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16/05/15

L'importanza di guardare il cielo - Pavel Florenskij.



E' da tanto che voglio scrivere: osservate più spesso le stelle. Quando avrete un peso nell'animo, guardate le stelle o l'azzurro del cielo. Quando vi sentirete tristi, quando vi offenderanno, quando qualcosa non vi riuscirà, quando la tempesta si scatenerà nel vostro animo, uscite all'aria aperta e intrattenetevi da soli col cielo. Allora la vostra anima troverà la quiete. 

 Pavel A. Florenskij, Testamento, notte tra sabato 19 e domenica 20 marzo 1921, Mosca. 


nella foto: l'ultima 'cartolina spaziale' trasmessa dal telescopio Hubble: mostra una 'nursery' di centinaia di stelle vecchie 'solo' pochi milioni di anni nella Nube di Magellano, distante 550 milioni di anni luce dalla Terra.

04/10/14

Non è uomo chi non è capace di meravigliarsi. (Goethe Schopenhauer e Florenskij)



Ancora in Goethe: quando in Italia, sue testuali parole, egli "scoprì l'En Kai Pan  (formula greca con cui si indica l'identità dell'Uno col Tutto) in botanica", cioè la pianta primigenia, la scoperta "lo colmò di meraviglia."

Henrich Voss racconta di come Goethe avesse analizzato un giorno la citazione del Teeteto di Platone traducendola liberamente: La meraviglia è la madre di tutto quanto c'è di bello e buono

Goethe apostrofa come ottuso colui che non si stupisce della legge eterna della natura, e aggiunge che il saggio vero e il vero uomo cessano di essere tali non appena perdono la capacità di meravigliarsi.

A Eckermann poi Goethe dice: "La meraviglia è quanto di più grande possa raggiungere l'uomo, e se il proto-fenomeno lo ha condotto a meravigliarsi, che egli se ne contenti; esso non è in grado di fornirgli nulla di più sublime, e l'uomo non deve cercarvi null'altro."

Come scriveva Schopenhauer: "Quanto più in basso l'uomo si trova dal punto di vista intellettuale, tanto meno misteriosa è per lui l'esistenza: anzi gli sembra ovvio che tutto quello che esiste, esista ed esista così com'è."




12/08/11

Lo stupore e la dialettica di Pavel A.Florenskij




Ho finito di leggere pochi giorni fa lo splendido nuovo volume uscito dalla Quodlibet e che aggiunge una nuova perla alle pubblicazioni di Pavel A. Florenskij. 
Mano a mano che conosciamo la sua opera, io credo, ci addentriamo meglio in un pensiero filosofico straordinario, complesso e illuminante, sebbene ancora in italia poco conosciuto. 
"Stupore e dialettica" si chiama il libriccino, che consiglio veramente a tutti. Un modo per accostarsi al piacere estetico e sostanzioso della filosofia come strumento di conoscenza, e strumento spirituale.
Questa è la recensione che ne ha fatto oggi sul Fatto Quotidiano nel supplemento 'Saturno' Marco Filoni.

GLI EPITETI si sprecano. I suoi contemporanei lo paragonavano al genio di Leonardo da Vinci per i suoi interessi poliedrici. Altri parlavano di un Pascal russo per la sua sensibilità teologica e religiosa, capace di esprimersi nei più diversi campi dello scibile umano. Dalla matematica alla fisica, dall’iconologia alla filosofia, ma anche estetica, ingegneria elettronica, simbologia e semiotica.

Questi sono soltanto alcuni dei temi che ha trattato nella sua breve vita il russo Pavel A. Florenskij, sacerdote ortodosso morto fucilato dopo 5 anni di rieducazione in un gulag sovietico, nel 1937, a soli 55 anni. Florenskij è considerato, a ragione, uno dei maggiori pensatori del XX secolo. Come scriveva il suo amico Sergej Bulgakov, la perfetta padronanza dei suoi interessi nel campo del sapere era tale che la grandezza della sua erudizione «non si può nemmeno stabilire per mancanza in noi di capacità equivalenti».

Negli ultimi anni questo geniale e straordinario pensatore sta venendo alla luce, anche in Italia, grazie alla pubblicazione di alcune sue opere. Già le lettere inviate durante la prigionia nel gulag avevano commosso i lettori italiani (uscite da Mondadori con il titolo Non dimenticatemi).

