Visualizzazione post con etichetta divi. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta divi. Mostra tutti i post

02/03/21

Quel giorno che Alfredo a Roma inventò la pasta in bianco

 



C'è un giorno ben preciso nella storia della cucina italiana, che non ha data sicura, ma che tutti collocano con esattezza nell'anno 1908. 

Nella Roma post-umbertina, che sta crescendo a dismisura in quanto a popolazione, con nuovi impiegati borghesi che arrivano qui da tutta l'Italia per trovare lavoro nella nuova Capitale della nazione, c'è anche un - allora -oscuro ristoratore, uno dei tanti che nella città dell'epoca hanno aperto un nuovo locale con i piatti tradizionali della cucina romanesca.  Più esattamente l'ha aperto l'anno precedente, nella centrale Via della Scrofa, e gli affari promettono bene.

Si chiama Alfredo Di Lelio ed è nato nel 1882.  Ha dunque 26 anni quel giorno, nel quale è appena diventato padre. La moglie, Ines gli ha dato un bel bimbetto, chiamato Armando, e lui vuole festeggiare e omaggiare la puerpera, che è stata così brava, con un piatto dei suoi, che sia però molto leggero, che possa rimetterla dal lungo travaglio. 

Alfredo ha a portata di mano soltanto le fettuccine e con quelle decide di creare il piatto più semplice del mondo:  pasta in bianco, condita soltanto da un po' di burro liquido e da una pioggia di parmigiano. 

Il nuovo piatto avrà un successo inaspettato e planetario: visto di malocchio dai puristi gourmet, il piatto di fettuccine in bianco diventa popolarissimo con gli anni, grazie anche alla frequentazione del ristorante di Alfredo da parte dei divi americani del dopoguerra, che esportano anche in America il mito della pastasciutta. 

Al punto tale che ancora oggi, a distanza di decenni, in una grande quantità di ristoranti USA viene proposto nel Menu il piatto chiamato: "Fettuccine Alfredo". 

Alfredo è un talento nato, non solo nella cucina, ma anche davanti al fotografo. Escogita veri e propri spettacolini a beneficio dei "paparazzi" dell'epoca e tappezza il suo locale con meravigliosi ritratti in bianco e nero dei grandi divi di Hollywood e dei più famosi personaggi dell'epoca quando sono in visita a Roma, compreso l'allora senatore John Fitzgerald Kennedy, nel 1958, destinato tre anni più tardi a diventare il Presidente degli Stati Uniti.  Con il presidente divertito e comprensibilmente sbalordito da Alfredo che - come tradizione - solleva le fettuccine a mani nude (gesto oggi impensabile) nel piatto!

Una foto ormai diventata celebre, leggendaria. 

Alfredo (per tutti i romani diventato più esaurientemente "Alfredo alla Scrofa"), morì l'anno seguente nel 1959. 

Ma il suo ristorante è sempre lì.

Anche se Roma è cambiata, specialmente oggi. In ogni caso quelle fettuccine "in bianco" sono un regalo indissolubilmente legato alla storia recente della città eterna. 

Fabrizio Falconi 


27/07/20

E' morta a 104 anni Olivia de Havilland



Si è spenta ieri a Parigi, all'età di ben 104 anni, Olivia de Havilland, una delle più celebri attrici del Novecento. Pubblico qui il ricordo di Alessandra Baldini per Ansa:

Addio all'ultima delle grandi dive dell'epoca d'oro di Hollywood e ultima sopravvissuta del cast principale di "Via col Vento": Olivia de Havilland e' morta nel sonno nella sua casa parigina. 

L'indimenticabile Melania Wilkes della saga ideata da Margaret Mitchell e adattata da Hollywood in uno dei suoi primi film in Technicolor aveva da poco compiuto 104 anni e una foto (incerto quando fosse stata scattata) che la ritraeva su una bicicletta a tre ruote era per l'occasione diventata popolarissima su Twitter. 

Dame Olivia viveva dal 1955 a Parigi, in un appartamento vicino al Bois de Boulogne

L'attrice, il cui debutto risale al 1935 in "Sogno di Una Notte di Mezza Estate", non doveva aver preso di buon grado l'annuncio di qualche giorno fa che Hbo aveva sospeso dalla programmazione in streaming di "Via col Vento" sulla scia delle proteste del Black Lives Matter. 

Il film, per cui De Havilland, rivale in amore della protagonista Rossella O'Hara, conquisto' una nomination ma non l'Oscar che ando' invece a Hattie McDaniel (la nera "Mamie"), e' stato poi riportato in circolo con una nuova introduzione che inquadra la saga ambientata al tempo della Guerra Civile nel contesto storico della piaga della schiavitu'. 

Al contrario del personaggio della dolce (ma forte) Melania, De Havilland e' sempre stata una "tosta" e l'avanzare degli anni non le aveva tolto il gusto per le battaglie anche nelle aule dei tribunali. 

