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29/12/21

Libro del Giorno: "E' inutile che io parli" di Ezra Pound

 


La Rapallo cosmopolita e letteraria tra le due guerre, i rapporti con il fascismo, l’instancabile lavoro ai Cantos, gli amici scrittori e filosofi, il pensiero economico, la sua amatissima Italia, la vecchiaia, la Poesia… 

Questo volume, da poco pubblicato dall'editore De Piante è prezioso perché raccoglie le principali interviste rilasciate da Pound e apparse sulla stampa italiana dagli anni Venti agli anni Settanta del Novecento. 

Raccolte per la prima volta in volume, offrono al lettore un ritratto del tutto inedito del poeta americano, non offuscato dalle polemiche, spesso pretestuose, del Dopoguerra. 

Si scoprono così giudizi, ricordi e riflessioni fulminanti di uno dei grandi e controversi protagonisti del secolo scorso: lucido, determinato, consapevole della realtà e soprattutto intenzionato ingenuamente a migliorarla con il suo impegno dalla parte sbagliata della storia

Pound, come è noto, pagò la sua adesione ideologica al fascismo, i suoi strambi proclami lanciati dalla radio italiana, mentre i suoi connazionali americani combattevano sui fronti europei. E pagò duramente, alla fine della guerra, con la cattura, il trasferimento negli Stati Uniti, il processo durante il quale la possibile condanna a morte per tradimento fu tramutata - considerando il soggetto un malato di mente - in reclusione coatta al manicomio di Sant'Elizabeth, dove Pound rimase per 12 anni.

Tornato in Italia, nel 1958, Pound vi rimase fino alla morte avvenuta a Venezia nel 1972 all'età di 87 anni.

Il libro è interessante perché permette di ricostruire l'intero rapporto di Pound  con il nostro paese. Il poeta vi arrivò con spirito esule, disgustato dal potere americano, dopo un periodo londinese e uno parigino. In Italia trovò quella vivacità, quel fervore, quello spirito di cambiamento che cercava e finì per stabilirsi nel golfo del Tigullio, dove soggiornavano molti e grandi intellettuali stranieri, e dove presero a fargli visita giornalisti, poeti, scrittori, giornalisti italiani, attratti dal suo spirito visionario e soprattutto dalla grandezza della sua poesia, da quell'opera - I Cantos - che scrisse in gran parte in Italia e che restano un monumento della poesia di tutti i tempi.

Tra i diversi contributi anche il resoconto fedele, originale, della intervista televisiva che realizzò Pier Paolo Pasolini a casa del poeta, a Venezia. 

L'edizione è curata e ottima, a parte la scelta piuttosto incomprensibile dell'autoritratto di Van Gogh in copertina (forse motivata da una certa somiglianza tra Pound e il pittore fiammingo).

Ezra Pound 

E' inutile che io parli

Curatore: Luca Gallesi 

De Piante Editore, 2021 

Pagine: 240 p., EAN: 9791280362018

Euro: 20,00

30/01/19

Libro del Giorno: "La tigre assenza" di Cristina Campo.



E' ormai un nome quasi leggendario quello di Cristina Campo, nella vicenda letteraria italiana.

Si tratta dello pseudonimo della poetessa e scrittrice Vittoria Guerrini nata a Bologna nel 1923 e spentasi prematuramente a Roma nel 1977, minata da una malattia al cuore che condizionò la sua intera esistenza.

Formatasi su studi privati, cresciuta nel culto della bellezza e animata da un'incoercibile tensione alla perfezione, etica non meno che estetica - come scrive la voce a lei dedicata dalla Treccani -  fu grandemente influenzata dal pensiero di Simone Weil, e negli ultimi anni si dedicò allo studio dei mistici e della grande tradizione liturgica del cristianesimo, cattolico romano e orientale.

Ciò che alimenta il mito della Campo, è l'estrema esiguità della sua produzione poetica: pubblicò in vita soltanto un'esile raccolta di versi (Passo d'addio, nel 1956), alcuni articoli su riviste e due volumetti di saggi (Fiaba e mistero e altre note, 1962; Il flauto e il tappeto, 1971).

