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19/02/19

Il nome "ROMA" nel mondo. Tutte le curiosità, dopo il film di Cuaròn.




Grazie all'enorme successo del film Roma di Alfonso Cuaròn, vincitore del Leone d'Oro alla 75ma Mostra del Cinema di Venezia e Candidato come miglior film per l'Oscar che si assegna tra poco a Los Angeles, in molti hanno scoperto che così si chiama (originariamente Colonia Roma) un popoloso quartiere di Città del Messico in cui vivono circa 50.000 abitanti. 

Pochi sanno però che questo è uno dei molti esempi di località e città nel mondo che portano attualmente il nome della Città Eterna.  

A parte il quartiere messicano, infatti, una Roma esiste nel Queensland australiano (ha anche un aeroporto), una nel Lesotho; una nell'isola svedese di Gotland (dov'è anche una chiesa luterana medievale); una in Romania; in Perù, nel dipartimento La Libertad.  Anche in Texas c'è Roma - come del resto esiste anche una Parigi di circa 25.000 abitanti. 

Soltanto negli Stati Uniti si conoscono circa 15 tra città e villaggi dal nome inglesizzato, Rome: in Illinois, Indiana, Iowa, Maine, Maryland, Michigan, Minnesota, New York (con circa 40.000 abitanti), Ohio, Oregon, Pennsylvania (ben 3 località), Winsconsin.  In Georgia c'è una Rome con 37.000 abitanti, così chiamata perché fondata in un territorio dotato di sette colline e attraversato da vari corsi d'acqua.

Ma, parlando più in generale di ascendenze capitoline, si può ricordare che Capitolio si chiamano all'Avana di Cuba e a Buenos Aires i cuori monumentali delle città; che il moderno Parlamento costruito a Chandigarh, in India, su progetto di Le Corbusier prende anch'esso il nome di Capitol; che la collina dov'è il potere USA Capitol Hill, ospita il Capitol Building, Campidoglio degli Stati Uniti d'America - Senato e Camera dei Rappresentanti - oltre alla Corte Suprema e altri palazzi della democrazia USA. 

Dominati da una Cupola affrescata da un pittore romano dell'800, esiliato da Pio IX oltreoceano, Costantino Brumidi. 


Notizie tratte da: Francesco Rutelli - "Roma, la forza seduttiva di un nome: da Cuaròn alle gemelle sparse nel mondo" - Il Messaggero, Venerdì 15 febbraio 2019, p. 27.




21/04/17

21 Aprile - Roma compie 2770 anni ! Tutte le iniziative oggi in città.




La citta' festeggia il Natale di Roma numero 2270 tra letture, concerti, mostre e rievocazioni storiche con un calendario di 44 appuntamenti con visite guidate e laboratori nei musei e sul territorio. 

Lo comunica il Campidoglio. "Quattro giorni di iniziative che coinvolgeranno la Capitale dal 20 al 23 aprile e che prevedono un regalo speciale per la giornata del 21 aprile: l'accesso gratuito per tutti, residenti e non, ai musei civici della citta' e alle aree archeologiche di pertinenza di Roma Capitale ad esclusione del Planetario, dello spazio espositivo dell'Ara Pacis e del nuovo spazio espositivo del Museo di Roma". 

 "Un ricco programma di eventi che iniziato ieri  giovedi' 20 aprile con la maratona di lettura dei sonetti di Belli, dalle 16 alle 19 nella Sala della Protomoteca a cura della Sovrintendenza Capitolina con l'Archivio Storico Capitolino e il Centro Studi Giuseppe Gioachino Belli. 

Il cuore delle celebrazioni è oggi, venerdi' 21 aprile. 

La giornata si apre alle 9 in Campidoglio, nella Sala della Protomoteca, con il seminario internazionale di studi storici 'Da Roma alla terza Roma' sul tema 'Le citta' dell'Impero da Roma a Costantinopoli a Mosca. Fondazione e organizzazione, capitale e province'. 

