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29/10/11

E' morto James Hillman .



E' morto ieri a Thompson, USA, il grande James Hillman.

Non esito a definirlo una delle 'grandi anime' che ha attraversato il Novecento (e questi primi anni del Duemila).  Sono sicuro che il suo pensiero rimarrà, e sarà anche fondamentale per com-prendere qualcosa in più di noi stessi, di quello che siamo, che siamo diventati, e in cui possiamo trasformarci.

Hillman si è battuto una vita intera - formandosi nell'alveo del pensiero junghiano - per mettere in luce come sia necessario, oggi più che mai indispensabile, liberare l'anima dalla prigione dei concetti che la opprimono, di tutti i pensieri, false culture, dogmi, che impediscono all'anima di ciascuno di noi di librarsi e di ottenere la pienezza invocata, che è lo scopo primario (anche se non riconosciuto e negato) di ogni esistenza.

Hillman insisteva sulla necessità di riprendere un linguaggio più arcaico e più ricco - il linguaggio dell'anima dell'uomo è sempre lo stesso, nei secoli - e di recuperare un contatto più autentico con quello che chiamava il linguaggio di Venere.  


Gran parte dei mali del nostro tempo, sosteneva Hillman, nascono proprio da questa incapacità di andare in fondo, di rompere la breccia di esistenze costituite su necessità inautentiche, di ritornare ad ascoltare la voce dell'anima, il codice di quella ghianda che è insita dentro di noi, che soffre per noi, che parla, che vuole farsi ascoltare e che noi spesso facciamo di tutto per NON ascoltare.

"Questa cultura" scriveva ne Il linguaggio della vita, intervistato da Laura Pozzo,  "ci vuole maniacali: iperattivi, spendaccioni, consumisti, spreconi, chiacchieroni, pieni di idee che ci saettano nella mente senza fermarsi perché per non riuscire noiosi non ne approfondiamo nessuna; così anche il senso della tristezza va perduto."

Ci mancherà Hillman, anche se riempiremo il vuoto con la profondità eloquente del suo capolavoro, Il codice dell'anima e degli altri capolavori che ci ha lasciato.

Qui il video-intervista IL SENSO DELLA VITA, realizzato da Silvia Ronchey qualche anno fa.