour delle costellazioni con i laser. Sempre a Roma, tutti i giovedi' sera di luglio e agosto, si terranno serate organizzata dal Planetario di Roma in collaborazione con Inaf, presso l'Arena della casa del cinema con proiezioni di film sullo spazio che prevedono un'introduzione da parte di un ricercatore e a seguire osservazioni ai telescopi.

10/04/19

Scattata la foto del secolo: Prova diretta dei buchi neri.


Per la prima volta e' stato fotografato un buco nero. Dopo che nel 2016 le onde gravitazionali hanno dimostrato l'esistenza di questi misteriosi oggetti cosmici, arriva la prima prova diretta e l'immagine che lo testimonia e' quella del buco nero Messier 87, al centro della galassia Virgo A (o M87), distante circa 55 milioni di anni luce. 

Al risultato, del progetto internazionale Event Horizon Telescope (Eht), l'Italia ha partecipato con Istituto Nazionale di Astrofisica(Inaf) e Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn).

Come si vede nella foto che pubblichiamo, l'enorme Buco Nero è stato rivelato dalla sua ombra, che appare come una sorta di anello rossastro, il buco nero al centro della galassia M87 con la massa di sei miliardi e mezzo quella del nostro Sole. 

"Quella che abbiamo visto e' l'ombra di un buco nero", ha detto all'ANSA Luciano Rezzolla, direttore dell'Istituto di Fisica Teorica di Francoforte e membro del comitato scientifico della collaborazione Eht (Event Horizon Telescope).

La grande novita' della prima fotografia di un buco nero è che oggetti cosmici invisibili per definizione per la prima volta possono essere visti e studiati direttamente. "Adesso possiamo finalmente osservarli", ha detto all'ANSA Luciano Rezzolla, direttore dell'INFN di Francoforte e membro del comitato scientifico della collaborazione Eht. Oggi si apre la "prima pagina di un libro nel quale e' possibile fare osservazioni sempre piu' accurate di questi oggetti, previsti un secolo fa da Albert Einstein". 

02/04/18

Nuove scoperte rendono ancora più fitto il mistero sulla Materia Oscura dell'Universo.


Si infittisce il mistero sulla materia oscura dopo la scoperta della prima galassia priva di questa componente invisibile. 

Pubblicata sulla rivista Nature, la scoperta si deve ai ricercatori coordinati da Pieter van Dokkum, dell'universita' americana di Yale. 

Distante 65 milioni di anni luce, la galassia si chiama NGC1052-DF2 e la sua scoperta "e' sorprendente perche' non ci aspettiamo differenze nelle galassie" ha rilevato il vicepresidente dell'Istituto Nazionale di FisicaNucleare (Infn), Antonio Masiero. 

Nello stesso tempo, ha aggiunto, "il dibattito sulla materia oscura si fa ancora piu' vivo e intrigante, soprattutto sull'interazione che c'e' tra materia oscura e materia ordinaria". 

Questo aspetto infatti aiuterebbe a comprendere perché ci siano galassie senza materia oscura. Si pensa che le galassie si formino a partire da un grumo di materia oscura, che attirerebbe il gas da cui poi nascerebbero le stelle, e questa componente misteriosa rimarrebbe poi dominante

Questa infatti occupa il 25% dell'universo, contro il 5% della materia ordinaria, di cui sono fatti stelle, pianeti ed esseri umani. 

Questa sostanza non e' mai stata osservata direttamente, ma la sua esistenza e' ipotizzata dagli effetti che ha sulla materia ordinaria: "per esempio le stelle nelle periferie delle galassie ruotano piu' velocemente di quanto dovrebbero e questo fenomeno e' spiegato dalla materia oscura che, con la sua forza gravitazionale, darebbe velocita' alle stelle" ha spiegato Masiero. 

Proprio osservando le stelle della galassia NGC1052-DF2, gli astrofisici non hanno notato anomalie, concludendo che non vi sia traccia di materia oscura. 

07/11/17

"Fermati o Sole!" Uno degli episodi più celebri della Bibbia spiegato da una Eclissi ?



