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02/11/16

"Le vergini suicide" di Jeffrey Eugenides (Recensione)



Jeffrey Eugenides (Detroit, 8 marzo 1960), ha firmato con Le vergini suicide, uscito nel 1993, uno dei migliori esordi contemporanei (Sofia Coppola ne ha tratto un film qualche anno dopo). Ripetendosi poi con romanzi come Middlesex  (che gli è valso il Premio Pulitzer nel 2003 e La trama del matrimonio (2011).

E' un racconto particolarissimo, a partire dalla voce narrante, per la quale Eugenides ha scelto un narratore "collettivo", voce di un gruppo di coetanei maschi, il quale rievoca a vent'anni di distanza la vicenda delle cinque sorelle Lisbon, oggetto proibito della loro adolescenza, avvolte in un'aura di mistero che la tragica fine comune - si sono tutte tolte la vita nel breve spazio di un anno - ha fissato per sempre. 

Più che l'originalissima trama, però - per niente gotica, semmai sospesa in un territorio quasi surreale, intercettato dalla ironia e dalle considerazioni dei testimoni -  Le vergini suicide è un capolavoro di stile. 

La vera protagonista del romanzo è la casa della famiglia Lisbon. Un territorio oscuro e inaccessibile, castello di reclusione, in putrefazione, che ospita la muta agonia delle cinque giovani, impossibilitate a vivere una vita normale. 

La casa vive su se stessa e attraverso se stessa la consunzione fisica e psichica delle cinque ragazze e dei due pietrificati genitori. 

Una angoscia strisciante e pervasiva intride ogni pagina di questo romanzo, in cui i dialoghi sono ristretti al minimo indispensabili, quasi inesistenti, e dove la narrazione prosegue come un unico flusso di memoria dalla prima all'ultima pagina. 

Il malessere delle cinque sorelle deriva dall'accettare il mondo così com'è, come è stato trovato. L'impossibilità di essere normali e di concedersi alla piccola e fertile infelicità che fa parte di ogni vita. 

Eugenides costruisce il ritratto di una piccolissima porzione della provincia americana, che può o potrebbe  a ragione essere un qualsiasi angolo remoto del mondo.

Perché il disagio esistenziale delle cinque ragazze Lisbon, così vive, così presenti, è quello delle stesse cose viventi - come la casa della famiglia - predisposte alla lacerazione, al disfacimento, al distacco, destino di ogni mortalità. 

L'idolatria del gruppo di maschi, la perpetuazione della memoria, la rivendicazione di quel segreto vissuto e mai sbocciato, è l'unica fragile ribellione possibile, al passare del tempo.

Fabrizio Falconi

Jeffrey Eugenides
Le vergini suicide
Traduzione di Cristina Stella
Mondadori 2008