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01/06/21

Richard Gere all'Unione buddhista italiana: "Siamo tutti interconnessi, proteggiamoci gli uni con gli altri"



"Siamo tutti connessi, dobbiamo proteggerci gli uni con gli altri": a dirlo e' Richard Gere

L'attore e' intervenuto, in collegamento dagli Usa, all'iniziativa organizzata dall'Unione buddhista italiana in occasione della tradizionale festivita' del Vesak, festivita' in cui la comunita' buddhista celebra la nascita, l`illuminazione e il trapasso del Buddha. 

L`Unione Buddhista Italiana ha organizzato la tavola rotonda "Impermanenza. La crisi dell'essere, la fragilita' del Pianeta" per riflettere su un nuovo modello di cultura della sostenibilita' e per l`occasione e' intervenuto Richard Gere, grande attivista per i diritti e presidente dell`International Campaign for Tibet.

"Tutto nel mondo e' interconnesso e dobbiamo prendere questa cosa molto seriamente", ha detto Richard Gere, aggiungendo: "Ogni volta che vedo una foto della Terra da lontano penso ai problemi che ci circondano e a tutte le questioni costanti che sembrano piccolissime, se misurate con un universo di interconnessione. Le forze dell`universo sono piu' forti delle forze umane. Dobbiamo pensare piu' in grande e abbracciare in modo genuino tutto lavorando su noi stessi, insieme. Cosi' facendo potremo avere un impatto meraviglioso su questa navicella in cui viviamo"

"Cio' che ha importanza - ha proseguito Gere - e' che siamo qui gli uni per gli altri, gli uni con gli altri. È molto importante coltivare una risposta buddhista alla crisi ecologica. Mi ritrovo molto negli obiettivi del One Earth Sangha che seguono tre traiettorie: un lavoro di advocacy e sostegno alla crisi ecologica, l`educazione e la collaborazione che sono radicate nella pratica buddhista per promuove opportunita' educative, e in ultimo l`ecodharma". 

E "nell`imminente futuro dobbiamo impegnarci nelle azioni ecobuddhiste, proteggendoci gli uni con gli altri, ed essendo luce gli uni per gli altri". Richard Gere nel suo intervento ha anche evidenziato e ringraziato l`Unione buddhista italiana per il supporto a progetti legati all`ambiente e alla societa' e per l`impegno nel coltivare relazioni istituzionali anche a livello europeo. 

07/05/21

Arriva un rarissimo rinoceronte bianco in Italia - progetto mondiale per salvarlo dall'estinzione.



La salvaguardia del rinoceronte bianco, specie ad alto rischio di estinzione, passa attraverso il bioparco Zoom di Torino. 

Da alcuni giorni nell'habitat Serengeti ha preso casa Rami, un esemplare di tre anni per una tonnellata di peso.

Nato a Tel Aviv, ha trascorso l'ultimo anno allo Zooh! di Zurigo, da dove è stato trasferito nell'ambito dei programmi di interscambio tra strutture zoologiche europee per favorire la conservazione della specie. 

Dopo otto ore di viaggio e 450 chilometri percorsi in una speciale box, posizionata da una gru su un camion creato apposta per il trasporto animali, Rami si sta ambientando nella sua nuova casa e presto potrà fare amicizia con John, il rinoceronte arrivato nel 2018 dalla Gran Bretagna e rimasto solo l'anno scorso, dopo la morte improvvisa del fratello Ian a causa di una malformazione cardiaca

"Con l'arrivo di Rami - commenta Valentina Isaja, direttore scientifico di Zoom - il nostro parco contribuisce alla salvaguardia di una delle specie attualmente a più alto rischio di estinzione, a causa del bracconaggio, portando a conoscenza dei visitatori la grave situazione dei rinoceronti in natura". 

20/04/21

Maurizio Quilici: "Gli Animali ci salveranno. Non togliete la gioia agli animali".


Ci siamo detti cosi' tante volte che dopo la pandemia saremmo stati migliori che oramai non ci crede piu' nessuno, eppure se c'e' una cosa che forse da tutto questo ha tratto beneficio e' il nostro rapporto con gli animali e la natura, in quello che forse era il primo momento della storia degli esseri umani in cui sembrava arrivato finalmente al nodo un conflitto che ci trasciniamo da millenni.

Insomma se in principio furono gli antichi Romani e le loro crudelta', morte e sangue di 'fere' come intrattenimento ad oggi con tutto l'amore che ci hanno dato nel chiuso delle nostre case e nella meraviglia di vederli riconquistare le strade delle citta' con la fierezza che li contraddistingue, forse potremmo cominciare a capire che bisogna lasciarli vivere in pace

Pensando agli animali, confesso, mi viene spesso in mente la storia della schiavitu', quando esseri umani ne sottomettevano altri appropriandosi della loro vita in nome di una presunta superiorita'. 

Questa e' la meravigliosa storia che racconta Maurizio Quilici, con la sua consueta capacita' di coniugare sapienza a divulgazione, in "Non togliete la gioia agli animali". 

La prima delle "colpe" che hanno condannato gli animali ad un vita di persecuzioni e sfruttamento, di morti violente ed esistenza di stenti, e' il fatto di essere privi della prima caratteristica umana, la parola. "

"Cio' che distingue l'uomo dagli animali - scrive Quilici - e' la parola non il linguaggio. E certamente l'assenza di un linguaggio fondato sulla parola non significa essenza di sentimenti ed emozioni". 