Tutto ciò in ossequio ad un rigore e ad una autodisciplina quasi maniacale, bene espressa dalla frase che amava ripetere a proposito di se stessa, a mo' di precoce epitaffio: "Ha scritto poco, e le piacerebbe aver scritto ancora meno."

Ciò nonostante, il nome di Cristina Campo è divenuto oggetto di devozione prima nell'ambiente degli esperti di cose letterarie, e poi  tra i lettori, dopo la pubblicazione di un ristretto corpus dei suoi scritti, a partire da Gli imperdonabili (1987), in cui è raccolta l'intera opera saggistica e che trae il titolo dal saggio dedicato ai poeti, ovvero all'imperdonabile amore della perfezione.

A quel libro, pubblicato da Adelphi, ha fatto seguito La tigre assenza (a cura di M. Pieracci Harwell, 1991), che raccoglie le poesie, edite, inedite e sparse, e le traduzioni dei poeti più amati. 

Nella bandella sono riportate due frasi, l'una di Ezra Pound: «Poesia è l’arte di caricare ogni parola del suo massimo significato», l'altra di Simone Weil: «che ogni parola abbia un sapore massimo», che bene esprimono le regole convergenti a cui Cristina Campo si è sempre attenuta, sia nel suo lavoro di traduttrice, che nella sua attività di poeta.

Tutta la sua opera in versi è così racchiusa nelle prime 50 pagine di questo libro, cui fa seguito però una gloriosa carrellata di traduzioni che vanno da  Simone Weil, a John Donne, da Hofmannsthal all'amatissimo W.C. Williams, da Herbert a Giovanni della Croce, fino a Emily Dickinson.

Più che traduzioni, queste di Cristina Campo, sono  esercizi di metafisica, dove ogni parola è distillata come il risultato di una potente e misteriosa alchimia.

Di certo tra le più grandi traduzioni in lingua italiana di questi poeti.

In Passo d’addio sono raccolte tutte le rare poesie scritte dalla Campo che ci offrono visioni terse e piene di pathos:  "Devota come ramo/ curvato da molte nevi/ allegra come falò/ per colline d'oblio."
" T'ho barattato, amore, con parole."   " La luce tra due piogge, sulla punta di fiume che mi trafigge";
fino al poemetto Diario bizantino, che apparve pochi giorni dopo la sua morte. E forse da questi ultimi versi, , da un «mondo celato al mondo, compenetrato nel mondo, / inenarrabilmente ignoto al mondo», occorrerebbe partire per capire tutta Cristina Campo. Una voce davvero unica nel firmamento della poesia italiana, difficilmente assimilabile a qualunque altra del nostro tempo.

Fabrizio Falconi

Cristina Campo 
La Tigre Assenza 
A cura di Margherita Pieracci Harwell 
Biblioteca Adelphi 
1991, 6ª ediz., pp. 316 

12/10/18

Parla la figlia di Ezra Pound, mentre esce un nuovo libro: "Ho cercato di scrivere Paradiso".



In un castelletto sulla vallata di Merano in Alto Adige c'e' un pezzo dell'eredita' di un grande poeta americano, Ezra Pound

E' qui a Brunnenberg che vive la figlia Mary de Rachewiltz, e il castello e' anche museo, pieno di cimeli dei decenni che Pound passo' in Italia. Poetessa, saggista, traduttrice in italiano di Pound e altri poeti, Mary e' figlia della violinista Olga Rudge. 

Figlia illegittima, perche' Pound era sposato a un'altra donna. 

La sua e' una storia affascinante fra misteri e memorie. 

"Mia madre - spiega - voleva un figlio da mio padre; lui non ne voleva. Lei c`e' riuscita, solo che e' nata una figlia, e per lei e' stato un tale shock che non mi ha voluta". 

