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21/02/16

E' morto Umberto Eco - La fortezza di Castel del Monte in Puglia set de "il Nome della Rosa"



E' il 1981 quando il quarantenne Jean-Jacques Annaud si vede affidare una scommessa produttiva che solo la sua felice incoscienza gli permette di accettare: trasferire in immagini il best seller "Il nome della rosa" che, da mesi, appassiona i lettori di tutto il mondo. 

Annaud e' reduce da un'impresa altrettanto spettacolare che lo ha impegnato per quasi quattro anni e lo ha reso famoso: il racconto preistorico "La guerra del fuoco"

Proprio quest'impresa ha convinto un gruppo di produttori capeggiato da Franco Cristaldi che ha coinvolto il tycoon tedesco Bernd Eichinger e il francese Alexandre Mnouchkine, oltre alla Rai. Ma raccogliere i capitali (quasi 19 mln di dollari), ottenere una sceneggiatura che venga a capo del rompicapo "sherlockiano" del giallo di Umberto Eco, trovare luoghi e volti adatti a un thriller medievale tanto celebre quanto complicato, richiederà cinque anni di lavoro. 

 Il film esce nel settembre '86 in America. In Italia approda il 17 ottobre, subito campione d'incasso. Raccoglie i premi piu' prestigiosi, dai David ai Nastri, rilancia perfino le vendite del romanzo. 

Lo sceneggiatore Gèrard Brach lavora a piu' stesure in compagnia di Andrew Birkin, Howard Franklin, Alain Godard e lo stesso Annaud; lo scenografo Dante Ferretti e' chiamato a ricostruire vicino a Roma la chiesa dell'abbazia e gli interni di Cinecitta'; Gabriella Pescucci firma i costumi, Tonino Delli Colli la fotografia. 


Alla fine si decide per una stesura che rispetta la struttura del romanzo, semplifica i passaggi narrativi, sfoltisce i personaggi. Con Eco concorda una totale libertà di riscrittura, fissata nei titoli di testa dalla dizione "tratto dal palinsesto di 'Il nome della rosa'".

 Il risultato piacera' ad ogni tipo di pubblico: ottime recensioni, 70 mln di dollari di incasso mondiale, e poi anche record d'ascolto su Raiuno (quasi 15 mln di spettatori nell'88, superato negli anni solo da "La vita e' bella" di Benigni). 

Ambientato con scrupolo filologico nel 1327, in un'abbazia benedettina del nord Italia, in realta' ritrovata nella tedesca Eberbach e a Castel Del Monte in Puglia (di cui ho parlato a lungo nel mio libro Monumenti esoterici d'Italia ndr), costruito intorno al carisma del protagonista Sean Connery e a una catena di misteriosi delitti che profumano di maledizioni ancestrali, il film mette in piena luce quell'enigma deduttivo che per lo scrittore era solo un pretesto. 


Ma mantiene ben evidente il clima della prima inquisizione, quando il papato sedeva ad Avignone e l'imperatore Ludovico sosteneva gli ordini religiosi pauperistici che mettevano in crisi il potere temporale della Chiesa. 

Oggi si può ben dire che il successo del libro e del film stanno all'origine della rinnovata passione per il mondo medievale che ha contagiato legioni di appassionati per i decenni successivi e lo stesso Eco, piu' di una volta, ha maledetto il suo best seller ritenendolo "colpevole" di mode che portano fino a Dan Brown e al "Codice Da Vinci".