Riecheggiata per millenni, la frase del condottiero israelita Giosuè: "Fermati, o sole" e' stata adesso esaminata da esperti di archeologia, di linguistica, di fisica e di astronomia che ritengono di poter finalmente stabilire il giorno in cui quelle parole potrebbero essere state pronunciate

Correva il 30 ottobre 1207 a.C quando chi si trovava nella valle di Ayalon (a nord ovest di Gerusalemme) resto' impietrito perché' allora la luna andò sovrapporsi al sole in quella che oggi viene definita una eclissi solare anulare

Mesi fa questa tesi era stata avanzata da tre ricercatori dell'Universita' di Beer Sheva (Hezi Yitzhak, Daniel Weinstaub e Uzi Avner). 

Adesso, aggiorna il Times of Israel, anche un team della Universita' di Cambridge e' arrivato alla medesima conclusione dopo essere andato a ritroso del tempo alla ricerca di fenomeni celesti che potevano essere osservati ad occhio nudo nella terra di Canaan in un periodo compreso fra il 1500-1000 avanti Cristo. 

Grazie a computer sofisticati - i ricercatori israeliani si sono rivolti alla Nasa - è stato possibile identificare la eclissi anulare del 1207 e proporre cosi' un contesto preciso alla narrazione biblica

Le truppe di Giosué avevano marciato tutta la notte per risalire i mille metri di dislivello e i 30 chilometri di distanza fra Ghilgal (valle del Giordano) e la alleata Ghivon, a nord di Gerusalemme. 

Di fronte avevano una agguerrita coalizione di Amorei, ostili a Ghivon. 

All'alba Giosué avanzo' verso Beit Horon. Poi discese la valle di Ayalon (oggi vi passa la Highway 443 Gerusalemme-Tel Aviv, a ridosso della Cisgiordania) diretto verso le località nemiche di Azeca e Yarmut. 

Gli Amorei erano in rotta: ma bisognava assolutamente sbaragliarli prima che col favore delle tenebre potessero trovare nascondigli, poiche' conoscevano bene il terreno. Occorrevano altre ore di luce. 

Qui giunse la invocazione: 'Sole fermati in Ghivon e tu, Luna, sulla valle di Ayalon'. 


E il Sole - si legge nella Bibbia - si fermo' a meta' del cielo e "non si affretto'" a tramontare

 Se le parole attribuite a Giosue' riflettono una osservazione reale, ha notato un ricercatore britannico citato dal Times of Israel, "allora in quel momento stava avvenendo un importante evento astronomico"

I ricercatori israeliani e britannici si sono soffermati in particolare sul doppio significato della parola ebraica 'dom' del testo biblico. Oltre che 'fermarsi' puo' indicare anche un affievolimento ('dimdum') della luce. Forse appunto una eclissi anulare. 

L'unica che poteva essere osservata da Giosue', secondo questi ricercatori, avvenne nel 1207 a.C. 

 Sul web, come spesso avviene in questi casi, c'e' chi ostenta una dose di scetticismo. In particolare viene fatto notare che nel versetto in questione il Sole e' sopra Ghivon mentre la Luna e' sulla valle di Ayalon. Non danno l'idea di essere sovrapposti. 

Ma come questi versetti biblici, anche la 'teoria dell'eclissi' viene riproposta periodicamente e forse e' destinata a restare sospesa a mezz'aria appunto come il Sole, quel giorno di tre millenni fa sopra Ghivon. 

16/10/17

Il Mistero del "Disco di Libarna" - un affascinante rebus svelato dagli scienziati.



E' stato svelato che cosa e' il cosiddetto 'Disco di Libarna', oggetto risalente al I secolo dopo Cristo. 

Il reperto, unico in Europa, conservato al museo di Archeologia ligure, catalogato come peso, e' invece uno strumento astronomico. 

Scoperto anche il suo funzionamento. Il disco era utilizzato per determinare il nord celeste e calcolare le lunazioni. 

Venne ritrovato durante gli scavi di Libarna, antica citta' romana, a Serravalle Scrivia (Alessandria).

Il disco, di pochi centimetri di diametro, presenta due facce differenti, divise in settori e decorate. La faccia principale ha 13 lunette, l'altra 4 settori circolari che rappresentano le stagioni a cui sono legate tre lunazioni e quattro anni solari che, con il quinto della faccia opposta, rappresentano i cinque anni del calendario di Coligny. 

