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03/12/16

Complessità del Buddhismo e semplificazioni occidentali.



Negli ultimi decenni si è assistito ad una diffusione del buddhismo in Occidente in una versione che l'Occidente - non so quanto consapevolmente o meno - ha notevolmente semplificato, rischiando di trasformare la teoria e la pratica millenaria del buddhismo in qualcosa di molto simile ad una disciplina new age

Addirittura ho sentito ripetere spesso che il buddhismo, rispetto al Cristianesimo, è molto più semplice (!) e immediato. Credo che ciò dipenda, come sempre, da una mancanza di approfondimento e di consapevolezza delle cose. 

Credo che questo breve passaggio del libro di Hervé Clerc, Le cose come sono (Adelphi edizioni, 2015), aiuti a rimettere un po' d'ordine. 

Se il nirvana è un'esperienza universale, il buddhismo è una creazione indiana. A immagine dell'India, delle sue città, la sua vegetazione, le etnie, le lingue, gli dèi, il suo miliardo di abitanti e altrettante contraddizioni, il buddhismo prolifera in modo anarchico in una giungla di sutra che nessuna tasca potrà mai interamente contenere. 

Il cristianesimo, religione del Verbo, si propaga grazie ai testi, il buddhismo malgrado i testi. 

In totale il Buddha avrebbe comunicato ai suoi discepoli 84.000 insegnamenti, afferma suo cugino Ananda, uomo dotato di una memoria fenomenale, che nessuno poteva guardare senza provare un immediato sentimento di gioia (Mahaparinirvana sutra). 

Questi insegnamenti sono contenuti o piuttosto arginati nei tre canoni. 

Il solo canone pali, nella dotta edizione della Pali Text Society, comprende 57 volumi, indici inclusi. 

Il canone tibetano Kangyur ne contiene un centinaio. 

Secondo Arthur F. Wright il canone cinese presenta da solo 74 volte la lunghezza della Bibbia. 

Nessuno quindi, conclude Clerc, può pretendere di possedere una conoscenza esaustiva di questo continente.

18/01/14

Dieci grandi anime. 5. Jiddu Krishnamurti (2)







Dieci grandi anime. 5. Jiddu  Krishnamurti (2./)


