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27/09/18

Basta con le sciocchezze. Nutriamo la vita interiore !



Quanto tempo disperdiamo in inutili sciocchezze. Quanto scialo nelle nostre vite. Di quanta stupidità ricopriamo le nostre giornate, le nostre frequentazioni, il nostro tempo. Siamo una razza accecata, scrive Carl Gustav Jung nel Libro Rosso, viviamo solo in superficie, solo nell'oggi e pensiamo solo al domani. Trattiamo brutalmente il passato, perché non ci prendiamo cura dei morti. Vogliamo fare soltanto lavori che assicurino un successo visibile. Soprattutto vogliamo essere pagati. Non v'è dubbio che le necessità della vita ci hanno costretto a preferire frutti tangibili. Ma chi soffre di più di coloro che si sono smarriti alla superficie del mondo ?

Jung non intende solo pagati nel senso di uno stipendio, ovviamente.  Non sta parlando di monete. Sta parlando di frutti tangibili. Siamo diventati tutti così materialisti - vogliamo solo "frutti tangibili" - così aridi anche nei rapporti, nelle relazioni, nel tempo che passiamo durante la giornata, perfino nelle nostre solitudini. 

Cerchiamo di stordirci, di esercitare il nostro spasmodico bisogno di sedurre, cerchiamo l'ora libera, l'ora d'aria, riempiamo la nostra vita di intervalli inutili, che non riempiono niente. 

Ci perdiamo dietro relazioni narcisistiche, dove si spera di colmare il proprio vuoto con l'amore che l'altro ha o sembra avere per noi, senza accorgerci che anche lì c'è solo vuoto. Perché tutti sono interessati solo a prendere, non a dare.  E purtroppo, o per fortuna, è solo dando, offrendo che si riempie veramente la nostra vita interiore. 

Offrendo attenzione, disponibilità, curiosità, generosità, attenzione, attenzione. 

Cose che costano fatica.

Per questo preferiamo vivere vite stupide, fatte di niente, fatte di ore passate sulla superficie del mondo. 

Solo la vita interiore offre una buona causa per vivere. 

Essa ci chiede continuamente nutrimento, che noi ignoriamo. Per questo soffriamo, per questo ci ammaliamo, per questo ci innamoriamo delle persone sbagliate, per questo continuiamo a perdere tempo sulla superficie del mondo.

E' solo ascoltando se stessi veramente, è solo nutrendo costantemente quell'essere interiore che ci abita e che vuole soltanto crescere, vivere, prosperare per renderci pienamente felici, che possiamo trovare le forze che vogliamo, i desideri che vogliamo, la felicità vera che inseguiamo. 

La vita interiore è silenzio, è sincerità, è generosità, è passione, è curiosità, è attenzione. 

Attenzione vera che è cura costante. Cura di ogni lacrima, cura di ogni gioia. 


Fabrizio Falconi 

18/09/17

Kamasi Washington - "Truth" (VIDEO) - La forza vitale.




Il grande jazzista d’avanguardia Kamasi Washington ha inserito questo brano “Truth” come sesto movimento da Harmony of Difference, un nuovo EP pubblicato da pochissimi giorni. . 

Ad accompagnare il nuovo brano di tredici minuti intitolato “Truth”, un film del celebre regista A.G. Rojas che potete vedere qui in testa.

Il brano di Kamasi Washington è una esperienza totale, come il video è un'esperienza totale. 

E' confortante che ancora l'espressività umana sia capace di questo, e tutti dovremmo rallegrarcene. 

Truth - elaborazione geniale di un motivo di Duke Ellington - è la sintesi della forza vitale, della forza interiore.  L'armonia della differenza alla quale si riferisce Kamasi è la ricchezza stessa della vita che si fa non solo e non tanto esperienza, sperimentazione, ma iniziazione. 

Collezioniamo vite fatte di ricordi ed esperienze sensoriali, ma non sappiamo organizzarle, né valorizzarle. Tutto resta ad un livello epidermico e svanisce in fretta nel nulla. 

Invece, soltanto quello che va e resta nel profondo ha senso e fa crescere. 

La nostra vita vale la pena di essere vissuta soltanto per questo: perché è scoperta che resta: tutto quello che resta fa evolvere verso strati di maggiore consapevolezza, e la consapevolezza porta vera gioia interiore. La gioia - non soltanto di essere al mondo, ché tutti ne sono capaci dai girasoli ai maiali nel cortile - ma di sentire (non di pensare) su se stessi il cambiamento evolutivo, la ricchezza raggiunta, il cambiamento profondo del proprio essere. 

Fabrizio Falconi

06/01/14

Essere vivi (Michael Hookman).




E' una percezione che seppelliamo ogni giorno sotto macigni di inutilità.  Le cose mondane, la vita con le sue necessità e bisogni, con i suoi desideri autentici e inautentici ci fa continuamente perdere di vista questo.



