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22/04/15

"La morte? Risorgeremo tutti !" - intervista di Piergiorgio Odifreddi a Frank J. Tipler, uno dei più grandi fisici moderni.

La Galassia denominata "Eye of God", o Nebulosa Helix (Elica) si trova a 650 milioni di anni luce dalla Terra.

"La morte ? Risorgeremo tutti. " Intervista di Piergiorgio Odifreddi a Frank Tipler, uno dei più grandi fisici moderni. 

Arrivederci in Paradiso 

Nel 1961 il premio Nobel per la fisica Paul Dirac formalizzò nel postulato della vita eterna un suo desiderio: che la vita continui nell'Universo fino allo scadere del tempo. Visto però che il nostro pianeta è destinato a scomparire piuttosto presto, in senso cosmico, per essere seguito alla breve dall'intero sistema solare, il postulato richiede che la vita continui in altri modi e luoghi: il problema è sapere come e dove. La fantascienza si era sbizzarrita a dare risposte preventive a queste domande, ma la novità è che ora sono gli scienziati a farlo. Il primo ad affrontarle seriamente è stato il noto fisico Freeman Dyson, che in Infinito in ogni direzione' (Rizzoli, 1989) ha divulgato una serie di speculazioni sostenute da effettivi calcoli, basate sulle ipotesi che la vita sia un fenomeno essenzialmente organizzativo, indipendente dal substrato fisico-chimico, e che essa si possa adattare nel tempo a qualsiasi condizione ambientale. Le conclusioni di Dyson sono che la vita non può sopportare un Big Crunch, cioè un'implosione finale simmetrica all'esplosione iniziale del Big Bang. Quindi la sua durata indefinita richiede un universo aperto, infinito nello spazio e nel tempo, e in eterna espansione. In tali condizioni la vita potrà pulsare sempre più lentamente, senza però mai fermarsi, anche se essa sarà costretta a smaterializzarsi progressivamente: trasferendosi, ad esempio, in nuvole di polvere interstellare.

Più recentemente, Frank Tipler ha proposto ne La fisica dell'immortalità (Mondadori,1995) una teoria alternativa: che la vita sia invece incompatibile con un universo aperto, e che la sua sopravvivenza richieda dunque un Big Crunch. L'abbiamo intervistato per sentire direttamente da lui lo sviluppo di questa storia.

D.Che cosa critica, lei, nel modello di Dyson della vita nel futuro remoto?
R. Nel suo modello, che tiene conto della relatività ma non della meccanica quantistica, la vita continua in eterno. Ma solo in una piccola parte dell'universo, che nel frattempo si espande e si raffredda indefinitamente. C'è una contrazione energetica, a fronte di un'espansione spaziale, che rende la vita futura sempre più lenta e noiosa.

D.Che succede, invece, nel suo modello?
R. L'esatto contrario. Una contrazione spaziale, ma un'espansione energetica. Il che significa che tutto sarà più eccitante. Io prevedo che la vita riempirà l'intero universo e ne assumerà il controllo, diventando onnipotente. E che acquisterà sempre maggiori conoscenze, per poter sopravvivere, diventando onnisciente.

D. Suona un po' come fantascienza, e un po' come religione. Che, d'altronde, sono due facce di una stessa medaglia.
R. La vita onnipotente e onnisciente dell'estremo futuro si può effettivamente identificare con Dio. Io ci arrivo in maniera scientifica, ma si può arrivarci anche attraverso la Bibbia. Quando Mosè chiede a Dio quale sia il suo nome, la risposta nell'originale ebraico è: “Io sono colui che sarà''. Dio stesso si definiva come l'estremo futuro.

D. : Io trovo molto sospetto che lei pretenda di procedere scientificamente, e poi trovi concordanze non in una religione generica, ma nella specifica tradizione monoteistica occidentale.
R.: Io invece lo trovo irrilevante. Sono concordanze a posteriori. Se non ci fossero, direi: “tanto peggio per la Bibbia”. L'importante è mettere la fisica al centro, non la religione. Ad esempio, quand'ero studente alla fine degli anni sessanta, il mio professore Steven Weinberg mi diceva che la teoria del Big Bang era sbagliata perché somigliava troppo alla Genesi. Questo era un modo di dare priorità alla religione, invece che alla fisica.

D.: Che ne pensano i teologi delle sue teorie? Per esempio, è stato invitato al Giubileo degli Scienziati?
R.: Certo che no! Io dico cose certe e precise su Dio. Non sono come gli scienziati che vincono il Premio Templeton. Dyson, per esempio, che è agnostico e di Dio non vuole parlare. O Paul Davies, che lo mette nei titoli dei suoi libri ma non all'interno. Io dico chiaramente che Dio è ciò in cui l'universo si evolve, secondo le leggi della fisica.