La bambina viene affidata a una balia tirolese, con cui vivra' fino ai dieci anni. Fino allora stato e' proprio Pound a occuparsene di piu', scrivendole, tenendo i contatti con la balia

"Lui veniva a Gais a trovarmi, ci sono tante foto" spiega Mary. "Io con mio padre mi divertivo, con mia madre no. Mio padre era divertente". 

Ora, sull'autore dei celebri Cantos e' uscito per Mondadori unlibro di Alessandro Rivali, "Ho cercato di scrivere Paradiso". Spiega l'autore: "Il libro penso possa essere una sorta di biografia intima di Pound; tutto merito di Mary che mi ha regalato tante confidenze, che credo per la prima volta vengano portate in Italia al grande pubblico"
https://www.librimondadori.it/libri/ho-cercato-di-scrivere-paradiso-alessandro-rivali/

In Italia il ricordo di Ezra Pound e' legato al fascismo; Pound apprezzava Mussolini, tenne discorsi dall'Eiar fascista, dopo la guerra fu incarcerato e passo' tredici anni in manicomio in America come traditore della patria. Ma Pound era un poeta, e di politica, dice la figlia, si interessava quasi per paradosso. Aveva altro da fare: leggere, scrivere, studiare. 

Se il grosso del suo archivio e' alla Yale University, qui in Alto Adige ci sono ancora tutti i suoi libri fittamente annotati. Mary de Rachewiltz ha anche portato in tribunale Casa Pound, per chiedere che non potessero usare il nome del padre. Ma ha perso. Oggi, dice, le dispiace solo "per i ragazzi in buona fede che credono di capire Pound attraverso la nostalgia del fascismo italiano. E questo e' completamente errato." 

E se Mary de Rachewiltz ha dedicato molti anni al padre e alle sue opere, non ha dubbi sulla propria competenza, ne' sente di aver vissuto all'ombra. "Almeno in casa mia ha sempre comandato la donna - dice. - A cominciare dalla mia balia, e da mia madre, e mia nonna... e qui credo che anche io ho avuto abbastanza da dire". 

10/10/18

L'amore calpestato.





Lo invochiamo sempre, ma quando l'amore arriva, non si è quasi mai all'altezza. 

Regna nell'animo umano una spinta cieca, distruttrice, che quasi mai riesce a resistere alla tentazione di arginare, profanare, umiliare, dissipare quel che è puro e che non si sa gestire, vivere naturalmente, felicemente. 

Si allontana da sé l'amore, come fosse un reietto, e ci si dilegua in mare aperto come un naufrago, sentendosi inutili protagonisti. 

Lo si allontana in spregio a quanto dice Pound: "Quel che ami veramente, rimane" e a quanto aggiunge Simone Weil: "I beni più preziosi non devono essere cercati ma attesi come dono".

L'uomo è fondamentalmente stupido.

Preferisce comunque, con ebbrezza, la rovina di una cosa, alla cosa.

Dimenticando la lezione della vita breve, della vita che è importante. Perdiamo l'amore di chi ci ama, perdiamo le cose che non sappiamo coltivare e non sappiamo nemmeno apprezzare, come dono immeritato.




19/06/18

Libro del Giorno: "Viaggio con Ezra Pound" di Piero Chiara appena uscito da De Piante Editore.


Gennaio 1960: quando Piero Chiara e Vanni Scheiwiller riportarono Ezra Pound al mondo. 

Nelle preziose, raffinate edizioni di De Piante, un racconto inedito. Un grande scrittore in pectore – all’epoca “è uno scrittore pressoché sconosciuto al pubblico” – l’editore più raffinato e leggendario del secolo, il poeta estremo, che con una manciata di versi furibondi ha terrorizzato l’Occidente. 