Che gli animali comunichino e non soltanto fra di loro si e' iniziato a capire solo verso la meta' del secolo scorso con certezza, e nel frattempo l'essersi distinti in modo eroico in guerra, nell'assistenza, l'essersi sacrificati con la vivisezione praticata senza pieta' da vivi per il bene della scienza, non li ha aiutati a salvarsi dalla crudelta' umana.

Leonardo, ci rammenta l'autore, che per altro era vegetariano, fu tra i pochi a comprendere la sensibilta' degli esseri viventi diversi dall'uomo e a dipingerli spesso nei suoi quadri

Del resto nemmeno San Francesco era esente dal condannare a volte quegli animali che pure rispettava come esseri viventi dopo secoli in cui la morale cattolica li aveva accomunati spesso ad esseri diabolici che per questo avevano meritato processo e condanna consumata nei modi piu' atroci come il rogo. 

Questa e' la storia insomma di un'umanita' insensibile, egoista ed incivile, che ha messo se stessa al primo posto su un pianeta popolato da un numero infinito di specie viventi piegate ai suoi momentanei bisogni, che fossero nutritivi, evolutivi o semplicemente ludici. 

Questo potrebbe essere il momento di una svolta che prima di tutto deve essere filosofica e culturale perche' da Aristotele a Cartesio a Rousseau ed oltre poche sono state le eccezioni che hanno visto gli animali conquistare il posto che gli compete nella storia del pensiero umano.

E il libro appunto non potrebbe non concludersi con l'oggi, con quella pandemia di Covid-19 che proprio dagli animali selvatici catturati nel loro habitat naturale violato e venduti vivi nei mercati sembra aver avuto origine. 

Non bastano le statue nelle piazze per celebrare l'eroismo che gli animali dimostrano da millenni serve, spiega Quilici, quel rispetto "senza estremismi" che ci aiutera' a consegnare un pianeta ancora vivo ai nostri nipoti, anche se fosse meno "umano" nel senso che fino ad oggi abbiamo dato a questa parola.




08/03/21

8 marzo: WWF, Tante le donne che nel mondo si battono per la Natura


Jane Goodall con uno scimpanzé


La natura è madre, donna. E sono tantissime le donne nel mondo che hanno scelto di impegnarsi per la sua tutela, afferma il Wwf Italia ricordando varie figure, dall'etologa Jane Goodall che ha dedicato la sua vita alla ricerca sugli scimpanze' e alla protezione degli animali; alla giovane Greta Thunberg, che da sola ogni venerdi' scioperava per il clima e che a 16 anni ha iniziato a parlare della crisi climatica davanti ai politici di tutto il mondo, mettendoli con coraggio davanti alle loro responsabilita' per garantire un futuro alle giovani generazioni. 

Dalla biologa Rachel Louise Carson che negli anni 40 inizio' a studiare i pesticidi e lancio' il movimento ambientalista negli Stati Uniti con il suo "Primavera silenziosa", fino all'attrice premio Oscar Jane Fonda, che a oltre 80 anni ancora oggi protesta per chiedere azione contro i gas serra e non perde occasione per evidenziare la stretta correlazione fra crisi climatica e salute umana

Sono tante le eroine che alzano la voce per proteggere la natura e ognuna di loro rappresenta anche le migliaia di donne e ragazze che ogni giorno, attraverso le loro professionalita', si occupano di ambiente. 

In Italia, spiega il Wwf, sono tante le donne del panda impegnate sul campo, ecco solo alcune delle loro storie: Giulia Prato e Claudia Scianna, del Programma Mare Wwf, sono in contatto ogni giorno con uno dei settori maschili per eccellenza, quello della pesca e dei pescatori. Con il dialogo e la competenza, magari superando le diffidenze iniziali, lavorano per coinvolgere i pescatori nella tutela del mare, e farne degli alleati. 

A difesa delle tartarughe marine in Sicilia c'e' Oleana Prato, volontaria del Wwf, che la scorsa estate ha censito e in molti casi gestito, fino alla schiusa, ben 72 nidi lungo le coste siciliane, pari al 29% di tutte le nidificazioni italiane, assicurando oltre 3.100 piccoli nati alla biodiversita' marina

 Impegnata nella ricerca sui cetacei a bordo delle Vele del Panda con Wwf Travel, la giovane etologa Laura Pintore: nella stagione 2020 in 23 giornate di monitoraggio ha censito 32 cetacei ma anche individui di Caretta caretta, mobula, verdesca e pesce spada

In Abruzzo l'Oasi delle Gole del Sagittario dopo Filomena Ricci, oggi Delegato Regionale del Wwf, il testimone della direzione e' passato da un paio d'anni a Sefora Inzaghi. 

09/11/20

In atto la criminale deforestazione dell'Amazzonia, un dramma mondiale - i dati


L'Amazzonia brasiliana ha registrato a ottobre 2020 più del doppio di incendi rispetto allo stesso mese dello scorso anno e il Pantanal, santuario della biodiversita', ha conosciuto il mese scorso il suo record di roghi.

Lo ha annunciato l'Istituto nazionale di indagini spaziali. 

L'Amazzonia brasiliana e' stata colpita da 17.326 incendi contro i 7.855 di ottobre 2019 e nei primi 10 mesi del 2020 i roghi sono stati 93.356, contro il totale del 2019 che e' stato pari a 89.176.

