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26/11/21

Ma davvero Mozart rideva in quel modo assurdo? La verità storica e le invenzioni di Forman per "Amadeus", il suo capolavoro immortale


E' un film senza tempo, che non si smette di guardare e riguardare e ammirare. 

Ma il capolavoro di Milos Forman, Amadeus, biografia cinematografica del grande Mozart, è fedele alla realtà storica? Soprattutto alla descrizione del 'vero' Mozart?

Una domanda che si fanno gli spettatori è sempre: "ma davvero Mozart rideva in quel modo equino, un po' ebete, come si vede nel film, nella grandiosa interpretazione di Tom Hulce? "

Beh, a riguardo bisogna dire che l'idea di una risata così speciale nacque dalle vere lettere dell'epoca, scritte a riguardo. 

In una la risata dell'artista è descritta come una sorta di “vertigine contagiosa”, in un'altra come “vetro graffiante di metallo”

Non molto lontano dunque da come l'ha descritta Forman. 

La cosa da premettere, però, è che questo film non va considerato come una biografia, ma come una finzione che si ispira liberamente alla storia di Mozart, il che spiega le poche differenze rispetto ai fatti. 

D'altra parte è vero che la recitazione dell'attore corrisponde ad alcuni tratti reali di Mozart: era basso (circa 1,62 m), "rimase un bambino" secondo la sorella, allegro e costantemente scherzante, piuttosto severo nei giudizi. , piccolo cortigiano e piccolo diplomatico secondo Grimm, accanito giocatore di biliardo, carte (tra cui il famoso gioco del faraone, gioco a soldi vicino al black-jack) e festaiolo.

Ciò premesso, non mancano le molte differenze con la realtà storica, che sono state trovate nel film. 

Ne citiamo qualcuna:

- Per tutto il film ci viene mostrato un Salieri (Murray Abraham) chiaramente più vecchio di almeno quindici anni rispetto a Mozart (i due attori hanno 14 anni di differenza), ma in realtà Salieri aveva solo 6 anni in più. 

- Nel film, Wolfgang e Constanze sembrano aver avuto un solo figlio quando in realtà hanno avuto sei figli su nove anni di matrimonio, l'ultimo dei quali nato a luglio 1791. Solo due ragazzi sono sopravvissuti alla loro infanzia. 

- Mozart e la sua famiglia sembrano vivere nello stesso appartamento per tutto il film, mentre Mozart si è trasferito più volte a Vienna (12 volte in dieci anni)

Nel film Mozart avrebbe perso la stima dell'imperatore Giuseppe II e della corte dopo il fallimento della sua opera Les Noces de Figaro durante la quale il sovrano sbadigliò. In realtà Giuseppe II fu molto soddisfatto dei servizi del compositore fino alla sua morte nel 1790. Alla morte di Gluck nel 1787, l'imperatore diede addirittura a Mozart l'incarico di Musicista della Camera Imperiale. E anche il suo successore, Leopoldo II , apprezzò Mozart poiché non solo lo consolidò in questo incarico ma, alla sua incoronazione, furono eseguite molte delle sue messe e concerti per pianoforte (diretti da Salieri del resto).

 - Nel film è Salieri che viene mostrato mentre commissiona il Requiem a Mozart. Sappiamo però che si tratta di un servitore inviato dal conte Franz de Walsegg

- La frase di Salieri alla fine del film "sei il più grande compositore che abbia mai conosciuto" ( "del nostro tempo" nella versione director's cut ) è stata infatti pronunciata. Tuttavia, non fu detto da Salieri a Wolfgang nel 1791, ma da Joseph Haydn a Leopold Mozart nel 1785. La vera frase è "Devo dirtelo davanti a Dio, e come un uomo onesto, tuo figlio è il più grande compositore che io conosca, di persona e nominativamente” . 

- Alla fine del film, Mozart muore nelle prime ore del mattino poco dopo il ritorno della moglie e del figlio. Morì infatti intorno alle cinque, cinque del mattino, secondo la diagnosi del medico, e circondato dalla moglie, dalla sorella di quest'ultimo e dai suoi due studenti, tutti al suo capezzale per diversi giorni

- Salieri non era presente al momento della morte di Mozart e non lo aiutò mai a scrivere la sua messa funebre; d'altronde fu molto presente al suo funerale, prova della sua ammirazione e stima per il giovane collega, di soli sei anni più giovane. 