D. : Dunque Dio non sarebbe l'Alpha, ma l'Omega. Non il Creatore, ma il Terminator. Non dovrebbero però essere la stessa cosa, se leggi della fisica sono invarianti rispetto alla direzione temporale?
R.: Si può pensare che il tempo vada avanti o indietro. È come pensare alla Terra al centro del Sistema solare, oppure come un pianeta attorno al Sole. Dal punto di vista matematico, si tratta solo di un cambiamento del sistema di coordinate. Ma il sistema copernicano è molto più semplice di quello tolemaico, e si capisce molto meglio. La stessa cosa avviene con Dio.

D.: Prima lei ha detto che la vita invaderà l'intero universo. Come potrà farlo? Certo non con organismi come i nostri.
R.: La vita è iniziata da microrganismi, tre miliardi di anni fa, e si è espansa e diversificata. Nessuna specie sopravvive indefinitamente: lo sapeva già Darwin. I nostri discendenti saranno molto diversi da noi. Io li immagino come supercomputer, piuttosto che come organismi. Il DNA non sopravvive alle alte temperature che ci saranno con la contrazione dell'universo, mentre l'informazione può essere codificata in mille modi.

D. : Se la vita del futuro sarà così diversa dalla nostra, perché la cosa dovrebbe interessarci?
R. :Con computer sufficientemente potenti, si potrebbe emulare la vita umana. Nel senso di riprodurla esattamente, in maniera perfetta. I nostri discendenti ci riporteranno in vita con l'emulazione, e non moriremo più. Ecco perché la cosa dovrebbe interessarci.

D.: Questa sarebbe la resurrezione dei morti?
R. : Certo. E possiamo dedurla dalla fisica. Non c'è bisogno della fede.

D. : A me sembra, più che altro, una versione della Realtà Virtuale.
R. : Sarebbe una Realtà Virtuale perfetta, non come quella che abbiamo oggi e che non inganna nessuno.

D. : E se fossimo già ora parte di una Realtà Virtuale? Se quello che lei dice fosse già avvenuto?
R. : Sarebbe un imperativo morale di coloro che ci emulano farcelo sapere, oltre che trattarci bene. E io credo che lo faranno, perché la moralità va di pari passo con la conoscenza. Più gli esseri sono intelligenti e colti, e più sono morali.

26/02/15

Il Buco Nero dei misteri che può riscrivere la storia dell'Universo - Una scoperta fantastica.



Pubblico a beneficio dei lettori questo meraviglioso articolo scritto da Emanuele Perugini per Il Messaggero, 26 febbraio 2015.


La storia dell’Universo, almeno così come la conosciamo, deve essere riscritta.

Se non del tutto, almeno per la parte che riguarda la formazione e il funzionamento dei buchi neri.

Un gruppo di ricercatori dell’Università dell’Arizona ha infatti scoperto un buco nero così grande e luminoso da scombinare tutti i calcoli finora effettuati e le teorie che su quei numeri trovano solide conferme.

Del resto, da un buco nero, dall’oggetto cioè più misterioso e affascinante dell’Universo non potevamo aspettarci altro. Mentre però di solito sono i fisici e gli astronomi a fare le pulci quando capita che un film o un libro prendano in considerazione questi corpi celesti, come di recente il film Interstellar di Christopher Nolan, stavolta è stato un buco nero a fare le pulci agli scienziati, costringendoli a mettere in dubbio le loro solide certezze. I numeri, come si dice in questi casi, proprio non tornano.

I dati rilevati dagli astrofisici dell’Università dell’Arizona guidati da Xue-Bing Wu e pubblicati su Nature, sono impressionanti.

Il buco nero SDSS J0100+2802 (questa la sua sigla) o meglio il quasar che lo circonda ha una massa pari a 12 miliardi di stelle come il nostro Sole. Un decimo di tutta la Via Lattea. La sua luminosità, è un altro record assoluto perché è pari a 420 trilioni di volte di quella del nostro Sole.

Si tratta di numeri impressionanti e mai rilevati fino ad oggi, ma non sono questi i dati che hanno fatto saltare sulla sedia gli astrofisici di tutto il mondo.

Quello che più colpisce ed è veramente fuori da ogni teoria fin qui messa in tavola è la sua lontananza. Questo buco nero si trova infatti a una distanza di circa 12,8 miliardi di anni luce dalla Terra. E siccome la distanza, nello spazio, equivale al tempo, significa che la luce emessa da questo enorme corpo celeste è stata generata quando l’Universo aveva appena 900 milioni di anni.

