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22/07/22

Tornano a splendere - e aperte al pubblico - a Roma, le Corsie Sistine! 1200 metri quadrati di affreschi!

 



Mille e 200 metri quadri di affreschi. Il ciborio con i gigli Farnese in foglia d'oro e la pala d'altare firmata da Carlo Maratta. E soprattutto gli otto secoli di storia, accoglienza e bellezza. 

Dopo due anni di restauro, tornano a mostrarsi in tutta la loro luce al pubblico le Corsie Sistine al complesso Monumentale di S. Spirito in Saxia, l'ospedale piu' antico d'Europa

Un incredibile esempio di architettura civile e arte, voluto nel 1475 da Papa Sisto IV, alla cui riapertura è intervenuto il presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

"La corsia Sistina - racconta la soprintendente speciale di Roma, Daniela Porro - era la corsia storica dell'ospedale voluto Sisto IV Della Rovere in occasione del Giubileo". 

Reclutando l'architetto Baccio Pontelli e lo scultore Andrea Bregno, il Pontefice aveva infatti voluto ristrutturare tutto l'Arcispedale

L'edificio era costituito da due imponenti sale che prenderanno il nome dei medici Lancisi e Baglivi, raccordate da un tiburio ottagonale sotto il quale svetta un elegante ciborio, probabilmente unica opera romana di Andrea Palladio, arricchito dalla pala d'altare dedicata a San Giobbe, eseguita da Carlo Maratta. 

Ma ci sono anche due maestosi portali, il piu' esterno del Bernini e quello interno, detto del Paradiso, opera di Bregno

E poi la seicentesca Ruota degli Esposti dove venivano depositati i neonati, altrimenti tragicamente abbandonati sulle rive del Tevere.

"E' una sorta di cappella Sistina degli ospedali storici, sia per l'importanza del committente, sia per la straordinaria bellezza dell'apparato decorativo e l'ampiezza del luogo - prosegue la Porro -. Gli affreschi ci raccontano la storia degli anni '70 del '400 e le imprese voluta dal Papa, dalla costruzione di ponte Sisto alle chiese realizzate in quegli anni". 

In tutto, oltre 60 scene realizzate da artisti di scuola umbro-laziale e da discepoli di Melozzo, Ghirlandaio, Pinturicchio e Antoniazzo Romano. 



"Poi, pero', la storia continua - aggiunge la Porro - e il complesso è stato arricchito con il Palazzo del commendatore, con la Chiesa di S. Spirito in Sassia, con la Biblioteca Lancisiana".

Finanziati dalla Regione Lazio per la Asl Roma 1, i lavori di restauro si sono concentrati anche sul ciborio, nei secoli, racconta la restauratrice Maria Rosaria Di Napoli, "segnato da sporco e percolamenti dall'alto. La difficolta' maggiore, equilibrare i diversi materiali, perche' questo e' un gioiello: abbiamo il legno policromo e dorato, lo stucco, la tela, i marmi. I colori non si vedevano quasi piu'. Anche il lanternino, tutto di legno, proprio per l'acqua, aveva perso molta superficie pittorica. Ma l'emozione piu' grande è stata riportare finalmente alla luce la firma originale di Maratta sulla pala dedicata a San Giobbe". 

Per l'occasione, il complesso dell'Arcispedale verra' valorizzato con un progetto di illuminotecnica, aperto ai cittadini dal 22 al 24 luglio.

11/04/17

Apre Venerdì la Mostra di Pasqua: "Da Caravaggio a Bernini", alle Scuderie del Quirinale.




Attraverso una straordinaria selezione di dipinti e sculture, la mostra Da Caravaggio a Bernini. Capolavori del Seicento italiano nelle Collezioni Reali di Spagna riflette gli strettissimi legami politici e le strategie culturali stabilite tra la corte spagnola e gli stati italiani nel corso del XVII secolo.