- Durante il suo funerale: nel film, i becchini trascinano il corpo di Mozart fuori dalla sua bara nella fossa comune. Ma nella verità, l'intera bara è stata posta in questa stessa fossa. Inoltre, piove al funerale nel film mentre nella realtà nevicava.  

Durante lo stesso funerale, vediamo nel film persone che in realtà non c'erano: in particolare Constanze e sua madre non c'erano, e nemmeno la cameriera. Costanza quindi non presenziò alla cerimonia, essendo malata e completamente allo stremo... 

In conclusione, Mozart non è mai stato un concorrente molto serio per Salieri (tranne, forse, nel campo dell'opera italiana). In ogni caso, mai il successo di Mozart, importantissimo a Vienna dal 1783 al 1787, poté in alcun modo ostacolare Salieri nella sua carriera

Ciò che è vero, e che probabilmente ha creato la fantasia e la leggenda, è che Salieri si accusò, nella sua grande vecchiaia (morì nel 1825 all'età di 75 anni), di essere "responsabile" della morte di Mozart

Gli specialisti pensano che sia piuttosto un rammarico non aver accolto e riconosciuto abbastanza rapidamente il genio di Mozart (come molti altri a Vienna) e aver indirettamente precipitato la morte di Mozart non facendo di tutto perché avesse successo e conforto, degno del suo sovrumano talento.

Oltretutto, La morte di Mozart aveva sconvolto terribilmente il mondo musicale viennese. Quando il giovane Beethoven , 22 anni, arrivato a Vienna solo sei mesi dopo, fu accolto come un secondo Mozart e approfittò di tutte le agevolazioni che questi notabili avevano rifiutato a Mozart. 

La prova di questo capovolgimento di opinione è che proprio il famoso grande protettore di Beethoven, il principe Lichnowsky , nel 1791, aveva intentato e vinto una causa contro Mozart per debiti insoluti. 

27/01/21

Oggi, il 27 gennaio di 264 anni fa nasceva a Salisburgo il grande genio di Wolfang Amadeus Mozart


Oggi, 27 gennaio, la data di nascita - e l'anniversario -  del grande Wolfgang Amadeus Mozart.  Lo ricordiamo con questo articolo di di Antonino Gulisano di QDC 


Wolfgang Amadeus Mozart è nato il 27 gennaio 1756 a Salisburgo ed era già considerato un genio da bambino. Fece i suoi primi tentativi di composizione alla tenera età di sei anni. Era figlio di Leopold Mozart, istruttore di violino, compositore di corte e vicedirettore musicale alla corte del principe arcivescovo di Salisburgo. 

Uno dei più grandi compositori di tutti i tempi. Ha creato uno stile distinto, fondendo tradizione e contemporaneità. Una musica che lo fa amare ancora oggi. 

Creatore di composizioni di straordinario valore, viene annoverato tra i più grandi geni della storia della musica per via del suo eccezionale talento, tanto raro quanto precoce. 

Incluso nei massimi esponenti del classicismo musicale settecentesco, insieme a Franz Joseph Haydn e Ludwig van Beethoven costituisce la triade alla quale, nella letteratura musicologica, alcuni autori fanno riferimento come prima scuola di Vienna. 

Mozart ha creato ventiquattro opere tra cui Il flauto magico, Don Giovanni, Le nozze di Figaro, diciassette messe e oltre cinquanta sinfonie. Ma il lavoro di Mozart si è esteso a tutti gli stili e i tipi di musica. Ha saputo fondere elementi tradizionali e contemporanei per creare il proprio stile distintivo, caratterizzato da una varietà tematica e tonale, combinata con un alto grado di disciplina formale. Le composizioni di Mozart vivono dei loro contrasti melodici, ritmici e dinamici. 

