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20/01/18

L'UNICEF a 25 anni dalla scomparsa ricorda Audrey Hepburn: "un impegno instancabile".




"Venticinque anni fa moriva Audrey Hepburn, una donna che noi della famiglia dell'Unicef vogliamo ricordare come un esempio di straordinaria generosita' e come una meravigliosa Goodwill Ambassador". 

Lo sottolinea Giacomo Guerrera, Presidente dell'Unicef Italia. "Di lei, amo ricordare una frase: aprite le vostre braccia per stringere il maggior numero di bambini, amarli e proteggergli come se fossero vostri". 

Appena nominata "Unicef Special Ambassador" nel 1988, Audrey Hepburn si e' recata in Etiopia, dove anni di siccita' e di guerra civile avevano causato una terribile carestia. Al suo ritorno, ha cominciato instancabilmente  a raccontare il lavoro dell'Unicef in tutto il mondo

"Posso testimoniare cosa significhi l'Unicef per i bambini, perche' sono stata fra quelli che hanno ricevuto cibo e soccorso medico subito dopo la Seconda Guerra Mondiale", ha detto quando e' stata nominata Goodwill Ambassador nel 1989. 

In pochi anni ha effettuato per l'Unicef una serie di missioni sul campo in Turchia, Venezuela, Ecuador, Guatemala, Honduras, El Salvador, Messico, Bangladesh, Thailandia, Vietnam e Sudan. 

Ha visitato diversi progetti dell'associazione per vaccinare, proteggere e fornire acqua e servizi igienico sanitari a bambini poveri, sfollati e malnutriti. Ha inoltre parlato al Congresso Usa, partecipato al Summit Mondiale per l'Infanzia e ha lanciato i Rapporti su "La Condizione dell'Infanzia nel Mondo". 

Anche nell'ultimo periodo di vita, durante la malattia, Audrey Hepburn ha portato avanti il suo impegno per l'Unicef con diversi viaggi in Somalia, Kenya, Regno Unito, Svizzera, Francia e Stati Uniti. Sir Peter Ustinov, altro storico Goodwill Ambassador Unicef, ha detto di lei: "Sapeva meglio di chiunque altro che la ricompensa per questo lavoro sta negli occhi di coloro che hanno bisogno di aiuto. Sono loro che ci fanno capire, in tutta la loro semplicita', che questo lavoro ha un senso".


 Anche la Casa del Cinema di Roma le rende omaggio oggi con la proiezione alle 16.30 del film diretto da Stanley Donen 'Cenerentola a Parigi' (Funny face, Usa, 1957) e la successiva presentazione del libro 'Audrey Hepburn. Immagini di un'attrice' (Tabula Fati 2017) scritto dalla giornalista-attrice Margherita Lamesta Krebel.

Oltre all'autrice presenzieranno all'incontro Marco Solfanelli (editore Tabula Fati), Maria Barresi (giornalista Rai TG1), Enrico Magrelli (critico cinematografico Hollywood Party), Roberto Mostarda (giornalista Wall Street International, gia' conduttore Giornale Radio Rai), Andrea Minuz (docente di Storia del Cinema presso La Sapienza Universita' di Roma) e Stefano Dominella (presidente Maison Gattinoni).

La figura della Hepburn ancora oggi riecheggia in modo potente e trasversale. Tutti conoscono la sua straordinaria influenza nel mondo della moda, divenuta simbolo universale di bellezza e stile, ma poche volte sono stati messi in risalto il suo talento e le sue eccezionali capacita' interpretative. Un originale animale scenico che l'American Film Institute ha definito "la terza piu' grande attrice di sempre". Premio Oscar al debutto come protagonista in 'Vacanze Romane' e' stata un esempio davvero singolare di carriera, in cui il numero dei film girati e' pari al numero dei suoi film di successo.

Attraverso il fil rouge di quattro passaggi - innocenza, metamorfosi, moda e maturita' - l'autrice ha voluto testimoniare la meravigliosa avventura cinematografica dell'interprete, focalizzando l'analisi sull'acting, senza trascurare la sua allure da diva iconica, capace di affascinare anche al di la' della sua bravura.


24/11/14

L'incredibile storia di un maglione blu.




Arianna Huffington ha recentemente raccontato questa storia. 

A Jacqueline Novogratz, una delle eroine del nostro tempo, fondatrice di Acumen (cliccate per visitare il bellissimo sito), organizzazione non profit che si occupa di combattere la fame nel mondo sulla base dei metodi ideati da Mohammed Yunus, premio Nobel per la pace 2006,  capitò una cosa veramente incredibile che ruota intorno ad un maglione blu. 

L'indumento le era stato regalato da suo zio Ed, quando aveva 12 anni.

"Lo adoravo", ha raccontato la Novogratz, "era di lana morbida, con le maniche a righe e il disegno africano, due zebre davanti e una montagna innevata sopra."

La madre di Jacqueline, come fanno molte madri, scrisse con un pennarello indelebile il nome della figlia sull'etichetta interna del maglione. 

Durante il primo anno delle scuole superiori, arrivò il momento di disfarsi di quel maglione - i compagni di classe prendevano in giro Jacqueline per il suo gusto naif -  che finì in un negozietto dell'usato collegato a iniziative di beneficenza. 

11 anni dopo, Jacqueline si trovava a Kigali, in Rwanda, dove aveva cominciato a lavorare per un programma di microfinanza per le donne povere di quel paese.  Una mattina, uscita a fare jogging, vide in strada un bambino con un maglione proprio simile al suo.

Corse da lui e chiese di controllare l'etichetta.

Riconobbe subito il suo nome e la calligrafia della madre. Jacqueline.

Il maglione è diventato un libro, The blue sweater e Jacqueline è oggi riconosciuta come una delle donne che più si batte nel mondo contro la povertà e la fame. 

Questo per ricordarci come siamo davvero tutti collegati, in questo mondo.  Una piccola banalità che non dovremmo mai dimenticare.

Fabrizio Falconi
Jacqueline Novogratz con alcuni degli attivisti della Acumen, a Kigali