Il Pantanal, la piu' grande zona umida della Terra, ha registrato 2.856 incendi, un record mensile dall'inizio delle osservazioni nel 1998

Le fiamme hanno divorato piu' del 23% della zona brasiliana della riserva e la stessa percentuale della Bolivia e del Paraguay

Da gennaio a ottobre i roghi in questa zona sono stati 21.115, contro i 10.025 dello scorso anno.

Gli ambientalisti e le ong accusano il governo di Jair Bolsonaro noto scettico dei cambiamenti climatici che ha piu' volte sostenuto le attivita' di estrazione nelle aree protette dell'Amazzonia, incoraggiando la deforestazione.

19/05/20

Libro del Giorno: "Foreste" di Robert Pogue Harrison


Un saggio meraviglioso, pubblicato da Robert P. Harrison nel 1992 e divenuto in breve un classico, dove ecologia, letteratura, filosofia, antropologia e destino umano si fondono mirabilmente.
Riporto qui sotto la recensione/intervista di Enrico Regazzoni per Repubblica: 


"L' ordine delle cose umane procedette: che prima furono le selve, dopo i tuguri, quindi i villaggi, appresso le città, finalmente l' accademie". E' Vico, con la sua Scienza nuova, a far da epigrafe al libro dello studioso americano Robert Pogue Harrison: quel Foreste che è appena apparso da Garzanti (pagg. 273) e che, con una tempestività perfino imbarazzante, fa coincidere il lavoro silenzioso della riflessione storica con gli echi assordanti della cronaca. 

Mentre a Rio de Janeiro i politici promettono pietà per il patrimonio forestale, Foreste ci ricorda che quel patrimonio è anche e soprattutto culturale, che alle radici dei boschi è saldamente ancorato tutto il pensiero dell' Occidente, in un rapporto complesso, fitto di negazioni e riconoscimenti, ma certo così profondo da non poter essere impunemente violato. 

Nato a Smirne trentott' anni fa, da padre americano e madre italiana (che ha fra l' altro una sede a Firenze), Harrison insegna letteratura italiana alla Stanford University e ha una vaga somiglianza fisica con Sam Shepard. 

Fa una certa impressione dissertare con lui delle zone d' ombra che le foreste hanno creato e protetto nel nostro immaginario: non foss' altro perché i docenti anglosassoni ci hanno abituato a una saggistica più attenta alle risposte che alle domande.

Mentre lui - mal celando trascorsi heideggeriani - si è aperto fra i rovi un percorso tutto suo, in un viaggio imperfetto, appassionato, solitario. 

Un viaggio iniziato per caso, sette anni fa, quando le foreste in rovina erano ben lontane dai nostri incubi e dalle prime pagine dei giornali. 

"Tutto è accaduto in modo involontario", spiega con modestia. "Volevo approfondire il ruolo del bosco nella letteratura medievale, e lentamente ho scoperto questo ruolo nella letteratura d' ogni tempo. E mi sono stupito che nessuno, prima di me, se ne fosse occupato"

Come mai ha scelto Vico per nume tutelare? In fondo Vico guarda alle foreste come qualcosa in cui occorre aprirsi un varco, per potersi insediare e piantare l' albero genealogico. 
"Certo, ma proprio per questo Vico mi ha fornito l' idea di un rapporto antagonistico, e non di beneficenza fra l' uomo e la foresta. E poi La scienza nuova è un trattato che si avventura nell' immaginario più primitivo dell' Occidente e cerca di trovare le origini metaforiche del pensiero e della conoscenza poetica. Da qui, ho pensato di fare una storia poetica e non empirica del nostro immaginario". 

Ecco, partiamo dalla parola "primitivo". Il libro esordisce con l' affermazione che la foresta è "prima" di tutto. 

"E' vero, e lo è in senso letterale. Il mondo occidentale è all'origine fitto di boschi, e ogni insediamento umano nasce da un disboscamento. I limiti dell' insediamento restano però affidati al bosco, che circonda la civiltà e le conferisce topograficamente il ruolo di centro". 

Lei scrive che questo confine fra città e foresta viene perfettamente sceneggiato dalla tragedia classica. In che senso? 

"Prima del cristianesimo, e quindi del monoteismo, la tragedia è uno scontro fra diverse leggi, ciascuna con una sua legittimità. Non è il male contro il bene: la natura ha una sua legge, del tutto legittima, e la città ne ha un' altra, altrettanto legittima. Nella mia lettura Dioniso, che è il dio della foresta, esce dal bosco per imporre alla città la legge più antica, che è la sua. E la legge più antica prevale su quella più recente". 

Con la latinità questo antagonismo sembra placarsi. Le Metamorfosi di Ovidio teorizzano un' osmosi fra legge umana e legge naturale, un processo di trasformazione che le accomuna. 

"In Ovidio c' è un materialismo che livella la natura delle cose. Ma io mi domando se ciò non nasconda anche la nostalgia per una natura già perduta. In Virgilio, senz' altro, c' è il rimpianto per una civiltà agricola che è stata spazzata via dalla città. Ma anche nella latinità, l' idea di foresta resta almeno doppia. Romolo, il fondatore della città, è una creatura boschiva per eccellenza. Allattato da una lupa, fa nascere Roma in una radura e i primi romani li chiama "i rifugiati della foresta. Chi decide di diventare romano deve insediarsi nella radura e accettare il confine della foresta, oltre il quale è la res nullius. Quindi la foresta è un' origine continuamente fuggita e ritrovata, in un rapporto molto ambiguo". 