Ora invece appaiono due importanti tasselli dell’immensa opera del russo. Il primo volume, La concezione cristiana del mondo (curato da Antonio Maccioni per Pendragon), raccoglie i corsi tenuti da Florenskij fra la fine dell’estate e l’autunno del 1921 all’Accademia teologica di Mosca. Pagine che sono da leggere anche come una preziosa testimonianza di resistenza e profonda onestà intellettuale: in un momento in cui, all’indomani della rivoluzione bolscevica, vi era la smobilitazione totale e la nazionalizzazione dei beni religiosi, Florenskij non rinuncia a un ciclo di lezioni a carattere teologico. E nemmeno rinuncia all’abito talare, nonostante l’esplicito divieto, con il quale si presenterà anche nei vari contesti professionali ai quali le autorità politiche lo obbligheranno.

Ma una definizione ancora più chiara, sul piano teorico, arriva dall’aureo libello Stupore e dialettica, in libreria per Quodlibet (ottimamente tradotto da Claudia Zonghetti e altrettanto ben curato da Natalino Valentini, il nostro maggior esperto di Florenskij, che firma un’utile introduzione e una completa notizia biografica). Questo libro, nato come sezione di un’opera più ampia (Agli spartiacque del pensiero), è un’intensa riflessione sulla dialettica. Ma quale dialettica? Il ritmo della vita, risponde Florenskij, ovvero la filosofia nella sua espressione dialogica attraverso la parola. “Pensiero in crescita”, “pensiero vivo”, perché appunto la filosofia è vita, riflessione immediata fortemente e direttamente legata alla realtà. Questo percorso tracciato dal russo conduce al riconoscimento dello stupore come fonte del pensiero: la meraviglia delle cose reali apre a un’esperienza di conoscenza ed è un principio di verità. Pagine molto belle, che nella loro lungimiranza anticipano molti temi di ermeneutica e di filosofia del linguaggio novecenteschi. Ancora una volta, leggere Florenskij è fonte di stupore.

Marco Filoni - IL FATTO. 

02/06/10

Pavel Florenskij il pensiero contro l' ideologia.


Pavel Florenskij il pensiero contro l' ideologia

un articolo di Vito Mancuso per Repubblica.


L' incontro con Pavel Florenskij ha segnato profondamente la mia vita e quindi questo articolo lo si deve intendere come una dichiarazione d' amore. L' occasioneè la nuova edizione del capolavoro del 1914 La colonna e il fondamento della verità grazie al contributo encomiabile di Natalino Valentini, al quale si deve la cura di molti altri scritti, tra cui Bellezza e liturgia, l' epistolario dal gulag Non dimenticatemi e le memorie Ai miei figli.

Come ogni dichiarazione d' amore, anche questa si rivolge alla più intima umanità dell' interessato, a quel mistero personale non riassumibile nelle sue conoscenze. Dico questo per liberare Florenskij dall' incanto della sua genialità («il Leonardo da Vinci della Russia») per l' essere stato matematico, fisico, ingegnere, e, sull' altro versante, teologo, filosofo, storico dell' arte. Marito e padre di cinque figli, fu anche sacerdote ortodosso, status che gli costò la vita nel 1937.

Essere sacerdote e insieme scienziato era una smentita vivente dell' ideologia comunista, per la quale la fede era solo ignoranza: la dittatura non poteva tollerarlo e non lo tollerò. Da una lettera del 1917 emerge la sua inconfondibile personalità: «Nello spazio ampio della mia anima non vi sono leggi, non voglio la legalità, non riesco ad apprezzarla... Non mi turba nessun ostacolo costruito da mani d' uomo: lo brucio, lo spacco, diventando di nuovo libero, lasciandomi portare dal soffio del vento».

Eccoci al cospetto di un nesso incandescente: dedizione assoluta per «la colonna e il fondamento della verità» e insieme vibrante ribellione a ogni legaccio della libertà. Si comprende così come non solo per il regime ma anche per la Chiesa gerarchica il suo pensiero era ed è destabilizzante, tant' è che ancora oggi, nonostante il martirio, Florenskij non è stato beatificato. Durante la prigionia scriveva al figlio Kirill: «Ho cercato di comprendere la struttura del mondo con una continua dialettica del pensiero».

Dialettica vuol dire movimento, pensiero vivo, perché «il pensiero vivo è per forza dialettico», mentre il pensiero che non si muove è quello morto dell' ideologia, che, nella versione religiosa, si chiama dogmatismo. Il pensiero si muove se è sostenuto da intelligenza, libertà interiore e soprattutto amore per la verità, qualità avverse a ogni assolutismo e abbastanza rare anche nella religiosità tradizionale. Al riguardo Florenskij racconta che da bambino «il nome di Dio, quando me lo ponevano quale limite esterno, quale sminuimento del mio essere uomo, era in grado di farmi arrabbiare tantissimo». La sua lezione spirituale è piuttosto un' altra: la fede non è un assoluto, è relativa, relativa alla ricerca della verità. Quando la fede non si comprende più come via verso qualcosa di più grande ma si assolutizza, si fossilizza in dogmatismo e tradisce la verità.