Quando vi svegliate allo spazio e alla chiarezza naturale del vostro essere, allora acquistate fiducia e riuscite a lasciar andare il vostro senso dell'io e la vostra idea di aver bisogno di controllare tutto.

Sentiamo quanto sia giusto questo rilasciamento e la mente si riposa in esso. Impariamo a lasciar andare questa impressione costante che "c'è qualcosa che non va." E anzi proviamo una gioia nuova ad essere una persona sulla via del risveglio. 

Non ci sono grandi problemi. Ma poiché abbiamo una tendenza così forte a pensare che il solo fatto di vivere sia in qualche modo un problema, è bene protendersi deliberatamente nella direzione opposta; e, allorché pratichiamo, collegarci intenzionalmente a un sentimento di gloria e meraviglia per il fatto di essere vivi. 


02/07/13

La gioia non è mai una notizia (ma ci riporta al centro).




Passiamo tutta la vita a ricercare quei momenti – quanti sono, due, tre, quattro, in una intera vita ? – nei quali sentiamo che il mondo si ferma. Noi ci fermiamo al centro, e noi siamo al centro. 

Una specie di lenta benedizione scende su di noi. Ogni nostra percezione appare amplificata, e non ci sentiamo più divisi. In quei rari momenti non c’è più il me che vive e il me che mi guarda vivere. Sono soltanto io, al centro di me stesso. 

E’ un momento rapido e sfuggente, in cui è come se avessimo percezione di un oltre. Di qualcosa oltre l’apparenza, che ci osserva e ci contiene. Dura poco. E più lo cerchiamo con volontà, più non ritorna. 

Accade spesso per motivi oscuri o incomprensibili. E’ uno sguardo di una persona amata, una luce radente, un sbuffo di vento sulle ciglia, un benessere immotivato che ci riempie di vita. 

La gioia non è mai una notizia. 

E’ brina che si posa sul cuore. Come memoria di meraviglia possibile. La nascondiamo, la teniamo per noi, la conserviamo per gli inverni più duri. 

Ogni tanto riappare, senza che la evochiamo. Torna a farci visita senza preavviso e di nuovo la stessa onda ci sommerge. 

Non sappiamo da dove è arrivata e perché. E se la meritiamo. Ma sembra volerci indicare che il punto dove arriveremo è lo stesso da cui siamo partiti e che conosceremo forse per la prima volta. 

Fabrizio Falconi

12/12/09

La Gioia che esiste, e che non vediamo.



Attraverso i mass media "il male viene raccontato, ripetuto, amplificato, abituandoci alle cose più orribili, facendoci diventare insensibili e, in qualche maniera, intossicandoci." Radio e televisioni sono 'colpevoli' di 'intossicare' i cuori, "perché il negativo non viene pienamente smaltito e giorno per giorno si accumula. Il cuore si indurisce e i pensieri si incupiscono". I mass media, - ha insistito papa Benedetto XVI - "tendono a farci sentire sempre 'spettatori', come se il male riguardasse solamente gli altri, e certe cose a noi non potessero mai accadere. Invece siamo tutti "attori" e, nel male come nel bene, il nostro comportamento ha un influsso sugli altri". Un meccanismo che aggiunge all'inquinamento dell'aria nelle città, "che in certi luoghi è irrespirabile", e che richiede "l'impegno di tutti", un vero e proprio "inquinamento dello spirito".

Sono le durissime parole che Benedetto XVI ha pronunciato martedì scorso nel tradizionale omaggio alla Immacolata, in Piazza di Spagna a Roma. Parole sulle quali forse varrà la pena continuare a interrogarsi tutti.

Dov'è finita la gioia, nel nostro tempo ? Quella gioia che sappiamo esistere, che è un riflesso della creazione, che è bellezza, che è aprirsi all'altro. Quella gioia di cui nessuno - tantomeno chi detiene il bastone del comando - mai parla.

Quella gioia che Beethoven ha espresso invincibilmente nella sua musica. Quella gioia che così descrive Clive Staples Lewis:

Quanto a Dio, dobbiamo ricordare che l'anima è solo una cavità che egli riempie. Non è forse vero - domanda Lewis - che le vostre amicizie più durevoli sono nate nel momento in cui finalmente avete incontrato un altro essere umano che aveva almeno qualche sentore di quel qualcosa che desiderate fin dalla nascita e che cercate sempre di trovare, sotto il flusso di altri desideri e in tutti i temporanei silenzi tra le altre passioni più forti, notte e giorno, anno dopo anno, fino alla vecchiaia?... Se questa cosa dovesse finalmente manifestarsi - se mai dovesse sentirsi un'eco che non si spegnesse subito ma si espandesse nel suono stesso - voi lo sapreste. Al di là di ogni dubbio possibile direste: "Ecco finalmente quella cosa per cui sono stato creato". Non possiamo parlarne gli uni agli altri. E’ la firma segreta di ogni anima, l'incomunicabile e implacabile bisogno”. Quello che voi agognate vi invita a uscire da voi stessi. Questa è la legge suprema - il seme muore per vivere