Questo rapporto diventerà più chiaro nell' età medievale. 

"Ma la doppiezza resterà. Allegoricamente, la foresta medievale è la selva oscura di Dante, il luogo del peccato, dell' alienazione da Dio. Ma proprio Dante, alla fine del suo viaggio, si ritroverà in un giardino terrestre, la selva antica che è la stessa selva di prima, ma più umanizzata, liberata dagli animali selvaggi. Prima di Dante, nei romanzi cavallereschi la foresta è invece il luogo dello sconosciuto, del pericolo: il cavaliere deve affrontarla per liberare la città dalla minaccia". 

Ma Robin Hood vive nella foresta... 

"E infatti è un fuorilegge, anche se rappresenta una legge più vera di quella di corte. Con lui, avviene un capovolgimento dei punti di vista che trasforma la foresta nel luogo del comico, dell' ironia. Ma i racconti di Robin Hood hanno comunque un lieto fine, in cui il fuorilegge è perdonato e riaccolto nella città". 

E Boccaccio? C' è una foresta boccaccesca? 

"Certo. Da par suo, Boccaccio vedrà nella foresta il regno del desiderio, il luogo dove tutto può venir sottratto senza tener conto della volontà del soggetto. Nella terza novella della quinta giornata del Decamerone, ci sono due ragazzi che vogliono sposarsi, Pietro e Agnolella. Spinti dal desiderio, fuggono nel bosco. Entrano vergini nella foresta, e quando ne escono non lo sono più, pur non avendo fatto l' amore". 

E quand' è che il bosco diventa l' albergo della follia? 

"Fin dall' inizio. Fin da Gilgamesh, se vogliamo, che è la più antica opera letteraria della storia. Ma soprattutto con l' Ivano di Chrétien de Troyes, con l' Orlando... La foresta come luogo di follia è un tema tipicamente medievale: nel bosco la mente è buia, non raggiunta dalla luce divina. Per Descartes sarà qualcosa di analogo, la foresta come fuga dalla ragione, come ambito supremo della confusione dove il metodo non può aver presa".
Cerchiamo di riassumere. Ci sono come due strade del pensiero: una si fonda sull' antagonismo, l' altra sulla nostalgia. La prima collega Socrate a Descartes, la seconda Virgilio a... 

"A Shakespeare, ai romantici. Di Shakespeare è la prima domanda ecologica della storia. ' Chi può costringer la foresta a prestar servizio come soldato arruolato?' , si chiede Macbeth, il nemico della legge naturale. La foresta che muove contro Macbeth è la vendetta della natura. Shakespeare ci avvisa che se distruggiamo la natura compiamo un' autodistruzione". 

04/05/20

100 film da salvare alla fine del mondo: 64."Into the Wild-Nelle terre selvagge" ("Into the Wild"), di Sean Penn, 2007


Questo blog dedica, ad appuntamenti fissi - ogni lunedì - un catalogo personale dei miei 100 film da salvare "alla fine del mondo". Non saranno ovviamente vere e proprie recensioni, ma un piccolo campionario degli affetti per queste opere che hanno segnato epoche e vite di molti, se non di tutti. 

100 film da salvare alla fine del mondo: 64."Into the Wild-Nelle terre selvagge" ("Into the Wild"), di Sean Penn, 2007

Into the Wild, con l'inutilissima aggiunta italiana nel titolo di "Nelle terre selvagge" - nell'originale solo Into the Wild - è il bellissimo film diretto da Sean Penn - che due anni prima aveva realizzato l'ottimo La Promessa dall'omonimo romanzo di Friedrich Durrenmatt -  uscito nel 2007.

Come è noto, il film è un adattamento dal libro omonimo (Into The Wild, in italiano:Nelle terre estreme), scritto da Jon Krakauer nel 1996 e che racconta la vera storia di Christopher McCandless, anche conosciuto con il soprannome di Alex Supertramp. 

Come si racconta nel film, Christopher McCandless era uno studente americano brillante, appena laureato e con un futuro brillante.

Rifiutando i principi della società moderna, dopo una cena in un ristorante con i suoi genitori, per celebrare il suo diploma, Christopher però decide di andare sulla strada, senza avvisare la sua famiglia.

Rinuncia così al sogno americano preparato per lui, brucia i documenti, invia tutti i suoi risparmi all'organizzazione no-profit Oxfam e parte in macchina per gli Stati Uniti meridionali. 

Scopre l'Arizona, il Grand Canyon, la California arrangiandosi con i lavori più strani attraverso Dakota o Colorado per finanziare il resto del suo viaggio.

Arrivato in Messico, decide di tornare indietro e raggiungere l'Alaska.

Fa tutto il possibile per arrivarci e alla fine raggiunge Fairbanks facendo l'autostop.

Scopre le montagne innevate e si rifugia in un autobus abbandonato. Rimarrà lì per cento giorni. Più di tre mesi di solitudine, dedicato alla comprensione interiore della natura e degli esseri umani.

Scopre in Alaska la felicità sempre cercata, una pace spirituale e una sorta di paradiso puro e salutare.

Dopo due anni di viaggio, decide che è ora di tornare a casa. Ma è bloccato dal fiume ed è costretto a
rimanere sull'autobus, in attesa che l'acqua del fiume scenda.