La dialettica elevata a chiave del reale si chiama antinomia, concetto decisivo per Florenskij che significa «scontro tra due leggi» entrambe legittime. L' antinomia si ottiene guardando la vita, che ha motivi per dire che ha un senso e altri opposti. Di solito gli uomini scelgono una prospettiva perché tenerle entrambe è lacerante, ma così mutilano l' esperienza integrale della realtà. Ne viene che ciò che i più ritengono la verità, è solo un polo della verità integrale, per attingere la quale occorre il coraggio di muoversi andando dalla propria prospettiva verso il suo contrario. Conservando la propria verità, e insieme comprendendone il contrario, si entra nell' antinomia. «La verità è antinomica e non può non essere tale», scrive Florenskij nello straordinario capitolo della Colonna dedicato alla contraddizione dove convengono Eraclito, Platone, Cusano, Fichte, Schelling, Hegel. Ma è per Kant l' elogio più alto: «Kant ebbe l' ardire di pronunciare la grande parola "antinomia", che distrusse il decoro della pretesa unità. Anche solo per questo egli meriterebbe gloria eterna».

In realtà questa celebrazione della vita aldilà del concetto è il trionfo dell' anima russa, quella di Puskin, Gogol' , Dostoevskij, Tolstoj, Cechov, Pasternak, e che pure traspare da molte pagine di Florenskij cariche di poesia. Per lui anche la Bibbia e la dottrina sono colme di antinomie, in particolare la Lettera ai Romani è «una bomba carica di antinomie». Ma di ciò si deve preoccupare solo chi ha una concezione dottrinale del cristianesimo, non chi, come Florenskij, lo ritiene funzionale alla vita. Tra i due nomoi dell' antinomia non c' è però per Florenskij perfetta simmetria: operativamente egli privilegia il polo positivo. Pur sapendo bene che «la vita non è affatto una festa, ma ci sono molte cose mostruose, malvagie, tristi e sporche», non cede mai alla rassegnazione o al cinismo; al contrario insegna ai figli che «rendendosi conto di tutto questo, bisogna avere dinnanzi allo sguardo interiore l' armonia e cercare di realizzarla». Tale armonia non può venire dal mondo, dove regna l' antinomia, ma da una dimensione più profonda.

La voglio illustrare con alcune righe del testamento spirituale, iniziato nel 1917, l' anno della rivoluzione, avendo subito intuito la minaccia che incombeva su di lui: «Osservate più spesso le stelle. Quando avrete un peso sull' animo, guardate le stelle o l' azzurro del cielo. Quando vi sentirete tristi, quando vi offenderanno, quando qualcosa non vi riuscirà, quando la tempesta si scatenerà nel vostro animo, uscite all' aria aperta e intrattenetevi, da soli, col cielo. Allora la vostra anima troverà la quiete».

VITO MANCUSO

23/12/09

Pavel Florenskij - Buon Natale dal Mantello di Bartimeo.


L'11 aprile del 1917, Pavel Florenskij, alla vigilia della rivoluzione che si annunciava, scrisse questo Testamento per i suoi figli. Mi sembra un modo diverso dal solito per porgervi i miei auguri per le festività che arrivano, nelle quali celebriamo, ricordandola, la venuta del Signore e l'importanza della Sua presenza per noi - che oggi tutto sembrerebbe spingere a mettere in secondo piano. Un grande abbraccio a tutti i lettori e agli amici de Il Mantello di Bartimeo, grazie per la vostra vicinanza e il vostro affetto, per l'anno che siamo stati insieme, e per i futuri che ci aspettano.

1. Vi prego, miei cari, quando mi seppellirete, di fare la comunione in quello stesso giorno o, se questo proprio non dovesse essere possibile, nei giorni immediatamente successivi. E in generale vi prego di comunicarvi spesso dopo la mia morte.

2. Non rattristatevi e non soffrite per me, se potete. Se sarete lieti e forti, con ciò mi darete la pace. Io sarò sempre con voi in spirito e, se il Signore me lo concederà, verrò spesso da voi e vi guarderò. Voi però confidate sempre nel Signore e nella sua Purissima Madre, e non rattristatevi.

3. Non dimenticate la vostra stirpe, il vostro passato, studiate quanto riguarda i vostri nonni e antenati, adoperatevi e rafforzatene la memoria.

4. La cosa più importante che vi chiedo è di ricordarvi del Signore, e di vivere al suo cospetto. Con ciò è detto tutto ciò che voglio dirvi, il resto non sono che dettagli o cose secondarie, ma questo non dimenticatelo mai”.

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