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17/10/21

La Sindrome di Napoleone - Il ritratto di ogni megalomane di oggi e di ieri. Tolstoj descrive il "vero" Napoleone



Un uomo senza principi, senza abitudini, senza tradizioni, senza nome, che non è neppure un francese, per i più strani casi si fa avanti tra tutti i partiti che agitano la Francia, e senza aderire a nessuno di essi, è portato a un posto eminente.

L’ignoranza dei colleghi, la debolezza e la nullità degli avversari, la sincerità nel mentire, la mediocrità brillante e sicura di sé di quest’uomo lo portano alla testa di un’armata.

Una innumerevole quantità di cosiddetti casi lo accompagna dovunque. Al suo ritorno dall’Italia egli trova il governo in tale stato di disfacimento che gli uomini che vengono a far parte di questo governo vengono inevitabilmente stritolati o distrutti.
Quell’ideale di gloria e grandezza che consiste non solo nel credere che nulla sia male per la propria persona, ma anche nell’inorgoglirsi di qualsiasi misfatto, attribuendogli un incomprensibile significato sovrannaturale si foggia liberamente in lui.
Egli non ha nessun progetto: ha paura di tutto; ma i partiti si aggrappano a lui ed esigono la sua collaborazione.
Lui solo, col suo ideale di grandezza e di gloria, con la sua folle adorazione di se stesso, con la sua audacia nel misfatto, con la sua sincerità nel mentire, lui solo può adempiere a ciò che si deve compiere.
E’ necessario per il posto che lo aspetta, e perciò quasi indipendentemente dalla sua volontà e malgrado la sua indecisione, la mancanza di un piano e tutti gli errori che commette, è trascinato nella congiura che ha per fine la conquista del potere, e la congiura è coronata da successo.
Il caso, milioni di casi gli danno il potere e tutti gli uomini, come fossero d’intesa, cooperano al consolidamento di questo potere.
Non c’è un’azione, non un misfatto, non il minimo inganno che egli commetta, che subito non si trasformi sulle bocche di coloro che lo circondano in una grande gesta.
E non soltanto lui è grande, ma sono grandi i suoi avi, i suoi fratelli, i suoi figliastri, i suoi cognati. Tutto concorre a privarlo delle ultime forze della ragione e a preparare per lui una tremenda parte da rappresentare. E quando egli è pronto, sono pronte anche le forze.



Lev Tolstoj – “Guerra e Pace”, da pag. 1326 (edizione italiana) in poi

09/08/16

Hitler a Roma: un docufilm presentato a Venezia incentrato sulla figura di Bianchi Bandinelli.

nella foto Mussolini, Hitler e Ranuccio Bianchi Bandinelli in visita al Museo Nazionale Romano


Un docu-film sullo storico dell'arte Ranuccio Bianchi Bandinelli, costretto a far da guida a Hitler e Mussolini nel primo viaggio in Italia del Fuhrer, entra a far parte nel programma della 73/a Mostra del Cinema diVenezia, il programma dal 31 agosto al 10 settembre. 

La Biennaledi Venezia presenta, in collaborazione con le Giornate degli Autori - Venice Days, il film documentario di Enrico Caria 'L'uomo che non cambio' la storia', liberamente ispirato al diario di Bandinelli "Il viaggio del Fuhrer in Italia", e realizzato grazie alle immagini d'archivio dell'Istituto Luce - Cinecitta'. 

 "Bianchi Bandinelli e' figura notissima fra gli storici dell'arte e gli archeologi italiani - spiega il direttore della Mostra, Alberto Barbera - Meno noto il fatto che, costretto a far da guida a Hitler e Mussolini in occasione del primo viaggio in Italia del Fuhrer, si fosse interrogato sull'opportunita' di organizzare un attentato per togliere di mezzo gli ingombranti dittatori. Caria ricostruisce con ironia e precisione documentale l'incredibile vicenda, che suscita ancora oggi interrogativi di grande attualita'". 

 Enrico Caria e' un regista, scrittore e giornalista italiano. E' anche vignettista e giornalista per varie testate; e' sceneggiatore per la radio, la televisione e il cinema. 

Bianchi Bandinelli (1900-1975) ha notevolmente contribuito al rinnovamento degli studi di archeologia e arte antica in Italia, in contatto con la cultura europea del suo tempo

Nel 1938 fu incaricato dal Ministero della cultura popolare di svolgere la funzione di guida in occasione della visita a Roma e Firenze di Hitler. 

Accetto' in seguito di tenere conferenze in Germania e di svolgere un'analoga funzione per la visita a Roma di Hermann Goering. 

L'anno successivo rifiuto' la direzione della Scuola Archeologia italiana di Atene, dalla quale era stato appena rimosso il direttore ebreo Alessandro Della Seta, e nel 1942 rifiuto' un incarico del Ministero per l'insegnamento a Berlino. Manifesto' quindi una decisa opposizione al fascismo, con la partecipazione al movimento clandestino liberal-socialista. Nel dopoguerra ha insegnato all'universita' di Roma fino al 1964. 

07/12/11

L'arresto di Zagaria e la propensione del male per il sottosuolo.



Osservando le immagini dell'arresto di Michele Zagaria, oggi, penso ai corsi e ricorsi che accompagnano, da sempre le fasi di cattura dei grandi criminali della storia.

SEMPRE, da Hitler a Saddam, da Gheddafi al camorrista Zagaria, c'è di mezzo un bunker, un nascondiglio, un sottoterra.


Sempre, c'è bisogno di sottrarsi allo sguardo, e di rifugiarsi nella terra, nel basso, nell'infimo. Una specie di attrazione irresistibile per chi compie il male.

C'è poi un ulteriore motivo, che farebbe la felicità dei grandi analisti di simboli, che è quello della presenza costante, in questi bunker, in questi rifugi, in questi sotterranei, di richiami religiosi. Una bibbia acutamente sottolineata, come il caso di Riina, un rosario - come sembra avvenne nel bunker di Berlino - un libro di preghiere, come è avvenuto anche oggi all'apertura del nascondiglio di Zagaria.

E' davvero qualcosa su cui meditare.

E tornano in mente le parole - profetiche - di Simone Weil: Quando si compie il male, non lo si conosce, perché il male fugge la luce.