Troppo poco tempo per arrivare a generare un buco nero di tali proporzioni. «Questo quasar è davvero unico» dice Xue-Bing Wu. «Scoprire che questo Quasar ha emesso la radiazione che abbiamo studiato appena 900 milioni di anni dopo il Big Bang ci ha letteralmente galvanizzato. Proprio come un faro, il più brillante tra quelli ai confini del cosmo, la sua intensa luce ci aiuterà a sondare meglio l’universo primordiale».

Xue-Bing-Wu

 La scoperta è stata realizzata combinando i dati raccolti dal telescopio da 2,4 metri di diametro Lijiang nello Yunnan (Cina), il Multiple Mirror Telescope da 6,5 metri, il Large Binocular Telescope in Arizona, il Magellan Telescope dell’Osservatorio di Las Campanas in Cile e, infine, il telescopio Gemini North da 8,2 metri sul Mauna Kea, Hawaii.

«La formazione di un buco nero così grande e così precocemente – ha spiegato Fuyan Bian, dell’Università Nazionale Australiana e che ha partecipato al lavoro – è difficile da interpretare sulla base delle teorie attuali».

BULIMIA

Si tratta di un oggetto formatosi nelle prime fasi di formazione dell’Universo e risulta ad oggi il più brillante oggetto antico mai conosciuto. Il mistero da risolvere è infatti capire come possa essere cresciuto così rapidamente.

Per arrivare a quei numeri «dovrebbe aver divorato – ha spiegato Adriano Fontana, dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf)l’equivalente della Grande Nube di Magellano, una galassia nana compagna della Via Lattea, in appena qualche centinaio di milioni di anni!».

 In realtà non è così e i buchi neri, per quanto dotati di supermassa non possono essere bulimici. A un certo punto anche per loro c’è il rischio indigestione. Nel caso in cui dovessero assorbire una quantità davvero enorme di materia, l’energia che verrebbe rilasciata sarebbe così potente da annullare la forza d’attrazione gravitazionale del buco nero.

«Fino ad oggi – ha spiegato Fontana, che è anche il responsabile italiano dei dati del Large Binocular Teleschope, uno degli strumenti che sono stati utilizzati per studiare il buco nero – pensavamo che si trattasse di una stella alquanto vicina a noi. Ora però che sappiamo quale sia veramente, quanto smisurata sia la sua massa e la sua distanza, la sfida che abbiamo di fronte è spiegare come sia possibile trovare un oggetto tanto massiccio in un’epoca così remota».

Le ipotesi sul tavolo degli scienziati sono tre.

 «La prima – spiega Fontana – è che non abbiamo ancora ben compreso come funzionano i buchi neri. La seconda è che forse, all’inizio, nella prima fase di espansione dell’Universo fossero più grandi di quelli che osserviamo in fasi più vicine a noi. La terza, che è anche la più affascinante sotto il profilo teorico, ma anche la meno probabile, è che in realtà questa scoperta potrebbe portare indietro il momento in cui c’è stato il Big Bang.

 Le prossime indagini già in programma, che coinvolgeranno anche i telescopi spaziali Hubble e Chandra, potranno aiutarci a capire meglio la natura e la storia di questo mostro cosmico».

Emanuele Perugini, Il Messaggero, 26 febbraio 2015

18/07/14

In un nanosecondo il mistero dell'Universo (e della poesia).


                                        

