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20/01/17

"Al di là della filosofia" di Emil M. Cioran (Recensione).




E' una storia intensa e struggente quella che si racconta in questo piccolo e prezioso libro: all’inizio degli anni ’40, nella Parigi occupata dalle milizie naziste, due intellettuali di origine rumena, Emil Cioran e Benjamin Fondane, entrambi influenzati dal filosofo russo Lev Šestov, stringono un rapporto di intensa amicizia.

Ma il sodalizio avrò breve durata: nel marzo del 1944, infatti, l’“ebreo errante” Fondane, arrestato dalla polizia del regime collaborazionista di Vichy, viene prima internato a Drancy, poi deportato ad Auschwitz (con il penultimo convoglio partito per quel campo), dove troverà la morte tra il 2 e il 3 ottobre dello stesso anno. 

Cioran inutilmente tenta dapprima di sottrarre l’amico all’arresto, e poi, una volta a Drancy riesce a ottenere una promessa di liberazione, ma soltanto per lui. La sorella dello scrittore dovrà comunque partire per i campi.  Fondane non accetta di separarsi dalla sorella, abbandonandola al suo destino. Preferisce rinunciare alla liberazione - e anche alla moglie che lo aspetta - e va incontro insieme alla sorella, al suo tragico destino. 

Cioran omaggia Fondane con un toccante ritratto, pubblicato sulla rivista Non Lieu (1978) e successivamente negli Exercices d’admiration (1986).

Le tre interviste raccolte in questo volume (in compagnia di Leonard Schwartz (1986), Ricardo Nirenberg (1988) e Arta Lucesco Boutcher (1992) ) , incentrate sul ricordo personale di Cioran della figura e dell’opera di Benjamin Fondane, restituiscono l’immagine di un uomo di grande integrità morale, visionario e pessimista, cultore del dubbio e in cerca di fede, autore di primissimo piano sulla scena culturale europea del primo Novecento. 


Per Cioran, Fondane è un uomo superiore che viveva la sua superiorità senza orgoglio alcuno, nella semplicità del tormento di esistere, senso di una vita dedita alla ricerca. “rassegnato alla fatalità” e allo stesso tempo “attratto dalla catastrofe”, un “credente senza religione”.  

Non faceva niente per passare inosservato tra le strade di Parigi, ricorda Cioran, rifiutandosi anche di portare l’obbligatoria stella di David.

Rispetto a Cioran - di cui nel libretto sono riportate le farneticanti parole scritte a ventidue che esaltavano Hitler e la dittatura in generale - una vera infatuazione per la retorica abietta delle camicie brune -  Fondane non perse mai la lucidità.   Seppure la sua ostentazione e il suo rifiuto di nascondersi, lo portasse dritto incontro ad una fine tragica. 

Ma forse è proprio questo che Fondane, ebbro di ricerca, ebbro di non concludere, cercava, nella sua drammatica esperienza di vita. 


Emil M Cioran
Al di là della Filosofia
a cura di Antonio Di Gennaro
Traduzione Irma Carannante
Mimesis Edizioni, Collana Minima Volti, Milano 2014  
pag. 112 

12/11/15

Oltre la Mente - La vita a scartamento ridotto.





Due cose realizzano la vita: la consapevolezza e la pienezza. 

Si possono vivere grandi emozioni, grandi sensazioni (ancora più epidermiche), ma se non si è consapevoli di ciò che (si) vive, tutto scorre senza lasciare traccia, tutt'al più pallidi ricordi. 

Ciò avviene perfino per le sofferenze.  Nella nostra vita ce ne sono di molte inautentiche. Crediamo di star male per quel motivo, molto spesso banale. Invece l'origine del malessere è di tutt'altra natura.  Le sofferenze inautentiche infatti, sono definite da Carl Gustav Jung, come nevrosi. 

Anche discernere una vera sofferenza, dunque, si può fare soltanto se si è consapevoli di essa.  Di cosa è che la fa scaturire, di cosa e perché (ci) provoca quella reazione. 

Allo stesso modo avviene con la pienezza.  Sono molti gli stati d'animo della vita, che rimangono tali. Sono stati dell'animo, appunto.  Che vanno e vengono, che piegano a sinistra e a destra la bandierina della nostra anima, come fa la rosa dei venti. 

Ma noi non siamo (solo) stati d'animo.  L'essere umano è fatto di ben altra profondità, che lo rende grave nella sua condizione terrestre, ovvero pesante, radicato al suolo, bisognoso di trovare (e di rendere consapevoli) le sue radici. 

In questo senso, la pienezza è qualcosa che trascende la vita, rendendola degna di essere vissuta, e non soltanto attraversata. Più leggo i pessimisti, più amo la vita, scriveva Cioran (in Lacrime e santi). E se c'è uno che si intende di pessimismo, questo è lui. 

Questo amore per la vita, per la follia della vita, per la imprevedibilità della vita, per la sua forza trascinante è appunto la pienezza.   Anche la sofferenza contribuisce a questo.  La sofferenza, scrive anzi Dostoevskij, è la causa unica e sola della coscienza. 

Ed è molto velleitario pensare di poter raggiungere la pienezza della vita, senza conoscere la (vera) sofferenza.  La sofferenza, anzi, è la stessa misura della pienezza. Come una cartina di tornasole, infatti, la sofferenza rende vero, per contrasto, il piacere, rende vero, per contrasto, lo stare bene, il sentirsi in sintonia con l'onda della vita. 

Senza sofferenza, senza autenticità, e quindi senza consapevolezza e senza pienezza, si vivono vite a scartamento ridotto.  Si vive funzionando, come una macchina, un puro corpo biologico. 

Su questo binario a scartamento ridotto, il panorama è monotono, è sempre uguale: quel che vediamo scorrere dal finestrino, non ci appassiona e non ci scuote. Ci lascia indifferenti. 

Per questo bisogna avere il coraggio di scegliere il binario più veloce, quello che rischia di scaraventarti fuori e di perderti, ma che scuote e incoraggia, dispone prove e concede la forza per superarle. 


Fabrizio Falconi
(C) -2015 riproduzione riservata.
foto in testa dell'autore


02/09/15

"Lacrime e santi" di E.M.Cioran - Una preziosa perla.



Lacrime e santi (Lacrimi si Sfinti) fu pubblicato per la prima volta a Bucarest nel 1937. Cioran aveva esordito tre anni prima, all'età di ventidue anni, nel 1934 con Pe culmile disperarii (Sulle cime della disperazione).

Dal 1933 al 1935, Cioran aveva vissuto a Berlino, proprio negli anni della ascesa hitleriana (aveva vinto una borsa di studio della fondazione Humboldt), poi dal 1937 si trasferì definitivamente a Parigi e da quel momento in poi pubblicò tutti i suoi libri in francese.  

Apparso nel 1937, l'anno del suo arrivo a Parigi, dunque, Lacrime e santi è ancora del tutto impregnato di quel "filosofare poeticamente" che egli aveva auspicato nella sua prima opera (Sulle cime della disperazione). 

In questo libretto folgorante si trovano già molti dei temi principali del pensiero di Cioran. La frequentazione appassionata dei mistici, l'attraversamento della via delle lacrime come conoscenza non illusoria, la musica come rimpianto del paradiso, il problema della sofferenza, lo scetticismo che non separa dalla vita, ma anzi rende la vita sempre più intensa, il pensatore privato sul letamaio del mondo, lo humour irriverente e paradossale. 

La lettura di queste 92 pagine è corroborante per l'anima, risveglia sentimenti primari e profondi, illumina con il fuoco di lampanti aforismi, riflessioni profondissime sul groviglio della natura umana.