Esistono poche differenze tra due piante boreali della famiglia delle Fabaceae: Hedysarum mackenzei, che è tossica, e Hedysarum alpinum, la cui radice gonfia è commestibile.

Affamato, si basa sulla sua guida botanica Tanaina Plantflore 2 che interpreta erroneamente e si avvelena accidentalmente mangiando semi di Hedysarum mackenzii.

Nel frattempo, capisce che la solitudine non è l'ideale dell'uomo.

Chris è un giovane amato da tutti, anzi, tutte le persone incontrate durante il viaggio prenderanno da lui amore o amicizia.

Ma, accecato dal suo ostinato sogno dell'Alaska, Christopher non percepisce la felicità che l'amore dell'altro può portare.

Ne prende coscienza leggendo le righe di un'opera di Tolstoj che descrive la perfetta felicità in una micro-società rurale.

Poco prima della sua morte, Christopher McCandless ha scritto con una penna su una pagina di un libro "La felicità è reale solo se condivisa ".

Il film termina con una fotografia di autoritratto di Christopher McCandless scattata poco prima di morire. Un testo esplicativo menziona che i cacciatori lo hanno trovato due settimane dopo la sua morte.


Un film bellissimo e crudo, che analizza a fondo la poesia della natura e il mistero del carattere umano: un'opera che inaugura anche un pensiero ecologico nuovo, in cui la natura e l'uomo non sono sullo stesso piano, perché l'essere umano non ne è semplicemente una parte: oltre a questo, l'uomo è anche dotato di logos, cioè di pensiero e linguaggio.  L'essere umano ha dunque bisogno di entrare-in-dialogo con altri esseri umani, ma anche con la natura che lo circonda e che egli ha per secoli devastato e distrutto concependola come mezzo e non come fine. 

Into The Wild ha vinto moltissimi premi in tutto il mondo ed è ormai diventato un classico, un film amato da diverse generazioni. 

Into The Wild - Nelle Terre Selvagge
(Into The Wild)
di Sean Penn
Usa, 2007
Durata: 148 minuti
con Emile Hirsch, Marcia Gay Harden, William Hurt, Jena Malone, Brian H. Dierker.


29/04/20

2019: Ancora un altro anno "più caldo di sempre". Gli ultimi dati sconvolgenti sul clima


Mentre in tutto il mondo si celebrava il 50esimo anniversario della Giornata della Terra, l'Earth day, dal rapporto sullo stato del clima in Europa, diffuso dal programma dell'Ue Copernicus, emergeva la drammatica situazione nel Vecchio continente. 

Il 2019 e' stato l'anno piu' caldo mai registrato in Europa, oltre 1,2° C sopra la media, seguito da vicino dal 2014, 2015 e 2018

La temperatura della superficie terrestre supera di quasi 2° C quella della seconda meta' del XIX secolo. 

Undici dei 12 anni piu' caldi sono stati dal 2000.

Le maggiori anomalie annuali della temperatura si sono verificate nell'Europa centrale e orientale

Le temperature giornaliere minime e massime medie sono state piu' calde quasi ovunque nel continente. 

Tutte le stagioni sono state piu' calde della media, con l'estate che e' stata la quarta piu' calda almeno dal 1979. 

L'aumento delle concentrazioni atmosferiche di anidride carbonica (CO2) e metano (CH4) e' tale, rimarcano i ricercatori, che "dovremmo guardare indietro di milioni di anni nella storia per trovare concentrazioni elevate come nel 2019" di gas serra, responsabili del surriscaldamento globale

E notizie preoccupanti arrivano anche dal Polo Nord: il Mar glaciale artico potrebbe ritrovarsi del tutto libero dai ghiacci in estate anche prima del 2050.

Un aiuto potrebbe venire dai gas rinnovabili (biometano e idrogeno); l'immissione di una quota del 10% nelle reti di tutta Europa, insieme all'aumento dell'elettricita' rinnovabile, consentira' al continente di raggiungere la neutralita' climatica nel 2050, abbattendo del 55% le emissioni di CO2 gia' entro il 2030, secondo le stime di uno studio commissionato dal consorzio europeo Gas for climate.

Greta Thunberg ha chiesto ai leader mondiali di agire insieme sulla base delle conoscenze scientifiche per affrontare le situazioni critiche attuali, dalla pandemia di Covid-19 al riscaldamento globale. L'emergenza climatica, ha sottolineato l'ecoattivista svedese, "potrebbe non essere cosi' immediata come la crisi del coronavirus, ma dobbiamo affrontarla ora, altrimenti diventera' irreversibile". Un monito e' arrivato da Papa Francesco, che ha rimarcato come "a causa dell'egoismo siamo venuti meno alla nostra responsabilita' di custodi e amministratori della Terra. L'abbiamo inquinata e depredata, mettendo in pericolo la nostra stessa vita", ma "non c'e' futuro per noi se distruggiamo l'ambiente che ci sostiene".

E' nata intanto 'Stop Global Warming', raccolta firme per chiedere alla Commissione europea di elaborare una proposta legislativa per fermare il riscaldamento globale spostando le tasse dalle persone all'ambiente, e dunque tassando le emissioni di CO2. Un'idea gia' supportata da 27 Premi Nobel e oltre 5200 scienziati.