Nessun regista riuscirebbe a mettere insieme tre personaggi di questo calibro. Eppure. Piero Chiara, il grande scrittore di Luino, poligrafo, autore di libri imprescindibili come Il piatto piange – che uscirà nel 1962 per Mondadori – Il balordo, I giovedì della signora Giulia, Il cappotto di astrakan, è insieme a Vanni Scheiwiller, l’editore dei poeti, “sotto le mura del Castello: era quasi sera e la piana meranese venata di neve diventava violacea”

I due, lo scrittore e l’editore, attendono di incontrare il poeta. Ezra Pound. Il poeta titanico. Il poeta dei Cantos, opera magnetica e infinita, in cui la poesia – al modo di Dante – pretende di fecondare la Storia, di ribaltare il mondo. Il poeta che ha aiutato Thomas S. Eliot a correggere La terra desolata, che ha insegnato a Ernest Hemingway come si scrive, che ha aiutato James Joyce quando tutti lo attaccavano, all’epoca dell’Ulisse. Ere fa. 

Ora, nel 1960, nel rifugio gotico di Brunnenburg, in Tirolo, ospite della figlia Mary e del marito, l’egittologo Boris de Rachewiltz, Pound è un reduce. 

Nel 1958 è tornato in Italia dopo dodici anni di reclusione nel manicomio criminale di St. Elizabeths, Washington, con l’accusa di alto tradimento ai danni degli Stati Uniti

Un uomo solo, perduto. “Una esecuzione di musiche inedite di Scarlatti, che veniva data all’Angelicum di Milano” è il pretesto grazie a cui Chiara e Scheiwiller convincono il poeta a tornare nel mondo. 

Il racconto del viaggio, con sosta a Riva del Garda (“Pound aprì la marcia, controvento, puntando fortemente il bastone per terra e tenendosi stretto un pullover intorno al collo. Noi dietro, quasi sperando che ci conducesse a qualche grande impresa”), finora inedito e ripescato grazie a Federico Roncoroni (che firma una puntuale postfazione al testo), è di luminosa bellezza

L’ultima scena è di un Pound “sfinito”, che “volle andare in Piazza del Duomo”, a dialogare con i suoi fantasmi. Per lui, ormai, è l’epoca del tempus tacendi.

Piero Chiara – “Viaggio con Ezra Pound” 
30,00€ pp. 24 
aprile 2017 
 postfazione: Federico Roncoroni 
 L’opera “Earthbeat” (2017) riprodotta in sovracoperta su carta cotone della Cartiera Amatruda è stata realizzata per De Piante Editore da Michele Ciacciofera stampato in 300 copie numerate su carta Century Cotton Laid White prodotta dalle cartiere Fedrigoni. 
Legatura a manopiù 10 copie d’artista

04/08/17

L'Euforia della distruzione, l'Umiltà della costruzione.





Sembra la cosa più difficile del mondo, essere - come scrive Ezra Pound nell'ultimo verso dei Cantos - uomini, non distruttori

Gli esseri umani, da sempre, provano una euforia profonda nel distruggere.  

Distruggere esaudisce un desiderio di potenza che l'uomo tenta ad ogni passo di decretare nel breve corso della sua esistenza, schiacciata da grandezze incommensurabili (la Terra, l'Universo, l'Infinito). 

Essere capaci di distruggere è la massima espressione della individualità umana, che appaga la certezza di essere al mondo e quindi di poterne essere arbitro della sua esistenza (del mondo), anche se di una piccolissima porzione di mondo. Si potrebbe dire: distruggo quindi sono.

Oltretutto distruggere è enormemente più facile e breve (e quindi gratificante) che costruire. Grazie a questo, distruggere procura anche una consistente euforia, che è quella ribelle, iconoclasta e soddisfatta di Dioniso:

ci vogliono decenni e secoli interi per costruire il centro di una città - le sue difficili armonie architettoniche, le sue delicate strutture;  ma bastano i pochi secondi del fischio delle bombe sganciate da un B52 per mettere fine a tutto, e fare tabula rasa;

ci vogliono anni, lustri e decenni per costruire relazioni umane - amicizia, amore - fondate sulla fiducia, sulla comprensione, sulla cura; ma bastano due sole parole pronunciate o scritte per distruggerle definitivamente; 

ci vogliono mesi e anni per costruire pazientemente un mandala, l'umiltà di stare chini per ore e ore in piena concentrazione per disporre la sabbia - l'elemento più volatile che esista - in un ordine armonico pieno;  ma bastano 15 secondi per distruggerlo, raccogliere la polvere, metterle in un'urna e gettarla nel mare. 

