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21/02/13

Hans Kung sulle Dimissioni del Papa.





La crisi della Chiesa secondo il professor Hans Küng.  

Professor Küng, per lei che ha sempre contestato l'infallibilità papale, che valore ha il ritiro del Papa? 

«È una smitizzazione solo per tutti coloro i quali vedono nel Papa un vice-Dio in Terra, e non prendono in considerazione il fatto che anche il Papa è solo un uomo, e quindi per forza di cose il suo magistero è limitato dal Tempo».

Il ritiro è stato l'atto più importante del suo pontificato? 
«Presumo che il pontificato di Joseph Ratzinger resterà nella Storia della Chiesa perché egli è stato il primo Papa del tempo moderno che ha deciso di ritirarsi. Per questo resterà negli Annali».

Il ritiro e le parole di oggi del Papa aprono nuove speranze? 

«Apre la speranza che finalmente ora la crisi della Chiesa cattolica e del ruolo del Pontefice siano riconosciute anche in Vaticano. Il pericolo è che Ratzinger, restando a Roma, assuma di fatto un ruolo di un papa-ombra. Avrei preferito una sua scelta di ritirarsi in meditazione e preghiera in Baviera. Se resta in Vaticano contatti, colloqui sono inevitabili. È già imbarazzante se in una parrocchia il vecchio parroco resta accanto al nuovo, figuriamoci un vecchio papa accanto al nuovo».

Cosa si aspetta dal prossimo Conclave? 

«Può dare un impulso solo se i cardinali accettano l'analisi, esposta nel mio libro "Salviamo la Chiesa", e prenderanno atto della profonda crisi della Chiesa, anziché rimuovere ancora una volta il tema centrale della vita del cattolicesimo».

Quale ruolo giocherà Benedetto XVI, dopo le sue dure parole di oggi? 

«Non parteciperà al Conclave, ma spero che egli non giochi alcun ruolo nel nuovo Pontificato. Altrimenti finirebbe per creare lui nuove pericolose polarizzazioni tra sostenitori del nuovo Papa e seguaci del vecchio Papa. Ciò renderebbe impossibile un governo unitario della Chiesa».

Un Papa più giovane sarebbe auspicabile?

«Il nuovo Papa non dovrebbe essere troppo anziano, ma al tempo stesso non ha bisogno di essere giovane per poi restare Papa 20 o 30 anni. Un pontificato lungo porterebbe a una pietrificazione della Chiesa».

E sarebbe meglio un papa non europeo? 
«Da dove verrà, non è importante. Conta che non finisca per essere "romanizzato" e curializzato. Ratzinger non veniva da Roma ma è stato alla fine più romano dei romani e della Curia. Se un Papa tedesco o di colore finisce integrato nel sistema della Curia, la sua origine non serve».

Auspica che i futuri Papi si preparino a non restare Papi fino alla morte? 

«La regola dell'anzianità dei vescovi dovrebbe valere anche per il vescovo di Roma. A partire dal 75mo anno i vescovi devono offrire il proprio ritiro. Fu introdotta dal Cardinale Suenens. Gli chiesi perché avesse escluso il Vescovo di Roma, il Pontefice. Mi rispose che altrimenti non avrebbe raccolto una maggioranza. Adesso constatiamo quanto sia negativo che un Papa resti in carica troppo a lungo, o fino a un'età troppo avanzata».

Il suo bilancio di questo pontificato è negativo? 

«Temo che resterà nella Storia piuttosto con un bilancio negativo, con deficienze e limiti, e occasioni perdute. Il caso del vescovo antisemita Williamson, o il mancato accordo su una maggiore comprensione con le chiese ortodosse e protestanti».

Crisi delle vocazioni, esodo dei fedeli: la crisi della Chiesa è drammatica. Il nuovo Papa come dovrebbe affrontarla? 

«Diciamo in latino Ceterum censeo romanam curiam esse reformandam. Dipende se la Corte medievale-barocca vaticana potrà essere trasformata in una moderna, efficiente amministrazione centrale della Chiesa. Bisogna cominciare dalla base, e vedere che cosa ne verrà fuori. È illusorio pensare di riportare i cristiani nel sistema ecclesiastico attuale. La Curia romana era contro il Concilio Vaticano II prima che si tenesse, durante il Concilio ha impedito ciò che voleva, e dopo ha guidato la restaurazione con i devastanti effetti di crisi. Se questa Curia non verrà riformata e trasformata in centro efficiente, ogni riforma sarà impossibile. La Curia è l'ostacolo principale al rinnovo della Chiesa, a un dialogo ecumenico e a un'apertura al mondo moderno».