 Alle 12 in Piazza del Campidoglio ci sara' il concerto della Banda Musicale del Corpo della Polizia Locale di Roma Capitale in divisa storica che fara' da contrappunto a una serie di concerti delle bande dei corpi militari che avranno luogo in diversi municipi della citta'.

"Un Natale di Roma speciale tra le oltre mille varietà di rose botaniche, antiche e moderne provenienti da tutto il mondo. Da oggi 21 aprile, riapre al pubblico il Roseto comunale, lo splendido spazio ai piedi dell'Aventino. L'ingresso è libero e le visite guidate al seguito dei tecnici del Roseto sono gratuite", annuncia Pinuccia Montanari, assessora alla Sostenibilità Ambientale di Roma Capitale.

Fino al 18 giugno, tutti i giorni dalle 8.30 alle 19:30 comprese le domeniche e i festivi, si potrà ammirare una delle più prestigiose collezioni botaniche di rose, che permette di ripercorrere la storia e l'evoluzione della rosa dall'antichità ai giorni nostri.


30/11/16

Il fascino di Monte Mario -Storie di Nobili e di ... Ufo




Sulla sommità del Monte Mario, così amato dai romani tanto da affibbiargli l’appellativo di monte anche se si tratta di una altura che nel punto culminante raggiunge i 139 metri di altezza, sembra esista il più forte legame della città con le stelle e con i misteri dell’universo. 

In particolare nel parco della Villa Mellini, dal quale si gode un panorama unico sulla città, ogni anno frequentato da migliaia di turisti

La splendida Villa che risale al ‘500 fu costruita dal cancelliere Mario Mellini, come residenza extraurbana per la sua famiglia e proprio questo sarebbe all’origine del nome – Monte Marioconsegnato alla storia alla collinetta che sovrasta Roma

Abitata da principi e frequentata dalle più illustri personalità durante le loro visite a Roma - basti pensare tra gli altri a Goethe, Stendhal, Henry James e William Wordsworth (che dedicò ad un pino di quel parco uno dei suoi più celebri sonetti) – Villa Mellini alla fine dell’Ottocento divenne sede della Sezione Fotografica dell’Esercito Regio, inaugurando così la sua destinazione scientifica che sarebbe durata fino ad oggi: dapprima come sede dei primi esperimenti di volo e di fotografia aerea, poi, dal 1923, a seguito della chiusura degli Osservatori storici di Roma, quello del Campidoglio e quello del Collegio Romano, divenendo la sede dell’Osservatorio astronomico di Monte Mario (inaugurato ufficialmente nel 1938 e comprendente anche un museo di Astronomia) con la realizzazione di due cupole principali e di una Torre Solare all’interno della quale si seguono studi di fisica solare


Attiguo alla Villa Mellini, però c’è anche un altro luogo molto amato dai romani e dal nome suggestivo: Zodiaco. Si tratta di un celebre ritrovo, originariamente un semplice chiosco, divenuto con il tempo un elegante caffè e ristorante all’aperto, fondato nel 1956 da un personaggio divenuto famoso nelle cronache cittadine per la molteplicità dei suoi interessi, Eufemio Del Buono

Nato a Cetona, in provincia di Siena nel 1928 e scomparso pochi anni fa, Del Buono scoprì quel luogo ameno sul finire degli anni ’40, su invito di alcuni amici, peregrinando per la città alla ricerca di un posto panoramico dove realizzare un chiosco sul modello di quello già esistente sul Piazzale del Pincio

Giunto sul limitare del Parco di Villa Mellini, già divenuta sede dell’Osservatorio, e incantato dal panorama che si godeva dal piccolo sentiero che collegava alcune case fatiscenti ad un maestoso leccio secolare, Del Buono decise che quello sarebbe stato il posto giusto e dopo aver chiesto le necessarie autorizzazioni comunali, realizzò il suo sogno

Sullo Zodiaco, da quel punto del tutto privilegiato, Del Buono cominciò ad osservare il cielo e negli anni ’60 avvenne il suo primo avvistamento: un grande oggetto a forma di disco – secondo la sua testimonianza - apparve e stazionò nel cielo della capitale, episodio che Eufemio raccontò in diverse interviste televisive, trasformandolo in uno dei primi ufologi militanti italiani

 Monte Mario era stato fra l’altro teatro di un altro famoso avvistamento romano, che aveva avuto come testimone un giornalista, Bruno Ghibaudi il quale era convinto di aver ripreso un Ufo con la sua cinepresa super-8.