L'Euforia del distruttore è potenzialmente molto più energetica della pazienza o dell'umiltà del costruttore, e anche riferita al destino complessivo della razza umana - sembra destinato a prevalere, proprio perché fa parte dell'essenza più intima e in-guaribile dell'animale umano.

Fabrizio Falconi





15/12/16

Nasce un nuovo editore a Milano: De Piante. Rarità e libri-gioiello, una proposta molto originale.




'Pochi libri per pochi': con questo motto si e' presentata per la prima volta al pubblico  a Milano la neonata De Piante Editore, una casa editrice nata con il progetto esplicito di creare libri da custodire come opere d'arte, improntati alla scoperta o alla riscoperta di rarita' o inediti del patrimonio letterario italiano. 

A partire dal primo volume di recente pubblicazione e da questi giorni in vendita, 'Non posseggo nemmeno una Divina Commedia', raccolta stampata in 500 copie di tre lettere inedite di Eugenio Montale: scritte negli anni '50 al grecista Manara Valgimigli e provenienti dal Fondo Valgimigli di Ravenna, le epistole ritraggono la figura umana del poeta, non privo di furbizie, cinismo e pigrizia nel cercare di farsi includere nella giuria di un premio letterario, nel chiedere aiuto per scrivere un articolo su Pascoli o nell'accampare scuse pur di non partecipare a un convegno su Dante Alighieri. 

"L'idea di aprire questa casa editrice viene dal mio lavoro nella progettazione della stampa - ha raccontato la fondatrice Cristina Toffolo De Piante - Ma in un periodo in cui gli editori senza idee creative sono in fila per chiudere, noi abbiamo deciso di pubblicare dei libri-gioiello: e' una scommessa, ma fatta con la testa e con responsabilita' verso collaboratori e fornitori". 

Con una cura del particolare, dalla stampa alla carta, la De Piante con i cofondatori e giornalisti Angelo Crespi e Luigi Mascheroni si e' proposta di dare vita a un progetto che punta al pregio artistico e tipografico fin dalle sovracoperte, come quella del pittore astratto Roberto Floreani che impreziosisce questa prima pubblicazione: "Dire che vogliamo fare libri per pochi non e' snobismo, ma voglia di divertirci con una qualita' editoriale tutta italiana", spiega Mascheroni. 

 Nel 2017 la De Piante si propone di pubblicare 4 libri (con tiratura di 300 copie) tra cui un racconto inedito di Piero Chiara su un viaggio in macchina con Ezra Pound dal castello Brunnenburg del poeta a Milano, e un articolo del 1974 di Fruttero e Lucentini che espone quattro immaginarie trame eversive da suggerire ai giornalisti per descrivere gli anni di piombo, e sono in corso trattative per due carteggi inediti, di Guido Morselli e di Carlo Emilio Gadda.

 "Noi giochiamo di retroguardia, con testi non ideologici ne' rivoluzionari, libri inutili che pero' sono preziosi nelle nostre librerie piene di brutti libri, specie in un momento in cui si intravede un nuovo margine di crescita per il libro cartaceo", dice Crespi. 

09/07/15

Chi era Ezra Pound ? Un grande poeta in manicomio. Di Sergio Romano.





nella rubrica delle lettere del Corriere della Sera del 4 luglio 2015, Sergio Romano torna sulle vicende di Ezra Pound.


