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19/03/21

19 Marzo, Festa di San Giuseppe: riapre finalmente a Roma la meravigliosa San Giuseppe dei Falegnami al Foro Romano

 



Oggi è una giornata speciale per la Festa di San Giuseppe e per quella del papà.

Per l'occasione infatti riapre la chiesa di San Giuseppe dei Falegnami, nel cuore dei Fori Imperiali. Il cardinale vicario Angelo De Donatis vi celebrerà la messa alle ore 12.

Una occasione da non perdere per rivedere dopo mesi di chiusura il gioiello d'arte e di storia (che fra l'altro custodisce il Carcere Mamertino) oramai giunto quasi alla conclusione dei lavori di restauro del soffitto (in legno dorato) dopo il tragico crollo avvenuto nell'agosto del 2018.

Fonte Il messaggero



31/08/18

Crollo a Roma: Cosa c'è nella Chiesa di San Giuseppe de' Falegnami nel Foro Romano.



Terribili le notizie e le immagini del crollo del soffitto della seicentesca chiesa di San Giuseppe de' Falegnami, al Foro Romano.  Ma qual è la storia della Chiesa ? E quali sono i tesori in essa contenuti ?

Innanzitutto è fondamentale la posizione della Chiesa, che si trova proprio nel cuore del Foro Romano, a sinistra dopo il clivus Argentarius, l'antica strada di Roma che correva a mezza costa sulle pendici del Campidoglio, alle spalle del Foro di Cesare e di cui si è conservato un tratto originale in basolato. La Chiesa sorge proprio sul posto dove scendevano un tempo dal Campidoglio le scale Gemoniae, tra il Tempio della Concordia e il Carcere Mamertino, dove la tradizione vuole che siano stati rinchiusi gli apostoli Pietro e Paolo.

La Chiesa è stata eretta nel 1602 probabilmente da Giovan Battista Montano per la Confraternita dei Falegnami ed essa, come è successo nella storia di Roma ha inglobato l'edificio preesistente, cioè il Carcere Mamertino, che si trova al livello inferiore della Chiesa e che essendone divenuto parte, porta oggi il nome di Cappella di San Pietro. 

Dunque il tesoro più prezioso contenuto nella Chiesa è proprio il Carcere Mamertino, che sembra non abbia riportato danni, e che consta di due ambienti sovrapposti: il superiore il vero e proprio carcer Mamertinus (nome di origine medievale) e quello Tullianum risalente al 390 d.C. . I due ambienti, riuniti, hanno per molti secoli costituito la sede degli uffici della prigione di stato di Roma e di luogo di esecuzioni capitali. 

Dopo il XVI secolo, in base alla leggenda medievale che vi sarebbe stato rinchiuso anche San Pietro (e con l'acqua sgorgata miracolosamente avrebbe battezzato i suoi carcerieri) l'edificio si chiamò San Pietro in Carcere. 

La Chiesa attuale dunque, risale al Seicento:  nel 1540 la Congregazione dei Falegnami aveva preso in affitto la preesistente chiesa di San Pietro in Carcere e nel 1597 fece iniziare i lavori della nuova chiesa, dedicata al loro patrono, San Giuseppe, a Giacomo della Porta. 

I lavori furono proseguiti nel 1602 sotto la direzione di Giovan Battista Montano che progettò la facciata ed alla sua morte (1621) dall'allievo Giovan Battista Soria

La chiesa fu completata nel 1663 da Antonio Del Grande e restaurata nel 1886, con la costruzione di un nuovo abside. 

La facciata si trova rialzata rispetto al piano di calpestio a causa dei lavori eseguiti negli anni trenta del Novecento, che abbassarono la piazza antistante per permettere un accesso diretto al carcere sottostante. 

L'interno è a navata unica con due cappelle per lato; la decorazione è frutto di lavori eseguiti nel XIX secolo. 

Tra le opere più notevoli da ricordare, una Natività di Carlo Maratta (1651), che pare per fortuna essersi salvata dai danni del crollo.



Sulla cantoria in controfacciata si trova l'organo a canne costruito dalla ditta Migliorini nel XX secolo. 

Annessi alla chiesa vi sono un oratorio, con un bel soffitto ligneo, e la cappella del Crocifisso, che risale al Cinquecento, e che è posta tra il pavimento della chiesa e la volta del sottostante Carcere Mamertino.

