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22/01/20

Roma non è una città come le altre



Roma non è una città come le altre.
3000 anni di storia vivono, come in nessun altro posto del mondo, innervando l’intero tessuto urbano odierno, per una estensione incredibile, da nord a sud, per decine e decine di chilometri, dalla villa di Livia a Prima porta alle estreme propaggini dell’Appia Antica.
Ciascuno delle migliaia di siti archeologico/artistico/storico presente nell’attuale recinto urbano di Roma basterebbe da solo ad alimentare un museo permanente a Vancouver come a Canberra.
Quasi nessuno di quelli che vivono oggi a Roma (che è assai inesatto definire “romani”) hanno la minima consapevolezza di cosa hanno intorno o sotto i piedi quando camminano.
In primis quelli che, indebitamente, occupano gli scranni sul colle del Campidoglio.
Roma è un patrimonio dell’umanità. E ancora prima, un patrimonio delle anime degli uomini della terra.
Il rispetto per Roma vuol dire prima di tutto questo: farsi da parte quando non si è capaci di assicurare la minima decenza a una città come questa.
Poi Roma ha mille e centouno risorse. È sopravvissuta a Vandali, Goti, Lanzichenecchi, Normanni, Napoleonici, Nazisti.
Sopravviverà anche al bivacco dei politicanti da strapazzo, ai mortadellari e ai camorristi che ogni giorno la infestano.
Perché lo spirito di grandezza e del genio dei progenitori che nutrivano gli alti ideali sopravvive a ogni istanza distruttiva.
L’uomo è distruttore, lo Spirito non lo puoi fermare.


Fabrizio Falconi
gennaio 2020

25/05/16

A neanche un mese dalla inaugurazione, le bancarelle davanti all'opera di Kentridge - FIRMA LA PETIZIONE per fermarle.


Dopo il clamore  e i “Trionfi” mediatici che ha riscosso il monumentale murales di Kentridge ci troviamo purtroppo a rendere conto anche dei “Lamenti” che non riguardano certo la sua opera, o le dolorose ricadute che nel corso della storia ogni “Vittoria”  porta con sé, ma la noncuranza e la disattenzione per i beni comuni, accompagnata per di più dalla dissennata commercializzazione di ogni angolo della nostra città
L’oggetto della nostra attuale attenzione è quel tratto di banchine dell’una e dell’altra sponda del Tevere dove ora sorge questa imponente e bella opera d’arte all’aperto, area che l’Associazione Tevereterno, ideatrice e sostenitrice del progetto di Kentridge, ha denominato “Piazza Tevere” immaginandola come luogo di ritrovo culturale e di svago per  cittadini e  turisti fuori dal caotico e rumoroso percorso delle vie di un centro storico diventato un bazar ininterrotto, un’area da rivalutare e tutelare come una “riserva” naturale, artistica ed urbanistica.
Tra pochi giorni, come ogni anno, anche questo tratto sarà invaso per 3 mesi da una fitta sequenza di stand commerciali, sottraendolo ancora una volta ai tanti cittadini che lo percorrono a piedi e in bici trovando in quel luogo un’oasi di silenzio, pace e poesia fuori dal traffico cittadino.
La domanda che vorremmo porre al presidente della Regione (istituzione responsabile delle banchine del Tevere) e ai responsabili del Comune di Roma, è come mai non si sono accorti in tempo di questa situazione paradossale e dopo aver celebrato trionfalmente il murales  non hanno fatto qualcosa per impedire che fosse “sepolto” (insieme a tutti coloro che frequentano da anni questa oasi di pace) da un bazar di stand commerciali, birrerie e disco music. 
Ma non è solo questo, e la domanda coinvolge anche il  futuro sindaco di Roma:  i nostri amministratori hanno intenzione di svendere ogni angolo della nostra città e di rendere il centro storico una interrotta catena di bar, pub, ristoranti e bancarelle, o invece, cavalcando l’onda benefica di una presenza artistica così importante come il murale di Kentridge e promuovendo “piazza Tevere” come un’oasi al centro di Roma, vogliono decidersi finalmente a mettere al centro i beni e gli spazi comuni, e in particolare quell’arte, quella cultura e quegli spazi verdi che, sempre a parole, dicono di voler tutelare e promuovere?
 Sarebbe bello che nei mesi estivi almeno questo tratto del Tevere, ora segnato da un murales di 500 metri che tutti ammirano, possa non solo tornare ad essere quel luogo aperto a tutti dove, come in un parco, si possa andare in bicicletta o camminare, prendere il sole o pescare, ma anche un area in cui ospitare laboratori per bambini, letture poetiche o teatrali, piccoli concerti acustici, interventi e performance d’arte contemporanea …
Se  c’è la volontà, le soluzioni alternative da offrire a chi ha avuto l’appalto di quel tratto di fiume certo non mancheranno. Gli stand commerciali lì presenti potrebbero spostarsi nel tratto a monte di “piazza Tevere”, in questo modo l’area libera per piccoli eventi artistici e culturali potrebbe diventare un luogo di interesse per i cittadini che frequenteranno la sequenza degli stand a monte e a valle, oppure essere spostati nel tratto che va da ponte Garibaldi verso Testaccio, coinvolgendo così coloro che vivono in quel quartiere e la parte di Trastevere a sud del viale che divide in due il rione.  
Questo appello viene incontro alle lamentele che tanti cittadini ci hanno espresso passando in questi giorni per “piazza Tevere” scoprendo che di lì a poco sarebbe nuovamente diventata “Bazar Tevere”, ed è rivolto quindi anche alle associazioni dei residenti del centro in vista di un’ampia partecipazione collettiva nella gestione dei beni comuni.

Primi firmatari:
Andrea Fogli, artista
Achille Bonito Oliva, critico d'arte
Silvana Bonfili, direttrice del Museo di Roma in Trastevere
Selen de Condat, fotografa & Maria Felice Arezzo di Celano
Giosetta Fioroni, artista
Felice Levini, artista
Daniele Luchetti, regista
Marcelle Padovani, giornalista
Sandra Petrignani, scrittrice
Giuseppe Piccioni, regista
Fabrizio Sabelli, antropologo
Annamaria Sambucco, casting director
Valeria Viganò, scrittrice

Questa petizione sarà consegnata a:
  • Nicola Zingaretti
  • Responsabili del Comune di Roma
  • Cittadini della città