 Eufemio Del Buono, dopo questi episodi si dedicò alla divulgazione della ufologia, con attività instancabile, organizzando convegni, incontri, serate internazionali e scrivendo una gran quantità di libri, di cui il più famoso, resta Noi e gli Extraterrestri, che incontrò un notevole interesse anche perché, con un piglio comunque scientifico o para-scientifico, l’autore sosteneva che i Fratelli dello Spazio, cioè gli alieni, avessero edificato i libri sacri di tutte le religioni della terra, in attesa che l’evoluzione del genere umano giungesse ad un livello sufficientemente alto per poter comprendere realtà così impensabili. 

Del Buono ancora oggi è un punto di riferimento della comunità ufologica italiana e molti dei suoi libri campeggiano ancora oggi dietro le vetrine del Caffè Zodiaco che per così tanti anni ha ospitato questo controverso e simpatico personaggio che ormai fa parte a tutti gli effetti della storia recente della città. 

Panorama di Roma da Monte Mario, 1861

27/10/16

Le leggende del Campidoglio e la Statua del Marco Aurelio, l'unico esemplare di questo tipo giunto fino a noi.




Il Campidoglio è da sempre il simbolo del potere cittadino, a Roma. Anticamente questo nome si riferiva soltanto all'altura più piccola dove sorgeva il Tempio di Giove Ottimo Massimo, il più importante tra gli dèi del Pantheon, la cui area era all'incirca quella occupata oggi da Palazzo Caffarelli. 

Più tardi, nel corso dei secoli, la dizione Campidoglio si estese all'intero colle. 

Ancora oggi il Campidoglio rappresenta una meraviglia delle meraviglie: esso ospita infatti reperti preziosissimi e unici al mondo, come i due leoni di basalto grigio ai piedi della scalinata, che provengono dall'Iseum et Serapeum del Campo Marzio, il Tempio che i romani avevano dedicato alle divinità egizie, e che raccoglieva moltissimi reperti importati da quelle terre. 


I due meravigliosi leoni egizi furono sistemati qui da Giacomo Della Porta, per fare da ali alla cordonata del Campidoglio.   Furono rimossi nel 1880 e sostituiti con delle copie, ma poi tornarono sul posto grazie all'illuminato prof. Pietrangeli, in tempi piuttosto recenti, nel 1956. 

Sembra che dalla bocca dei due leoni sgorgasse, in alcune particolari ed eccezionali circostanze, vino, (dalla bocca dell'uno, bianco, dall'altro rosso) anziché acqua. Come ad esempio nell'occasione della cerimonia di impossessamento della Basilica Lateranense da parte del Papa neo-eletto. 

Ma il vero gioiello del Campidoglio è la monumentale statua equestre del Marco Aurelio, divenuta nei secoli emblema cittadino al pari del Colosseo, oggi sostituita sulla piazza da una scrupolosa copia e conservata invece nel nuovo cortile protetto dei Musei Capitolini. 

Si tratta, come non tutti sanno, dell'unico reperto di questo tipo esistente al mondo, , cioè dell'unica statua equestre in bronzo dorato, dell'epoca romana giunta fino a noi e per molti secoli, pur essendo diventata un nume cittadino intoccabile, fu persino confusa la sua attribuzione, ritenendola una statua dell'imperatore Costantino (Caballus Costantini). 

Fu scolpita nel 164-166 d.C.  e raffigura l'illuminato imperatore a cavallo, col braccio e la mano protesi, come per affrontare il nemico. 

