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18/03/21

Forse dopo 2000 anni svelati i misteri della "Macchina di Anticitera", il primo computer al mondo

 



Dopo oltre duemila anni potrebbe essere prossimo alla soluzione il mistero del primo 'computer' analogico della storia: si tratta della macchina di Anticitera, il sofisticato calcolatore astronomico in bronzo costruito dagli antichi Greci per predire le eclissi, le fasi lunari, la posizione del Sole e dei cinque pianeti allora noti.

Il suo complesso meccanismo a ruote dentate e' stato ricostruito dai ricercatori dell'University College di Londra mettendo insieme le piu' recenti indagini scientifiche condotte sui suoi frammenti e le antiche iscrizioni incise su di essi. 

La replica 'moderna' della macchina, descritta sulla rivista Scientific Reports, verra' presto riprodotta con tecniche antiche per validarne la fattibilita'. 

La ricostruzione proposta rappresenta un notevole passo avanti nell'annosa diatriba sul funzionamento del meccanismo di Anticitera, un vero e proprio rompicapo che interroga gli studiosi fin dal giorno del suo ritrovamento, avvenuto nel 1901 in un relitto di epoca romana affondato vicino all'isola greca di Anticitera, a nord-ovest di Creta

Solo un terzo dell'antico calcolatore e' stato recuperato, per di piu' frammentato in 82 pezzi. 

I reperti, analizzati ai raggi X nel 2005, hanno rivelato migliaia di caratteri incisi, una sorta di 'manuale di istruzioni' sul funzionamento del cosmo meccanico a manovella

I ricercatori britannici guidati dal matematico Tony Freeth sono ripartiti proprio da queste descrizioni e, grazie a un antico modello matematico descritto dal filosofo greco Parmenide, sono riusciti a spiegare come la macchina riproduceva il movimento dei pianeti su cerchi concentrici, minimizzando il numero di ingranaggi in modo da compattare il meccanismo in uno spazio di appena 25 millimetri

Nonostante questo progresso, resta ancora fitto il mistero sul reale utilizzo che veniva fatto della macchina di Anticitera e sul motivo per cui i Greci, capaci di un simile esempio di ingegneria meccanica, non abbiano inventato altre tecnologie avanzate come gli orologi. 

28/05/17

Poesia della Domenica: "A me pare uguale agli Dèi", di Saffo (Traduzione Salvatore Quasimodo).




A me pare uguale agli dèi 
chi a te vicino così dolce 
suono ascolta mentre tu parli 
e ridi amorosamente. Subito a me 
il cuore si agita nel petto 

solo che appena ti veda, e la voce 
si perde nella lingua inerte. 
Un fuoco sottile affiora rapido alla pelle, 
e ho buio negli occhi e il rombo 
del sangue nelle orecchie. 

E tutta in sudore e tremante 
come erba patita scoloro: 
e morte non pare lontana 
a me rapita di mente. 
 
      [trad. di Salvatore Quasimodo]

29/06/15

Grexit : la parola a Socrate .





Ho provato a chiedere a Socrate un parere sulla crisi greca - che i giornali ormai chiamano Grexit - sul conflitto Tsipras-Merkel, sul gioco dell'Unione Europea e del Fondo Monetario Internazionale, sulla quanto mai possibile uscita della Grecia dall'Europa.  
Ecco quello che, nel suo consueto stile affabulatorio e misterioso, ha detto:



La retorica, dunque, a quanto pare, è artefice di quella persuasione che induce a credere ma che non insegna nulla intorno al giusto e all'ingiusto. 

Accade invece che, quando ci si trovi in disaccordo su qualche punto, e quando l'uno non riconosca che l'altro parli bene e con chiarezza, ci si infuria, e ciascuno pensa che l'altro parli per invidia nei propri confronti, facendo a gara per avere la meglio e rinunciando alla ricerca sull'argomento proposto nella discussione

Dunque, il retore e la retorica si trovano in questa posizione rispetto a tutte le altre arti: non c'è alcun bisogno che sappia come stiano le cose in sé, ma occorre solo che trovi qualche congegno di persuasione, in modo da dare l'impressione, a gente che non sa, di saperne di più di coloro che sanno. 

