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02/02/18

Libro del Giorno: "La Mediocrazia" di Alain Deneault.


Abbiamo già parlato del libro in questo blog,  proponendo una intervista ad Alain Denault, qualche settimana fa. 

Si tratta di un saggio che ha avuto un certo successo in molti paesi, preannunciato da un battage  accattivante: "Come e perché i mediocri hanno preso il potere" e pubblicato in Italia da Neri Pozza. 

In realtà il lancio del libro è abbastanza fuorviante perché  Denault, docente di Scienze Politiche presso l'Università di Montreal, non è interessato qui a proporre un saggio analitico per esaminare le cause che hanno portato ad un ritrarsi delle élites - élites culturali, politiche, etiche -  dalla vita pubblica, lasciando il potere, ogni potere, in mano dei "mediocri", gente che non ha né cultura né scrupoli e che è interessata soltanto alla proliferazione dei profitti e del guadagno personale. 

Lungi dall'affrontare un testo organico su questo argomento, Denault compone una specie di moderno pamphlet, politicamente molto arrabbiato, sulle oscenità e sulle malefatte del potere, perlopiù concentrato dalla visuale di un paese marginale - il Canada - e di una regione - il Quebec - della quale almeno qui in Italia si parla molto poco. 

Canada e Quebec sono però per Denault, lo specchio dell'andazzo mondiale: tutto il mondo, ci dice il filosofo canadese va così. 

Così come ? Il libro parte proprio dal mondo dell'università - la parte più convincente del volume - dove si dovrebbero formare gli esperti e soprattutto le coscienze del futuro. Le grandi università sono invece oggi, secondo Denault fabbriche del consenso, strutture completamente asservite allo statu quo, e alla logica dei grandi apparati economici.  Anziché insegnare a pensare, le grandi università dunque, indicano quello che va fatto, quello che serve per restare nel seminato stantio delle ingiustizie e di un sapere sempre più massificato. 

Ma Denault va oltre: e la politica e l'economia non vanno meglio, anzi. Così come la cultura:  Dal principio di democrazia ormai corrotto emerge un nuovo regime che risponde al nome di "governance". L'università corrotta si trasforma in un istituto di analisi e perizie commerciali. L'economia corrotta dà origine all'oligarchia finanziaria, fonte di diseguaglianze spaventose. Le istituzioni di giustizia corrotte si concentro su istanze private e dispendiose per la composizione di vertenze varie. 

Questa catena di corruzione porta sempre più in alto la concentrazione del potere: qualsiasi attività umana viene organizzata in modo che aumenti il capitale di chi la sovrintende. Questo, dice Denault, ci rende poveri sotto tutti gli aspetti. 

Il difetto del libro è la frammentazione, la mancanza di un quadro di insieme e si spiega col fatto che Denault ha qui riunito le idee e le parole contenute in molti suoi articoli pubblicati in questi anni in riviste e testi universitari. 

L'analisi di Denault, post marxista se così la possiamo chiamare, chiama ad un grande processo di co-rottura, cui sono - siamo chiamati tutti - per far sì che le cose cambino, e cambino davvero. Soltanto con l'impegno personale di tutti, si potrà combattere la corruzione, la degenerazione di questa forma di mondo così cinica, affidata e in mano a personalità prive di etica e di intelligenza. 

Fabrizio Falconi





27/11/13

Joni Mitchell e la figlia segreta. Una storia che è come un romanzo.



 Joni Mitchell qualche anno fa nella sua casa



è una storia che mi ha molto incuriosito e colpito, questa di Joni Mitchell e della sua figlia segreta. La ripropongo qui nell'ottima scrittura di Bill Higgins. 


Un pezzo del passato di Joni Mitchell è riaffiorato. 

La cantante si è riunita con la figlia che aveva dato in adozione 32 anni fa in circostanze dickensiane. Il fatto avvenne anni prima che la cantante scrivesse classici come 'Both sides now' , 'Big yellow taxi' "The Circle Game" e 'Woodstock', prima dei dischi d' oro, dei Grammy Award e del suo nome nella Rock' n' Roll Hall of Fame. 

Nel 1965 si chiamava Roberta Joan Anderson ed era una studentessa squattrinata dell' Alberta College of Art di Calgary, in Canada. Suo padre era il manager di un negozio di alimentari e sua madre un' insegnante. 

