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18/02/14

Dieci grandi anime. 6. Pavel Florenskij (2./)




Dieci grandi anime. 6. Pavel Florenskij (2./)

Il pensiero è un dono di Dio: davvero l’intera vita di Florenskij sembra santificare questo assunto.  Le scelte degli  anni a partire dal 1910 non furono facili. Alla serenità della vita privata – il ventottenne Pavel sposò nel 1910 Anna Michaijlovna Giacintova, che gli diede cinque figli, Vasilij, Kirill, Olga, Mikail e Marija-Tinatin  – corrispose un crescendo di difficoltà, dovute appunto al suo impegnarsi sempre più concretamente nella vita religiosa.  

Dal 1912, dopo esser divenuto Magister  in Teologia,  cominciò a svolgere infatti attività pastorale presso la Chiesa di Maria Maddalena e quella di direttore della rivista Bogoslovskij Vestnik (Messaggero Teologico).   Di pari passo procedeva la sua carriera accademica, con la pubblicazione di saggi – il monumentale La colonna e il fondamento della Verità, nel quale riassunse il senso e il significato storico della spiritualità russa – e la successione di corsi e conferenze, fino alla nomina nel 1921 a professore all’Accademia libera di cultura spirituale fondata da Berdjaev, dove teneva corsi di Analisi della spazialità nell’opera d’arte.

Questo incredibile  eclettismo – dal 1921 lavorò anche nei laboratori di ricerca della più grande compagnia elettrica del paese, pubblicò studi, brevettò nuove invenzioni, fece ricerche botaniche e di mineralogia – gli fece meritare, già dai suoi contemporanei,  l’appellativo di Pascal russo oppure di Leonardo da Vinci della Russia (4).

Ma questi anni di febbrile attività per Florenskij, sono anche gli anni in cui la Russia si incendiò al fuoco della rivoluzione d’Ottobre. Alle dieci di sera del 7 novembre del 1917 i bolscevichi attaccarono il Palazzo d’Inverno di Pietrogrado. Nei giorni che seguono venne formato il Soviet dei commissari del popolo, il primo provvisorio governo. Dopo la caduta di Mosca, la rivoluzione  rapidamente si estese a tutta la Russia. Il cambiamento di clima, per Florenskij e per quelli come lui, fu immediato.

Due anni dopo, nel Testamento, il 26 giugno 1919, scrive: 
      Cari figli miei, questo periodo della rivoluzione è stato talmente difficile che non si può nemmeno immaginare; è stato difficile, e lo è, e Dio sa quanto ancora durerà. Le epidemie, la fame, il costo della vita incredibilmente elevato, la mancanza di diritti, la possibilità di ogni genere di violenza, insomma tutto quanto ci si può immaginare di difficile non è mai mancato attorno a noi. (5)

In realtà questo è soltanto l’inizio. L’inizio di un lungo calvario personale per il “mistico scienziato”.

Le sue colpe, agli occhi di un sistema che iniziò ben presto a farsi intollerante nei confronti di qualsiasi tipo di dissidenza, furono la pubblicazione di vibranti libelli contro la dissacrazione generalizzata e violenta dei luoghi e degli oggetti sacri, perfino contro il cambiamento dei nomi e delle città e delle strade, in omaggio alla rivoluzione, contro quella che appariva a Padre Pavel come una totale distruzione dell’intero patrimonio della cultura russa.  

Nonostante alcuni avvertimenti, Florenskij venne risparmiato dalle prime ondate di arresti di presunti o veri controrivoluzionari, solo per la sua attività e i ruoli ricoperti in campo scientifico (era redattore della Enciclopedia Tecnica e membro di Direzione della Compagnia Elettrica), ma la situazione, in breve, precipitò anche per lui.  Il continuare ad essere un sacerdote, infatti,  nonostante la responsabilità di incarichi scientifici di così alta portata stava diventando intollerabile.  

Arrestato  una prima volta nel 1928 – e liberato grazie all’interessamento della moglie di Maksim Gorkij, tornò ad esserlo nel 1933 con l’accusa falsa di essere membro di una organizzazione clandestina controrivoluzionaria.  Stavolta però la condanna è durissima: dieci anni di lavori forzati e l’imposizione di continuare comunque l’attività scientifica.  Il passaggio per la Lubjanka fu, per Florenskij come per gli altri dissidenti, devastante: torture fisiche e psicologiche, un processo farsa, l’induzione ad auto incolparsi di reati inesistenti per salvare almeno qualche compagno di prigionia.   Dalla Lubjanka ai Lager il passo è breve: per Florenskij si aprirono dapprima le porte di quello di Skovorodino, in Siberia, poi – dopo un viaggio allucinante, quelle delle isole Solovki, di cui abbiamo già parlato, da cui si muoverà soltanto per andare incontro alla fucilazione.

(2./segue) 

Fabrizio Falconi © - proprietà riservata/riproduzione vietata. 

4.     Queste notizie sono tratte dal saggio  L’arte della gratuità, di Natalino Valentini, introduzione a Non dimenticatemi, op. cit. pag. 13
5.     Pavel A. Florenskij, Non dimenticatemi, op. cit. pag. 415.