La sua analisi ricorda l'Impero sovietico poi crollato, pensa a processi simili? 

«Il destino dell'Unione sovietica, l'implosione, dovrebbe essere un monito, anche per il Conclave. Sarebbe anche importante che i cardinali non discutano isolati dal mondo. Soprattutto prima del Conclave. All'ultimo Conclave Ratzinger disciplinò tutti. Non deve ripetersi, ci vuole un'atmosfera di libera discussione nel collegio dei cardinali».

Andrea Tarquini per Repubblica. 

30/01/12

Hans Kung: "La Chiesa è stata troppo debole con Berlusconi."


"Molti italiani si sarebbero aspettati che papa Benedetto XVI condannasse gli abusi fatti durante il governo Berlusconi, e io oggi sarei lieto se la Chiesa adesso fosse molto chiara nel suo sostegno a Monti".

Lo ha detto a Udine il teologo 'critico' e pensatore di fama internazionale Hans Kung, giunto in Friuli per ricevere il Premio Nonino 2012 nell'omonima distilleria di Percoto (Udine). 

"Oggi si vede che tutto questo sistema berlusconiano era amorale e ha condotto l'Italia alla miseria - ha proseguito Kung - ma prima il premier e' stato ricevuto con molti onori in Vaticano". 

"Dunque la Chiesa deve riflettere su cio' che ha fatto in quel periodo - ha aggiunto - sostenendo troppo Berlusconi e quindi rendendosi complice di quel sistema". 

"Dal Papa e dalla Chiesa - ha detto ancora Kung - dovrebbero ora arrivare parole incoraggianti nei confronti di Mario Monti, un uomo onesto che ha un compito difficilissimo, spero che sia coraggioso anche sulle banche e sui loro poteri". 

Il teologo Hans Kung e' il vincitore del 37/a edizione del Premio Nonino. Nel suo intervento, dopo aver ricevuto il riconoscimento dalle mani di Antonio Damasio, ha esortato nazioni e popoli a individuare "nell'epoca della globalizzazione un ethos globale"; il teologo ha anche auspicato un nuovo risorgimento per l'Italia, con "un presidente del Consiglio serio, competente, onesto con un governo non certamente di santi ma di esperti e con un parlamento dove gli onorevoli tornino ad essere onorabili". 

Kung ha parlato della necessita' di onesta' "della chiesa, di Montecitorio, del Vaticano e dell'economia". 

Secondo il pensatore l'economia ha bisogno di una "etica mondiale e, ripetendo le parole pronunciate all'Onu all'indomani dell'11 settembre, ha detto che ogni uomo va trattato umanamente e che nell'ambito del comandamento "quello che non vuoi che venga fatto a te non farlo ad altri" ha auspicato che "ogni nazione si impegni per diffondere una cultura della non violenza, della solidarieta', della tolleranza e della sincerita"'

Di fronte al monito dei politologi che prevedono per questo secolo uno scontro di civilta' bisogna contrapporre "non l'ideale utopico, ma una realistica visione della speranza - ha detto Kung -. Non c'e' pace fra nazioni se non c'e' pace fra le religioni e non c'e' pace fra religioni se no c'e' dialogo e non c'e' dialogo se non un c'e' un modello etico globale". 

Oltre a Kung sono stati conferiti il premio internazionale Nonino 2012, al poeta cinese Yang Lian, e il premio "ad un maestro del nostro tempo" allo storico inglese Michael Burleigh. Il premio Nonino Risit d'Aur 2012 e' andato invece ai contadini degli 'Orti di Gorizia' per il radicchio rosa di Gorizia.

23/01/12

Hans Kung: "Perchè dobbiamo tornare a Gesù."



Qualche giorno fa il Corriere della Sera ha pubblicato un grande articolo di Hans Kung, in occasione della nuova edizione di "Essere cristiani", una delle pietre miliari della moderna teologia.  Kung rilegge qui il suo libro, criticato dalla Chiesa, alla luce delle grandi questioni dell'attualità. Ed è una lettura che vi consiglio caldamente. 