24/04/20

Arriva "Anthropocene- L'epoca umana", un bellissimo documentario sul dominio (malato) dell'Uomo sulla Terra, con lo spettro Covid-19



Non si puo' guardare 'Anthropecene -L'epoca umana', documentario di Nicholas de Pencier, EdwardBurtynsky e Jennifer Baichwal, senza pensare che l'attualità, l'oggi, sarebbero perfetti per il suo ultimo capitolo. 

L'ombra imminente del Coronavirus e' insomma sempre presente in questo film disponibile ora in VOD. 

Ma cosa vuol dire Anthropocene?

È un modo per definire un rito di passaggio non da poco, quello che vede per la prima volta gli esseri umani influenzare e determinare i destini della Terra piu' di ogni altra forza naturale messa insieme. 

L'Epoca Olocenica, iniziata 11.700 anni fa con lo scioglimento dei ghiacciai, sarebbe cosi' finita e sostituita dall'Anthropocene, dove gli esseri umani, diventati la specie piu' forte al mondo, minacciano ormai la sua stessa esistenza. 

Da qui immagini di tanti disastri, quelli derivanti dall'estrazione mineraria, l'urbanizzazione, l'industrializzazione e l'agricoltura.

E ancora la proliferazione delle dighe, il dirottamento dei corsi d'acqua e l'acidificazione degli oceani e, infine, la presenza invasiva di plastica e cemento

Originariamente concepito come saggio fotografico e terzo di una trilogia - dopo Manufactured Landscapes (2006) e Watermark (2013) -, il progetto multimediale si e' sempre piu' evoluto includendo installazioni cinematografiche, murales ad alta risoluzione di Edward Burtynsky, cortometraggi VR a 360 ° e, infine, installazioni di realta' aumentata.

E tutto questo con la voce di Alba Rohrwacher ad accompagnare le immagini di un disastro annunciato come quelle della barriera di cemento in Cina che copre il 60% della costa continentale, quelle delle suggestive miniere di potassio negli Urali, la grande barriera corallina in Australia e, infine, quelle degli stagni di evaporazione del litio nel deserto di Atacama

All'incrocio tra arte e scienza, Antropocene - L'epoca umana testimonia comunque, attraverso l'esperienza e non la didattica, un momento critico nella storia geologica - portando un'esperienza provocatoria dell'ampiezza e dell'impatto della nostra specie.

"La filosofia del nostro film - spiega Nicholas de Pencier - non e' mai stata quella didascalica ne' tantomeno quella intellettuale. Il desiderio era piuttosto quello di cercare di essere piu' empirici possibile con la speranza che lo spettatore, non essendo investito da troppe informazioni, ne ricevesse un effetto piu' intenso e forte. 

Avere a che fare con le sole immagini - continua il regista - spinge a essere piu' attivi, a riflettere sulla base di pensieri ed emozioni. Cosa che avviene meno se si utilizzano le interviste. 

Non fornendo molte informazioni avevamo bisogno di creare un interesse visivo anzi, direi, una seduzione visiva in grado di spingere il pubblico a contemplare queste cose. Abbiamo cercato comunque - conclude - di non creare una visione troppo estetica del disastro del mondo attraverso una scelta di luoghi che invitassero anche a riflettere in maniera piu' profonda". 

Fonte: Francesco Gallo per ANSA


04/03/20

L'attaccamento alla vita ai tempi del Coronavirus






La cosa che più mi colpisce, ai tempi del Covid-19, è quanto le persone- anche quelle che si lamentano ogni giorno della propria esistenza, che sembrano maledirla o che comunque la valutano priva di significato - siano voracemente attaccate alla vita, a ogni costo, con le unghie e con i denti, quando la sentono minacciata, anche indirettamente, anche come remota possibilità, da una epidemia di un nuovo virus che per ora ha un assai basso indice di mortalità.



In queste circostanze si dimostra un attaccamento alla vita - alla propria vita individuale, sostanzialmente - e un terrore cieco di vederla minacciata, che se fosse applicato al vivere civile di ogni giorno e soprattutto alle future condizioni di benessere collettivo, prima che di se stessi, potrebbe portare frutti immensi, nella cura del pianeta, del prossimo, del vivere in comunità.


Invece, appena l'allarme sarà rientrato e la paura sarà passata, è ipotizzabile che tutto tornerà come prima, ci si ricomincerà a lamentarsi in pace, e a vivere con il solito scialo e il solito scontento, come se niente fosse, immemori di questa lezione arrivata imponderabilmente, forse proprio per costringerci a fermarci e a pensare.

Fabrizio Falconi
marzo - 2020

20/03/15

'Qualunque cosa succeda agli animali in seguito capiterà anche agli uomini.' La lettera del capo indiano al Presidente USA.


Lettera inviata nel 1855 al presidente degli Stati Uniti Franklin Pierse dal capo Sealth della tribù Duwamish.

Il grande capo di Washington ci manda a dire che vuole comprare la nostra terra. 

Il grande capo ci manda anche espressioni di amicizia e di buona volontà. Ciò è gentile da parte sua, poiché sappiamo che egli non ha bisogno della nostra amicizia in contraccambio. 

Ma noi consideriamo questa offerta perché sappiamo che se non venderemo, l'uomo bianco potrebbe venire con i fucile a prendere la nostra terra. 

Quello che dice capo indiano Seattle, il grande capo di Washington può considerarlo sicuro, come i nostri fratelli bianchi possono considerare sicuro il ritorno delle stagioni. 