A scoprirne il funzionamento e' stato il professor Guido Cossard, esperto di archeo-astronomia. Il Disco di Libarna sara' presentato al Festival della scienza di Genova il 27 ottobre e il 28 in una conferenza dedicata alla Luna.


"Gli antichi da sempre si sono posti il problema delle lunazioni - spiega Cossard - ma anche quello di determinare il nord per poter costruire le citta' in armonia con il cosmo. Per trovare questa armonia era necessario che l'asse principale della citta', chiamato cardo, fosse parallelo all'asse dell'universo. Ma come si poteva determinare la direzione corretta? A partire dal sesto secolo avanti Cristo, i cinesi utilizzavano uno strumento, il Pi, che consisteva in un disco forato. I miei studi hanno potuto cosi' affermare, che il Disco di Libarna poteva essere un vero strumento utilizzato in astronomia, proprio come il Pi cinese"

Grazie alla collaborazione con l'Osservatorio astronomico del Righi di Genova, chiesta dalla direttrice del museo, e allo studio di Cossard, e' stato stabilito l'utilizzo del disco. 

 "Durante l'allestimento degli spazi museali dedicati alle citta' romane liguri - spiega la direttrice del museo Patrizia Garibaldi - abbiamo posto la nostra attenzione su questo misterioso disco di piombo che era stato catalogato come 'peso'. Ipotesi che non ci convinceva per la forma e le particolari incisioni, che facevano pensare a qualcosa legato all'astronomia". 

Da qui la richiesta di collaborazione all'Osservatorio astronomico del Righi. "La nostra interpretazione sul disco di Libarna - spiega il direttore dell'Ossservatorio Walter Riva - e' che servisse per la sincronizzazione del calendario solare a quello lunare.

06/10/17

Quando vi chiederanno: "Dove siamo ?" potete dare ora Una risposta molto precisa.





Questa è l'epoca del "Dove sei?"  la domanda che ci sentiamo ripetere e che facciamo in ogni minuto, quando chiamiamo al cellulare qualcuno che chissà dove si trova in quel momento.  "Dove sei?" però anche, più metaforicamente la domanda simbolo dell'oggi, momento storico di estremo straniamento. Se comunque intendete essere precisi, nella vostra risposta, oggi potete esserlo con cura quasi maniacale (dopo almeno 4 secoli di osservazione astronomica dei cieli).

Viviamo su un confortevole pianeta a 150 milioni di chilometri da una stella di media grandezza, il Sole, collocata a 27.000 anni luce dal centro di una galassia spirale, la Via Lattea (centomila anni luce di diametro), che fa parte del Gruppo Locale (dieci milioni di anni luce di diametro), un insieme di galassie appartenenti al Superammasso della Vergine (cento milioni di anni luce diametro), una delle componenti del Complesso dei Pesci-Balena, che si estende per un miliardo di anni luce.


Tratto da: Vincenzo Barone, I nuovi confini del cosmo, Il sole 24 ore, Domenica 24 settembre 2017

22/06/17

Scoperte "anomalie" in una Galassia antichissima.



Una galassia giovane e massiccia, ma gia' "morta" in un'epoca in cui invece l'universo era nel massimo ritmo di produzione stellare e la cui fine resta misteriosa: a scoprirla e' stato un team internazionale di ricercatori, tra cui Anna Gallazzi e Stefano Zibetti dell'Istituto Nazionale diAstrofisica (INAF) di Firenze, e coordinato dall'Universita' di Copenhagen. 

La galassia MACS2129-1 e' lontanissima, a 10 miliardi di anni luce, quando l'Universo aveva appena 3 miliardi di anni. Al suo interno non si stanno formando nuove stelle, ma quelle presenti sono sorprendentemente disposte in un disco in rapida rotazione, proprio come la Via Lattea. 

La scoperta e' stata pubblicata sulla rivista Nature. Le galassie sono sistemi stellari che gli astronomi raggruppano in due categorie principali: a spirale, dalla tipica forma di disco, come la Via Lattea, ed ellittiche. Una delle differenze piu' importanti tra le due e' che, mentre le galassie a spirale sfornano nuove stelle, le ellittiche hanno smesso di farlo da lungo tempo, e per questo sono dette "morte". 