Una icona così potente non poteva che diventare un simbolo cittadino di prima grandezza, ed è inevitabile che, trattandosi di Roma, intorno ad essa siano fiorite nel corso dei secoli, infinite leggende, come quella della famosa civetta , il ciuffo dei peli tra le orecchie del cavallo, al cui distacco della velatura bronzea fu legata alla fine del Mondo e alla sua distruzione. 

La statua fu posta al centro del Piazzale del Campidoglio nel 1538 da Papa Paolo III Farnese su suggerimento di Michelangelo, che si era occupato di progettare la nuova piazza, nelle attuali forme che sono ammirate in tutto il mondo.  Per essa fu studiato un apposito basamento, disegnato sempre da Michelangelo. 

Pochi sanno che in quella occasione fu anche istituita la carica onorifica di Custode del Cavallo, un titolo dignitario grandemente ambito tra i nobili romani e che veniva conferita per espressa decisione papale. 

Il prescelto veniva anche ricompensato simbolicamente, in natura con una prebenda minuziosamente prevista comprendente: dieci libbre di cera, tre di pepe, sei paia di guanti, alcune scatole di confetti e due fiaschi di vino. 

Fabrizio Falconi © - riproduzione riservata.







09/03/16

Dal 21 aprile, Natale di Roma, illuminati finalmente tutti i Fori !



Il 21 aprile, Natale di Roma, via dei Fori Imperiali in notturna potrebbe riservare a romani e turisti una novità: luci da ambo i lati. Non solo sul versante dei Fori, già illuminati durante la giunta di Ignazio Marino, ma anche su quello del Foro Romano. 

Il commissario straordinario di Roma Francesco Paolo Tronca sta puntando a questa data per l'"accensione" dell'altro versante dello storico viale che porta dal Campidoglio al Colosseo. 

E l'Acea, la multiutility romana, sta lavorando per questo

"Nessun progetto faraonico", hanno fatto sapere dal Campidoglio. Tronca, stamane, intervenendo alla conferenza stampa di presentazione della stagione estiva del Teatro dell'Opera di Roma, ha spiegato: "Sto cercando di fare di tutto per far si' che la parte destra dei Fori possa essere illuminata come lo e' la parte sinistra, ovvero quella relativa ai Mercati di Traiano. 

Con la cultura noi stiamo coltivando Roma. E' questo il senso di ciò che stiamo facendo ed e' per questo che ho tenuto per me la delega della cultura. Cultura - ha detto il commissario - significa rielaborare insieme la bellezza, la storia di Roma, i siti archeologici, gli eventi, in un ripensamento collettivo che deve tradursi nella consapevolezza di una nuova grandezza morale della citta' da regalare al mondo. Per questo tutte le istituzioni devono lavorare insieme perche' la cultura e' fondamentale". 

Il commissario ha inoltre precisato di aver appositamente creato in Campidoglio "un gruppo di pensiero che sta cercando di tracciare un palinsesto unitario in grado di inanellare manifestazioni ed eventi e spettacoli in un'unica narrazione"

 Il progetto di illuminazione notturna di via dei Fori e' iniziato con la giunta Marino, che nel 2015 ne affido' la progettazione artistica al tre volte premio Oscar Vittorio Storaro e a sua figlia. Ripresero vita, cosi', anche con il calar del sole, i Fori di Nerva, Augusto e di Traiano. 

Ma il panorama per i visitatori serali dell'area archeologica centrale era diviso a meta': da un lato le luci sull'area di competenza comunale, dall'altro il buio su quella statale. Di qui il piano per unificare l'illuminazione, che se tutto andra' bene, verra' inaugurato tra un mese e mezzo.

05/03/15

L'orologio di Roma, sul campanile del Palazzo Senatorio al Campidoglio.