La Mitchell ha avuto sempre qualche difficoltà a raccontare questa vicenda. E anche oggi preferisce parlare della "gioia della riunione". 

Questa è la prima intervista sull' argomento; per la prima volta l' artista racconta cosa voleva dire nei primi anni Sessanta essere una ragazza madre in Canada. "Rimasi incinta a 20 anni nel college che frequentavo", ricorda la Mitchell, oggi 53enne. "La cosa più importante in quel momento era cancellare l' onta. Lo scandalo era enorme. Socialmente era una rovina. Come se avessi ammazzato qualcuno". 

I genitori - racconta - non seppero nulla, e lei non chiese mai aiuto alla famiglia. Il padre della piccola, Brad McMath, all'epoca era uno studente e non era pronto a metter su famiglia. Non se la sentì di affrontare l' aborto né un matrimonio riparatore. "Una madre infelice non può crescere un bambino felice", dice lei. 

Così partorì in un ospedale di Toronto. "Trovai barbaro il fatto che mi bendassero i seni per rimandare indietro il latte". Rimase dieci giorni in ospedale con la piccola, che battezzò Kelly Dale Anderson. "Non avevo soldi, non avevo un lavoro, non avevo una casa. Lasciai l' ospedale e non sapevo dove andare", ricorda. 

"E d' altra parte non volevo adattarmi a circostanze che potessero nuocere sia alla bambina che a me". Si avventurò così in un matrimonio con il folksinger americano Chuck Mitchell, del quale avrebbe conservato solo il cognome. L' agenzia che si occupava di adozioni intanto faceva pressioni: più tempo aspettava più sarebbe stato difficile trovare una sistemazione per la piccina. Alla fine la cantante firmò i documenti necessari. Circa tre anni più tardi la carriera della Mitchell cominciò a decollare. Erano gli anni solitari in cui vagava da un club all' altro della West Coast americana. Pubblicò il suo primo album, 'Song to a seagull' , nel 1968. L' anno dopo Judy Collins portò in classifica 'Both sides now' , tratta dal suo album 'Clouds' , che conteneva anche 'Chelsea morning' , il brano che influenzò Bill e Hillary Clinton nella scelta del nome della loro unica figlia. 

La Mitchell precisa oggi che il ricordo della bambina "mi piombava addosso nei momenti più impensabili, magari quando il figlio di un' amica cadeva dalla bicicletta". 

Kelly Dale sarebbe rimasta l' unica figlia della cantautrice. "Non ho mai trovato il momento giusto per avere un bambino. Il problema più grande forse è stato trovare un uomo che volesse un figlio. La nostra generazione è stata in generale molto irresponsabile. La classica sindrome di Peter Pan". 

I particolari dell' adozione sono diventati pubblici quattro anni fa, quando una compagna di college dell' artista ha venduto tutte le informazioni a un tabloid. A quel punto è spuntata una miriade di impostori che sostenevano di aver adottato la figlia della cantautrice.

Ma la ricerca non avrebbe dato nessun esito se anche la ragazza, Kelly Dale Anderson - oggi Kilauren Gibb - arrivata a ventisette anni, non si fosse messa a sua volta alla ricerca della sua vera madre. Quando ha cominciato a sospettare che la Mitchell potesse essere la persona che cercava, ha aperto la 'homepage' della cantante su Internet. "La biografia di mia madre è apparsa sullo schermo e ho pensato che tutte le informazioni coincidevano: la polio a nove anni, mio nonno che lavorava in un alimentari, mia nonna che faceva l' insegnante. Le coincidenze erano decisamente troppe".

A quel punto la Gibb si è messa in contatto con il manager di Joni Mitchell e il sogno si è avverato: madre e figlia si sono finalmente incontrate dopo 32 lunghissimi anni. In quella occasione Joni Mitchell ha scoperto anche di essere diventata nonna di un bambino di quattro anni, Marlin, che era presente all' incontro. "Assomiglia a mia madre", dice la Mitchell di Kilauren, "ha la sua corporatura e i miei zigomi". La Gibb ha lavorato per 13 anni come modella, ma i suoi genitori adottivi le hanno fatto frequentare anche l' Università di Toronto. "Sono grata a questa famiglia che ha cresciuto mia figlia così bene", dice Joni Mitchell. "Il cordone ombelicale tra me e mia madre non è mai stato reciso", conclude la Gibb.


Joni Mitchell, la figlia ritrovata Kilauren Gibb con il nipote.