Fabrizio Falconi

14/07/16

Dal 21 luglio riapre, dopo un lungo restauro, il Carcere Mamertino. Dagli scavi emergono 3 scheletri e il Limone più antico del Mediterraneo !



"La sensazione e' la stessa di alcuni luoghi della Terra Santa, importanti non solo per la storia o una religione. Ma per il genere umano". 

Cosi' Francesco Prosperetti, Soprintendente per l'Area archeologica di Roma, racconta il Carcer Tullianum, meta tra le piu' sacre al Cristianesimo perche' qui tradizione vuole che vennero incarcerati San Pietro e San Paolo, ma anche luogo piu' nero della storia di Roma, dove "per oltre un millennio si facevano sparire i nemici della citta"'. 

Grazie alla "grande collaborazione" con l'Opera RomanaPellegrinaggi (che gestisce il sito e che insieme alla Confraternita dei Falegnami e' tra i tre "padroni di casa"), il Carcer, noto anche come Carcere Mamertino, riaprira' al pubblico il 21 luglio dopo un anno di chiusura con un nuovo percorso museale, restaurato e soprattutto dopo tutte le scoperte dell'ultima di tre campagne di scavo, finanziata da Soprintendenza ("300 mila euro") e ORP ("800 mila") con il contributo di Intesa San Paolo e LSGI. 

La prima bellissima sorpresa e' la "piu' antica Madonna della Misericordia mai rinvenuta a Roma, per di piu' proprio nell'anno del Giubileo della Misericordia", racconta Monsignor Liberio Andreatta, vice presidente dell'ORP. 

E' venuta fuori da un affresco parietale di cui si scorgono ancora i colori e che gli studiosi datano al XIII secolo d.C. 

Ma andando "giu"' uno dopo l'altro ecco riemergere i tanti anelli di una storia lunga quasi 3 mila anni, per un'aera che nasce nell'VIII secolo sulla Rupe Tarpea con le mura di contenimento del Campidoglio, poi diventa luogo sacro nel V a.C sulle acque della fonte Tulliana (oggi ben visibile), cresce con i primi ambienti per recludere i nemici politici, viene monumentalizzata nella prima eta' imperiale, poi torna luogo di culto, questa volta cristiano, nell'VIII d.C, come testimoniano le "lampade e i resti della Chiesa di S. Pietro" ritrovati, racconta il direttore archeologo per l'Area di Roma, Patrizia Fortini

O la cattedra del IX secolo e gli affreschi in cui ancora si riconoscono tante mani di fedeli (XI-XIV secolo), fino alla Chiesa della congregazione dei Falegnami del 1540

Ma scavando "quasi per miracolo - racconta l'archeologa - in un'intercapedine tra il portico moderno e la facciata antica abbiamo trovato anche gli scheletri di tre corpi: un uomo, ucciso con un colpo in testa e le mani legate; una donna e una bambina. Le analisi dicono che sono del IX-VIII a.C". 

 E poi ecco le offerte di un rito votivo, "con il piu' antico limone mai ritrovato nel Mediterraneo - dice la Fortini - Semi e polpa fresca, che le analisi al radiocarbonio datano al 14 d.C." e che potrebbero finalmente fissare una data precisa per l'inizio dei lavori della nuova facciata, "non sotto Nerone, ma con Augusto".

 E ancora ecco "i resti delle ceramiche di una fornace del XIII, che a Roma non erano ancora mai state trovate". 

 Il nuovo allestimento ha ora restituito la forma circolare dell'ambiente assunta nel Medioevo. Il Museo raccoglie i reperti trovati e le nuove visite, con tanto di tablet, racconteranno le loro implicazioni storiche, con anche le ricostruzioni degli ambienti originali. Dal 21 luglio, poi, sara' attivo il nuovo varco per il Foro Romano dal lato del Campidoglio (disponibile un biglietto unico per Carcer e area archeologica) sottolineando "quanto tutta questa area fosse connessa". 

Ma le sorprese non sono finite. Ora, conclude la Fortini, "ci sarebbe da scavare tutto il lato verso le scale Gemonia. Li' sotto ci deve essere ancora il passaggio originario al Foro, con le scale volute da Augusto".

fonte Daniella Giammusso per ANSA

29/06/12

Pietro e Paolo: la separazione sulla Via Ostiense, una antica memoria.