L’orologio di Roma, sul campanile del Palazzo Senatorio al Campidoglio


La torre campanaria del palazzo senatorio al Campidoglio – che come si sa è il più antico palazzo municipale del Mondo – viene chiamata popolarmente anche “Torre della Patarina”, a causa di una delle campane che custodisce, la celebre Patarina portata da Viterbo nel 1200 e che da allora (anche se quella esistente oggi è una copia dell’ottocento della campana originaria) scandisce gli eventi più importanti della vita cittadina, come l’elezione del sindaco e la ricorrenza del 21 aprile, il Natale di Roma. 

Ma un’altra particolarità di questa torre, dalla cui sommità si gode forse il panorama più esclusivo della Capitale, è quella del grande orologio che divide in due il profilo del campanile e che è famoso anche per la sua precisione, da quando fu qui collocato, nel 1806, dopo essere stato smurato dalla vicina basilica dell’Aracoeli. 

Si trattava quindi di un meccanismo ancora più antico e con assoluta certezza del primo orologio pubblico cittadino, peraltro ancora perfettamente in funzione. 


In origine, segnava la cosiddetta “ora italica”, aveva cioè il quadrante diviso in sole sei ore. La suddivisione in dodici ore si ebbe soltanto nel 1847, dopo la riforma voluta da Pio IX, che metteva così lo Stato pontificio al passo con il resto dell’Europa. 

La storia di quel vetusto orologio si arrestò nel 1922, quando si rese necessario sostituire il meccanismo con uno più moderno. 

Quello attuale, sospeso a quarantacinque metri di altezza rispetto alla piazza, fu realizzato con un complesso meccanismo di pesi in ghisa e di acciaio tutti marchiati con la sigla capitolina, S.P.Q.R. Da allora, la manutenzione dei suoi ingranaggi, è affidata a un solo mastro orologiaio. 

I nomi di coloro che si sono alternati nei decenni in questo delicato ruolo sono iscritti su una targa nel muro dello stanzino da cui si accede al cuore del cronografo. 

Nei primi tempi, dopo il 1922, il movimento delle lancette era sincronizzato con il suono delle campane, i cui rintocchi coincidevano con le ore e con i quarti. Questa usanza fu poi abolita, ma ancora oggi, nell’epoca dei cellulari e del digitale, il grande orologio del Campidoglio continua a non perdere un colpo e a scandire il trascorrere del tempo nella città eterna.


Fabrizio Falconi - (C) riproduzione riservata. Tratto da Misteri e segreti dei rioni e dei quartieri di Roma, Newton Compton, Roma, 2013. 

10/04/12

Gli obelischi di Roma - 2. Obelisco Capitolino.


Ecco la seconda puntata della nostra serie dedicata agli obelischi romani (qui la prima puntata). 

Procedendo nell'ordine temporale di ri-erezione dei 13 obelischi egizi autentici presenti a Roma, dopo la devastazione seguìta alla caduta dell'impero romano, tocca ora al secondo.

2. Obelisco capitolino, oggi situato nella villa Mattei – Celimontana.

fu rieretto nel 1407, che è anche l'anno al quale risalgono le prime notizie certe relative a questo obelisco. 

La stele è costituita di due pezzi, l'uno sormontante l'altro: quello inferiore, liscio e senza geroglifici, quello superiore, più breve (altezza: 2,68 m. ) e con geroglifici riconducibili a Ramesses II (1290- 1233 a.C.).

La provenienza è incerta: secondo alcuni autori era forse pendant di quello macuteo nell’Iseo Campense

Ri-eretto a seguito dei moti popolari romani del 1404 come simbolo libertario sul Campidoglio - esattamente sul lato destro del convento aracoelitano, dalla parte della piazza, in posizione sopraelevata -  fu rimosso e disteso a terra alla fine del 1537 sotto Paolo III Farnese nell’ambito dei lavori di risistemazione del Campidoglio. 

Nel 1582 fu donato dalle autorità capitoline al nobile Ciriaco Mattei che ne aveva fatto richiesta per abbellire il circo nella sua villa (attuale Celimontana dove si trova tuttora e dove è finalmente ammirabile nella sua elegante struttura, dopo anni di incuria).