Visualizzazione post con etichetta birdman. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta birdman. Mostra tutti i post

27/03/15

Di cosa parliamo quando parliamo d'amore ? Curiosità e disponibilità interiore.





Di cosa parliamo, quando parliamo d'amore ? si chiedeva Raymond Carver in una memorabile serie di racconti (unificati sotto questo titolo) che hanno ispirato Robert Altman per America Oggi e di recente Alejandro Inarritu per il pluripremiato Birdman

Tutti sanno che parlare della sostanza dell'amore è come parlare del sesso degli angeli. Un esercizio tutto sommato inutile, perché tutti sanno di cosa si parla quando si parla d'amore e allo stesso tempo nessuno è in grado di dare una definizione della sostanza di questo sentimento umano. 

Ci sono molte persone che vivono ignorando il problema, altre che si struggono una intera vita nel tentativo di afferrare il senso dell'amore che provano, o che inseguono. 

Persone che vivono come se l'amore non esistesse, altre che fanno dell'amore il senso dell'orientamento di tutta la loro vita, per le quali l'amore - amare ed essere amati - viene prima di ogni altra cosa. 

Non so dove ho letto, recentemente, che l'amare (quindi non l'amore) ha a che fare con la curiosità. Credo che sia profondamente vero. La mia esperienza di vita mi porta a constatare che molto spesso persone poco curiose sono poco inclini ad amare, e non sanno fondamentalmente farlo. 

La curiosità è ciò che spinge fuori dal nostro territorio, dai bastioni consolidati del nostro ego, la molla in definitiva che ci porta verso qualcun'altro. 

Al contrario, la disponibilità interiore è il requisito necessario per essere amati.  Si può anche essere curiosi, e capaci di amare, ma se non si è disponibili interiormente (se non si è disposti a cedere porzioni di territorio interiore) difficilmente si riuscirà ad accettare di essere amati, una operazione solo apparentemente facile e invece altrettanto complessa come quella dell'amare.


Fabrizio Falconi (C) riproduzione riservata 2015.

25/02/15

Quel che resta del giorno.




Intervistato subito dopo aver ricevuto il Premio Oscar 2015 per la regia per il film Birdman, il regista Alejandro Gonzalez Inarritu alla domanda:  "Cosa rappresenta questo Oscar nella sua carriera? " ha risposto: Io non ho una carriera, ho una vita. E cerco di viverla pienamente, felicemente, intensamente.

E' una risposta esemplare, su cui bisognerebbe meditare. 

Uno dei più grandi titoli di romanzi degli ultimi anni è Quel che resta del giorno (è il noto libro dello scrittore giapponese naturalizzato inglese Kazuo Ishiguro, adattato a sua volta a film da James Ivory nel 1993).

Già: cosa resta del giorno, al termine delle nostre infaticabili giornate ?

La vita piena, felice o intensa, come quella che descrive Inarritu come orizzonte, non è data, non è il prodotto delle cose che si aggiungono alla propria vita (la carriera, in questo caso, i riconoscimenti, i premi, le incombenze, le attività, gli impegni). 

Non funziona così, anche se quasi sempre per combattere l'horror vacui ci illudiamo che sia così. 

E' in quel che resta del giorno (dopo tutto quello che nel giorno facciamo, occupiamo quasi militarmente) che è il senso. 

In quel vuoto che lasciamo, in quello spazio che facciamo, scorre la nostra vita interiore e ogni cosa importante. 

Una bottiglia piena non può contenere nulla. 

Solo un recipiente vuoto può ospitare.. quel che resta del giorno. 


Fabrizio Falconi -  (C) riproduzione riservata - 2015.