Solo seguendo il Messia si può agire, soffrire e morire in modo umano. 

Tramite il libro Essere cristiani, numerosissime persone hanno trovato il coraggio per essere dei cristiani. 

L’autore lo sa per via di innumerevoli recensioni, lettere e colloqui. Molte persone, infatti, allontanate dalla prassi e dalla predicazione di qualche grande Chiesa cristiana, cercano delle vie per restare cristiani credibili, cercano una teologia che non sia per loro astratta ed estranea al mondo, ma spieghi in modo concreto e vicino alla vita in che cosa consiste l’essere cristiani. Essere cristiani non intendeva «sedurre» le persone con la retorica o aggredirle con un tono da predica. 

Non voleva neppure fare semplicemente dei proclami, delle declamazioni o dichiarazioni in senso teologico. Intendeva motivare, spiegando che, perché e come anche una persona critica di oggi può essere responsabilmente cristiana di fronte alla sua ragione e al suo ambiente sociale. Non si trattava di un semplice adattamento allo spirito del tempo. Certo, su questioni discusse come i miracoli, la nascita verginale e la tomba vuota, l’ascensione al cielo e la discesa agli inferi, sulla prassi ecclesiale e il papato si dovevano pure assumere delle posizioni critiche. Questo, però, non per seguire una facile tendenza incline all’ostilità verso la Chiesa o al pancriticismo, bensì per purificare, a partire dal Nuovo Testamento stesso come criterio, la causa dell’essere cristiani da tutte le ideologie religiose e per presentarla in maniera credibile. 

L’originalità del libro non sta dunque nei passaggi critici, sta altrove e nell’aver fissato dei criteri che per molti rappresentano in teologia delle sfide. In Essere cristiani, infatti, ho cercato: di presentare l’intero messaggio cristiano nell’orizzonte delle odierne ideologie e religioni; di dire la verità senza riguardi di natura politico-ecclesiastica e senza curarmi di schieramenti teologici e tendenze di moda; di non partire perciò da problematiche teologiche del passato, bensì dalle questioni dell’uomo d’oggi e da qui puntare al centro della fede cristiana; di parlare nella lingua dell’uomo d’oggi, senza arcaismi biblici, ma anche senza ricorrere al gergo teologico di moda; di evidenziare ciò che è comune alle confessioni cristiane, come rinnovato appello anche all’intesa sul piano pratico-organizzativo; di dare espressione all’unità della teologia in modo tale che non possa più essere trascurato il nesso incrollabile di teoria credibile e di prassi vivibile, di religiosità personale e riforma delle istituzioni. 

A questo libro non sono mancati riconoscimenti pubblici. Inoltre è stato una opportunità anche per le Chiese e su questo piano ha parimenti incontrato vasto consenso. Tuttavia, non può essere taciuto il fatto che i membri della gerarchia tedesca e romana hanno fatto di tutto per vanificare questa opportunità. Non si sono vergognati – di fronte al successo del libro anche fra il clero – di mettere pubblicamente in dubbio, anzi di diffamare l’ortodossia dell’autore. Per nulla all’autore ha giovato l’aver dichiarato ampiamente, una volta ancora, la sua fede in Cristo nel libro Dio esiste? (1978), che apparve quattro anni dopo Essere cristiani. 

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Hans Küng

23/04/10

Hans Kung - Papa Benedetto XVI ha fallito.


Penso ci siano molti, molti spunti di riflessione in questo articolo firmato da Hans Kung che ripercorre e sintetizza tutte le critiche mosse a questo papato, nella conduzione della Chiesa, da uno dei più grandi teologi contemporanei. Articolo che del resto ha già suscitato molte reazioni, anche da parte dello stesso Osservatore Romano.

Negli anni 1962-1965 Joseph Ratzinger - oggi Benedetto XVI - ed io eravamo i due più giovani teologi del Concilio. Oggi siamo i più anziani, e i soli ancora in piena attività. Ho sempre inteso il mio impegno teologico come un servizio alla Chiesa. Per questo, mosso da preoccupazione per la crisi di fiducia in cui versa questa nostra Chiesa, la più profonda che si ricordi dai tempi della Riforma ad oggi, mi rivolgo a voi, in occasione del quinto anniversario dell'elezione di papa Benedetto al soglio pontificio, con una lettera aperta. È questo infatti l'unico mezzo di cui dispongo per mettermi in contatto con voi.

