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23/06/20

Libro del Giorno: "E i nostri volti, amore mio, leggeri come foto" di John Berger




Dispiace che anche un editore serio come Il Saggiatore sia assai deludente quando presenta il nuovo libro di John Berger come una "intensa lettera d'amore di un grande narratore", annunciandolo così nella quarta di copertina e ripetutamente sottolineandolo nella bandella, allo scopo, immagino, di catturare più lettori. 

In realtà il libro di Berger (Londra, 5 novembre 1926 – Parigi, 2 gennaio 2017) - come altri suoi - è un testo completamente anomalo, in bilico su diversi generi letterari, saggio filosofico soprattutto, memoir, poesia, auto-fiction. I temi affrontati sono quelli filosofici esiziali, dell'esistenza

L'amore vi ha una parte del tutto minore, trascurabile e semmai funzionale soltanto nella scelta del linguaggio fortemente evocativo e poetico di Berger.

John Peter Berger del resto è stato un personaggio atipico: critico d'arte, scrittore e pittore. Il suo romanzo G. vinse il Booker Prize e il James Tait Black Memorial Prize nel 1972, ma la sua formazione è pittorica: quando nel dopoguerra si iscrisse alla Chelsea School of Art e alla Central School of Art di Londra, esponendo in diverse gallerie londinesi sul finire degli anni '40.

Mentre lavorava come insegnante di disegno (dal 1948 al 1955), Berger divenne poi un critico d'arte, pubblicando svariati saggi e recensioni. Il suo umanismo marxista e le sue convinte opinioni sull'arte moderna lo hanno reso una figura controversa sin dall'inizio della sua carriera.

E solo recentemente si è pienamente apprezzata la sua notevole produzione letteraria, difficilmente identificabile in un genere specifico.

Questo libro, pubblicato per la prima volta in Gran Bretagna nel 1984, è assai prezioso: un compendio di illuminazioni, suddivise in una dimensione verticale (il tempo) e orizzontale (lo spazio).   

Ricordi di viaggi, visioni estatiche, ma anche e soprattutto riflessioni profonde sul passato e sul senso dell'esistenza che (ci) trasforma ogni cosa che viviamo, mentre la viviamo, in qualche altra cosa. 

Un Taccuino intimo intervallato da brevi testi poetici dello stesso Berger, o di altri poeti come Anna Achmatova o Evgenij Vinokurov, oltre a fulminanti incursioni nelle opere amatissime di Van Gogh,  di Vermeer o di Caravaggio.

John Berger
E i nostri volti, amore mio, leggeri come foto
Edizione italiana e traduzione a cura di Maria Nadotti
Edizioni il Saggiatore, 2020
pp. 152, Euro 18.00

13/08/15

La vita di Sviatoslav Richter in un nuovo libro, appena uscito.





Esce finalmente in Italia, 17 anni dopo la sua pubblicazione in Francia, l'autobiografia di Sviatoslav Richter, uno dei piu' grandi pianisti di tutti i tempi, la cui figura e' sempre stata avvolta dal mistero e poco conosciuta nella sua eccezionale dimensione artistica e umana. 

Richter, uomo schivo e insofferente a qualsiasi forma di esibizione e potere - nato in Russia nel 1915 (oggi Ucraina) da genitori russi (e nonno tedesco) e morto a Mosca nel 1997 - benché allergico al regime, fu eletto anche "artista del popolo sovietico".

Fu lui a volere Bruno Monsaingeon, violinista, regista e scrittore (classe 1943), per scrivere la sua biografia dal sapore autobiografico: "Scritti e conversazioni", il titolo delvolume uscito ora, nel centenario della nascita del pianista,presso il Saggiatore (579 pagine, 39 euro).

E' il racconto, affidato al microfono di Monsaingeon, della sua vita e della carriera di un genio che sfugge a qualsiasi catalogazione: dall'infanzia alla formazione musicale, dai maestri avuti alla lunghissima galleria di compositori di cui fu interprete e amico (esegui' le prime assolute di opere di Sciostakovic e Prokoviev). 

 Con grazia e umiltà, l'autore - cui riusci' poi anche di fare un documentario sul pianista (di lui altri film su grandi della musica come David Oistrach, Glen Gould, Yehudi Menuhin) - offre un ritratto vibrante e vicinissimo di Richter che si legge con la leggerezza di un romanzo. 

Ne emerge un uomo, e un artista, non assimilabile ad alcun modello, un fuoriclasse solitario e controcorrente, umanissimo e 'innocente' nelle sue scelte e nel suo approccio musicale

Di tanti artisti famosi del suo tempo, si può sentire, dalla sua voce, un giudizio stupefacente non solo di natura strettamente musicale, ma umana. 

Ad esempio quando Richter dice che non avrebbe mai potuto - nonostante lo avesse fatto - fare il direttore d'orchestra perchè per farlo bisogna amare il potere

E lui, l'artista silenzioso, il potere lo rifuggiva. Il suo direttore preferito era comunque Carlos Kleiber.

Il libro, corredato anche da belle foto scattate in un arco di decenni accanto agli artisti, e nei teatri, di mezzo mondo, e' diviso in due parti: la prima e' la biografia, la seconda sono i taccuini dove Richter, in forma sintetica di diario, annotava meticolosamente ricordi e impressioni di concerti e incontri fatti. 

Una miniera di appunti e giudizi di un grande musicista anticonformista, dotato di straordinaria sensibilità, nonche' di impressionante cultura e memoria. 

Dietro al libro, come si evince dall'introduzione di Monsaingeon, c'e' peraltro la mano discreta di un angelo custode che ha accompagnato Richter negli ultimi cinque anni della sua vita, l'assistente Milena Borromeo, che tuttora gestisce il suo lascito artistico e che nel 2000 passo' alla Scala come assistente del direttore musicale Riccardo Muti, per il quale peraltro tuttora lavora. 

SVJATOSLAV RICHTER, BRUNO MONSAINGEON: 'SCRITTI E CONVERSAZIONI' (IL SAGGIATORE, pp. 579 - 39 euro)

fonte: Flaminia Bussotti per ANSA/ Libro del giorno: Richter, Scritti e conversazioni Esce in Italia la biografia del grande pianista russo.