Ad arricchire le raccolte d’arte della dinastia asburgica contribuirono i frequenti doni diplomatici da parte dei governanti italiani, determinati a guadagnarsi il favore dei sovrani di Spagna che con i loro possedimenti – il Viceregno di Napoli e lo Stato di Milano – condizionarono dalla metà del Cinquecento l’evoluzione della complessa situazione politica italiana.

È questo il caso di due tra i dipinti più spettacolari in mostra, Lot e le figlie di Guercino e La conversione di Saulo di Guido Reni, donati a Filippo IV dal principe Ludovisi allo scopo di garantire la protezione spagnola sul minuscolo Stato di Piombino.

Moltissime altre opere d’arte, tra le quali il magnifico Crocifisso del Bernini proveniente dal Monastero di San Lorenzo del Escorial, opera raramente accessibile al grande pubblico, vennero commissionate o acquistate da mandatari del re; altre ancora vennero ordinate o comprate, come nel caso della Salomè di Caravaggio, dai rappresentanti della monarchia spagnola in Italia (ambasciatori e viceré) inviati presso la corte pontificia o a Napoli, alla morte dei quali le opere andarono ad accrescere le collezioni reali.

L’interesse per la cultura italiana da parte dei sovrani spagnoli si riflette inoltre negli inviti a lavorare a corte rivolti a maestri quali il napoletano Luca Giordano, attivo in Spagna per un decennio.

Ed è testimoniato infine dai viaggi in Italia di alcuni artisti spagnoli, come José de Ribera, che giunse a Roma nel 1606 e trascorse la maggior parte della sua vita a Napoli.

Di questo artista la mostra espone cinque capolavori tra cui il celebre Giacobbe e il gregge di Labano. 

Il primo soggiorno di Velázquez in Italia, tra il 1629 e il 1630, si rivelò fondamentale per la sua pittura, come dimostra l’eccezionale Tunica di Giuseppe, tra i maggiori raggiungimenti della sua intera opera, mentre il suo trionfo come ritrattista presso la corte pontificia avvenne in occasione del suo secondo viaggio italiano tra il 1649-1650.

 Nel 1819, per volere del re Ferdinando VII, venne creato il Museo Real – in seguito Museo del Prado – in cui furono raccolte opere provenienti per la maggior parte dalle Collezioni Reali. Quelle che non vennero trasferite nel museo rimasero presso le residenze a disposizione dei monarchi, i cosiddetti Reales Sitios.

Nel 1865 la regina Isabella II rinunciò alla proprietà personale dei beni ereditati dai propri antenati e ne cedette la gestione allo Stato, ponendo le basi di quello che oggi è Patrimonio Nacional.

E’ da questo straordinario fondo collezionistico, a tutt’oggi sottoposto alla tutela di Patrimonio Nacional, che i capolavori oggi presentati a Roma sono stati selezionati sulla base del loro eccezionale valore artistico e storico.


Da Caravaggio a Bernini.
Capolavori del Seicento italiano nelle collezioni reali di Spagna 
Scuderie del Quirinale
 14 aprile – 30 luglio 2017 
 a cura di Gonzalo Redín Michaus 
Immagine: Michelangelo Merisi da Caravaggio, Salomé con la testa del Battista, 1607Madrid, Patrimonio Nacional. Palazzo Reale di Madrid

05/02/17

Domenica a Roma : La Fontana delle Tartarughe - Fabrizio Falconi Racconta (Capitolium produzione - 1a puntata).





Comincia oggi, grazie a Capitolium, questa iniziativa - brevi video di 3 minuti in cui racconto luoghi di Roma  con bellissime immagini - che spero possa piacervi. 

Si comincia oggi con la celebre e amata Fontana delle Tartarughe in Piazza Mattei. 

Ogni settimana, ogni domenica seguirà un luogo del cuore di Roma.

Buona visione.

(trovate il video ANCHE sulla mia pagina Facebook, sulla pagina Facebook di Capitolium, Twitter e Google Plus. 


"Fabrizio Falconi racconta #Roma": Fontana delle Tartarughe in Piazza Mattei. 