Mai prima d'ora era stata osservata una galassia primordiale di grande massa, che mostra allo stesso tempo di possedere un disco ben ordinato e un tasso di formazione stellare praticamente nullo: MACS2129-1 mette in crisi le piu' accreditate teorie secondo cui solo eventi catastrofici, che rimescolano le stelle e distruggono le ordinate strutture dei dischi, sono in grado di interrompere la formazione stellare in queste enormi galassie primordiali. 

Le osservazioni fatte con il Very Large Telescope (VLT), dello European Southern Observatory (ESO), e con il telescopio spaziale Hubble, di NASA ed Agenzia Spaziale Europea (ESA), hanno evidenziato le caratteristiche fuori dal comune della galassia: la sua massa e' circa il triplo della Via Lattea, ma e' grande circa la meta'. Inoltre le sue stelle ruotano attorno al centro ad oltre 500 chilometri al secondo, due volte piu' veloci di quelle della nostra galassia. 

I ricercatori sono riusciti ad analizzarla cosi' in dettaglio anche perche' si trova esattamente dietro un ammasso di altre galassie piu' vicine a noi, che si e' trasformato in una vera e propria lente di ingrandimento. 

23/12/16

La Nasa fa gli auguri di Natale con la meravigliosa immagine di un "Nido di stelle".




Non sono la fantomatica cometa di Betlemme, ma sono ugualmente belle e luminose e arrivano al momento giusto.


In realta' si tratta di una galassia singolare, dalla forma a spirale, ma cosi' poco compatta da produrre l'impressione di un nido di stelle

E' la prima osservazione dettagliata di questa 'galassia stellare' fin dalla sua scoperta, avvenuta nell'aprile del 1789 fa a opera dell'astronomo William Herschel

 In una notte limpida di piu' di due secoli fa, Herschel vide la luce di NGC 4707, una galassia a spirale nascosta nella costellazione dei Cani da caccia, lontana 22 milioni di anni luce dalla Terra. 

Oltre duecento anni dopo, il telescopio spaziale Hubble e' riuscito a individuare e vedere la stessa galassia, ma con un dettaglio molto maggiore di quello di Herschel, cogliendone tutte le sue caratteristiche e complessita' come mai prima. 

La straordinaria immagine pubblicata raccoglie infatti le osservazioni della Advanced Camera for Surveys (ACS),uno degli strumenti ad alta risoluzione posto a bordo di Hubble

Herschel descriveva NGC 4707 come una "piccola galassia stellare"

Anche se classificata a spirale, i suoi bracci sono molto larghi e indefiniti, e il centro piccolissimo, quasi inesistente. Sembra piu' una spruzzata di stelle, con pennellate di lampi blu su una tela scura sulle regioni di formazione stellare, dove gli astri neonati brillano luminosi, circondati da ombre intense turchesi e azzurre.

21/06/16

Solstizio d'estate: lo spettacolo dello Gnomone nella Basilica di San Lorenzo .





Nella Sagrestia Vecchia dellaBasilica di San Lorenzo, a Firenze,  in occasione del solstizio d'estate e dei giorni seguenti, e' possibile vedere la luce solare entrare dalla lanterna, posta in cima alla cupola di Brunelleschi, e riflettersi sulla parete con particolari effetti di luce. 

La lanterna, attraversata dai raggi del sole, funge da "gnomone" e tra le 12.30 e le 13.40 circa si puo' osservare il percorso della luce, che si posiziona poi centralmente sulla parete, sotto la finestra cieca con lo stemma della famiglia medicea. 

I visitatori possono assistere al fenomeno tutti i giorni dal lunedi' al venerdi' (orario di apertura 10-17). 

La costruzione della Sagrestia Vecchia fu completata nel 1428, come si evince dalla data posta sulla cupolina originale della lanterna, ora visibile nel loggiato della Biblioteca Mediceo Laurenziana.

Era allora in vigore il calendario Giuliano, indietro di una decina di giorni rispetto a quello Gregoriano, introdotto nel 1582, possiamo ritenere che le foto di questi giorni documentino in modo verosimile, fatto salvo i riflessi dei faretti d'illuminazione della Sagrestia, l'effetto di luce ai tempi di Brunelleschi.

11/11/15

Le piramidi "sbilenche" di Snefru e altri misteri. Un convegno internazionale a Roma.



