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11/03/10

L'amore di una madre. Massimo Gramellini.


Cosa esiste di più grande di un amore tra madre e figlio ? Ogni volta che rileggo le parole di Isaia (49,15) mi prendono il cuore: 'Sion ha detto: il Signore mi ha abbandonato. Può una madre dimenticare il proprio bambino e non avere compassione del figlio delle sue viscere ?'

Mi ha sempre molto colpito che qui Isaia paragona il Signore a una donna, cioè a una Madre. L'amore del Signore cioè non è tanto quanto quello di un padre, quanto quello di una Madre, anzi ancora più forte come si evince dal verso seguente. L'amore di una madre. Siamo nati tutti, indistintamente da una madre che ci ha generato. E in questo amore materno c'è così tanto di alto, così tanto di altro... La riflessione di questa mattina di Massimo Gramellini nel Buongiorno de La Stampa merita di essere letta e meditata.

A un anno e mezzo dalla morte del figlio Vito, ucciso dal crollo del soffitto del liceo Darwin di Rivoli, la signora Cinzia ha ingerito un tubetto di pillole nel tentativo di raggiungerlo. E’ stata salvata dalla lavanda gastrica, e dall’altra figlia che l’ha trovata riversa sul letto come se dormisse. Gli stoici dicevano che il dolore è un’inadeguatezza alla situazione ed effettivamente è così. Siamo inadeguati a reggere l’evento più innaturale che esista: la morte di un figlio, che è morire in due rimanendo vivi, e rimanendolo in mezzo ad altre persone che soffriranno con noi solo per un po’ - gli amici, il parentado - oppure per sempre, ma in modo diverso. Mi riferisco ai figli sopravvissuti, che si ritrovano senza un fratello e orfani di genitori che non saranno mai più quelli di prima.

Anche chi è assolutamente convinto che la vita abbia un senso ammutolisce di fronte al dolore di una madre o di un padre. E non può non interrogarsi sulla potenza selvaggia di quel legame di carne che ogni giorno, giustamente, viene messo in discussione dai conflitti generazionali. Tutti, almeno una volta, abbiamo pensato che i nostri genitori non ci amassero. Ma il gesto della signora Cinzia serve a ricordarci che il senso della vita è proprio lì, in quel legame fra chi crea e viene creato. In quell’amore assoluto che dà senza chiedere. Nel libro «Una madre lo sa» di Concita De Gregorio, un’ostetrica racconta che, appena nasce un bambino, le persone in attesa fuori dalla sala-parto le chiedono subito come sta il figlio. Solo una chiede prima come sta la mamma. Sua mamma.


15/01/10

Haiti: la morte che fa dimenticare il resto.


Una tragedia come quella dello spaventoso terremoto di Haiti ci costringe sempre a ripensare il nostro rapporto personale con il senso dell'esistenza, con la morte, e con quello che ci nascondiamo, ogni giorno.

Come ha fatto notare infatti Massimo Gramellini sulla Stampa, se si va "in cerca di informazioni per scoprire com'era la vita nell'isola, fino all'altro ieri, si apprende che l'ottanta per cento degli haitiani vive (viveva) con meno di un dollaro al giorno. Che il novanta per cento abita (abitava) in baracche senza acqua potabile né elettricità. Che l'aspettativa di vita è (era) di 50 anni. Che un bambino su tre non raggiunge (raggiungeva) i 5 anni. E che, degli altri due, uno ha (aveva) la certezza pressoché assoluta di essere venduto come schiavo."

Se questa è (era) la vita, si chiede Gramellini, è poi tanto peggio la morte? Ma soprattutto perché la loro morte ci sconvolge tanto, mentre della loro vita non ci è mai importato un granché?

Devo dire che personalmente, la situazione di Haiti non era sconosciuta, soltanto perché essendo affiliato da tempo con Save the Children, e avendo come zona di competenza proprio Haiti, mi arrivavano continui aggiornamenti su quello che è senza alcun dubbio uno dei paesi più poveri del mondo.

Ma quel che dice Gramellini è vero. Per me è stata fondamentale la lettura di un magnifico saggio del filosofo Henning Ritter, Sventura Lontana - pubblicato da Adelphi - che ha per oggetto proprio come la nostra percezione dell'altro - e dei guai dell'altro, dei problemi dell'altro, delle tragedie dell'altro - abbia una strettissima relazione con la vicinanza.

Vicinanza intesa proprio in senso fisico, terrestre.

Le cose che sono lontane, non ci toccano o ci toccano molto meno - anche se enormemente più gravi - di quelle che accadono vicino a noi.

C'è una specie di legge bio-fisica che distorce completamente la nostra percezione, e ci rende faticosa - a tratti impossibile - la realizzazione, la coscienza, e in definitiva, la comprensione di ciò che accade ed esiste lontano da noi.

In questo senso, proprio anche per il nostro crederci e professarci cristiani, dovremmo invece SEMPRE tenere aperto il cuore all'intero mondo, anche se è una impresa titanica, potenzialmente assurda. Ma è lo stesso Cristo che ci ha insegnato a pensare così. E dovremmo sempre ricordarcelo.