Le mie parole sono come le stelle e non tramontano. 

Ma come potete, comprare o vendere il cielo, il calore della terra? Questa idea è strana per noi. Noi non siamo proprietari della freschezza dell'aria o dello scintillio dell'acqua: come potete comprarli da noi? 

Ogni parte di questa terra è sacra al mio popolo. Ogni ago scintillante di pino, ogni spiaggia sabbiosa, ogni goccia di rugiada nei boschi scuri, ogni insetto ronzante è sacro nella memoria e nella esperienza del mio popolo. La linfa che circola negli alberi porta le memorie dell'uomo rosso. I morti dell'uomo bianco non dimenticano il paese della loro nascita quando vanno a camminare tra le stelle. 

Noi siamo parte della terra ed essa è parte di noi. I fiori profumati, sono nostri fratelli. Il cervo, il cavallo e l'aquila sono nostri fratelli. le creste rocciose, le essenze dei prati, il calore del corpo dei cavalli e l'uomo, tutti appartengono alla stessa famiglia. 

Perciò quando il grande capo che sta a Washington, ci manda a dire che vuole comprare la nostra terra, ci chiede molto. Egli ci manda a dire che ci riserverà un posto dove potremmo vivere comodamente per conto nostro. Egli sarà nostro padre e noi saremo i figli. Quindi noi consideriamo la vostra offerta di acquisto. 

Ma non sarà facile, perché questa terra per noi è sacra. L'acqua che scorre nei torrenti e nei fiumi non è soltanto acqua ma è il sangue dei nostri antenati. Se noi vi vendiamo la terra, voi dovete ricordare che essa è sacra e dovete insegnare ai vostri figli che essa è sacra e che ogni tremolante riflesso nell'acqua limpida del lago parla di eventi e di ricordi, nella vita del mio popolo. Il mormorio dell'acqua è la voce del padre, di mio padre. 

I fiumi sono i nostri fratelli ed essi saziano la nostra sete. I fiumi portano le nostre canoe e nutrono i nostri figli. Se vi vendiamo la terra, voi dovete ricordare e insegnare ai vostri figli che i fiumi sono nostri fratelli e anche i vostri dovete perciò dovete usare la gentilezza che usereste con un fratello. 

L'uomo rosso si è sempre ritirato davanti all' avanzata dell'uomo bianco, come la rugiada sulle montagne si ritira con il sole del mattino. Ma le ceneri dei nostri padri sono sacre. Le loro tombe sono terreno sacro e così queste colline e questi alberi. 

Questa porzione di terra è consacrata, per noi. Noi sappiamo che l'uomo bianco non capisce i nostri pensieri. Una porzione di terra è la stessa per lui come un'altra, perché egli è uno straniero che viene nella notte e prende dalla terra qualunque cosa gli serve. La terra non è suo fratello, ma suo nemico e quando l'ha conquistata, egli si sposta lascia le tombe dei suoi padre i diritti dei suo figli vengono dimenticati. 

Egli tratta sua madre, la terra e suo fratello, il cielo, come cose che possono essere comprate, sfruttate e vendute, come fossero pecore o perline colorate. Il suo appetito divorerà la terra e lascerà dietro solo un deserto. 

Non so, i nostri pensieri sono differenti dai vostri pensieri. La vista delle vostre città ferisce gli occhi dell'uomo rosso. Ma forse questo avviene perché l'uomo rosso è selvaggio e non capisce. Non c'è alcun posto lieto nelle città dell'uomo bianco. Alcun posto in cui sentire lo stormire di foglie in primavera e il ronzio delle ali degli insetti. Ma forse io sono un selvaggio e non capisco. Il rumore delle città sembra quasi che ferisca le orecchie.

E che cos'è mai la vita, se un uomo non può ascoltare il rumore del succhiacapre o delle rane attorno ad uno stagno di notte ? Ma io sono un uomo rosso e non capisco. 

L'indiano preferisce il dolce sapore del vento che soffia sulla superficie del lago o l'odore del vento stesso, pulito dalla pioggia o dagli aghi di pino. L'aria è preziosa per l'uomo rosso poiché tutte le cose partecipano allo stesso respiro. 

L'uomo bianco sembra non accorgersi dell' aria che respira e come un uomo da molti giorni in agonia, egli è insensibile alla puzza. Ma se noi vi vendiamo la nostra terra, voi dovete ricordare che l'aria ha per noi lo stesso spirito che essa sostiene. Il vento che ha dato i nostri padri il primo respiro, riceve anche il loro ultimo respiro. 

E  il vento deve dare ai nostri figli lo spirito della vita. e se vi vendiamo la nostra terra, voi dovete tenerla da parte e come è sacra, come un posto dove anche l'uomo bianco possa andare a gustare il vento addolcito dei prati. 

Perciò noi considereremo l'offerta di comprare la nostra terra, ma se decideremo di accettarla, io porrò una condizione: l'uomo bianco deve trattare gli animali di questa terra come suoi fratelli. 

Io sono un selvaggio e non capisco altri pensieri. ho visto centinaia di bisonti marciare nelle praterie, lasciati lì dall'uomo bianco dal treno che passava. Io sono un selvaggio e non riesco a capire come un uomo bianco preferisca un cavallo di ferro sbuffante che un bisonte che noi uccidiamo solo per sopravvivere. 