  La svolta nella vita del bambino avvenne  dopo la morte della madre - nel 1905 – e dopo le difficoltà economiche del padre, che si decise a chiedere l’intervento di Annie Besant, colei che era la direttrice della Società Teosofica inglese, chiedendo un lavoro nella sede indiana della società, ad Adyar. La Besant declinò l’invito. Ma quando, più tardi fu inviato dalla stessa Besant,  Charles Leadbeater come emissario della società teosofica ad Adyar, fu proprio costui ad accorgersi, avendolo visto bagnarsi sulla spiaggia con il fratello più piccolo,  di quel ragazzo che aveva “la più splendida aura che lui avesse mai visto, senza un’ombra di ego all’interno.” (3)
 Charles Leadbeater era un personaggio all’epoca molto discusso. Esoterista e chiaroveggente, membro della Società Teosofica della prima ora, era stato coinvolto in uno scandalo a sfondo sessuale, e poi prosciolto e riammesso dalla stessa Besant.
 L’entusiasmo di Leadbeater contagiò ben presto la stessa Besant e l’originale, eccentrica compagnia dei teosofi di Inghilterra si convinse di avere tra le mani – alla fine del 1909, quando Jiddu aveva soltanto 14 anni – nientemeno che l’incarnazione del Signore Maitreya, cioè del prossimo Buddha, venuto a palesarsi nel mondo.
  Bisogna lavorare di immaginazione e pensare cosa deve essere stato per questo ragazzino essere sradicato dal suo villaggio, in balìa dei fanatici adepti della Società teosofica, essere imbarcato su una nave a Bombay, rivestito di eleganti abiti europei, dopo essere passati dalle mani di un medico che ricucì perfino i larghi fori praticati nelle orecchie come da tradizione della sua gente, e approdare alla Charing Cross Station di Londra, accolto da centinaia di entusiasti membri del neonato Ordine della Stella d’Oriente venuti ad accogliere il nuovo Maestro del Mondo.   Lui, un ragazzino indiano, di diciassette anni !
  Le foto dell’epoca lo ritraggono elegante e impacciato nei campi d’erba e nei giardini dei meravigliosi palazzi inglesi che i benestanti teosofi possedevano e frequentavano, vicino a macchine d’epoca o in sella a biciclette nuove di zecca.
   Eppure questo ragazzo, ricoperto di ogni onore e riverenza, indicato come una divinità,
cominciò a chiedersi: “Perché hanno preso proprio me ?”  Krishnamurti teneva conferenze ai membri dell`Ordine della Stella, imparava l’inglese e il francese, girava il mondo, era sottoposto – insieme al fratello Nitya -  a una serie di ‘iniziazioni’,  ma ben presto cominciò a mettere in discussione i metodi teosofici sviluppando con forza un suo pensiero indipendente. Nel 1922 a Ojai Valley, California, la svolta: il 17 agosto lo coglie una straordinaria esperienza mistica che si protrae per tre giorni,  e che poi lo  stesso Krishnamurti raccontò in questi termini:
   Ero supremamente felice, perché avevo visto. Niente poteva più essere lo stesso. Mai più potrei essere nella totale oscurità:  ho visto la Luce. Ho attinto la compassione che sana tutto il dolore e la sofferenza; questo non per me stesso ma per il mondo.  Mi sono levato sulla cima della montagna e ho contemplato i potenti Esseri.  Ho visto la Luce gloriosa e salvifica.  La fonte della Verità mi è stata rivelata e l’oscurità è stata dispersa.  L’amore in tutta la sua gloria ha inebriato il mio cuore; il mio cuore non potrà  mai essere chiuso. Ho bevuto alla fonte della gioia e dell’eterna bellezza. Sono ebbro di Dio.  (4)
   E’ l’inizio di quel processo – così lo chiamava lo stesso Krishnamurti – che accompagnerà tutta la sua vita: misteriosi stati di estasi molto dolorosa (documentati da molti e diversi testimoni) , in cui una specie di ultra-percezione si impadroniva di lui, lo spossessava dal mondo, lo attraversava in tutto il corpo. 
   La svolta mistica e il durissimo colpo – un vecchio sogno è morto, scriverà nel Taccuino – ricevuto dalla improvvisa morte dell’adorato fratello, Nitya, ammalatosi di cancro, accelerarono il contrasto con i teosofi e Krishamurti cominciò ad insistere sulla inutilità dei loro riti liturgici,  rifiutando definitivamente il ruolo di autorità con un clamoroso annuncio che arrivò nel 1929, all`Hollywood Bowl di Los Angeles davanti a sedicimila persone. 
   Krishamurti ruppe gli indugi dichiarando:
 A che serve avere dietro migliaia di persone che non ascoltano, imbalsamate nel pregiudizio, che non vogliono il nuovo, ma preferiscono adattarlo al proprio sterile, stagnante Io? Dipendete da qualcun altro per la vostra spiritualità e la vostra felicità, e dovreste cercare dentro di voi. Quindi, a che serve un`organizzazione.
  Le decisioni erano prese: il rifiuto di incarnare una qualsiasi divinità, il rifiuto di avere discepoli, il rifiuto di appartenere ad un qualsiasi Ordine,  con lo scioglimento dell`Ordine della Stella d’Oriente, proclamato dallo stesso Krishnamurti. 

(2./segue) 

Fabrizio Falconi © - proprietà riservata/riproduzione vietata.

3.     M. Lutyens, La vita e la morte…, op.cit. pag. 21
4.     M. Lutyens, La vita e la morte… , op. cit. pag. 55. Nella biografia, nelle pagine precedenti, c’è anche il resoconto che di questi tre giorni cruciali nella vita di K. fece il fratello Nitya in una lettera inviata alla Beasant e a Leadbeater. 

02/01/13

L'uomo senza sentieri - Jiddu Krishnamurti (per iniziare il 2013).