Una produzione http://www.capitolivm.it 
Blog di Fabrizio Falconi: http://fabriziofalconi.blogspot.it/ 

Uno speciale ringraziamento a Trastevere App

Diritti riservati

31/08/16

I misteri della Fontana delle Tartarughe, in Piazza Mattei a Roma.

La fontana delle tartarughe in Piazza Mattei (foto di Francesco Rosa)



I misteri della Fontana delle tartarughe di Piazza Mattei.

E’ un’opera d’arte giustamente ammirata in tutto il mondo, la Fontana delle Tartarughe, in Piazza Mattei, realizzata nel 1585 con molta probabilità da Giacomo Della Porta e da sempre molto amata dai romani

La Piazza non poteva che chiamarsi in questo modo, visto che su di essa si affacciano ben cinque edifici che la potente famiglia romana fece costruire nel corso dei secoli, al punto tale che la zona veniva indicata popolarmente come isola dei Mattei. 

Il fatto che questa meravigliosa opera non sia esplicitamente firmata e la rapidità con cui venne eseguita generarono diverse leggende popolari, che come sempre forse hanno la base un fondamento di verità. 

Secondo la più celebre di questa, il duca Muzio Mattei, rampollo della celebre famiglia, che aveva perduto una parte notevole della sua fortuna al gioco, decise di sorprendere il futuro suocero con un coup de theatre e convincerlo a dargli in moglie la figlia, dopo una lunga resistenza. 

Decise così, secondo le leggenda di far realizzare, nel tempo di una sola notte, la fontana proprio al centro dell’isolato dei palazzi che appartenevano alla famiglia Mattei

La mattina dopo, convocati padre e figlia nella residenza nobiliare, senza dir nulla, li fece affacciare alla finestra, da cui si poteva ammirare l’opera appena realizzata, esclamando: Ecco che cosa è capace di fare in poche ore uno squattrinato Mattei ! 

Naturalmente, secondo la leggenda, l’espediente ebbe successo, eccome, e la giovane andò in sposa al Duca, con perfino le scuse da parte del suocero diffidente e la finestra, che era stata testimone del fatto, fu murata per porre fine alle chiacchiere

La leggenda è però palesemente falsa, almeno per la tempistica delle date: la fontana fu realizzata infatti, come abbiamo detto, nel 1585 ed era quindi certamente preesistente al Palazzo Mattei antistante, che è del 1616.

C’è allora chi ha affermato che in quella fatidica notte non avvenne la vera e propria realizzazione della fontana (del resto del tutto inverosimile), ma il suo spostamento: l’opera cioè, era già stata realizzata, ma si trovava in un posto diverso e nascosto, nell’isola dei Mattei, e il Duca si limitò ad ordinare che fosse spostata nel centro della piazza, sotto le finestre del palazzo, per fare colpo sulla famiglia della sua amata. 

Quel che è certo è che l’artefice della bellezza di questa fontana fu, oltre a Giacomo Della Porta, lo scultore Taddeo Landini, che realizzò le elegantissime figure dei quattro efebi di bronzo, i quali si ergono su conchiglie di marmo, poggiando il piede su altrettanti delfini, sempre di bronzo, i quali con la mano sollevata spingono nella vasca quattro tartarughe. 

 E’ noto che all’inizio, nel progetto originario, le tartarughe non dovevano esserci: a saltare nella conca della fontana dovevano essere invece quattro delfini, che non furono invece mai realizzati. 

Le tartarughe furono aggiunte nel corso di un restauro della fontana, avvenuto nel 1658 per volere di Papa Alessandro VII e sono opera di Andrea Sacchi o molto più probabilmente di Gian Lorenzo Bernini

 E forse per questo, per il loro valore o semplicemente per la loro fama di animali-talismano, le tartarughe furono più volte rubate: la prima volta all’inizio del secolo scorso, nel 1906

Per fortuna in questo, come negli altri casi, le tartarughe furono sempre ritrovate. 