Secondo un’antica e consolidata memoria in Via Ostiense, tra gli odierni numeri civici 106 e 108 e a circa trecento metri dalla Basilica di S. Paolo fuori le mura, avvenne l’ultimo fraterno saluto tra Pietro e Paolo, separati, per essere avviati al martirio.

Questo ultimo addio avvenne tra il 64 e il 67 d.C. - più probabilmente intorno ai primi mesi del 64. 

Nel punto dove la tradizione orale - che a Roma era e fu fortissima per secoli e particolarmente precisa, come dimostrano tutte le recenti scoperte archeologiche di età tardo-antiche - racconta che questo addio avvenne, fu, in seguito, eretta una cappella, poi una chiesetta, detta della “Separazione”, purtroppo andata distrutta durante l’allargamento della via Ostiense, avvenuto fra il 1908 e il 1911; 

Oggi, sul luogo, esiste una lapide posata nel corso dell’Anno Santo 1975 che contiene in pochissime parole il ricordo dell’avvenimento: “Nei pressi di questo sito / una devota cappellina / in onore del Santissimo Crocifisso / demolita agli albori del secolo XX / per l’allargamento della Via Ostiense / segnava il luogo / dove secondo una pia tradizione / i Principi degli Apostoli Pietro e Paolo vennero separati nell’avvio / al glorioso martirio” 

A coronamento di questa lapide un semplice bassorilievo rammenta i due Apostoli nell’atto dell’estremo abbraccio. 

Il luogo non è casuale. Anche se le fonti apocrife sono molte e diverse, vi è il dato concorde secondo cui Pietro, all'inizio della persecuzione cristiana a Roma nel 64 d.C., pensò di sottrarsi alla cattura, fuggendo con altri compagni verso sud.   

Di questa fuga - seguita da un ripensamento, che portò l'Apostolo a fare marcia indietro e a tornare in città - c'è memoria storica e orale anche nel sito della chiesetta del Domine Quo Vadis,  sulla Via Appia, non molto distante in linea d'aria dal luogo dell'ultima separazione dei due apostoli. 

Dopo il ritorno in città, Pietro seguì la sorte di Paolo ed entrambi furono rinchiusi nel Carcere Mamertino, ai piedi del Campidoglio, dove - secondo la leggenda - Pietro riuscì a convertire i suoi carcerieri e li battezzò, ma non essendovi acqua in quell’ambiente ipogeo, batté sul terreno e sgorgò una fontanella, che esiste ancora. 

San Paolo invece venne condotto ad aquas salvias, nell’attuale zona delle Tre Fontane, sulla Via Laurentina, per essere decapitato; egli era infatti - come è noto - un cittadino romano e come tale fu portato fino al luogo del martirio.

La credenza delle comunità protocristiane tramandò che la sua testa avrebbe battuto tre volte al suolo facendo scaturire, ad ogni caduta, una fonte miracolosa; l’episodio assegnò il nome al luogo e alla chiesa sorta in onore dell’Apostolo. 

In realtà, anche se il fatto del martirio è un dato storico inoppugnabile, ed è inoltre storicamente garantito che esso avvenne a Roma durante la persecuzione neroniana, è incerto non solo il giorno, ma persino l'anno della morte dei due apostoli. Mentre infatti per S. Paolo vi è una certa concordanza di testimonianze antiche per l'anno 67, per S. Pietro vi sono pareri discordi, e gli studiosi sembrano preferire ora il 64, l'anno in cui, come attesta anche lo storico pagano Tacito, un'ingente moltitudine di cristiani perì nella persecuzione seguita all'incendio di Roma. 

La festa, o più esattamente la solennità, dei SS. Pietro e Paolo è una delle più antiche e più solenni dell'anno liturgico. Essa venne inserita nel Santorale (solennità proprie dei santi) ben prima della festa del Natale e vi era già nel secolo IV la costumanza di celebrare in questo giorno tre S. Messe: la prima nella basilica di S. Pietro in Vaticano, la seconda a S. Paolo fuori le Mura e la terza nelle catacombe di S. Sebastiano, dove le reliquie dei due apostoli dovettero essere nascoste per qualche tempo per sottrarle alle profanazioni.


Fabrizio Falconi   - per approfondimenti qui.