Per rigenerarci dopo i bagordi del Capodanno, vi propongo una piccola condivisione su uno dei più grandi mistici del Novecento.

La vita di Jiddu Krishnamurti è una vita piena di misteri.  

Oggi si assiste a un grande fiorire di interesse per la figura di questo pensatore, nato in estrema povertà nell'India Meridionale il 12 maggio 1895 (dunque nel segno del Toro), alle 12,30 del mattino, e morto nel sonno il 17 febbraio del 1986.

Chi era Krishnamurti ?

A questa semplice domanda è difficile rispondere. 

Un bambino indiano che a 10 anni viene intercettato da una associazione di ricconi inglesi illuminati, guidati dalla mistica russa Madame Helena Petrovna Blavatsky e da Henry Steel Olcott, suo amico del cuore.

Questa congrega ha preso il nome di  Società Teosofica  e in quel periodo (1909) è guidata da Annie Besant e Charles Webster Leadbeater, entrambi sensitivi. E' quest'ultimo che si accorge della speciale aura che risplende intorno al piccolo K., e si convince che il piccolo non è altro che la reincarnazione del Buddha Maitreya (una delle manifestazioni del Buddha), di cui è stato annunciato l'evento.

Il piccolo viene trapiantato in Europa, prima in Normandia, poi a Londra. Al ragazzo - venerato come un Dio - vengono assicurati i migliori studi, le migliori frequentazioni.   Del resto egli manifesta, anche nella persona, una eleganza e uno stile senza eguali.

Lo accompagna, nella sua nuova esperienza europea, il fratello Nitya, più piccolo, al quale egli è legato fortissimamente e che muore in circostanze tragiche.

Nel 1929 in occasione di un raduno della Stella d'Oriente, chiesa della quale il ragazzo è stato messo a capo, tenutosi in Olanda, al quale presenziano più di 3000 fedeli, Krishnamurti, a sorpresa, con un discorso memorabile e imprevedibile, scioglie l'Ordine dopo aver declamato che La verità è una terra senza sentieri e che non la si potrà mai ottenere attraverso nessuna organizzazione, chiesa, maestro o guru. 

In seguito chiude ogni suo rapporto con la Società Teosofica e, restituisce tutte le donazioni ricevute dagli adepti (ingenti somme di denaro,ville e terreni).

Ciò nonostante, non gli è difficile trovare il denaro (finanziamenti di benefattori e vendite dei suoi libri) per iniziare la sua nuova attività divulgatrice: ha infatti ormai maturato la Verità ed è pronto per diffonderla: il mio unico scopo è rendere l'uomo assolutamente, incondizionatamente libero.

Per i successivi cinquantasette anni della sua lunga vita Krishnamurti viaggia in lungo e in largo per il mondo al fine di trasmettere il suo insegnamento liberatorio, rifiutando sempre la venerazione personale. 

Oggi esistono scuole e fondazioni sparse in tutto il pianeta che analizzano e studiano i suoi libri, il suo pensiero, anche in Italia.

Un pensiero che solo apparentemente è difficile, arduo. Ma che invece, se approfondito, spalanca incredibili vie di autoconoscenza e sviluppo personale.

Tutta la vasta opera di Krishnamurti è tradotta e stampata in Italia da Ubaldini Editore, che consiglio rispetto alle molte edizioni commerciali, disponibili e spesso molto mal tradotte.

Sulla vita di Krishamurti, incredibilmente affascinante, e piena di enigmi, il testo fondamentale è:

Così scriveva Krishnamurti nel 1959: 

Noi ci riempiamo il cuore con le cose della mente e di conseguenza teniamo il cuore sempre vuoto e in attesa...        E' la mente che si attacca, che è invidiosa, che s'impossessa e che distrugge...  Noi non ci limitiamo ad amare, ma smaniamo per essere amati;   diamo per ricevere, che è la generosità della mente, non del cuore.      La mente è sempre alla ricerca  di certezze e sicurezza;   e può l'amore essere certificato  dalla mente ?   Può la mente, la cui intima essenza è il tempo, catturare l'amore, che di per sè è  eternità ?

Fabrizio Falconi.