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08/05/20

Meraviglia al Pantheon: Da una buca nel selciato della piazza riemerge il vecchio pavimento imperiale




Il Pantheon continua a rivelare antiche meraviglie rimaste nascoste: le indagini archeologiche seguite all'apertura di una buca in Piazza della Rotonda hanno riportato alla luce l'antica pavimentazione (della piazza) di epoca imperiale.

Le sette lastre di travertino, che si trovano a una quota di circa 2,30 / 2,70 metri sotto il piano stradale con dimensioni di circa 80 per 90 centimetri per uno spessore di 30 centimetri, sono state ritrovate una prima volta negli anni '90 del secolo scorso in occasione della costruzione di una galleria di sottoservizi, e lo scavo venne rilevato e documentato

"Dopo oltre vent'anni dal loro primo rinvenimento -spiega Daniela Porro, Soprintendente Speciale di Roma- riemergono intatte le lastre della pavimentazione antica della piazza antistante al Pantheon, protette da uno strato di pozzolana fine. Una dimostrazione inequivocabile di quanto sia importante la tutela archeologica, non solo una occasione di conoscenza, ma fondamentale per la conservazione delle testimonianze della nostra storia, un patrimonio inestimabile in particolare in una citta' come Roma". 

In epoca imperiale la piazza era molto piu' grande della attuale e si apriva di fronte al Pantheon, il tempio dedicato a tutti gli dei fatto costruire da Agrippa tra il 27 e il 25 avanti Cristo. 

L'area e' stata interamente ristrutturata nel II secolo dopo Cristo dall'imperatore Adriano, e anche la piazza venne rialzata e nuovamente pavimentata. 

Le quote cui si trovano le lastre, oggi rimesse in luce, appaiono pertinenti alla fase adrianea del complesso

Il cantiere in un primo momento in capo al I Municipio, consegnato poi ad Acea continuera' nei prossimi giorni per il ripristino idrico e con ulteriori indagini archeologiche della Soprintendenza Speciale di Roma in collaborazione con la Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali.



02/08/17

Torna a vivere finalmente il magnifico Teatro Marittimo di Villa Adriana a Tivoli.





L'inizio di un biennio dedicato al grande Imperatore Adriano, in occasione del 1900mo anniversario dalla sua ascesa al trono, e' salutato a Villa Adriana, sitoUnesco di Tivoli, con l'inaugurazione, dopo tre anni di restauro, del complesso monumentale del Teatro Marittimo e della Sala dei Filosofi

L'impegnativa opera di restauro, ha risolto i problemi di sicurezza e restituito piena leggibilita' al piu' celebre complesso monumentale della Villa che, per le sue numerose "citazioni" nell'architettura moderna, ha contribuito in maniera determinante all'iscrizione della residenza tiburtina nel Patrimonio Mondiale dell'UNESCO

 "Il Teatro Marittimo - spiega Andrea Bruciati, Direttore dell'Istituto autonomo Villa Adriana e Villa d'Este - era uno spazio dedicato al pensiero, alla meditazione, alla riflessione, che riemerge ora da un restauro che ha interessato nell'ultimo triennio un'area fondamentale del complesso residenziale adrianeo. Ambiente simbolo dell'immaginario, parzialmente inaccessibile dal 2010, che ora reintegra la lettura totale del monumento, proiettando una luce nuova sul futuro prossimo della Villa".

"Questa riapertura - sottolinea Bruciati - segna un primo atto estroverso di un processo inclusivo che vedra' varie aree dispiegarsi nuovamente al pubblico in questo biennio dedicato all'Imperatore. Un'azione simbolica e concreta che si innesta dialetticamente su una frequenza preziosa ed antica, che indica in maniera attuativa il nuovo corso dell'Istituto Villa Adriana e Villa d'Este". 

"Con questo importante restauro del teatro Marittimo - dichiara Ilaria Borletti Buitoni, Sottosegretario del Ministero dei beni e delle attivita' culturali e del turismo con delega ai siti Unesco - continua l'attenzione e la cura da parte del Mibact verso Villa Adriana, la cui centralita' nel nostro patrimonio e' ora parte della nostra identita' culturale nazionale". 

"Dopo un lungo periodo di chiusura - spiega il Soprintendente per l'archeologia, le belle arti e il paesaggio per l'Area metropolitana di Roma, la Provincia di Viterbo e l'Etruria meridionale, Alfonsina Russo -, sara' quindi di nuovo percorribile il suggestivo portico anulare del Teatro Marittimo, che consentiva di accedere ai due vicini Palazzi imperiali, e si potra' ammirare la minuscola domus privata accolta sull'"isola" centrale cinta dal canale". 

L'integrazione delle cortine murarie, condotta - com'e' nella tradizione dei restauri in Villa - con rigoroso metodo filologico, rispettoso della poesia delle rovine, e la pulitura delle superfici lapidee enfatizzano la bellezza delle soluzioni spaziali che si inseriscono, prediligendo spazi avvolgenti e coperture a volta, nel piu' innovativo filone della progettazione adrianea. 