Solo due anni fa Olivia aveva portato davanti al giudice "Feud: Bette and Joan", un docudramma del canale FX, sostenendo che il suo personaggio era stato inserito nel copione senza permesso, travisando per di piu' i suoi rapporti con le protagoniste, Bette Davis e Joan Crawford, e con la sorella Joan Fontaine

L'attrice aveva perso la causa, arrivata l'anno scorso fino alla Corte Suprema. 

Olivia De Havilland era diventata famosa negli anni Trenta al fianco di Errol Flynn in una serie di film "cappa e spada" come "Captain Blood" e "Le Avventure di Robin Hood": ruoli di "damigella in pericolo" in cui inevitabilmente finiva prigioniera per poi essere salvata dall'eroe di turno. 

Se l'Oscar per "Via col Vento" le era sfuggito, la diva conquisto' comunque due Academy Awards: il primo nel 1946 per "A Ciascuno il Suo Destino" nella parte di una madre che cerca di riconquistare il figlio dato in adozione; il secondo per "L"Ereditiera": una donna controllata dal ricco padre e tradita da un amante avido ma che alla fine riesce a dire l'ultima parola.

 Politicamente Olivia era di sinistra, intollerante pero' degli estremismi di qualsiasi colore politico: nemica dei comunisti di Hollywood ma anche chiamata a deporre in Congresso negli anni del Maccartismo. Negli anni Ottanta era passata a lavorare con la televisione e aveva vinto un Golden Globe per "Anastasia: The Mystery of Anna". 

24/06/17

"HOLLYWOOD ICONS" - Una straordinaria mostra per immagini, al Palaexpo' di Roma.



La mostra presenta 161 ritratti: dai più grandi nomi nella storia cinematografica, iniziando con le leggende del muto come Charlie Chaplin e Mary Pickford, continuando con gli eccezionali interpreti dei primi film sonori come Marlene Dietrich, Joan Crawford, Clark Gable e Cary Grant infine per concludere con i giganti del dopoguerra come Marlon Brando, Paul Newman, Marilyn Monroe, Sophia Loren e Marcello Mastroianni. 

Organizzata per decadi, dagli anni Venti fino ai Sessanta, che presentano i divi principali di ciascun periodo, Hollywood Icons include anche gallerie dedicate ai fotografi degli studi di Hollywood, mostra il processo di fabbricazione di una stella cinematografica e introduce vita e carriera del collezionista e storico del cinema John Kobal, il quale ha estratto da archivi polverosi tutto ciò mettendolo a disposizione dell’arena pubblica e del plauso della critica. 

La storia del film solitamente è scritta dal punto di vista di attori o registi, prestando poca attenzione a quell’impresa enorme che rende possibile fare i film. Hollywood Icons, presenta quel ritratto in gran parte inatteso e quei fotografi di scena che lavorarono silenziosamente dietro le quinte, ma le cui fotografie ricche di stile furono essenziali alla creazione di divi, dive e alla promozione dei film. 

Milioni e milioni d’immagini, distribuite dagli studi di Hollywood durante l'età d'oro, erano tutte quante il lavoro di artisti della macchina fotografica che lavoravano in velocità, con efficienza e il più delle volte in maniera splendida al fine di promuovere lo stile hollywoodiano in tutto il mondo. I ritratti di Joan Crawford fatti da George Hurrell hanno contribuito a plasmare la sua emozionante presenza sullo schermo. 

L'indelebile immagine della Garbo è stata creata nello studio per ritratti di Ruth Harriet Louise. In questa mostra sarà presentato il lavoro di più cinquanta fotografi inconfondibili, tra cui: Clarence Sinclair Bull, Eugene Robert Richee, Robert Coburn, William Walling Jr, John Engstead, Elmer Fryer, Laszlo Willinger, A.L. "Whitey" Schafer e Ted Allan. Nessuno, meglio di John Kobal, ha compreso l’importanza di questa ricchezza fondamentale del materiale hollywoodiano. 

Iniziando come un appassionato di film, divenne un giornalista, più tardi uno scrittore e infine, prima della sua morte precoce nel 1991 all'età di 51 anni, fu riconosciuto come uno tra gli storici preminenti del cinema. 

Essenzialmente la sua reputazione si basa sul lavoro pionieristico di riesumare le carriere di alcuni tra questi maestri della fotografia d’epoca classica hollywoodiana. Iniziando dai tardi anni sessanta, Kobal cercò di ricongiungere questi artisti dimenticati con i loro negativi originali e li incoraggiò a produrre nuove stampe per mostre che allestì in tutto il mondo, in luoghi come il Victoria & Albert Museum e la National Portrait Gallery a Londra, il MoMA a New York, la National Portrait Gallery a Washington DC, il Los Angeles County Museum of Art a Los Angeles

Una selezione di queste stampe, assieme a quelle d’epoca originali risalenti al periodo degli studi, crea il cuore della mostra.


HOLLYWOOD ICONS. FOTOGRAFIE DALLA FONDAZIONE JOHN KOBAL 
dal 24 giugno  al 17 settembre 2017 

La mostra è organizzata dall'Azienda Speciale Palaexpo, presentata dalla John Kobal Foundation in associazione con Terra Esplêndida