Avevo apprezzato molto a suo tempo l'invito di papa Benedetto, che malgrado la mia posizione critica nei suoi riguardi mi accordò, poco dopo l'inizio del suo pontificato, un colloquio di quattro ore, che si svolse in modo amichevole. Ne avevo tratto la speranza che Joseph Ratzinger, già mio collega all'università di Tübingen, avrebbe trovato comunque la via verso un ulteriore rinnovamento della Chiesa e un'intesa ecumenica, nello spirito del Concilio Vaticano II. Purtroppo le mie speranze, così come quelle di tante e tanti credenti che vivono con impegno la fede cattolica, non si sono avverate; ho avuto modo di farlo sapere più di una volta a papa Benedetto nella corrispondenza che ho avuto con lui.

Indubbiamente egli non ha mai mancato di adempiere con scrupolo agli impegni quotidiani del papato, e inoltre ci ha fatto dono di tre giovevoli encicliche sulla fede, la speranza e l'amore. Ma a fronte della maggiore sfida del nostro tempo il suo pontificato si dimostra ogni giorno di più come un'ulteriore occasione perduta, per non aver saputo cogliere una serie di opportunità:



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05/03/10

Quel Celibato da Abolire - di Hans Kung


Credo sia davvero opportuno meditare questo articolo di oggi di Hans Kung pubblicato in prima pagina su La Repubblica.

Abusi sessuali in massa ai danni di bambini e giovani ad opera di preti cattolici, dagli Usa alla Germania, passando per l´Irlanda: un enorme danno di immagine per la chiesa cattolica, ma anche segno palese della sua crisi.

Abusi sessuali in massa ai danni di bambini e giovani ad opera di preti cattolici, dagli Usa alla Germania, passando per l´Irlanda: un enorme danno di immagine per la chiesa cattolica, ma anche segno palese della sua profonda crisi.

Il primo a prendere pubblicamente posizione a nome della Conferenza episcopale tedesca è stato il suo presidente, l´arcivescovo Robert Zollitsch (di Friburgo). La sua condanna degli abusi, definiti «orrendi crimini», e la richiesta di perdono sono primi passi nel processo di assunzione di responsabilità per fare i conti col passato, ma altri devono seguire. La presa di posizione di Zollitsch mostra indubbiamente gravi errori di valutazione, che vanno contestati.

Prima affermazione: Gli abusi sessuali compiuti dai sacerdoti non hanno nulla a che fare con il celibato.
Obiezione! È indiscutibile che tali abusi si verifichino anche in seno alle famiglie, nelle scuole, nelle associazioni e anche nelle chiese in cui non vige la regola del celibato.
Ma come mai si registrano in massa proprio nella chiesa cattolica, guidata da celibatari? Chiaramente queste colpe non sono attribuibili esclusivamente al celibato. Ma quest´ultimo è la più importante espressione strutturale dell´approccio teso che i vertici ecclesiastici cattolici hanno rispetto alla sessualità. Diamo uno sguardo al Nuovo Testamento: Gesù e Paolo sono stati sì esempio di celibato a servizio degli uomini, ma lasciando ai singoli la piena libertà a riguardo. Pietro e gli altri apostoli erano sposati nell´esercizio del loro ufficio. Questa rimase per molti secoli una condizione ovvia per i vescovi e i presbiteri ed è mantenuta fino ad oggi in oriente anche nelle chiese unite a Roma, come in tutta l´Ortodossia, quanto meno per i preti. La regola romana del celibato è in contraddizione con il Vangelo e l´antica tradizione cattolica. Deve essere abolita.