Piramidi 'sbilenche' ma costruite con perfette rappresentazioni del cielo, telescopi di ossidiana e monumentali lastre di pietra bucate per puntare il Sole: sono solo alcune delle più recenti scoperte dell'archeoastronomia, lo studio del passato archeologico con gli occhi scientifici degli astronomi, presentate a Roma in occasione del convegno internazionale della Societa' Europea per l'Astronomia nellaCultura (Seac), fino al 13 novembre. 

"Forse una delle piu' rivoluzionari scoperte degli ultimi anni nello studio dell'antico Egitto - ha spiegato Juan Antonio Belmonte, astronomo dell'Istituto di Astrofisica delle Canarie - arriva dalle piramidi di Snefru, da sempre considerate come un tentativo poco riuscito di piramidi. Studi recenti, integrando archeologia e astronomia, hanno permesso di stravolgere questa visione e dimostrato che quelle opere erano volutamente costruite in quel modo e sono cariche di simbolismo sia politico che astronomico"

La 'riscoperta' di queste piramidi rappresenta solo uno dei grandi successi arrivati dallo studio delle relazioni che le antiche civiltà del passato avevano con il cielo, il tutto attraverso l'astronomia e le moderne tecniche di analisi. 

"E' una disciplina - ha spiegato Vito Francesco Polcaro, dell'Istituto di Astrofisica e Planetologia Spaziali (Iaps) dell'Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf) - che aveva avuto un grande sviluppo a inizio del '900 ma che e' stata poi svergognata dai nazisti che la usarono per giustificare la loro ideologia e dai moltissimi studi anche attuali privi di qualsiasi valore scientifico ma che hanno trovato grande visibilita' grazie a un giornalismo di basso livello". 

Se fatta correttamente l'unione di archeologia e astronomia diventa pero' uno strumento potentissimo che ha permesso di raggiungere grandi risultati, come capire la funzione delle grandi lastre di pietra 'bucate' presenti in tutto il sud Italia, risalenti al II millennio a.C., la cui funzione era di perfetto calendario, o la possibilita' dell'uso di pietre di ossidiana come specchi per rudimentali telescopi.

questo il programma:
Convegno/Cultura Astronomy in Past and Present Cultures

lunedì 9 novembre 2015, ore 09.00 aula Odeion – edificio di Lettere piazzale Aldo Moro 5, Roma martedì 10 novembre 2015, ore 08.00 auditorium – Cappella universitaria piazzale Aldo Moro 5, Roma
mercoledì 11 e giovedì 12 novembre 2015, ore 09.00 auditorium – Cappella universitaria piazzale Aldo Moro 5, Roma
venerdì 13 novembre 2015, ore 09.00 museo dell’arte classica – edificio di Lettere piazzale Aldo Moro 5,

Roma Lunedì 9 novembre, presso il Museo dell’arte classica, si inaugura il convegno internazionale della European society for astronomy in culture (SEAC) “Astronomy in Past and Present Cultures”. La manifestazione riunisce scienziati che lavorano nel campo dei beni culturali e dell’astronomia. Nelle varie sessioni del convegno, che prosegue presso l’auditorium della Cappella universitaria, si propone un’analisi dei fenomeni astronomici nel mondo antico e gli aspetti culturali legati all’osservazione del cielo, all’organizzazione e alla gestione del territorio, nonché alla progettazione di edifici e spazi in funzione dell’osservazione celeste. 

26/02/15

Il Buco Nero dei misteri che può riscrivere la storia dell'Universo - Una scoperta fantastica.



Pubblico a beneficio dei lettori questo meraviglioso articolo scritto da Emanuele Perugini per Il Messaggero, 26 febbraio 2015.


La storia dell’Universo, almeno così come la conosciamo, deve essere riscritta.

Se non del tutto, almeno per la parte che riguarda la formazione e il funzionamento dei buchi neri.

Un gruppo di ricercatori dell’Università dell’Arizona ha infatti scoperto un buco nero così grande e luminoso da scombinare tutti i calcoli finora effettuati e le teorie che su quei numeri trovano solide conferme.

Del resto, da un buco nero, dall’oggetto cioè più misterioso e affascinante dell’Universo non potevamo aspettarci altro. Mentre però di solito sono i fisici e gli astronomi a fare le pulci quando capita che un film o un libro prendano in considerazione questi corpi celesti, come di recente il film Interstellar di Christopher Nolan, stavolta è stato un buco nero a fare le pulci agli scienziati, costringendoli a mettere in dubbio le loro solide certezze. I numeri, come si dice in questi casi, proprio non tornano.

