Visualizzazione post con etichetta gesù di nazaret. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta gesù di nazaret. Mostra tutti i post

20/08/23

Perché c'è il male nel mondo? La domanda senza risposta. O forse no.


Molti anni fa, quando nacqui, mio padre e mia madre mi battezzarono. Come avevano fatto i propri genitori con loro e risalendo indietro nel tempo, centinaia di generazioni prima di loro.

Quando sono cresciuto, dopo lunghi anni di sostanziale disinteresse, ho riconfermato il senso di questo segno ricevuto - l'ho fatto anche coi miei figli - perché alcune, molte, parole che si trovano nei Vangeli, mi sembrano anche oggi le più oneste e chiare in grado di suggerire una risposta ai dilemmi eterni della nostra vita umana: tra questi, il mistero della presenza del male, nel mondo, nella creazione.
Nella semplicità di questa parabola, Gesù il Nazareno, diede la risposta che per me è ancora oggi la più convincente:
Mt. 13,24-30
In quel tempo, Gesù espose alla folla un’altra parabola, dicendo:
«Il regno dei cieli è simile a un uomo che ha seminato del buon seme nel suo campo. Ma, mentre tutti dormivano, venne il suo nemico, seminò della zizzania in mezzo al grano e se ne andò. Quando poi lo stelo crebbe e fece frutto, spuntò anche la zizzania.
Allora i servi andarono dal padrone di casa e gli dissero: “Signore, non hai seminato del buon seme nel tuo campo? Da dove viene la zizzania?”. Ed egli rispose loro: “Un nemico ha fatto questo!”.
E i servi gli dissero: “Vuoi che andiamo a raccoglierla?”. “No, rispose, perché non succeda che, raccogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano. Lasciate che l’una e l’altro crescano insieme fino alla mietitura e al momento della mietitura dirò ai mietitori: Raccogliete prima la zizzania e legatela in fasci per bruciarla; il grano invece riponètelo nel mio granaio”».

Anche se nel suo linguaggio metaforico, ad uso dei discepoli che venivano dal volgo e non erano certo intellettuali, il senso appare chiaro: il padrone della casa (Dio) non è solo, nella creazione; la creazione non è un dominio incontrastato o una tirannia assoluta del padrone della casa; nella creazione esiste un nemico; un nemico che se ne va in giro di notte (quando tutti dormono) a seminare (anche lui), anche se semina zizzania, quindi un'erba fatta apposta per uccidere la semente buona.

Infine: di fronte a questo nemico che agisce, e che evidentemente controlla una parte di territorio della creazione, il padrone di casa non interviene subito, distruggendo la zizzania seminata, facendo razzia di ciò che quello ha seminato: piuttosto, lascia il buono e il cattivo a contatto, li lascia crescere insieme, perché alla fine arriverà il giorno in cui la malaerba verrà scartata e bruciata, e l'altra, riposta nel granaio.

Fabrizio Falconi - 2o23

15/05/12

'Ama il prossimo tuo' di Enzo Bianchi e Massimo Cacciari - recensione.





Nella serie che le edizioni Il Mulino dedicano alla rilettura dei Comandamenti, spicca il volume realizzato a 4 mani da Enzo Bianchi e Massimo Cacciari, dedicato a quello che viene definito, in Teologia, l'undicesimo comandamento, ovvero la novità dirompente introdotta dalla predicazione di Gesù di Nazaret rispetto al Decalogo ebraico con il precetto Ama il prossimo tuo. 

Si tratta in realtà di un volume molto prezioso:  Enzo Bianchi nella prima parte - Farai prossimo con amore - si sofferma al lungo proprio sul significato profondamente umano del precetto evangelico, fino nelle sue conseguenze più paradossali e apparentemente contrarie all'istinto (amare fino ad amare anche il nemico), con un interessante rovesciamento del concetto stesso di 'prossimo' che deriva da una attenta lettura della parabola del Buon Samaritano.

La domanda corretta - spiega Bianchi - sarebbe non 'chi è il mio prossimo?' che pure sembra derivare direttamente dalla nostra esperienza umana, ed è anch'essa necessaria, ma 'di chi io sono prossimo?' . E' questa infatti la domanda che infatti Gesù rivolge al termine della parabola ai suoi discepoli: Chi di questi tre ti sembra sia stato il prossimo di colui che è incappato nei briganti? (Lc10,36).  

Questa domanda, scrive Bianchi, sollecita ancora oggi tutti noi. Ci spinge a muoverci, ad avere fiducia nell'altro,  ad assumersi responsabilità dell'altro, a prendersi cura dell'altro, a donare all'altro la propria presenza: sono i quattro pilastri che determinano l'osservanza dell' "undicesimo" comandamento.

Cacciari, nella seconda parte -  Drammatica della prossimità - descrive invece il complesso pathos dell'incontro, del vero incontro relazionale tra uomini e persone, nel quale si svolge nel teatro della com-passione, della passione condivisa, l'avvicinamento concreto e reale con il prossimo, attraverso la consapevolezza profonda che l'essere per sé astrattamente autonomo e che invece ciascuno di noi vive ed esiste in quanto racchiude  un essere-molti, un farsi-altro da se stessi.

Una lettura appassionante che va alle radici di quel senso di comunità umana che oggi appare smarrito e dal quale invece - sempre più urgentemente - sembra essere necessario ripartire.

Fabrizio Falconi