Dopo la sua rottura con l’arcivescovo di Salisburgo, Mozart si trasferì a Vienna nel 1781, dove un anno dopo sposò la cantante Constanze Weber. Nel 1787 fu nominato compositore della camera di corte. Mozart morì nel 1791 mentre lavorava al suo famoso Requiem

A Salisburgo, al terzo piano di Getreidegasse n. 9, il 27 gennaio 1756, ebbe inizio una storia ricca di eventi prodigiosi: Wolfgang Amadeus Mozart emise i suoi primi… suoni. Motivo sufficiente, già nel 1880, per trasformare la Hagenauer Haus in un museo che rende omaggio ai primi anni di vita del maestro. 

A Vienna, Wolfgang Amadeus Mozart raggiunse l’apice del successo nella capitale austriaca e molti monumenti viennesi sono legati al suo mito. A iniziare dalla reggia di Schönbrunn, dove, nel 1762, i bambini Mozart furono ammessi a suonare al cospetto dell’imperatrice Maria Teresa. Dopo il concerto il piccolo Wolfgang saltò in braccio all’imperatrice, l’abbracciò e la baciò. Nel 1768 Maria Teresa concesse al dodicenne Mozart un’udienza di due ore nella Hofburg, la residenza degli Asburgo. Nello stesso luogo, nel 1781, il musicista diede un concerto in onore del duca di Württemberg e trascorse la notte di Natale dello stesso anno con l’imperatore Giuseppe II, figlio di Maria Teresa, negli appartamenti imperiali. 

In Austria sono tante le occasioni in cui godere la musica del grande genio. A iniziare ovviamente da Salisburgo. Qui, ogni anno, tra fine gennaio e inizio febbraio, il periodo intorno all’anniversario della nascita di Mozart, la Fondazione Mozarteum organizza la Settimana Mozartiana. 



30/09/20

Herbert Von Karajan e l'ispirazione tra le nuvole

 


Herbert Von Karajan e l'ispirazione tra le nuvole

E' piuttosto nota la grande passione di Herbert Von Karajan per gli aerei. Era un pilota provetto.
Un episodio della sua vita è piuttosto illuminante:
Nel 1977 il grande direttore d'orchestra parte da Vienna a bordo del suo bireattore, diretto a Parigi, dove lo aspettano per un concerto di musica sinfonica dedicato a Beethoven.
L'aereo però attraversa una cellula temporalesca e tra quegli spaventosi tuoni, quei lampi, quella pioggia battente, Karajan trova l'ispirazione per eseguire la Quinta Sinfonia.
Mentre l'aereo sobbalza, il maestro tira fuori dal cruscotto il foglio delle carte aeronautiche e vi appunta sopra alcune annotazioni.
Il foglio fu poi ritrovato dall'assistenza di sala sul leggio, al termine di quella che molti descrissero come un'esecuzione straordinaria, com'è straordinario un temporale che arriva all'improvviso e sembra ingoiarti.

informazioni tratte da: Francesca Milano, Quelle vite vissute ad alta quota, Domenica - Sole 24 ore, 12 maggio 2019, p.33



28/01/19

Depressione e creatività. Malinconia e Genio. Un saggio bellissimo.


Nel settembre del 1787, quando aveva solo sedici anni, Beethoven rivelò un tormento che lo afflisse per il resto dei suoi giorni. In una lettera scritta poco dopo la morte dell'amata madre, confessò di soffrire per il dolore e per l'asma, cui si aggiungeva la "melanconia", che era per lui "un male grave quasi come la stessa malattia". Ben prima di essere straziato dalla sordità, che lo colpì a cavallo del secolo, Beethoven era già turbato per la disarmonia tra sé e il mondo. Questa cronica insoddisfazione si manifesta di continuo nelle lettere e nei comportamenti. La stessa melanconia inquieta agì peraltro anche da ispirazione per i suoi accordi sinfonici. 