UN GRANDE POETA IN MANICOMIO LE AVVENTURE POLITICHE DI EZRA POUND

Ho trovato un articolo che riprende e rinfresca la vicenda di Ezra Pound. L’adesione al fascismo gli costò, dopo la fine della guerra, una perizia psichiatrica che lo dichiarò infermo di mente. Fu rinchiuso nell’ospedale criminale St. Elizabeth di Washington. I colleghi si divisero: Saul Bellow sostenne il giudizio, altri si adoperarono perché fosse liberato. So che fu anche candidato al premio Nobel per la letteratura che non ottenne in quanto ormai screditato. Ma era veramente schizofrenico o venne adottata una soluzione di compromesso tra quella che venne inferta a Brasillach e una dichiarazione di innocenza perché le idee non devono essere colpevolizzate? Potrebbe tracciare un profilo del personaggio?

Giovanni Allegri , giovanniallegrio39@gmail.com

Caro Allegri, Dietro le simpatie di Pound per il fascismo non vi era soltanto la speranza, comune a molti intellettuali europei nel periodo fra le due guerre mondiali, che il regime di Mussolini avesse individuato una terza via fra capitalismo e comunismo. Vi erano anche appassionate ma fumose teorie sulla natura malefica del capitalismo americano e la ferma convinzione che l’intero sistema economico degli Stati Uniti fosse fondato sull’usura

Pound pensava che il maggiore responsabile fosse Franklin D. Roosevelt, presidente dal gennaio 1933 e autore di un piano economico (il New Deal) per il risanamento della economia e della finanza americana, dopo il collasso di Wall Street nel 1929. 

Furono queste le ragioni per cui Pound non esitò, negli anni del fascismo e dopo la creazione della Repubblica Sociale Italiana, a sostenerne pubblicamente, con molte conversazioni radiofoniche, il programma economico e sociale. Per gli americani era un traditore e per molti di essi avrebbe meritato una condanna a morte, come quella che era stata inflitta dalla magistratura britannica a William Joyce, meglio noto come Lord Haw Haw: la voce di Radio Berlino che lanciava sarcastici messaggi dalla capitale del Reich contro l’Inghilterra.

Ma Pound era un grande poeta, rispettato e amato dalla migliore intellighenzia europea e americana. 

Il processo, se fosse stato celebrato, avrebbe creato imbarazzo e proiettato un’ombra sulla giustizia degli Stati Uniti. Fu scelta, come lei suggerisce nella sua lettera, caro Allegri, una via di mezzo. Anziché liberarlo o condannarlo, le autorità americane decisero di trattarlo come un matto. Niente di particolarmente nuovo. Era successo al Marchese de Sade, prima della Rivoluzione francese, e sarebbe successo, su scala maggiore, ai dissidenti sovietici di cui il regime voleva sbarazzarsi senza ricorrere a uno scomodo processo. 

Dopo la sua cattura a Rapallo (dove aveva stabilito la propria residenza italiana), Pound fu rinchiuso in una sorta di gabbia del campo di prigionia creato fra Pisa e Viareggio, e più tardi isolato in un ospedale psichiatrico americano a Washington. Grazie a una campagna organizzata da alcuni fra i maggiori scrittori del tempo, fra cui Ernest Hemingway, e da un giovane editore italiano (Vanni Scheiwiller), Pound fu liberato nel 1958 e tornò in Italia dove visse a Venezia sino alla sua scomparsa nel 1972. È sepolto nell’isola di San Michele.

06/04/15

E' morto Desmond O' Grady - Un ricordo.

Desmond O' Grady

Nessuno ne ha parlato in Italia, ma qualche tempo fa (agosto 2014) è morto Desmond O' Grady uno dei più grandi poeti contemporanei, che ho conosciuto qualche estate fa. 

O' Grady, nato in Irlanda, a Limerick il 27 agosto 1935, ha attraversato da outsider il Novecento, entrando in contatto con le più grandi personalità del secolo, da Jean Paul Sartre e Simone de Beauvoir a Picasso, da Samuel Becket a Ezra Pound, di cui fu amico intimo per lungo tempo. 

Desmond O' Grady ed Ezra Pound a Spoleto nel 1966

Desmond O'Grady (in camicia bianca e cravatta) vicino ad Ezra Pound e insieme ad altri poeti, Spoleto 1965. 