Analogamente, nell'attigua Sala dei Filosofi integrazioni e consolidamenti hanno ridato nettezza di linee alle colossali strutture di quella che fu in realta' la biblioteca della Villa, espressione dell'ideale di cultura greca, assurto a vero elemento unificante dell'Impero di Adriano.

14/11/16

L'incredibile storia del sarcofago perduto dell'Imperatore Adriano.



Certe volte i percorsi della storia si perdono nel mistero, e questo accade anche ai reperti più preziosi che hanno accompagnato le vite dei personaggi più illustri. Ciò è accaduto spesso nella infinita storia di Roma, che affonda nella notte dei tempi.

E uno strano destino ha accompagnato l’ultima dimora di uno dei più grandi imperatori romani, Adriano, il quale aveva pensato per sé ad una sepoltura in un maestoso tempio di pietra che non aveva eguali. 

L’Hadrianeum o Mole di Adriano è infatti uno dei più grandi monumenti dell’antichità romana, voluta e probabilmente ideata dallo stesso imperatore come propria tomba e per i suoi famigliari, commissionata all’architetto Demetriano: un’opera così imponente che, iniziata nel 130 d.C. fu ultimata solo dopo la morte dell’imperatore, dal suo successore Antonio Pio nel 139. 

Era formato da un basamento quadrato (ben ottantaquattro metri per lato) rivestito in marmo, sormontato da un tamburo cilindrico di sessantaquattro metri di diametro

Sopra a quest’ultimo un altro tamburo più piccolo su cui si elevava un tumulo di terra alberato di cipressi. 

In cima, un altare con una statua raffigurante l’imperatore nelle vesti del dio Sole oppure, come sembra più probabile, una quadriga in bronzo, guidata dall’imperatore con gli abiti della divinità solare



 All’interno del grandioso monumento una rampa elicoidale (in parte ancora esistente) ascendeva fino alla cella in cui fu deposto il corpo di Adriano, di sua moglie Sabina, e di tutti i suoi successori fino a Settimio Severo e i componenti delle loro famiglie. 

Il Mausoleo fu costruito davanti al Campo Marzio, sull’altro lato del fiume, collegato ad esso dal Ponte Elio, oggi Ponte Sant’Angelo, nella zona dell’ager vaticanus, fuori dalle mura cittadine, antico luogo utilizzato per le sepolture.

In cima all’Hadrianeum c’era come abbiamo visto la cella sepolcrale dell’imperatore, il cui corpo, come afferma una tradizione consolidata, era conservato in un sarcofago il porfido rosso – il più grande dell’antichità, scolpito  – andato purtroppo distrutto, dopo essere stato smembrato insieme agli altri pezzi pregiati del Mausoleo, come la quadriga bronzea che sarebbe stata portata a Costantinopoli (per adornare l’Ippodromo) e poi riconquistata dai Veneziani e posta sulla facciata della Basilica di San Marco, dove è rimasta fino agli ’80 del XX secolo, prima di essere messi al riparo nel Museo rimpiazzandoli con copie identiche

vasca in granito grigio proveniente dal Mausoleo di Adriano, oggi ai Musei Vaticani

Il sarcofago dell’illuminato imperatore (che ha ispirato fra l’altro il grande romanzo di Marguerite Yourcenar) subì davvero una strana sorte: esso infatti finì, insieme ad altri preziosi reperti romani, sulla piazza Lateranense, che costituì a lungo una sorta di museo all’aperto destinato a rivaleggiare con i tesori custoditi in San Pietro.

Le cronache dell’anno Mille danno il sarcofago ancora presente sulla piazza, ante fulloniam, ovvero dinnanzi a quello che era il lavatoio pubblico dei panni

Più precisamente del colossale prezioso sarcofago, esattamente quello nel quale era stato sepolto Adriano nella sala circolare in cima alla torre del Mausoleo, oggi Castel Sant’Angelo, è tradizione che il coperchio fosse deposto nel quadriportico di San Pietro, mentre la vasca di porfido finì al Laterano. 

Lo smembramento risale probabilmente all’epoca di papa Bonifacio IV (608-615) che fu l’artefice della dedica del Mausoleo all’Arcangelo. Il sarcofago di Adriano, però, non restò inutilizzato a lungo, in quel di San Pietro. 

Un altro Papa, Innocenzo II (Gregorio Papareschi, 1130-1143), evidentemente non immune da megalomania, decise di usarlo come sua sepoltura. 

Ma il corpo di Innocenzo II e il prezioso sarcofago andarono presto perduti, in un crollo parziale della Basilica Petrina che si ebbe il 6 maggio dell’anno 1308 a seguito di un furioso incendio

Anche il coperchio ebbe uno strano destino: servì dapprima come sepoltura dell’imperatore Ottone II (morto nel 983) e poi del Prefetto di Roma, fin quando non fu adattato a fonte battesimale nella Basilica Vaticana da Carlo Fontana nel 1698. 

 Fabrizio Falconi per CAPITOLIVM - riproduzione riservata

Castel Sant'Angelo in una celebre stampa di Piranesi