Il 29 giugno 1801, in una lettera a un amico medico, Beethoven espresse la sua caratteristica melanconia con speciale intensità. Nella sua vita, scrive, tutto sembra procedere bene, almeno a una visione superficiale: le composizioni si vendono in fretta, molti editori gli chiedono lavori, ha poche preoccupazioni finanziarie. Ma l'apparenza nasconde una crudele realtà: la diminuzione dell'udito e i disturbi intestinali lo riducono alla "disperazione". Preoccupato di non poter guarire dall'incipiente sordità e dalle coliche, scrive: "Spesso ho maledetto il Creatore e la mia esistenza". Tutto quello cui può aggrapparsi, adesso, è la "rassegnazione": giura di voler "sfidare il suo destino", pur consapevole che ci saranno momenti in cui sarà "la più infelice delle creature di Dio".
La melanconia ci riporta a come Emily Dickinson definiva la "possibilità", una "casa più bella della prosa / di finestre più adorna, / e più superba nelle sue porte". Si trasforma in musa della visione, quella percezione di uno stato in cui le polarità di colpo si uniscono in turbolenta concordia, come stimolo a creare nuovi modi di immaginare relazioni tra opposti infinitamente misteriosi. Le creature melanconiche costituiscono un'affascinante squadra di mentori: pensare a simili guide aiuta a raccogliere le forze per resistere nei tempi bui. Possiamo identificarci tutti con queste grandi personalità, una lista d'onore di uomini e donne brillanti. Pensiamo a scrittori come Ernest Hemingway e Rita Dove, musicisti come Beethoven e Mahler, pittori come Goya e van Gogh. Ma non sono solo artisti; ci vengono in mente anche politici come Lincoln e Churchill, imprenditori come J.C.Penney e Ted Turner, attori come Carrie Fisher e Jim Carrey. 
O ancora scienziati come Isaac Newton e Sigmund Freud e capi militari come Napoleone e Sherman. Potrei aggiungere altri a quest'augusto elenco di innovatori melanconici; potrei menzionare Martin Lutero e Michelangelo, Hart Crane e Francis Scott Fitzgerald, Hans Christian Andersen e Florence Nigthingale, James M. Barrie e Mary Shelley, Handel e Holst, Rossini e Schumann, Paul Gauguin e Edward Munch. E Noel Coward, Victor Hugo, Cajkovskij, Charles Ives, Lev Tolstoj, Virginia Woolf, Dylan Thomas e Kierkegaard. Questa lista non arriva neanche lontanamente a fare giustizia dello sterminato inventario di illustri melanconici creativi. Che dire di Lord Alfred Tennyson, Franz Kafka e Jackson Pollock? Oppure di Abbie Hoffman, Tennessee Williams e William Faulkner? O ancora di John Lennon? O di Ad Reinhardt? O di Cary Grant? O di Marcel Proust?
Se soffri di costante melanconia, sei incluso in questa seducente litania di uomini e donne straordinari. Sei nauseato dello status quo; vuoi qualcosa di più dalla vita di quanto ti è offerto dalle fiacche convenzioni. Sei teso, un pò intimorito. Ma in questo momento ti senti più vivo che mai. Senti che sei sul punto di immaginare mondi alternativi, forze integre. Nel tuo momento di fecondità, guardi a queste figure come guide per una terra inesplorata, che recitano mantra commoventi nel tuo orecchio tremante. 



Nel 1890 Vincent van Gogh pose fine in modo repentino e violento al suo più forsennato periodo di attività creativa. Dopo aver completato freneticamente più di duecento quadri tra il 1888 e il 1890, compresi capolavori come Notte stellata e Campo di grano con volo di corvi, profondamente depresso, si incamminò sotto lo splendido sole giallo nella campagna francese e si sparò un colpo di pistola al petto. Morì due giorni dopo per la ferita. Aveva trentasette anni. Istinti suicidi e dipendenze pericolose sono forse il prezzo da pagare per i geni melanconici? 
Non sempre, certo, ma è comunque significativo che molti di loro dovettero lottare con gravi disperazioni e abitudini sordide. Forse è facile ammirarli da lontano; ma l'egoismo e lo sconforto di questi creatori produssero una bellezza che ci nutre senza fine. Per la bellezza occorre soffrire, è un tesoro da pagare a caro prezzo. Come dice Emily Dickinson, l'arte eccelsa è il "dono del torchio". Solo in questo modo possiamo continuare ad ammirare quegli animi malinconici la cui vita è stata dedicata a creare bellezza, non importa a quale costo. La melanconia è il terreno profano da cui sgorga il sacro. Abbiamo bisogno di credere che le nostre ombre generino luce. Non è il creare a renderci infelici; è l'infelicità a renderci creativi. 