Desmond O'Grady decise di seguire la sua strada poetica a 15 anni e la seguì ignorando tutto, era un uomo fuori dalla mentalità della sua Irlanda, un "estraneo". Come la sua poesia era cittadino del mondo, nel senso abusato di questo termine. 

Irregolare ed errabondo, visse per diverso tempo a Roma, dove finì anche nel cast felliniano de La Dolce Vita, dove in una scena memorabile (a casa dell'intellettuale Steiner)  interpreta praticamente se stesso. Eccola : 




Al termine delle sue peregrinazioni ha fatto ritorno nella sua Irlanda, dove è morto.  Il suo collega Séamus Heaney, premio Nobel per la Letteratura nel 1995, lo ha definito "... una delle principali figure del mondo letterario Irlandese". 

Era membro di Irelands Aosdana, l'Organizzazione Irlandese degli Artisti. 

Ha pubblicato oltre 40 libri di poesia. Desmond O'Grady è uno di quei valorosi scrittori irlandesi che hanno fatto la rivoluzione con la penna cercando una rivincita storica e culturale per i suoi simili. 

E' indimenticabile, per me, il ricordo di una sera d'estate di alcuni fa (doveva essere il 1999) al Ristorante La capanna del negro (che oggi si chiama molto più prosaicamente Il vecchio Tevere), a Porta Portese, uno dei ristoranti preferiti di Pasolini, che affaccia sull'ansa del fiume di fronte a Testaccio. 

O'Grady, accompagnandosi con il solito vino a profusione, recitò per noi, in inglese, una delle sue poesie più grandi.  Questa, che riporto nella sua traduzione italiana e nella sua versione originale: 

E, sottratti all'agonia della luce,
lasciandoci dietro tutta la distruzione passata,
stendiamoci ancora sul vecchio letto
solido sotto il tetto d'alghe e bambù,
aprendo l'un l'altro bianche braccia felici.

Poi lascia che ti racconti tutta quella storia,
l'arte di sopravvivere nella lotta quotidiana:
i colpi dati, le percosse ricevute,
di anni vagabondi di vincite e di perdite
cercando di non diventare un distruttore.

Mentre veglio su di te, lascia cadere i lunghi capelli
che siano d'ombra alle tue spalle prima del sonno,
perché tutto questo luogo si romperà
e andrà in pezzi se ti dovessi assentare.

Desmond O'Grady - da 'Pillow Talk'. 

And, out of the light's agony
leaving behind all past destruction,
let us lie down again on that old bed
steadfast under the bamboo and seaweed ceiling, 
opening glad white arms to one another.

Then let me tell you all that story
That's the skill of survival in the daily struggle:
the blow's given, the beatings taken, 
of wandering for years and of wins and losses
in the search not to end a destroyer.

While I watch over you, let down your long hair
to shadow your shoulders before sleep
for all this place shall break
and fall apart should you go absent. 



Un grande poeta, Desmond O' Grady, un sognatore romantico (o post-romantico), un irregolare vissuto come si dovrebbe vivere.  Rischiando il cuore ogni volta, cercando soltanto di diventare (come diceva Nietzsche) quello che si è. 




Fabrizio Falconi (C) riproduzione riservata 2015

31/03/14

Ezra Pound a Siena: quando voleva combattere l'usura.




Ezra Pound fotografato da Richard Avedon nel 1958.


Un tassello che completa il quadro quasi inestricabile di un pensatore che ha sempre amato viaggiare ai limiti della provocazione, tendenza esistenziale che nel dopoguerra gli costo' la condanna per collaborazionismo e l'internamento in un ospedale criminale americano. 

Ezra Pound, candidato al Nobel nel 1959, continua a rimanere al centro dell'attenzione degli studiosi, soprattutto italiani, che onorano cosi' i tanti anni trascorsi dal poeta nel Belpaese, Venezia in primis, dove arrivo' per la prima volta nel 1908 e dove morira' nel 1972. 