La poesia non è meno misteriosa degli altri elementi dell'Universo, scriveva Borges.
Oggi potremmo riaffermare il principio, visto che la scienza è arrivata a dirci molto – quasi tutto – sulla nascita dell’Universo. Naturalmente parliamo del ‘dopo’, cioè di quel che accadde da una infinitesimale frazione di secondo dopo il collasso che generò tutto.
Sul prima nulla sappiamo, e ci sono solo supposizioni.
Ma andiamo con ordine.
La teoria oggi più accreditata dai cosmologi sulla nascita dell’Universo è la cosiddetta Teoria dell'inflazione,  un sistema che fa vacillare la mente umana e che può essere così semplificata: 
Un protone – porzione di un atomo – è così piccolo che, immaginando il puntino di inchiostro della lettera i, quel puntino ne conterrebbe – di protoni - 500.000.000.000, ossia un numero superiore a quello dei secondi contenuti in mezzo milione di anni.
Ora per capire cosa avvenne al momento della creazione dell’universo bisogna ulteriormente ridurre questo protone fino a un miliardesimo delle sue normali dimensioni e costringerlo in uno spazio così piccolo da far sembrare incredibilmente enormi le precedenti dimensioni.
Poi, in questo minuscolo spazio, proviamo ad ammassare trenta grammi appena di materia. Bene, il nostro universo è pronto ad espandersi.
Da questo incredibilmente minuscolo di polvere – in base alla teoria inflazionistica – si passò in uno spazio di tempo durato un milionesimo di milionesimo di milionesimo di milionesimo di secondo (!!) da un oggetto che stava tutto in una mano,a qualcosa che era almeno 10.000.000.000.000.000.000.000.000 di volte più grande.
L’intera creazione dell’universo non ha richiesto – secondo questa teoria, oggi quasi unanimemente riconosciuta – più di tre minuti del nostro tempo (!).
In tre minuti infatti è stato prodotto il 98 per cento di tutta la materia esistente o che mai esisterà. 
In molto, ma molto meno di un secondo, una porzione infinitesimale di un granello di polvere si trasformò in un infinito universo, con galassie, costellazioni, buchi neri, miliardi di miliardi di miliardi di corpi celesti.
Ma – ammesso che l’uomo capisca, come sta facendo –  come si sviluppò l’universo, resta il mistero di cosa c'era prima e intorno a quel minuscolo granello di polvere, prima della sua inflazione, o esplosione.
A riguardo ci sono diverse teorie – nessuna ovviamente dimostrabile:
1. La prima ipotesi è che la cosiddetta ‘singolarità’ che diede origine al nostro universo, fosse il residuo di un universo precedentemente collassato e che quindi il nostro sia parte di un eterno ciclo di espansioni e collassi.
2. La seconda ipotesi è che il nostro sia solo una parte di molti universi molto più grandi – alcuni esistenti in altre dimensioni – e che i Big Bang avvengano di continuo in tutto lo spazio.
3. La terza ipotesi è che il Big Bang rappresenti una forma di transizione attraverso la quale l’universo è passato da una forma a noi incomprensibile a un’altra che riusciamo quasi a capire.
Andrei Linde, uno dei più famosi cosmologi moderni, della Stanford University, commentò, non senza evidente ragione nel 2001 al New York Times che queste domande si spingono molto vicino alla religione.
Fabrizio Falconi.

18/01/13

Un mistero di cui mai arriveremo al fondo - John Barrow e l'universo.





E' un utilissimo riepilogo delle nostre attuali conoscenze sulla nostra vita, sul tempo, e sull'ambiente cosmico nel quale siamo 'gettati' dal momento della nascita. 

Trascrivo qui qualche punto saliente, tratto dalla recensione che ne ha fatto Giuseppe Bonaviri sul Corsera:

- Tutte le recenti teorie fisiche confermano la grande metafora del racconto biblico contenuto nel Libro della Genesi: La materia luminosa - nata dal big bang - è fatta di onde elettromagnetiche e di fotoni che dilagano in veri oceani di luce. Così si sono creati lo spazio e il tempo che - secondo gli studi di Sitter e di Einstein - sono i fratelli siamesi di un tutt'uno. Ne nasce il concetto antitetico di luce/buio che ogni essere vivente porta dentro di sé nella propria coscienza.

- Dopo miliardi di anni si sono modellati i ritmi esterni (stagioni/notte-giorno... ecc..) e i ritmi biologici che - complice il concetto del tempo come noi lo interpretiamo - ci dà le varie fasi della vita, fino alla morte quando lo spaziotempo come è da noi inteso, scompare.

- Queste coordinate di vita ci permettono di studiare i misteri del cosiddetto supermondo, costituito da nucleo ed elettroni di ogni singolo atomo di cui è composta la materia da noi conosciuta.

- Dal punto di vista macrocosmico, invece la nostra vita si svolge su un pianeta - la Terra - che in ogni anno (terrestre) si sposta di venti miliardi di chilometri. La Terra, a sua volta, è inserita in un sistema solare che gira intorno alla sua Galassia (Via Lattea), la quale ha una rotazione che dura duecentoventi milioni di anni (comportando periodi di glaciazione e disgeli). La Via Lattea è poi - su scala dell'Universo - meno di un granello di sabbia in un oceano. L'Universo - il nostro Universo - è infine - come dimostrano tutti i più recenti modelli fisici - solo uno degli Universi esistenti all'interno di un Multiverso, composto di Infiniti Universi.

Ecco come si conclude l'articolo di Bonaviri: Insomma, se guardiamo il tutto con occhi di meraviglia, ci accorgiamo di trovarci immersi in un mistero di cui mai arriveremo al fondo.

E' chiaro che gli uomini - tutti gli uomini - vivendo, si dimenticano completamente di queste implicazioni. 

Semplicemente: non ci pensano. Anche perché - sostiene qualche filosofo - se ci si pensasse con continuità si finirebbe per perdere il senno, per impazzire. E allora, è molto meglio vivere pensando al conto in banca o a chi sarà il prossimo eliminato nella casa del grande fratello.

Fabrizio Falconi  (fonte qui)