I dati rilevati dagli astrofisici dell’Università dell’Arizona guidati da Xue-Bing Wu e pubblicati su Nature, sono impressionanti.

Il buco nero SDSS J0100+2802 (questa la sua sigla) o meglio il quasar che lo circonda ha una massa pari a 12 miliardi di stelle come il nostro Sole. Un decimo di tutta la Via Lattea. La sua luminosità, è un altro record assoluto perché è pari a 420 trilioni di volte di quella del nostro Sole.

Si tratta di numeri impressionanti e mai rilevati fino ad oggi, ma non sono questi i dati che hanno fatto saltare sulla sedia gli astrofisici di tutto il mondo.

Quello che più colpisce ed è veramente fuori da ogni teoria fin qui messa in tavola è la sua lontananza. Questo buco nero si trova infatti a una distanza di circa 12,8 miliardi di anni luce dalla Terra. E siccome la distanza, nello spazio, equivale al tempo, significa che la luce emessa da questo enorme corpo celeste è stata generata quando l’Universo aveva appena 900 milioni di anni.

Troppo poco tempo per arrivare a generare un buco nero di tali proporzioni. «Questo quasar è davvero unico» dice Xue-Bing Wu. «Scoprire che questo Quasar ha emesso la radiazione che abbiamo studiato appena 900 milioni di anni dopo il Big Bang ci ha letteralmente galvanizzato. Proprio come un faro, il più brillante tra quelli ai confini del cosmo, la sua intensa luce ci aiuterà a sondare meglio l’universo primordiale».

Xue-Bing-Wu

 La scoperta è stata realizzata combinando i dati raccolti dal telescopio da 2,4 metri di diametro Lijiang nello Yunnan (Cina), il Multiple Mirror Telescope da 6,5 metri, il Large Binocular Telescope in Arizona, il Magellan Telescope dell’Osservatorio di Las Campanas in Cile e, infine, il telescopio Gemini North da 8,2 metri sul Mauna Kea, Hawaii.

«La formazione di un buco nero così grande e così precocemente – ha spiegato Fuyan Bian, dell’Università Nazionale Australiana e che ha partecipato al lavoro – è difficile da interpretare sulla base delle teorie attuali».

BULIMIA

Si tratta di un oggetto formatosi nelle prime fasi di formazione dell’Universo e risulta ad oggi il più brillante oggetto antico mai conosciuto. Il mistero da risolvere è infatti capire come possa essere cresciuto così rapidamente.

Per arrivare a quei numeri «dovrebbe aver divorato – ha spiegato Adriano Fontana, dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf)l’equivalente della Grande Nube di Magellano, una galassia nana compagna della Via Lattea, in appena qualche centinaio di milioni di anni!».

 In realtà non è così e i buchi neri, per quanto dotati di supermassa non possono essere bulimici. A un certo punto anche per loro c’è il rischio indigestione. Nel caso in cui dovessero assorbire una quantità davvero enorme di materia, l’energia che verrebbe rilasciata sarebbe così potente da annullare la forza d’attrazione gravitazionale del buco nero.

«Fino ad oggi – ha spiegato Fontana, che è anche il responsabile italiano dei dati del Large Binocular Teleschope, uno degli strumenti che sono stati utilizzati per studiare il buco nero – pensavamo che si trattasse di una stella alquanto vicina a noi. Ora però che sappiamo quale sia veramente, quanto smisurata sia la sua massa e la sua distanza, la sfida che abbiamo di fronte è spiegare come sia possibile trovare un oggetto tanto massiccio in un’epoca così remota».

Le ipotesi sul tavolo degli scienziati sono tre.

 «La prima – spiega Fontana – è che non abbiamo ancora ben compreso come funzionano i buchi neri. La seconda è che forse, all’inizio, nella prima fase di espansione dell’Universo fossero più grandi di quelli che osserviamo in fasi più vicine a noi. La terza, che è anche la più affascinante sotto il profilo teorico, ma anche la meno probabile, è che in realtà questa scoperta potrebbe portare indietro il momento in cui c’è stato il Big Bang.