A riaccendere le luci sulla figura di Pound è il nuovo saggio di Stefano Adami, filosofo e docente all'Università di Chicago, Ezra Pound a Siena tra Accademia Chigiana e Monte dei Paschi. 

Adami, noto in Italia e negli Usa anche per le sue ricerche su Italo Calvino, inizia il suo agile pamphlet prendendo spunto da un'intervista che Pound, a Venezia, rilascio' nel 1967 a PierPaolo Pasolini. 



In quell'occasione, e questo e' uno dei temi portanti del saggio, il vecchio poeta torna a parlare delle idee economiche di Douglas e Gesell, e del suo arrivo a Siena per combattere l'usura. 

Con una ricerca documentale inedita e approfondita, Adami ripesca dall'oblio alcune riflessioni di Pound sulla usurocrazia, che nei Cantos definisce "una tassa prelevata sul potere d'acquisto senza riguardo alla produttivita', e sovente senza riguardo persino alla possibilita' di produrre". 

In questo, ricorda Adami, si fa sentire in particolare il pensiero di Hugh Clifford Douglas, ingegnere inglese di sei anni più vecchio di lui, conosciuto dal poeta anni prima a Londra, che stigmatizza il fatto che "la produzione di merci e l'accumulazione di moneta sono concentrati nelle mani di un numero di individui sempre minore. E che, attraverso la circolazione della cartamoneta - questo ristretto numero di persone orienta l'economia verso la moltiplicazione finanziaria della ricchezza, svuotando la ricchezza reale degli individui, le loro concrete capacita' creative e produttive e vincolando cosi' l'umanita' a un progetto oscuro di asservimento". 

Per questo Pound benedice l'idea di Silvio Gesell, economista e anarchico tedesco, che concepisce l'idea di creare una 'moneta a tempo', 'prescrittibile', che chiama 'denaro libero', vale a dire una moneta che abbia la stessa durata delle merci che serve ad acquistare e che perda valore con il tempo'. 

Idea peraltro non nuova, riconosce Pound, visto che, scrive in 'Lavoro e usura', "i vescovi del medioevo gia' emettevano una moneta che fu richiamata alla zecca per essere riconiata alla fine di un periodo definito". 

Il lavoro di Adami premia il lettore visto che getta una nuova luce sul Pound che nel 1927 si mette a studiare l'atto di fondazione del Monte dei Paschi di Siena, risalente al 1624, e quello precedente del 1472 come Monte di Pieta'. 

Una banca, e' convinto, lontano dalle logiche usuraie, capace di mettere al centro della sua attivita' l'uomo e il suo lavoro. 

Certamente un paradosso della storia, visto lo scandalo che ha travolto recentemente l'istituto senese. 

Ma Pound, ricorda l'autore del saggio, e' attratto anche dalla dimensione culturale del nostro Paese, in particolare quello musicale. 

A questo aspetto, e in particolare al suo legame con l'Accademia Musicale Chigiana, Adami dedica una parte della sua indagine, che tuttavia avrebbe forse meritato un saggio a parte.

15/12/13

Poesia della domenica - 'Il mantello' di Ezra Pound.





Il mantello (di Ezra Pound)

Conservi il tuo petalo di rosa
finché non sia finito il tempo delle rose,
forse credi che la Morte voglia baciarti?
Forse credi che la Casa Buia
ti troverà un amante
come me? Le nuove rose sentiranno la tua mancanza?

Preferisci il mio, al mantello di polvere
disteso sopra l'anno che è passato,
assai più devi temere
dal tempo, che dai miei occhi.


Ezra Pound (1885-1972)



The Cloak

Thou keep'st thy rose-leaf
Till the rose-time will be over,
Think'st thou that Death will kiss thee?
Think'st thou that the Dark House
Will find thee such a lover
As I? Will the new roses miss thee?

Prefer my cloak unto the cloak of dust
'Neath which the last year lies,
For thou shouldst more mistrust
Time than my eyes.