L’ultimo furto avvenne in pieno conflitto mondiale, nel 1944 e in quella circostanza fu addirittura uno straccivendolo a farle ritrovare e a riconsegnarle integre alle autorità, le quali però dopo l’ennesima sparizione (con ritrovamento) nel 1979, si convinsero che fosse giunto il momento di salvaguardare le tartarughe anche per la relativa facilità con cui potevano essere asportate da malintenzionati dal monumento. I quattro pezzi originali del Bernini furono messi al sicuro nei Musei Capitolini e sulla fontana furono poste delle copie, quelle che ci sono ora, in tutto identiche all’originale.


Foto in testa di Francesco Rosa. 

10/06/15

La Domus Romana sotto la Basilica di Santa Maria Maggiore (e il Quadrato Magico) - una visita particolare.



E' ancora poco nota la presenza di una assai interessante zona archeologica sottostante la Basilica di Santa Maria Maggiore a Roma, con resti di una domus romana, databile tra il I ed il V secolo d.C. 

Nell'ambito della zona archeologica, è possibile ammirare meravigliosi mosaici, bellissimi affreschi con un calendario menologico, un lararium, nonchè un esemplare del c.d. "Quadrato magico del Sator", un gioco enigmistico ante litteram dal significato ed interpretazione particolarissimi. 

Oltre a tale zona, è possibile in Basilica - nella zona normalmente chiusa al pubblico - visitare la meravigliosa Loggia delle Benedizioni, con mosaici del XIII secolo d.C. nonchè la Scala di Gian Lorenzo Bernini (sepolto in Basilica). 

Il sito sotterraneo è stato inaugurato negli anni '70, ma visitabile solo da poco più di due anni attraverso un servizio di guide interne, autorizzate dal Cardinale Santos Abril, Arciprete della Basilica.




Gli stessi romani ignorano l'esistenza di questo sito archeologico ed è un peccato in considerazione della peculiarità degli ambienti sottostanti (calcolate che si tratta della zona sotterranea sottostante una delle quattro Basiliche Papali), quanto per la sua bellezza e particolarità.

Info e prenotazioni a 

07/11/14

Le anime di Bernini al Museo del Prado di Madrid.



Le anime del Bernini. Arte a Roma per la corte spagnola e' la mostra che il Museo del Prado di Madrid dedica da oggi all'8 febbraio allo scultore, pittore e architetto Gian Lorenzo Bernini e, in particolare, ai rapporti del maestro del barocco con la monarchia spagnola. 

Organizzata in collaborazione con l'ambasciata d'Italia in Spagna, in occasione del semestre di presidenza italiana della Ue, l'esposizione - curata dal cattedratico di Storia dell'arte dell'universita' Complutense di Madrid, Delfin Rodriguez - include una quarantina di opere, fra sculture, dipinti a olio e disegni dello scultore, nato a Napoli nel 1598 e morto a Roma nel 1680. 

Organizzata intorno alle complesse relazioni artistiche, culturali, diplomatiche e politiche mantenute dall'artista con Filippo VI, Carlo II e i loro ambasciatori nel XVII secolo, la mostra propone per la prima volta in Spagna le 'Anime' suggerite dal titolo: due sculture abitualmente esposte nell'ambasciata spagnola davanti alla Santa Sede. 

L'allestimento dell'esposizione non e' stato esente da polemiche, riferite oggi da El Pais, fra la pinacoteca del Prado e il Patrimonio Nazionale spagnolo, che aveva reclamato l'estate scorsa la restituzione di quattro opere, depositate per legge nel museo madrileno dal 1943: 'Il giardino delle delizie' e 'I sette peccati capitali' di Bosch; 'La deposizione dalla croce' di Van der Weyden e 'Il lavatoio' di Tintoretto. 

A causa del contenzioso, i prestiti sollecitati dal Prado al Patrimonio Nacional per l'esposizione di Bernini - il 'Cristo crocifisso', del Monastero dell'Escorial, e il 'Modello della Fontana dei Quattro Fiumi', conservato nel Palazzo Reale - sono stati negati.