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02/03/18

Libro del Giorno: "Atlante Occidentale" di Daniele Del Giudice, un grande romanzo da recuperare.




Ho riletto questo libro trent'anni dopo la prima volta. 

Daniele Del Giudice, romano, classe 1949, una vita vissuta tra Roma e Venezia aveva esordito un paio d'anni prima con Lo stadio di Wimbledon, sotto l'ala protettiva di Italo Calvino che l'aveva scoperto chiedendosi se quel primo romanzo "costituisse un nuovo approccio al racconto, secondo un nuovo sistema di coordinate". 

La conferma arrivò con Atlante Occidentale, pubblicato nel 1985 che rappresentò una sorta di folgorazione per una giovane generazione di lettori, me compreso. 

Ero perciò curioso di verificare quale sarebbe stata la mia impressione dopo un così consistente numero di anni. 

Nel frattempo la carriera di Del Giudice, dopo altri  3 romanzi pubblicati - Nel museo di Reims (1988) Orizzonte mobile (2009) e In questa luce (2013) - si è incagliata in dolorose vicende personali con una malattia molto seria che ha compromesso in modo rilevante la sua produzione di scrittore. 

Atlante Occidentale, però, rimane un unicum nella produzione letteraria italiana degli ultimi decenni, qualcosa di completamente diverso rispetto alla medietà delle storie, delle ambientazioni e soprattutto dello stile abituale, soprattutto degli esordienti o post esordienti. 

Del Giudice, dunque, nel pieno degli anni '80 dell'effimero italiano, dell'Italia da Bere, dell'edonismo e dei paninari, sfornò un'opera che obbediva sorprendentemente ai canoni delle Lezioni di Calvino: leggerezza (il romanzo si apre addirittura con una lunga scena di volo, durante la quale due aereoleggeri rischiano di scontrarsi), rapidità (soltanto 152 pagine), esattezza (una cura maniacale nella ricerca delle parole) visibilità (è il vero tema del libro, tutto giocato sulla differenza, sul contrasto tra visibile e invisibile), molteplicità (l'utilizzo di uno stile assolutamente originale che utilizza la narrazione al passato e al presente in un continuo alternarsi anche dentro lo stesso capoverso), coerenza (un'opera che si conclude e offre quel che ha da dire, senza perdersi in divagazioni o sviluppi incoerenti).

Una trama apparentemente poco accattivante per il pubblico (di allora come di quello di oggi) e altamente sofisticata: un fisico italiano - Pietro Brahe - impegnato a tempo pieno (notte e giorno) nei complessissimi lavori dell'acceleratore nucleare del CERN di Ginevra e un grande scrittore alla soglia del massimo riconoscimento - Ira Epstein - che ha deciso di non scrivere più ed è interessato alla realizzazione di un Atlante della Luce, l'atlante di una geografia diversa, dove si vede a grandezza naturale ed è legata non solo ai luoghi, ma alle persone.

Incrociatisi per caso sul campo di volo, Brahe e Epstein diventano conoscenti e poi amici sullo sfondo della asettica Svizzera di bianche villette e giardini e cielo bianco e azzurro estivo, e villaggi tranquilli e silenziosi, e lungolaghi eleganti e auto di lusso.

Il dialogo è soprattutto filosofico. Brahe è concentrato a trovare le cose che non si vedono: a trovare le tracce di sfuggentissime particelle subatomiche nel grande anello dell'acceleratore; Epstein è invece interessato a capire come si formano le cose che lui vede nella sua mente e che sono già vere, prima di divenire parole.  

Lunghe dispute avvengono dunque su questo sfondo argomentativo, mentre si affiancano altri personaggi: l'assistente di Epstein, Gilda; il collega e sodale di Pietro, il tedesco Rudiger, il capoprogetto Mark.

E' un romanzo fatto di attesa e di tempi sospesi, dove nulla di reale sembra succedere veramente. Dove, come si rivela nelle ultime pagine, ciò che conta è l'esistenza di un sentimento che dà forma alle parole e che allo stesso tempo prende forma dalle parole stesse.

Il virtuosismo di Del Giudice, mai fine a se stesso, è tale, che nell'epilogo del libro, si può mettere in bocca ad Epstein una descrizione di fuochi d'artificio (a cui assistono i due protagonisti) lunga 7 pagine. 

Dopo molti anni, il romanzo di Del Giudice conferma la sua grande novità, mantenendo intatto il suo fascino enigmatico (in fondo anche profetico viste le incredibili sorprese che l'acceleratore Large Hadron Collider ha portato negli ultimi tempi con la scoperta del Bosone di Higgs) e accresce il rammarico che l'opera di questo autore non abbia potuto dispiegarsi completamente.

Un romanzo sui generis, in controtendenza rispetto al gusto comune e non facile, ma strettamente rigoroso, in termini, lingua e contenuti.

Che segna la distanza temporale dall'oggi se non altro per la constatazione che un romanzo come questo, nella Italia di oggi,  non troverebbe mai un editore disposto a pubblicarlo. 

Daniele Del Giudice 
Atlante occidentale 
1985-2009 
Einaudi Scrittori 
pp. 178 € 11,00 

Fabrizio Falconi
- riproduzione riservata 2018.

14/09/12

Festival della Filosofia di Modena: ecco come il Bosone di Higgs trasforma il nostro concetto di corporeità e materia.





E' una performance scientifica che - immagino - ha fatto molto riflettere coloro che vi parteciperanno, sui - per noi - consolidati concetti di corporeità e materia, alla luce delle straordinarie nuove scoperte della fisica moderna. 

Il bosone di Higgs, scoperto al Cern di Ginevra con il grande contributo dei fisici italiani dell'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, e' uno dei protagonisti al Festival della Filosofia di Modena. 

Ieri alle 17 presso la Cappella di S. Nicolo', via Berengario 18, è stato inaugurato "Il dono della massa", il primo exhibit interattivo realizzato al mondo sul bosone di Higgs. 

L'exhibit, curato dall'Infn, permette di vivere in un ambiente immersivo il passaggio da un Universo dove le particelle si muovono indistintamente e senza una massa, a un Universo dove la massa si forma attraversando un mare invisibile, il campo di Higgs. 

Camminando su una pedana verso lo schermo si vede il proprio corpo trasformarsi. Informe e volatile all'inizio, acquisisce progressivamente consistenza e forma. 

Alla fine di questa trasformazione immaginaria e' possibile riconoscere la sagoma e i movimenti del proprio corpo. 

In Piazza Grande a Modena anche la conferenza: "Meccanismo di Higgs e principio antropico", un dibattito moderato dal direttore de Le Scienze, Marco Cattaneo, che ha come protagonisti due grandi fisici teorici: Andrei Linde, della Stanford University, membro della "National Academy of Sciences" e della "American Academy of Arts and Sciences", e Antonio Masiero dell'Universitá di Padova, vicepresidente dell'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare.