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06/11/22

100 anni dallo scavo di Tutankhamon, il primo "mediatico" e il più famoso dell'intera storia dell'Archeologia

Howard Carter al lavoro sulla tomba di Tutankhamon appena scoperta 

E' passato un secolo dalla scoperta, a Luxor, della tomba di Tutankhamon e del suo tesoro immenso, ma il fascino del faraone bambino resta intatto. 

Reso eterno dalla sua splendida maschera d'oro e lapislazzuli. 

Christian Greco, direttore del Museo Egizio di Torino, ripercorre i momenti salienti di quella scoperta e il suo posto di primo piano nella storia dell'archeologia. "Era il 4 novembre 1922 - ricorda Greco - quando l'archeologo Howard Carter, nel suo diario, scrive 'Ho trovato i gradini di una nuova tomba'. Quei gradini conducevano a una porta ancora sigillata con il nome di Tutankhamon. Voglio, però, subito sfatare un mito. La tomba non fu trovata intatta, ma aveva subito due furti. Carter notò che c'era confusione, mancavano unguenti, cosmetici, gioielli". 

Greco sottolinea che quando la tomba viene ritrovata e' appena finita la Grande Guerra, che ha sconvolto il mondo e ha visto tanti giovani morire. 

"E' la tomba che appartiene a un ragazzo, perché Tutankhamon morì probabilmente intorno ai 18 anni e questo nella mente di molti forse richiama alla memoria quei giovani morti durante la Grande Guerra. In secondo luogo rappresenta tutto quello che ci aspettiamo da una scoperta archeologica: trovare in una camera nascosta sotto terra, in Egitto, preservata dopo i due furti, i resti e la cultura materiale di un faraone, i gioielli, la maschera, i sarcofagi dorati. L'idea di trovare dei tesori. E' l'elemento negativo di questa scoperta: tutti pensano che archeologia significhi trovare la maschera di Tutankhamon, e non pensano che significa togliere livelli di stratificazione del terreno per ricostruire la nostra memoria". 

Il direttore del Museo Egizio lo definisce "il primo scavo mediatico". 

"Subito i giornalisti si affollano, vogliono avere notizie. Lord Carnarvon - racconta - fa un'esclusiva con il Times creando il malcontento tra gli altri giornalisti, soprattutto tra quelli egiziani. Non fu una scelta lungimirante dare i diritti a un giornale straniero, in un momento in cui in Egitto c'era la volonta' di rendersi indipendenti dai poteri coloniali europei. Come se noi trovassimo la tomba di Augusto intatta e i diritti venissero dati a un giornale straniero". 

Greco torna poi sulla cosiddetta "maledizione di Tutankhamon". "Sfatiamo un mito. Non esiste, e' stata creata forse per aggiungere mistero al mistero. Il Medical Journal nel 2002 ha fatto un'analisi della vita media di coloro che lavoravano alla tomba, vissero di piu'. Quindi porta bene". 

Greco sottolinea anche un altro aspetto: "Il British Museum ha pubblicato una foto della regina Elisabetta II che guarda la maschera di Tutankhamon, scattata per la grande mostra del 1972. Ce n'e' anche una degli anni '60 di Jacqueline Kennedy che guarda la stessa maschera. Il sovrano bambino che non ha mai incontrato i potenti li incontra oggi. Il suo nome e' diventato icononico, molto piu' di quanto lo sia stato durante il suo regno". 

Nell'anniversario della scoperta il Museo Egizio di Torino ospita un'installazione dell'artista egiziana Sarah Sallam, che da' voce a Tutankhamon. "Ci fa ragionare su un concetto che ci siamo dimenticati: che questo e' un sepolcro, il luogo del riposo eterno di Tutankhamon. Noi lo abbiamo portato alla luce, il suo corpo e' stato sbendato, sottoposto ad analisi. Abbiamo interrotto il suo riposo eterno". 

09/04/21

Egitto straordinaria scoperta: ritrovata la "Città d'oro perduta" risalente a 3.000 anni fa




Un team di egittologi ha riportato alla luce quella che si ritiene essere la piu' grande citta' antica mai rinvenuta in Egitto, rimasta sepolta sotto la sabbia per millenni, una delle scoperte piu' importanti dal dissotterramento della tomba di Tutankhamon, secondo gli esperti

Il famoso egittologo Zahi Hawass ha annunciato la sensazionale scoperta della "citta' d'oro perduta", conosciuta come Aton, vicino a Luxor, sede della Valle dei Re. 

"La missione egiziana guidata da Zahi Hawass ha trovato la citta' che era perduta sotto la sabbia", ha spiegato il team di archeologi

"La citta' ha 3.000 anni, risale al regno di Amenhotep III e continuo' ad essere utilizzata da Tutankhamon e Ay". 

Secondo Betsy Bryan, professore di arte e archeologia egizia presso la Johns Hopkins University, si tratta "della seconda scoperta archeologica piu' importante dalla tomba di Tutankhamon". 

Sono stati riportati alla luce anche oggetti di gioielleria come anelli, vasi di ceramica colorata, amuleti e mattoni di fango recanti i sigilli di Amenhotep III. 

"Molte missioni straniere hanno cercato questa citta' e non l'hanno mai trovata", ha spiegato Hawass, ex ministro delle Antichita' egiziane.

Dopo sette mesi di scavi, sono stati scoperti diversi quartieri della citta', un panificio completo di forni e vasellame, oltre a distretti amministrativi e residenziali.

Amenhotep III eredito' un impero che si estendeva dall'Eufrate al Sudan, sostengono gli archeologi, e mori' intorno al 1354 a.C. Governo' per quasi quattro decenni, un regno noto per la sua opulenza e la grandiosita' dei suoi monumenti, tra cui i Colossi di Memnon, due enormi statue di pietra vicino a Luxor che rappresentano lui e la moglie. 

"Gli strati archeologici sono rimasti intatti per migliaia di anni, lasciati dagli antichi residenti come se fosse ieri", ha affermato ancora il team. La citta' "ci fornira' uno sguardo raro sulla vita degli antichi egizi nel momento in cui l'impero era al suo massimo splendore", ha affermato ancora Bryan. Il team si e' infine ha detto ottimista sul fatto che ulteriori importanti reperti sarebbero emersi, notando di aver scoperto gruppi di tombe raggiunte attraverso scale scavate nella roccia", una costruzione simile a quelle trovate nella Valle dei Re. 

"La missione prevede di scoprire tombe incontaminate piene di tesori", ha concluso il team di archeologi.

01/03/21

Il film di Werner Herzog e l'incredibile (vera) fotografia di Churchill, Lawrence D'Arabia e Gertrude Bell Giza che oggi ha 100 anni

 


C'è una meravigliosa, famosa foto, ancora incredibilmente nitida, scattata su una vecchia lastra a nitrato d'argento, nel lontano 1921 nella quale, al centro, si vedono tre persone a cavallo dei loro dromedari, sullo sfondo della piana di Giza, con la Sfinge in primo piano.

Il cavaliere più a sinistra del terzetto centrale è l'inconfondibile Winston Churchill, quello più a destra è il famoso T. E. Lawrence, ovvero Lawrence d’Arabia, in abiti occidentali. In mezzo, c’è una signora: Gertrude Bell, personaggio leggendario: prima donna a laurearsi a Oxford, rossa di capelli, elegantissima, divenuta nei primi anni del secolo la "Regina del deserto", colei che conobbe come nessun  occidentale aveva mai fatto prima, la vita, la cultura, le abitudini, i sovrani delle innumerevoli tribù dell'immane deserto che si dipana tra l'Iraq, la Persia, il Medio Oriente e la penisola Arabica, all'indomani del crollo dell'Impero Ottomano che aveva regnato in quelle regioni sconfinate per cinque secoli. 

La fotografia risale al 1921, quando Churchill era responsabile degli affari coloniali inglesi e aveva convocato una conferenza al Cairo per riorganizzare la presenza del suo paese in quelle regioni.

Gertrude fu l'unica donna a parteciparvi, anche perché era colei che conosceva meglio di tutti la materia di cui si trattava.

Oggi gli storici cominciano a capire che nel gestire la rivolta araba di quegli anni, Gertrude ebbe un ruolo forse persino superiore a quello dell'ormai mitico Lawrence d’Arabia. 

A Gertrude Bell che morì a Baghdad cinque anni dopo questa fotografia, nel 1926, quando aveva 58 anni e che a Baghdad è tuttora sepolta, Werner Herzog ha dedicato un film nel 2015 - piuttosto maltrattato dalla critica - con le meravigliosi ambientazioni dei luoghi originali dove si svolsero i fatti, intitolato Queen of the Desert, con un super cast comprendente Nicole Kidman (nei panni di Gertrude), James Franco, Robert Pattinson, Damian Lewis. Attualmente visibile su Amazon Video. Che termina proprio con la ricostruzione di questa immagine reale e di come fu scattata in quel lontano giorno di 100 anni fa. 


Fabrizio Falconi

Robert Pattinson, Nicole Kidman e Werner Herzog sul set di Queen of the Desert, 2015



03/02/21

Scoperte in Egitto Mummie dalla lingua d'oro !




"Foglie d'oro a forma di lingua" piazzate nella bocca di mummie di epoca greco-romana "in un uno speciale rituale per assicurare" ai defunti "la capacita' di parlare nell'Aldila' davanti al tribunale d Osiride", dio egizio della morte e dell'Oltretomba, sono state rinvenute in scavi condotti a ovest di Alessandria. 

Lo riferisce un post su Facebook pubblicato dal ministero delle Antichita' egiziano.

La scoperta e' stata fatta da "una missione egitto-dominicana dell'Universita' di Santo Domingo guidata da Kathleen Martinez", premette il post precisando che gli scavi sono stati condotti presso il "tempio di Taposiris Magna". 

Sono state rinvenute 16 tombe scavate nella roccia, "popolari in era greco-romana", con all'interno "un certo numero di mummie in cattivo stato di conservazione". 

 Taposiris Magna, come noto, e' una citta' fondata dal faraone Tolomeo II Filadelfo tra il 280 e il 270 a.C e il cui nome significa "grande tomba di Osiride", che Plutarco identifica con un tempio egizio della citta'. 


12/11/18

Egitto: riemergono dai millenni rare mummie di Scarabeo e una necropoli di gatti.




Rare mummie di scarabei, assieme a decine di gatti venerati come divinita' e loro simulacri bronzei, sono stati rinvenuti da una missione archeologica egiziana a sud del Cairo, in necropoli di animali che custodivano anche un sarcofago di cobra e due di coccodrilli

E' quanto emerge da un post su Facebook del ministero delle Antichita' egiziano che dà conto di una presentazione di queste scoperte avvenuta oggi. 

Si tratta fra l'altro delle "prime mummie di scarabei ad essere state dissotterrate nella necropoli di Menfi", annuncia la nota, segnalando anche - senza fornire le dimensioni - "due grandi mummie di scarabei" rinvenute in "sarcofago rettangolare di calcare", avvolte nel lino e "in un ottimo stato di conservazione".


A Saqqara la missione ha scoperto tre tombe del Nuovo Regno usate come "necropoli di gatti", precisa fra l'alto il ministero. 

Sono state dissotterrate "decine di mummie di gatto assieme con cento statue lignee dorate" raffiguranti questi felini adorati dagli antichi egizi: e' stata trovata anche una statuetta in bronzo dedicata a Bastet, la divinita' con sembianze di gatto. 

Sono venute alla luce pure dorate statuette lignee di un leone, di una mucca e un falcone, emerge fra l'altro ancora dalla nota. 

24/10/18

Svelato il mistero ? La mummia egizia con tatuaggi di 3.000 anni fa era una strega.



A due anni dall'annuncio della sua scoperta, fatta a Luxor, e' stata confermata l'identita' della mummia egizia coperta di tatuaggi singolari: era una maga vissuta fra il 1300 e il 1070 avanti Cristo e morta quando aveva fra 25 e 34 anni. 

Lo ha annunciato il segretario generale del Consiglio Supremo delle Antichita' Egiziane, Mustafa el Waziri

Secondo gli esperti i resti rappresentano il primo esempio di complessi tatuaggi a scopi religiosi nell'antico Egitto

L'ipotesi dell'identita' della mummia era stata avanzata nel 2016 dai ricercatori che l'avevano studiata, sotto la guida di Anne Austin dell'universita' americana di Stanford

Decorata con circa 30 tatuaggi, la mummia, scoperta nel sito di Deir El-Madina, aveva subito destato grande curiosita', ma senza mani, gambe, testa e bacino, non era stato facile ricostruire eta' e identita' del corpo. 

I disegni su spalle, collo, schiena e braccia che raffigurano fiori di loto e babbuini seduti, simboli magici di guarigione e protezione contro le malattia, e la moltitudine di occhi di Horus, simboli di protezione contro il male, avevano fatto ipotizzare ai ricercatori che fosse il corpo di una sacerdotessa o una sorta di maga. 


Gli stessi ricercatori avevano calcolato anche l'eta' della donna al momento della morte, in base alla crescita e alla densita' ossea. 

"Da qualsiasi angolazione guardi questa donna, vedi un paio di occhi divini che ti guardano", aveva rilevato Austin. 

Tuttavia c'era un problema con l'ipotesi degli studiosi: finora si pensava che nell'Antico Egitto alle donne non fosse permesso di agire come figure religiose e lo studio aveva acceso un grande dibattito fra gli esperti. Il Supremo Consiglio delle Antichita' vi ha quindi messo fine riconoscendo ufficialmente che i resti della mummia scoperta a Luxor appartengono davvero a una figura che ha avuto un ruolo di significato religioso nella storia dell'antico Egitto.

02/07/18

Un Cacatua nella Biblioteca Vaticana riscrive la storia delle esplorazioni e della navigazione: l'Australia "scoperta" già nel Medioevo.



Un'illustrazione del XIII secolo di un Cacatua, caratteristico pappagallo che si trova in natura solo nel nord tropicale dell'Australia e in isole vicine, sfata il mito britannico secondo cui l'Australia era un continente sconosciuto e rivela come le rotte commerciali attorno al nord del continente fossero fiorenti sin dal medioevo. 

Il disegno e' stato trovato da ricercatori australiani e finlandesi nella biblioteca vaticana, in un manoscritto siciliano del XIII secolo appartenente all'imperatore romano Federico II

Il manoscritto 'De Arte Venandi cum Avibus' (L'arte di cacciare con gli uccelli) include 900 disegni di falchi da caccia e di altri animali posseduti dall'imperatore

Fra questi, quattro rappresentano un cacatua bianco, dono a Federico II del sultano d'Egitto al-Kamil, indicando che il volatile aveva gia' viaggiato dall'Australia all'Egitto prima di essere portato in Europa. 

"Questo pappagallo apre una finestra in un mondo di vivaci commerci con il nord dell'Australia", scrive la coautrice della ricerca, Heather Dalton dell'Universita' di Melbourne, sulla rivista Parergon. "La scoperta di queste immagini mette in luce il fatto che gia' nel medioevo i mercanti che solcavano le acque appena a nord dell'Australia erano parte di un commercio fiorente, che si estendeva a ovest fino al Medio Oriente e oltre".

I ricercatori hanno esaminato i dettagli, come il colore dell'uccello e la spettacolare cresta erettile lo distingue dagli altri pappagalli

Hanno anche notato che la cresta non era rialzata, come fanno i cacatua quando sono aggressivi, impauriti o sorpresi, o come parte del corteggiamento, e hanno concluso che il pappagallo di Federico "si sentiva calmo e al sicuro" mentre veniva ritratto. I cacatua viaggiano bene con le persone essendo socievoli, sono longevi e quindi sono un regalo ideale, scrive Dalton. In cattivita' vivono fino a 80 anni e allo stato libero fino a 120. 

"Il viaggio attraverso le rotte del commercio avrebbe impiegato anni, e le loro probabilita' di sopravvivere erano molto piu' alte degli altri animali".

Si tratta delle piu' antiche illustrazioni europee conosciute dell'uccello, che precedono di 250 anni quella che era finora considerata la piu' antica, di un cacatua in un quadro di Andrea Mantegna rappresentante la Madonna della Vittoria, che si trova nel Louvre

La stessa Heather Dalton aveva gia' pubblicato uno studio sul cacatua nel quadro di Mantegna, quando fu identificato per la prima volta come tale nel 2014. 


05/05/18

Tutankhamen: Studio Italiano: La Daga è di origine extra-terrestre.



E' in corso al Cairo un convegno di egittologi in cui ricercatori italiani presentano risultati di studi su uno stupefacente oggetto appartenuto al faraone Tutankhamun: la sua daga piovuta dallo spazio


Alla conferenza vengono presentate le piu' recenti ricerche scientifiche sulla piu' famosa tomba regale in Egitto: scoperta da Howard Carter nel 1922, quella di Tutankhamen e' relativamente piccola ma deve la propria fama all'amplissimo corredo di centinaia di preziosi reperti

Negli anni recenti gruppi di ricerca italiani stanno contribuendo allo studio del tesoro di Tutankhamen. 

Si tratta di ricerche interdisciplinari, condotte attraverso l'applicazione ai materiali antichi di scienze e tecnologie avanzate. 

Un'equipe italiana coordinata da Daniela Comelli del Politecnico di Milano e che include ricercatori di CNR, Universita' di Pisa, Politecnico di Torino e dell'azienda XGLab - in collaborazione con ricercatori egiziani dell'Universita' di El Fayyum e del Museo Egizio del Cairo - ha studiato una daga ritrovata sulla mummia del giovane re. 


L'impugnatura e' d'oro ma e' soprattutto la lama in ferro, perfettamente conservata, ad aver suscitato da tempo l'interesse degli archeologi, visto che l'epoca di Tutankhamon precede l'Eta' del Ferro, periodo nel quale si diffonde la tecnologia necessaria a produrre manufatti con questo minerale

Le analisi del team italiano hanno dimostrato quanto alcuni egittologi supponevano: la lama e' stata prodotta con ferro di provenienza extraterrestre, il noto "ferro meteorico", e i risultati di questa ricerca saranno presentati al convegno

Sulla tomba di Tutankhamon peraltro ha lavorato di recente un gruppo di ricerca coordinato da Franco Porcelli del Politecnico di Torino e composta da ricercatori dell'Universita' del capoluogo piemontese, delle aziende Geostudi Astier di Livorno e 3DGeoimaging di Torino. 

Il gruppo e' stato invitato dal Ministero delle Antichita' egiziano ad accertare la validita' di ipotesi, avanzate in anni recenti, sull'esistenza di camere nascoste adiacenti a quella funeraria del giovane re. 

A tal fine, nel febbraio scorso, state eseguite misurazioni mediante tre sistemi geo-radar di frequenze comprese tra 200 MHz e 3 GHz. 

L'elaborazione dei dati raccolti e' stata completata da poco e si attende ora il via libera da parte del Ministero Egiziano delle Antichita' per divulgare i risultati di questa ricerca che dovrebbe stabilire in maniera definitiva la presenza o meno di tali "camere nascoste". 

29/12/17

"Egizi - Etruschi" in una nuova mostra alla Centrale Montemartini anche lo splendido Scarabeo Turchese !



Tutto e' nato durante uno scavo alla Necropoli dell'Osteria di Vulci nel 2013. Tra le mani degli archeologi, dalla terra spunta uno Scarabeo. Non una novita' nei corredi etruschi. Ma questo, turchese, "era di produzione egizia. Non era cioe' una 'patacca', una di quelle imitazioni che si trovavano nei mercati. Questo era egizio"

In quello Scarabeo, racconta nelle sue ultime ore da Soprintendente Archeologia, Belle Arti e Paesaggio del Lazio Alfonsina Russo (a giorni direttore del Parco Archeologico del Colosseo), decorato "con il cartiglio del Faraone Bocchoris, sovrano che resto' al potere solo sei anni, ma che evidentemente affascinava molto la committenza", c'era la testimonianza tangibile di quel filo che ha legato nei secoli due tra le piu' grandi civilta' del Mediterraneo. Da li' l'idea di raccontarlo con "Egizi Etruschi - Da Eugene Berman allo Scarabeo Dorato", mostra che dopo Vulci arriva a Roma, fino al 30 giugno, inaugurando anche il nuovo "look" che la Centrale Montemartini si 'regala' per i suoi primi 20 anni di apertura al pubblico: nuovo allestimento permanente "che permette di esporre anche alcuni sarcofagi finora nei depositi - dice il Sovrintendente capitolino, Claudio Parisi Presicce - la facciata restaurata e il nuovo spazio di 250 metri quadrati per le esposizioni temporanee". 

Dove oggi si celebra nuovamente quell'incontro tra Egizi ed Etruschi, con 250 preziosi oggetti in gran parte in arrivo dalla collezione dello scenografo e pittore russo Berman (donata nel 1952 alla Soprintendenza dell'Etruria meridionale e "che rivede la luce dopo quasi mezzo secolo") accanto a prestiti dal Museo Nazionale Archeologico di Firenze e ai reperti frutto invece delle nuove campagne di scavo effettuate tra il 2013 e 2017. 

Gioielli, sculture votive, utensili decorati, sarcofagi di sfingi e mummie, che testimoniano intensi scambi commerciali, ma soprattutto un dialogo culturale tra due civilta' che condivisero ideali di legalita', simboli di potere e pratiche religiose

"Furono soprattutto due - racconta la Russo - i momenti in cui Egizi ed Etruschi si incontrarono: tra l'VIII-VII secolo a.C. e poi il III-II a.C., quando il Mediterraneo era un mare che univa, a differenza di oggi. Gli scavi sistematici di questi anni ci hanno spinto anche a riscoprire quello che avevamo nei depositi". 

Ecco allora che la passione di Berman introduce la mostra in un preambolo sui grandi collezionisti ottocenteschi accanto ad Augusto Castellani e Giovanni Barracco, anche loro cultori d'antichita' che scelsero di donare al pubblico i propri tesori. 

Poi il percorso prosegue in cinque sezioni, tra l'ossessione per l'Oro "Il metallo degli dei", la gestione del potere di Faraoni e Principi, Il sogno di immortalita'' Dee e dei dall'Antico Egitto all'Etruria e L'oro di Nefertum: profumi d'Oriente. 

Tra gli altri, anche i reperti della Tomba dalle mani d'argento di Vulci con il restauro e la ricostruzione di un Currus, un piccolo carro leggero da guidare in piedi. Chiude un piccolo omaggio alla attivita' del Comando Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale, con l'esposizione del prezioso corredo funerario della Tomba dello Scarabeo dorato, trovata a Vulci nel 2016 nell'ambito della attivita' di contrasto agli scavi clandestini.


Informazioni

Luogo
Centrale Montemartini
, Nuovo spazio per mostre temporanee
Orario
Dal 21 dicembre 2017 al 30 giugno 2018
Martedì-domenica 9.00-19.00
24 e 31 dicembre 9.00-14.00
La biglietteria chiude mezz'ora prima
Giorni di chiusura Lunedì, 25 dicembre, 1 gennaio
Biglietto d'ingresso
Ingresso gratuito per i residenti a Roma e nell'area della Città Metropolitana nella prima domenica di ogni mese
Ingresso museo + mostra
Intero € 11,00
Ridotto € 10,00
Per i cittadini residenti nel territorio di Roma Capitale (mediante esibizione di valido documento che attesti la residenza):
Intero € 10,00
Ridotto € 9,00
Capitolini Card (Musei Capitolini + Centrale Montemartini) e mostre "Il Tesoro di Antichità. Winckelmann e il Museo Capitolino nella Roma del Settecento 07.12.2017-22.04.2018", "Freedom Manifesto, 28.9.-31.12.2017", "Egizi Etruschi. Da Eugene Berman allo Scarabeo dorato, 21.12.2017-30.06.2018" (valido 7 giorni)
Intero € 16,00
Ridotto € 14,00
Per i cittadini residenti nel territorio di Roma Capitale (mediante esibizione di valido documento che attesti la residenza):
Intero € 15,00
Ridotto € 13,00 

25/11/17

L'incredibile mistero della Piramide di Cheope: "Nelle stelle la mappa verso il trono".


E' scritta nelle stelle, la soluzione al mistero della cavita' della piramide di Cheope appena scoperta grazie alla 'radiografia' ai raggi cosmici: al suo interno potrebbe custodire il trono di 'ferro' del faraone, ovvero il sedile del corredo funerario realizzato con il ferro portato sulla Terra dai meteoriti.

A sostenere questa ipotesi, basata sullo studio degli antichi testi delle piramidi, e' l'archeoastronomo Giulio Magli del Politecnico di Milano, che con un articolo pubblicato sul sito ArXiv suggerisce di tentare una nuova esplorazione nella tomba con l'ausilio di mini 'Indiana Jones' robotici

L'idea, alquanto suggestiva, ha preso corpo dopo il clamore suscitato nei giorni scorsi dalla scoperta della cavita' della piramide, annunciata su Nature dall'equipe del progetto ScanPyramids. 

"Valutando la statica della struttura, e' chiaro che questa camera non poteva avere una funzione di scarico del peso, come invece avevano suggerito alcuni egittologi", spiega Magli all'ANSA. La radiografia fatta con i muoni, particelle prodotte dallo scontro dei raggi cosmici con l'atmosfera, "ha evidenziato che la cavita' si trova lungo l'asse Nord-Sud della piramide, e questo ha un particolare significato simbolico. 


Secondo gli antichi testi - ricorda l'archeoastronomo - l'anima del faraone defunto avrebbe preso il suo posto fra le stelle che non muoiono mai (quelle circumpolari delle costellazioni dell'Orsa e del Drago) dopo aver attraversato le porte del cielo

Due porticine sono state gia' identificate nella piramide: quella del condotto Sud (un quadrato di appena 20 centimetri per lato) non porta a nulla, mentre quella del condotto Nord e' ancora inesplorata. È probabile che comunichi con la nuova camera, dove si potrebbe trovare il trono su cui il faraone avrebbe dovuto sedersi fra le stelle"

 Anche la madre di Cheope, la regina Hetepheres I, si era fatta realizzare un trono, "una sedia bassa, fatta di legno di cedro ricoperto di lamine d'oro", spiega Magli. "E' dunque probabile che anche il trono del figlio sia una piccola sedia di legno, adornata pero' con lamine di ferro". Puo' lasciar sgomenti l'idea che un elemento cosi' importante del corredo funerario fosse fatto di un metallo cosi' semplice: in effetti non si trattava di ferro comune, ma di ferro venuto 'del cielo'.


 "Al tempo di Cheope non c'era alcun tipo di attivita' estrattiva del ferro, dunque - precisa l'esperto - l'unico che gli egizi conoscevano era quello portato sulla Terra dai meteoriti: lo fondevano per produrre piccoli oggetti rituali. 

Anche la lama del pugnale di Tutankhamon era fatta di ferro meteoritico, come ha dimostrato un recente studio internazionale a cui ha partecipato il Politecnico di Milano"

 Per scoprire se questo trono del cielo e' davvero nascosto nel cuore della piramide, "bisognerebbe usare dei piccoli robot esploratori, capaci di addentrarsi in cunicoli grandi pochi centimetri. E' una vita che aspettiamo, ma la decisione - conclude Magli - spetta solo alle autorita' egiziane".

03/11/17

Scoperta una nuova misteriosa cavità nel cuore della Piramide di Cheope !



La piramide di Cheope non smette di stupire: al suo interno e' stata individuata una nuova misteriosa cavita', lunga almeno 30 metri, posta al di sopra della Grande Galleria. 

Lo annunciano su Nature i ricercatori del progetto internazionale ScanPyramids, che da due anni stanno scrutando nel 'cuore' della piu' grande e antica delle tre piramidi della piana di Giza, vicino il Cairo, usando tecniche di rilevamento non invasive basate sulla fisica delle particelle

Lo studio ha impiegato una tecnica in particolare, chiamata muografia, che permette di 'leggere' il cammino di particelle subatomiche (muoni) prodotte dall'interazione dei raggi cosmici provenienti dallo spazio con l'atmosfera terrestre

I muoni seguono traiettorie differenti quando si muovono nell'aria rispetto a quando attraversano le pietre, e dunque sono in grado di svelare la presenza di cavita'. 


Nella grande piramide di Cheope questo e' accaduto gia' due volte. La rilevazione di una prima anomalia aveva portato ad annunciare nell'ottobre 2016 la scoperta di un corridoio localizzato vicino alla parete nord. 

Ora una seconda anomalia, individuata nel marzo 2016 e studiata per un anno con diversi tipi di muografia, ha permesso di individuare questa nuova cavita': simile per dimensioni alla Grande Galleria, potrebbe essere composta da una o piu' strutture e potrebbe avere una disposizione orizzontale o leggermente inclinata. La sua funzione resta ancora un mistero. 

11/03/17

Trovata una statua gigante di Ramsete II al Cairo tra la spazzatura: "una scoperta eccezionale".



Gli archeologi egiziani hanno rinvenuto una statua gigante, lunga otto metri, in un quartiere popolare del Cairo che si ritiene raffigurasse il Faraone Ramses. 

Lo riferisce al Ahram. Accanto alla statua gigante anche un'altra di circa un metro di Seti II. Il ritrovamente e' avvenuto in un'area nei pressi di un tempio di Ramses II dove sorgeva l'antica Heliopolis.

Le due statue regali risalgono alla XIX dinastia, ha precisato in una nota il ministero delle Antichita' egiziano riferendo che la scoperta e' stata fatta da una missione archeologica tedesco-egiziana nel distretto di Matareya. 

La statua che dovrebbe raffigurare Ramses II e' "spezzata in grandi pezzi" ed e' fatta di "quarzite", scrive il sito Egypt Independent riferendosi a un tipo di roccia composta quasi esclusivamente da quarzo granulare. 

Sono emerse solo "parte della testa, con un orecchio e un occhio" e della corona, aggiunge citando il capo del Dipartimento antichita' egiziane del dicastero, Mahmud Afifi. 

La statua di Seti II, di cui sono stati rinvenuti circa 80 centimetri, e' "a grandezza naturale".

La scoperta "e' una delle piu' importanti" fra quelle "recenti", scrive ancora il sito sintetizzando dichiarazioni del capo della missione egiziana, il professor Ayman al-Ashmawy, in occasione dell'annuncio fatto ieri. 

Il tempio di Ramses "e' uno dei piu' grandi dell'antico Egitto visto che raggiungeva il doppio delle dimensioni del tempio di Karnak a Luxor", viene aggiunto. 

"Ovviamente e' una scoperta sensazionale, ma le notizie sono ancora scarse, aspettiamo di saperne di piu'"

L'egittologo Christian Greco, direttore del museo egizio di Torino, non nasconde l'emozione per il ritrovamento al Cairo della colossale statua di Ramses II, "conosco molto bene Dietrich Rowe, l'archeologo tedesco che sta scavando li' nella missione tedesco-egiziana, e anche uno dei nostri curatori e' li' con lui. Heliopolis e' uno dei siti piu' importanti dell'antico Egitto, li' ha scavato anche l'egittologo italiano Ernesto Schiaparelli (al quale il Museo Egizio dedica una mostra che si inaugura oggi a Torino ndr). 

E' un sito pero' anche molto difficile da scavare perche' si trova in una zona molto abitata de Il Cairo, vicina all'aeroporto". 

 Nelle foto e nel video diffuse sul ritrovamento si precisa che le due statue sono emerse nel distretto di Souq al-Khamis, nell'area di  al-Matareya nelle vicinanze del tempio di Ramses II. 

L'eccezionalita' della scoperta viene sottolineata anche dall'egittologo Khaled Nabil Osman : "era il luogo culturale piu' importante dell'Egitto, anche la Bibbia ne parla", ha detto all'Associated Press, "la cattiva notizia e' che ora l'intera zona dovra' essere ripulita, le fognature e il mercato dovranno essere spostati"


Secondo Osman, osservando la grande testa emersa dal terreno e' molto probabile che si tratti proprio di Ramses II, anche se al momento non sono state ritrovate iscrizioni che ne confermino l'identita'. 

Il tempio di Ramses II, viene ricordato, era enorme, tra i piu' grandi d'Egitto, grande il doppio rispetto ai templi di Karnak e Luxor. Venne distrutto in epoca greco romana. Gli obelischi e le statue del tempio vennero trasferiti ad Alessandria e in Europa. 

In epoca islamica molte pietre del tempio vennero usate per la costruzione di palazzi de Il Cairo.

Se si riuscira' a ricostruirla, la statua gigante di Ramses II appena rinvenuta al Cairo sara' esposta al "Grande museo egizio" che dovrebbe essere inaugurato l'anno prossimo nella capitale egiziana. 

Lo riferisce il sito Daily News Egypt sottolineando che il ministero delle Antichita' ha negato che il simulacro del faraone alto otto metri sia stato danneggiato da una scavatrice durante i lavori di recupero. 

 La foto della testa della statua nella pala meccanica ha "causato un putiferio", sintetizza il sito segnalando critiche al mancato uso di tecniche piu' sofisticate per spostare l'enorme reperto. 


Il capo delle Antichita' egiziane del dicastero, in una dichiarazione pubblicata giovedi' sera, ha sottolineato che solo la testa e' stata spostata usando la scavatrice sotto la supervisione di archeologi anche tedeschi e sono state usate travi di legno e sughero per evitare danni. 

La nota cita il capo della missione archeologica tedesca, Dietrich Raue, per sostenere che la statua non e' stata rotta durante lo spostamento, riferisce il sito, ricordando che monumenti faraonici subirono molti danni in epoca greco-romana. 

fonte: ANSA-Ap

18/03/16

Due camere segrete nel sepolcro di Tutankamen - "Forse è la tomba di Nefertiti".


La scultura originale del busto di Nefertiti, conservata presso il Neues Museum di Berlino. 


"C'è "almeno il 90% di possibilità" che nel sepolcro di Tutankamen a Luxor vi siano due camere segrete, mai scoperte sinora né dagli archeologi né dai tombaroli."

Lo ha affermato il ministro delle antichità egiziano Mamdouh al-Damati illustrando i risultati di studi condotti con sofisticati mezzi radiologici da un'equipe giapponese.

La quasi certezza alimenta quella che ormai è diventata una leggenda, ovvero la presenza, accanto a quella di Tutantakamen, della tomba della regina Néfertiti.

Secondo altri studiosi nelle camere segrete potrebbe trovarsi la moglie del faraone Akhenaton, padre di Tutankamen, o una delle sue figlie. 


Entrando nel dettaglio dello studio condotto dalla squadra dell'esperto giapponese Hirokatsu Watanabe, il ministro ha spiegato: "Ci sono degli spazi vuoti, ma non totalmente vuoti, infatti congengono materiali organici e metalli".

Quindi il ministro ha precisato che ha fine marzo nel sepolcro verranno realizzate ricerche più capillari e accurate.

Risalente a 3300 anni fa, a differenza dei sepolcri degli altri faraoni la tomba di Tutankamen non è mai stata saccheggiata.

Scoperto nel 1922 dall'archeologo britannico Howard Carter, il sepolcro celava oltre 5000 oggetti intatti, di cui buona parte in oro massiccio.

l'apertura della tomba di Tutankamen, nel 1922 da parte di Howard Carter


11/11/15

Le piramidi "sbilenche" di Snefru e altri misteri. Un convegno internazionale a Roma.



Piramidi 'sbilenche' ma costruite con perfette rappresentazioni del cielo, telescopi di ossidiana e monumentali lastre di pietra bucate per puntare il Sole: sono solo alcune delle più recenti scoperte dell'archeoastronomia, lo studio del passato archeologico con gli occhi scientifici degli astronomi, presentate a Roma in occasione del convegno internazionale della Societa' Europea per l'Astronomia nellaCultura (Seac), fino al 13 novembre. 

"Forse una delle piu' rivoluzionari scoperte degli ultimi anni nello studio dell'antico Egitto - ha spiegato Juan Antonio Belmonte, astronomo dell'Istituto di Astrofisica delle Canarie - arriva dalle piramidi di Snefru, da sempre considerate come un tentativo poco riuscito di piramidi. Studi recenti, integrando archeologia e astronomia, hanno permesso di stravolgere questa visione e dimostrato che quelle opere erano volutamente costruite in quel modo e sono cariche di simbolismo sia politico che astronomico"

La 'riscoperta' di queste piramidi rappresenta solo uno dei grandi successi arrivati dallo studio delle relazioni che le antiche civiltà del passato avevano con il cielo, il tutto attraverso l'astronomia e le moderne tecniche di analisi. 

"E' una disciplina - ha spiegato Vito Francesco Polcaro, dell'Istituto di Astrofisica e Planetologia Spaziali (Iaps) dell'Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf) - che aveva avuto un grande sviluppo a inizio del '900 ma che e' stata poi svergognata dai nazisti che la usarono per giustificare la loro ideologia e dai moltissimi studi anche attuali privi di qualsiasi valore scientifico ma che hanno trovato grande visibilita' grazie a un giornalismo di basso livello". 

Se fatta correttamente l'unione di archeologia e astronomia diventa pero' uno strumento potentissimo che ha permesso di raggiungere grandi risultati, come capire la funzione delle grandi lastre di pietra 'bucate' presenti in tutto il sud Italia, risalenti al II millennio a.C., la cui funzione era di perfetto calendario, o la possibilita' dell'uso di pietre di ossidiana come specchi per rudimentali telescopi.

questo il programma:
Convegno/Cultura Astronomy in Past and Present Cultures

lunedì 9 novembre 2015, ore 09.00 aula Odeion – edificio di Lettere piazzale Aldo Moro 5, Roma martedì 10 novembre 2015, ore 08.00 auditorium – Cappella universitaria piazzale Aldo Moro 5, Roma
mercoledì 11 e giovedì 12 novembre 2015, ore 09.00 auditorium – Cappella universitaria piazzale Aldo Moro 5, Roma
venerdì 13 novembre 2015, ore 09.00 museo dell’arte classica – edificio di Lettere piazzale Aldo Moro 5,

Roma Lunedì 9 novembre, presso il Museo dell’arte classica, si inaugura il convegno internazionale della European society for astronomy in culture (SEAC) “Astronomy in Past and Present Cultures”. La manifestazione riunisce scienziati che lavorano nel campo dei beni culturali e dell’astronomia. Nelle varie sessioni del convegno, che prosegue presso l’auditorium della Cappella universitaria, si propone un’analisi dei fenomeni astronomici nel mondo antico e gli aspetti culturali legati all’osservazione del cielo, all’organizzazione e alla gestione del territorio, nonché alla progettazione di edifici e spazi in funzione dell’osservazione celeste. 

01/05/12

Gli Obelischi di Roma - 6. Obelisco Flaminio.



Sesta puntata della serie che dedichiamo ai 13 obelischi romani (qui le puntate precedenti).

E' oggi la volta di uno dei più celebri e dalla più augusta storia.

6. Obelisco Flaminio 

Rieretto nel 1589 
altezza:  m.23,91 
Estesi geroglifici 

Cavato dai monti di Assuan dal faraone Seti I (1304 a.c., secondo faraone della XIXa dinastia ). Impresa portata poi a termine da Ramesse II (suo figlio), che lo erige a Heliopolis. 

Dopo aver conquistato l’Egitto, Augusto imperatore lo fa trasportare a Roma nel 10 a.C. collocandolo nella spina centrale del Circo Massimo (conservandone la dedica al Sole – soli donum dedit), ornandone la cima con un globo dorato.

Abbattuto dai Goti condotti da Re Totila nel 547 d.C. 

Ricordato come memoria nei Mirabilia, e nel libro di Fulvio (1527). Sisto V decide lo scavo nel febbraio 1587, portato a termine da Matteo da Castello. 

Recuperato quindi in situ nel Circo Massimo in pezzi e scantonato nei lati (operazione effettuata dagli stessi Goti per renderne impossibile la riedificazione). 

Eretto da Domenico Fontana nell’attuale Piazza del Popolo e consacrato il 25 marzo 1589.



12/04/12

Gli obelischi di Roma - 3. Obelisco Vaticano




Torniamo dunque, ai nostri obelischi (qui le precedenti puntate). E oggi è di volta il terzo in ordine di erezione: l'obelisco vaticano, il più misterioso di tutti, proprio perché l'unico rimasto sempre in piedi.
Se è vero quello che viene riportato dai Vangeli apocrifi, e soprattutto negli Atti di Pietro, questo obelisco ha 'assistito' al massacro dei cristiani, ordinato da Nerone a seguito dell'incendio di Roma nel 64 d. C. per allontanare da sé l’accusa di averlo provocato.
Nerone incrimina di esso i Cristiani e ne mette a morte, secondo le fonti dell'epoca, una multitudo ingens, fra atroci sofferenze, negli horti Neroniani in Vaticano (Tacito, Annali XV, 44). 

Per capire bene lo svolgimento della scena, bisogna capire cosa era il Circo Neroniano, in realtà già di Caligola: era una grande arena (non paragonabile alle dimensioni del Circo Massimo, ma con nella spina centrale proprio il nostro Obelisco ). 

Gli Horti sono quella macchia di vegetazione al di sopra del Circo. Erano - e sono - le pendici del Colle Vaticano. In quell'epoca, lì esisteva una strada di collegamento che permetteva l'ingresso a chi arrivava dal Nord di Roma. 

La storia di questo obelisco ne fa uno degli oggetti più importanti nella storia dell'umanità. 

3. Obelisco Vaticano 

spostato nella destinazione attuale nel 1585 – 

altezza m.23,36.

L’unico sempre rimasto eretto. 

Secondo Plinio, fu originariamente eretto da Nencoreo (Nebkaure Amenemhet II) figlio di Sesotide (1992 – 1985 a.C.), a Eliopoli - oggi periferia de Il Cairo.

Rotto durante i lavori di allestimento romani del Forum Iulium ad Alessandria, compiuti da Cornelio Gallo, l'Obelisco aveva in origine dimensioni gigantesche: 52 m. e 50 cm di altezza !

Dopo la rottura, il fusto superiore alto m.25,36 (l’attuale obelisco) fu trasportato a Roma dalle navi romane per ordine di Caligola intorno al 30 a.C., ad ornamento del suo circo privato sul Colle Vaticano (con iscrizione dedicatoria, ancora visibile, a Cesare, Augusto e Tiberio ). 

Anepigrafo, cioè privo di geroglifici. 

Eretto originariamente sul lato sinistro della Basilica Vaticana (a fianco dell’attuale Sagrestia, dove una lapide sul pavimento ne ricorda ancora oggi l'originaria ubicazione). 



nella foto qui di fianco si legge: ('SITO DELL'OBELISCO VATICANO FINO ALL'ANNO 1586')


Fu spostato al centro della piazza San Pietro (appena 200 metri di 'cammino'), dove è posizionato oggi, sotto Sisto V , dopo incredibili lavori (che coinvolsero 400 carri trainati da quadrighe e migliaia di operai e facchini)  coordinati  dall’architetto Domenico Fontana in tredici mesi dal settembre 1585 al settembre 1586.



La storia di questo obelisco, dunque è lunga 4.000 anni !  E comincia due millenni prima di Cristo, in Egitto. 
Come abbiamo poi già detto, l'Obelisco Vaticano è l'unico risparmiato dall'ondata devastatrice dei Goti, comandati dal Re Totila, che quando entrano a Roma nel 546, mettendola a ferro e fuoco, abbattono tutti gli obelischi, in quanto simbolo della grandezza e della prepotenza di Roma. fermandosi soltanto di fronte a quello Vaticano. 

Di fronte all'Obelisco, infatti, era stata eretta la grande Basilica Costantiniana, in onore dell'Apostolo Pietro, sul luogo della sua sepoltura.  

Anche i Goti rispettarono dunque questa memoria, considerando che non erano ancora passati  500 anni dalla morte di Pietro.

Sull'enorme piedistallo dell'attuale Obelisco si leggono le iscrizioni dedicatorie: 

SIXTUS V PONTIFEX MAXIMUS OBELISCUM VATICANUM DIS GENTIUM IMPIO CULTU DICATUM AD APOSTOLORUM LIMINA OPEROSO LABORE TRANSTULIT ANNO MDLXXXVI PONT II
cioè (più o meno):


"Sisto V Pontefice Massimo fece porre con immenso sforzo l'obelisco vaticano di fronte all'ingresso. Esso era stato originariamento dedicato a divinità pagane attraverso cerimonie profane. Anno 1586, secondo anno del ponteficato".


Le iscrizioni sugli altri lati recitano: 
"CHRISTUS VINCIT CHRISTUS REGNAT CHRISTUS IMPERAT CHRISTUS AB OMNI MALO PLEBEM SUAM DEFENDAT"
e
"ECCE CRUX DOMINI FUGITE PARTES ADVERSAE VICIT LEO DE TRIBU JUDA"   



Fabrizio Falconi © riproduzione riservata.