 Le prossime indagini già in programma, che coinvolgeranno anche i telescopi spaziali Hubble e Chandra, potranno aiutarci a capire meglio la natura e la storia di questo mostro cosmico».

Emanuele Perugini, Il Messaggero, 26 febbraio 2015

14/02/12

La visione di Costantino e l'Arco di Malborghetto - 6. Croce nel cielo.


6. Croce nel Cielo.


Procediamo con ordine.  Accettando la premessa di cui al paragrafo precedente, e cioè che l’Arco di Malborghetto sia stato edificato sotto il regno di Costantino sul luogo esatto dove sorgeva l’accampamento delle truppe dell’Imperatore, prima della Battaglia, luogo nel quale era avvenuta la Visione, si è  deciso di ricostruire – attraverso l’ausilio di un normale programma astronomico-matematico -  il cielo di quella notte, la notte del 27 ottobre del 312 d.C. (7).

Puntando il programma astronomico sulle coordinate del Casale di Malborghetto  - 42°03'08" log N e 12°29'16" lat E -  alle ore 22,00 (orario puramente indicativo) del 27 ottobre del 312 d.C. è risultata brillantissima, verso ovest la  costellazione del Cigno. (azm 277°51' alt +40°40'), che così viene descritta dal Dizionario Astronomico:
Ricca costellazione della via lattea settentrionale, in forma di croce allungata vista come un cigno in volo. Era tra le 48 elencate da Tolomeo (ca 140 dC) ed è a volte chiamata Croce del Nord (8).

Contiene 11 stelle più luminose della 4° grandezza tra cui Deneb (I grandezza) ed Abireo (stella doppia)".    

   

In effetti  questa costellazione - la costellazione del Cigno - era già famosa dai tempi di Eratostene, che fu il primo a chiamarla così.

Fu poi denominata da Ipparco Uccello, e in epoca cristiana Croce, e ancora oggi si chiama Croce del Nord per distinguerla dalla Croce del Sud, visibile solo dall'emisfero sud.
Gli arabi, grandi astronomi, le conferirono il nome poco aulico di Gallina.   Poi, nel 1627 l’astronomo gesuita Julius Schiller (1580-1627) nel suo monumentale trattato Coelum Stellatum Christianum, pubblicato ad Augusta, tentò di ristabilire il nome cristiano.
Schiller scelse anzi questo nome: Croce sostenuta da sant’Elena.

Questa che appare come semplice coincidenza, può implicitamente fornire una suggestiva ipotesi di lavoro, come vedremo, se rapportata alla rappresentazione pittorica di Arezzo.


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22/12/10

Il giorno più corto.


"Una lingua nuova di solito apre la strada a un cuore nuovo. Quello che accade è che un rinnovamento di pensieri e desideri provoca un rinnovamento della lingua.

Il rinnovamento è una necessità costante, poiché questa particolare novità, che non può mancare di piacere a Dio quanto l'uomo vecchio non poteva mancare di dispiacergli, differisce da quanto è nuovo nel mondo.

Le cose terrene, vedete, per nuove che siano, invecchiano man mano che durano, mentre questo spirito nuovo si rinnova tanto più quanto più dura. L'uomo vecchio muore gradatamente in noi, dice Paolo di Tarso, e si rinnova ogni giorno, e sarà perfettamente nuovo solo nell'eternità, in cui canteremo incessantemente il canto nuovo di cui Davide parla nei salmi: il canto, cioè, che scaturisce dal nuovo spirito."

Così scriveva Blaise Pascal in una lettera indirizzata a Mademoiselle de Roannez il 5 novembre 1656.

Mi sembrano parole estremamente evocative, nel giorno dell'anno che segna la nostra rinascita astronomica, cioè solare. Il buio è alle spalle. Il giorno più corto dell'anno lascia il posto ad un nuovo inizio. La luce ritorna. Il sole non è sconfitto, è anzi, come dicevano i nostri padri, in-victus. Cioè, non-vinto.

In questo re-inizio, ogni inizio è possibile. E' un invito a noi, che viviamo così frettolosamente e così sbadatamente, con così poca attenzione. Pensiamo e coltiviamo quello spirito dell'inizio, sempre. Esso, potrà generare in noi frutti insospettabili.