Seconda affermazione: E´ «totalmente errato» ricondurre i casi di abuso a difetti del sistema ecclesiastico.
Obiezione! La regola del celibato non esisteva ancora nel primo millennio. In occidente fu imposta nell´undicesimo secolo sotto l´influsso dei monaci (volontariamente celibi) soprattutto del Papa di Canossa, Gregorio VII, a fronte della decisa opposizione del clero in Italia e ancor più in Germania, ove solo tre vescovi si arrischiarono a proclamare il decreto di Roma. I preti protestarono a migliaia contro la nuova regola. Il clero tedesco così si espresse in una petizione: «Forse il papa ignora la parola del Signore: "chi può capire, capisca"? (Mt 19,12)? In questa affermazione, l´unica sul celibato, Gesù sostiene la libera scelta di questo modo di vivere». La regola del celibato diventa così assieme all´assolutismo papale e al clericalismo forzato uno dei pilastri essenziali del «sistema romano».
Diversamente da quanto avviene nelle chiese orientali, si ha l´impressione che il clero celibatario occidentale, soprattutto attraverso il celibato, si differenzi totalmente dal popolo cristiano: un ceto sociale a sè stante, dominante, che fondamentalmente si erge al di sopra del laicato, ma è del tutto sottomesso al Papa di Roma. L´obbligo di celibato è il motivo principale della catastrofica carenza di sacerdoti, della mancata celebrazione dell´eucarestia, carica di conseguenze, e, in molti luoghi, della rovina della cura personale delle anime. Tutto questo viene dissimulato attraverso la fusione delle parrocchie in «unità di cura delle anime», con parroci costretti a operare sopra le forze. Ma quale sarebbe il miglior incoraggiamento alla nuova generazione di sacerdoti? L´abolizione della regola del celibato, radice di ogni male, e permettere l´ordinazione delle donne. I vescovi lo sanno, ma dovrebbero anche avere il coraggio di dirlo. Avrebbero il consenso della gran maggioranza della popolazione e anche dei cattolici i quali, stando a tutti i più recenti sondaggi, auspicano che ai preti sia consentito sposarsi.

Terza affermazione: I vescovi si sono assunti responsabilità sufficiente.
È ovviamente positivo che vengano ora intraprese serie misure mirate all´indagine e alla prevenzione. Ma non sono forse i vescovi stessi responsabili della prassi decennale di insabbiamento dei casi di abuso, che spesso ha condotto solo al trasferimento dei colpevoli all´insegna della massima riservatezza? Chi in precedenza ha insabbiato è credibile oggi nel ruolo di indagine? Non dovrebbero essere istituite commissioni indipendenti? Finora nessun vescovo ha ammesso la propria corresponsabilità. Ma potrebbe far rimando alle istruzioni ricevute da Roma. Al fine di garantire il più assoluto riserbo la Congregazione vaticana per la fede dichiarò di propria esclusiva competenza tutti i casi importanti di reati sessuali ad opera di religiosi, così i casi relativi agli anni 1981-2005 finirono sulla scrivania dell´allora Prefetto, il Cardinal Ratzinger. Quest´ultimo inviò non più tardi del 18 maggio 2001 una missiva solenne sui gravi reati («Epistula de delictis gravioribus») a tutti i vescovi del mondo, ponendo i casi di abuso sotto segreto pontificio («secretum Pontificium»), la cui violazione è passibile di punizione ecclesiastica.
La Chiesa non dovrebbe quindi attendersi un «mea culpa» anche da parte del Papa, in collegialità con i vescovi? E, come ulteriore riparazione, che la regola del celibato, che non fu permesso mettere in discussione durante il concilio vaticano secondo, possa essere ora finalmente presa in esame liberamente e apertamente in seno alla chiesa. Con la stessa apertura con cui oggi finalmente si fanno i conti con i casi di abuso sessuale dovrebbe essere discussa anche quella che è una delle loro cause strutturali fondamentali, la regola del celibato. È questa la proposta che i vescovi dovrebbero avanzare senza timore e con forza a Papa Benedetto XVI.

Hans Kung
(traduzione di Emilia Benghi)

20/02/09

Hans Kung da Lucia Annunziata - Il tempo per Morire.



http://www.ildialogo.org/Allegati/HansKung08022009.mp3


Cari amici, con molto piacere vi propongo qui sopra una parte dell'intervento audio  di Hans Kung alla trasmissione di Lucia Annunziata (1/2 ora) l'8 febbraio scorso - prima, dunque della morte di Eluana - nella quale il teologo svizzero ha affrontato molti temi - innovazioni e profonde critiche del papato dell' 'amico-nemico' Joseph Ratzinger, Benedetto XVI; morale ed etica, buona morte .
Trattandosi di un raro esempio di televisione generalista di alto livello, ritengo giusto proporlo per consentire a chi l'ha perso, di recuperarlo.