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15/09/15

La Venere di Urbino di Tiziano, un celebre quadro misterioso.





Cosa piangi, donna ?   Cosa rovisti in quella cassapanca sotto la finestra, inginocchiata ? Cosa vuole da te la donna in piedi che aspetta ?  Cosa ostenta la meravigliosa donna in primo piano che mi osserva ?

La pretesa di spiegare tutto dei grandi quadri, si mortifica davanti alla Venere di Urbino, dipinta da Tiziano Vecellio nel 1538 su incarico di Guidobaldo II Della Rovere, quasi venti anni dopo la Venere dormiente del Giorgione. 

Tiziano aggiorna la versione dell'altro maestro, e apre gli occhi alla Venere (che non è più dormiente come in quella di Giorgione), le assegna una posa ancor più seducente, indirizza il suo sguardo direttamente negli occhi dell'osservatore, conserva il particolare della mano pudica proprio a coprire il pube, anche le gambe incrociate, adorna la donna di preziosi monili (un anello al dito mignolo della mano sinistra, un bel bracciale d'oro al polso destro, un orecchino di perla a goccia al lobo sinistro), sistema la sua capigliatura in una meravigliosa treccia, porge alla mano un mazzetto di rose rosse scarlatto, come la trama dei due materassi che sporgono sotto i cuscini. 

Ma è l'ambiente a rendere questo quadro davvero magico.  Saranno sicuramente due fantesche quelle che si vedono sullo sfondo - intente a scegliere i vestiti per ricoprire la nudità della padrona dea, ma che impressione produce sulla scena, la luce proveniente dalla finestra, dolcemente in penombra, con le sfumature di arancio del tramonto appena concluso, le prime stelle nel cielo indaco, l'ombra proiettata all'interno della casa. 

Tutto sembra sospeso e immobile.  Tutto è concentrato, nella forma del triangolo e delle diagonali che attraversano il quadro, verso l'inguine di Venere, con lo sguardo ipnotico da una parte e l'ombra delle donne dall'altra, che suggellano l'offerta vitale. 

Tiziano Vecellio, Venere di Urbino (119 x 165 cm), 1538, Galleria degli Uffizi, Firenze. 

Fabrizio Falconi