Eric G. Wilson, Contro la felicità - un elogio della melanconia (Guanda, traduzione di Irene Abigail Piccinini) 



Eric G. Wilson è professore d'inglese alla Wake Forest University di Winston-Salem, North Carolina. E' autore di cinque libri sui rapporti tra letteratura e psicologia e ha ricevuto numerosi premi.

Fonte: Luigi La Rosa 

01/07/15

Beethoven, La Sonata a Kreutzer, il filo della Demonicità.

Francesco Jerace, Beethoven, Conservatorio di San Pietro a Majella, Napoli


Una volta, complice il romanzo di Tolstoj dallo stesso titolo, la Sonata a Kreutzer era una delle pagine più eseguite di Beethoven; oggi la sua fortuna è un poco calata anche rispetto ad altre Sonate per violino e pianoforte, forse proprio per quella letterarietà demoniaca imprestatole dallo scrittore russo con troppa sensibilità autobiografica.

Tolstoj infatti la prese a simbolo come potere seduttivo della musica, come rappresentazione di passioni che una persona per bene dovrebbe tenere al guinzaglio, ma che qui sono espresse con tale evidenza plastica che c'è il pericolo di abbassare i ripari, entrare in fase con quell'onda montante e divenirne complici, ahimé con tragiche conseguenze. 

Eppure quest'opera tutta slancio di sperimentalità non sembra molto adatta a sopportare pesi di natura morale; Beethoven annotò sul manoscritto, nel suo italiano approssimativo: Sonata scritta in uno stilo brillante molto concertante come d'un concerto, intendendo accentuare la componente "concertante" dove la platea, il pubblico sono necessari all'opera non meno del compositore; in realtà, come nella "Sonata patetica" per pianoforte gli premeva sopra tutto sgrossare un blocco compatto di travolgente energia, senza curarsi di dare al primo movimento un seguito coerente e conclusivo, e probabilmente è questo aspetto di forma abbozzata a grandi tratti, sdegnosa delle raffinatezze consuete alla musica da camera, che Tolstoj percepì come demonicità in atto.

Una testimonianza di queste connessione è ancora palpitante nella storica esecuzione di Adolf Busch e Rudolf Serkin riportata in vita in un cd della Naxos; il primo movimento, più che in esecuzioni recenti più "castigate", grandeggia in tutti i suoi colpi di scena, dall'introduzione lenta, quasi invocazione alla musa, alla vastità dell'Allegro, ondeggiante tra le sponde estreme della violenza e della cantabilità più seducente; Serkin e Busch s'incalzano e si aggrediscono, e con i mezzi di appena due strumenti sembrano produrre veri sollevamenti geologici di materia sonora; è come se Tolstoj li avesse sentiti anche lui, quando ha fissato il carattere passionale di questa sonata nel suo romanzo.

Giorgio Pestelli, La Stampa sabato 7 agosto 2004.




12/12/09

La Gioia che esiste, e che non vediamo.



Attraverso i mass media "il male viene raccontato, ripetuto, amplificato, abituandoci alle cose più orribili, facendoci diventare insensibili e, in qualche maniera, intossicandoci." Radio e televisioni sono 'colpevoli' di 'intossicare' i cuori, "perché il negativo non viene pienamente smaltito e giorno per giorno si accumula. Il cuore si indurisce e i pensieri si incupiscono". I mass media, - ha insistito papa Benedetto XVI - "tendono a farci sentire sempre 'spettatori', come se il male riguardasse solamente gli altri, e certe cose a noi non potessero mai accadere. Invece siamo tutti "attori" e, nel male come nel bene, il nostro comportamento ha un influsso sugli altri". Un meccanismo che aggiunge all'inquinamento dell'aria nelle città, "che in certi luoghi è irrespirabile", e che richiede "l'impegno di tutti", un vero e proprio "inquinamento dello spirito".

Sono le durissime parole che Benedetto XVI ha pronunciato martedì scorso nel tradizionale omaggio alla Immacolata, in Piazza di Spagna a Roma. Parole sulle quali forse varrà la pena continuare a interrogarsi tutti.