Apposta noi ci procuriamo amici e figli! perché quando noi, divenuti più vecchi, cadiamo in errore, voi che siete più giovani, al nostro fianco, raddrizziate la nostra vita nelle opere e nelle parole

Se uno fa una cosa per un fine, non vuole la cosa che fa, bensì la cosa per cui fa quello che fa

Non bisogna invidiare chi non è degno di essere invidiato né gli sciagurati, ma averne piuttosto compassione. 

Io non preferirei né l'uno né l'altro; ma, se fosse necessario o commettere ingiustizia o subirla, sceglierei il subire ingiustizia piuttosto che il commetterla. 

I felici sono felici per il possesso della giustizia e della temperanza e gli infelici, infelici per il possesso della cattiveria. 

Anche un allevatore di asini, di cavalli e di buoi, che fosse tale quale Pericle fu, avrebbe la fama di essere un cattivo allevatore. 

Dai potenti vengono gli uomini più malvagi.


(Citazioni di Socrate, dal Gorgia di Platone). 

07/10/14

Cefalonia e Fiskardo - (Dieci luoghi dell'anima).

Fiskardo

Lo Ionio è diverso da tutti gli altri mari. 

E’ forse per via del blu. Sono le schiere di navi passate dalla notte dei secoli che lasciando tracce impercettibili, hanno reso questo colore più denso, oleoso? O forse è per causa del contrasto con il particolare verde di pini e cipressi delle isole ? La terra si è aperta un’infinità di volte, da queste parti: terrificanti sismi, bombardamenti a tappeto. 

Eppure, il dito puntato verso il Nord di Cefalonia, quello non è stato mai toccato. 

Quando l’aereo di linea la sorvola, l’isola si svela per essere proprio come la forma di una mano bruna distesa nel blu, e il promontorio di Fiskardo nient’altro che il suo dito indice. 

L’aeroporto è vuoto eppure colmo di quell’allegro, tipico disordine di ogni scalo ellenico. Una fila di taxisti inoperosi aspetta soltanto un turista da scarrozzare. Li evito perché la solerte agenzia di viaggi internazionale ha disposto una macchina a noleggio a tariffa ridotta, da bassa stagione. L’addetto è un corpulento tizio dai capelli lucidi che sembra in libera uscita dal film Z - l’Orgia del Potere

Firmo il foglio e mi tocca una utilitaria giapponese col cambio automatico, l’abitacolo che odora di nuovo. La litania dei nomi dei luoghi che si susseguono lungo le strade deserte è suadente: Argostoli, Dilinata, Divarata, Anomeria, Assos, Vassilikades, Tsamarelata, Ventourata. 

Nomi caramellati, di zucchero. Sono perlopiù villaggi addossati sul fianco della montagna che scende rapida nel mare. Questo angolo di Ionio così speciale, scaturigine di mille leggende, di ogni possibile narrazione metaforica, fonte, destino della civiltà d’occidente. 
Di fronte a Cefalonia si staglia infatti Itaca. 

Isole gemelle separate da un breve braccio di mare. Odysseus e Paolo di Tarso. Sebastiano Venier e Roberto il Guiscardo. Ed è proprio a causa dell’ultimo rifugio terreno di colui che fu chiamato ‘l’astuto’, e cioè il Guiscardo, che Cefalonia, o Kefalonia come la chiamano in tutto il resto del mondo, ha una storia in più da raccontare . 

Sull’isola, la strada verso Nord sale e scende, accarezzando il mare, la cui vista da questo lato si perde. E’ una carrettiera a rapide curve pericolose, ostruita da rallentamenti di vecchi camion con motori esausti che si arrampicano senza costrutto su e giù, fino a dove l’asfalto riesce ad arrivare. 

A metà del percorso c’è una grande spiaggia, immensa, che si vede dall’alto, chiamata Myrtos, dove l’acqua per qualche strana magia dei fondali, appare splendidamente turchese. Nei dintorni soltanto qualche chiosco con le finestre sbarrate da assi di legno, la stagione dei turisti non è ancora arrivata, ma il sole è tambureggiante, e le bouganville già sono in fiore. Punto dritto verso quel nome: Fiskardo. 

Mano a mano che il dito si allunga nel mare la strada diventa dolce e i saliscendi meno severi.

Tratto da Dieci luoghi dell'anima, Fabrizio Falconi, Cantagalli editore, 2009.