Che cos'è l'uomo senza gli animali? Se non ce ne fossero più gli indiani morirebbero di solitudine. perché qualunque cosa capiti agli animali in seguito capiterà agli uomini. tutte le cose sono collegate. 

Voi dovete insegnare ai vostri figli che la terra sotto i loro piedi è la cenere dei nostri antenati. Affinché rispettino la terra, dite ai vostri figli che la terra è ricca delle vite del nostro popolo. Insegnate ai vostri figli quello che noi abbiamo insegnato ai nostri: LA TERRA E' NOSTRA MADRE. Qualunque cosa capiti alla terra, capita anche ai figli della terra. Se gli uomini sputano in terra, sputano a se stessi. 

Questo noi sappiamo: la terra non appartiene all'uomo ma è l'uomo che appartiene alla terra.Questo noi sappiamo.Tutte le cose sono collegate, come il sangue che unisce la famiglia. 

Qualunque cosa capiti alla terra, capita anche ai figli della terra.Non è stato l'uomo a tessere la tela della vita, egli è soltanto un filo. Qualunque cosa egli faccia alla tela, lo fa a se stesso. Ma noi consideriamo la vostra offerta di andare nella riserva da voi stabilita per il mio popolo. 

Noi vivremmo per conto nostro e in pace. 

Importa poco dove spenderemo la fine dei nostri giorni. I nostri figli anno visto i loro padri umiliati nella sconfitta. I nostri guerrieri hanno provato la vergogna. E dopo la sconfitta, essi passano i giorni nell'ozio e contaminano il loro corpo con cibi, dolci e bevande forti. Poco importa dove passeremo il resto dei nostri giorni: essi non saranno molti. 

Ancora poche ore, ancora pochi inverni, e nessuno dei figli delle grandi tribù, che una volta vivevano sulla terra e che percorrevano in piccole bande i boschi, rimarrà a piangere le tombe di un popolo, una volta potente e pieno di speranze come il vostro. 

Ma perché dovrei piangere la morte del mio popolo? Le tribù sono fatte di uomini e nient'altro. gli uomini vanno e vengono come le onde del mare. Anche l'uomo bianco, il cui dio cammina e parla con lui da amico ad amico, non può sfuggire al destino comune.  Può darsi che siamo fratelli dopo tutto. Vedremo. 

Noi sappiamo una cosa che l'uomo bianco forse un giorno scoprirà: il nostro dio è lo stesso dio. Può darsi che voi ora pensiate di possederlo, come desiderate possedere la nostra terra. Ma voi non potete possederlo. 

Egli è dio dell'uomo e la sua compassione è uguale sia per l'uomo rosso che per l'uomo bianco. 

Questa terra è preziosa anche per lui. E far male alla terra è come far male al suo creatore. Anche l'uomo bianco passerà, forse prima di altre tribù. Continuate a contaminare il vostro letto e tra qualche notte soffocherete nei vostri rifiuti.


01/07/11

RI-COMINCIARE . Da dove ? (12 cose da cui ripartire) – 3: NATURA.


Devo essere consapevole del momento storico, sempre.  La mia vita è inserita nella storia del mondo. 

 E la storia del mondo – lo dicono i fatti che solo i ciechi non  vogliono vedere – è a un punto cruciale: l’uomo, che ha colonizzato tutta terra, la sta barbaramente sfruttando fino alla fine, rischiando di distruggerla definitivamente.

Il tempo rimasto è pochissimo.

Il seminario di Oxford di aprile ha constatato che per gli oceani e i mari del mondo è iniziata una estinzione di animali senza precedenti.  Inquinamento, acidificazione, pesca selvaggia, riscaldamento.

Sulla terraferma non va molto meglio, anzi. Cementificazione, deforestazione, distruzione degli ecosistemi, megalopoli, povertà diffusa, mancanza di materie prime, fame.

Cosa potrò mai fare io per tutto questo, contro l’avidità sfrenata e l’ingiustizia ?

Dovrò soltanto assistere ?

No, la mia parte di mondo – che è il mio materiale biologico e il mio spirito, cioè la parte di me che non è visibile -  mi spinge e mi spingerà continuamente a fare il possibile, l’umanamente possibile ora, e nel futuro, per salvare il salvabile. Per salvare e proteggere la meravigliosa bellezza della terra.

Debbo farlo per consegnare un futuro ai miei figli e alle generazioni che verranno dopo di me, che hanno diritto a vivere in un pianeta abitabile, e bello.

Per far questo, so già che non basterà migliorare me stesso. Dovrò uscire fuori, unirmi ad altre persone, comprendere insieme quanto tutto ciò è importante. Non potrò più stare fermo.

Come scrive James Hillman ne Il linguaggio della vita, credo che lavorare solo su se stessi, o al massimo sui rapporti personali, non sia affatto sufficiente.  Se le stanze in cui viviamo hanno una forma sbagliata e sono costruite con materiali scadenti; se indossiamo vestiti sintetici e respiriamo aria inquinata, con un contenuto ionico sbagliato; se dormiamo tra lenzuola sintetiche studiate per non doverle stirare invece che per aiutarci a dormire bene, e i cibi sono alterati, le conversazioni insulse e le città rumorose... Se il mondo intero è ammalato, non possiamo illuderci di guarirlo instaurando un buon dialogo terapeutico e andando in cerca dei significati profondi.  Non è più una questione di significato, ma di sopravvivenza.