Dov'è finita la gioia, nel nostro tempo ? Quella gioia che sappiamo esistere, che è un riflesso della creazione, che è bellezza, che è aprirsi all'altro. Quella gioia di cui nessuno - tantomeno chi detiene il bastone del comando - mai parla.

Quella gioia che Beethoven ha espresso invincibilmente nella sua musica. Quella gioia che così descrive Clive Staples Lewis:

Quanto a Dio, dobbiamo ricordare che l'anima è solo una cavità che egli riempie. Non è forse vero - domanda Lewis - che le vostre amicizie più durevoli sono nate nel momento in cui finalmente avete incontrato un altro essere umano che aveva almeno qualche sentore di quel qualcosa che desiderate fin dalla nascita e che cercate sempre di trovare, sotto il flusso di altri desideri e in tutti i temporanei silenzi tra le altre passioni più forti, notte e giorno, anno dopo anno, fino alla vecchiaia?... Se questa cosa dovesse finalmente manifestarsi - se mai dovesse sentirsi un'eco che non si spegnesse subito ma si espandesse nel suono stesso - voi lo sapreste. Al di là di ogni dubbio possibile direste: "Ecco finalmente quella cosa per cui sono stato creato". Non possiamo parlarne gli uni agli altri. E’ la firma segreta di ogni anima, l'incomunicabile e implacabile bisogno”. Quello che voi agognate vi invita a uscire da voi stessi. Questa è la legge suprema - il seme muore per vivere

18/04/08

Beethoven - Una esperienza mistica.


Qualche sera fa ho vissuto una esperienza mistica.

Ma non l'ho vissuta mentre visitavo in una chiesa, o mentre pregavo.

L'ho vissuta durante un concerto, meraviglioso, al quale ho assistito. Ero andato appositamente per quello: per ascoltare la Sonata per pianoforte n.32 opera 111 di Ludwig Van Beethoven, nella esecuzione di uno dei più grandi pianisti viventi: Krystian Zimerman, premio Chopin nel 1975.

Ascoltare la Sonata 111 - come quasi tutte le opere di Beethoven - è una esperienza mistica. Ma, secondo me, questa lo è ancor di più.

Non so spiegare razionalmente perchè questa Sonata - in particolare il 2.Movimento (Arietta - Adagio molto semplice e cantabile) - mi sconvolga letteralmente, toccando, facendo vibrare ogni corda della mia anima.

Forse perchè è l'ultima Sonata per pianoforte composta da Beethoven - quando era ormai praticamente sordo - o forse perchè come è stra-noto c'è un grande mistero intorno a questa Sonata, visto che è l'unica scritta dal Maestro a essere composta di due soli movimenti (e Thomas Mann ha dedicato addirittura un suo romanzo, il Doktor Faustus, a questo enigma e alle possibili motivazioni che indussero Beethoven a fermarsi qui).

Il Secondo Movimento dura in tutto una quindicina di minuti. Ha inizio con un tema semplicissimo, essenziale, che viene poi progressivamente modificato su variazioni sempre più complesse.

Ascoltando questi quindici minuti di musica, è come se io sentissi - o meglio, vedessi - il senso ultimo dell'esistenza.

Ovvero: la vita con tutte le sue componenti (bellezza, tremore, paura, estasi, poesia, purezza, malinconia, fato, desiderio di Dio, inquietudine, calma, pienezza). La vita come appare a un uomo che sta per lasciarla, ma che sa di averla vissuta in pieno, fino in fondo, con tutti i suoi nodi dolorosi, e con tutta la sua struggente bellezza.

Ogni volta, questa Sonata, parla all'Uomo, al suo cuore.

E anche l'altra sera il pubblico, alla fine, era quasi tramortito, felice e grato.

Purtroppo, per quanto si cerchi, non esistono versioni video della Sonata nella versione di Zimerman - che è molto geloso giustamente delle sue esecuzioni dal vivo e che pretende che la musica la si ascolti soprattutto dal vivo.

Ma a beneficio di tutti, qua sotto troverete il Secondo Movimento della Sonata n.32 op.111 nella esecuzione di uno dei più grandi pianisti di tutti i tempi Claudio Arrau.
Purtroppo il movimento è stato diviso in due diversi video quindi cliccate prima sul primo e poi sul secondo.
E buon ascolto !