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02/12/19

Incredibile scoperta: L'Uomo Vitruviano di Leonardo è un algoritmo !



Trenta anni di riflessione, sette anni di ricerche per capire che L'Uomo Vitruviano di Leonardo è l'immagine dell'algoritmo segreto che gli artisti hanno usato dal XIV al XVIII Secolo per ''certificare'' le proprie opere come ispirate dalla Divina Proporzione. 

Per cinque secoli il disegno avrebbe nascosto un inganno: sarebbe stato realizzato per dare forma in modo criptato alla formula aritmetica e geometrica che le botteghe usavano e tramandavano tra di loro, in osservanza dei parametri imposti dalla Chiesa. 

E' la ricerca di Roberto Concas, storico dell'arte già direttore dei Musei Nazionali di Cagliari. Il suo lavoro - anticipato in esclusiva all'ANSA -, sarà oggetto di due volumi editi da Giunti - il primo a gennaio - e una grande mostra che avrà luogo a Cagliari nel maggio 2020 organizzata dal Polo Museale Statale della Sardegna, tutto con il titolo ''L'inganno dell'Uomo Vitruviano. L'algoritmo della divina proporzione''. 

11/07/15

Leonardo non era vegetariano : un nuovo libro.



Il volume "Leonardo non era vegetariano. Dalla lista della spesa di Leonardo alle ricette di Enrico Panero", di Maschietto Editore è una pubblicazione originale che fonde due elementi di ricerca e studio diversi fra loro e dedicati al genio da Vinci.

Il libro, la cui prefazione è a cura di Oscar Farinetti, fondatore e ideatore di Eataly, unisce testi e ricerche su Leonardo, su quanto ha detto, fatto, scritto in tema di cucina e alimentazione, a cura di Alessandro Vezzosi e Agnese Sabato del Museo Ideale Leonardo da Vinci, a quindici nuove ricette di Enrico Panero, Chef del Ristorante Da Vinci di Eataly Firenze.

Enrico Panero ha immaginato le nuove ricette basandosi sulle liste della spesa di Leonardo, tratte da diversi documenti e codici vinciani.

Arricchiscono il volume, e lo completano, un saggio sul Cenacolo di Leonardo di Cristina Acidini, fra le massime conoscitrici al mondo dell'arte leonardiana, e per la parte food l'intervento del gastronauta Davide Paolini che conduce il lettore in un viaggio, anch'esso inedito e assai suggestivo, fra i luoghi e i sapori delle terre vinciane, e soffermandosi sulle nuove invenzioni di Enrico Panero. 

Le ricette sono presentate da Annamaria Tossani e fotografate da Yari Marcelli.

Leonardo da Vinci fu grandissimo artista, scienziato, scopritore e inventore. Ma la sua passione e il suo genio si applicarono anche ai temi del cibo, della cucina, dell’alimentazione, tanto da poter ravvisare nei suoi contributi di più varia natura riferimenti importanti per la definizione della moderna cultura gastronomica e culinaria. 

Maestro di feste, cerimonie e banchetti a Firenze, Milano e Amboise, Leonardo studiò le materie prime, inventò macchine e utensili per la loro lavorazione, ragionò sulle caratteristiche dei territori di produzione, codificò disciplinari di prodotti come l’olio, il pane e il vino, esplorò le proprietà degli alimenti in relazione alla salute del corpo, scrisse favole, ‘profezie’, indovinelli e rebus ispirati al tema del cibo, realizzò straordinari disegni di macchine innovative per la produzione. 

E ovviamente il cibo è rappresentato in alcuni suoi dipinti, a partire dal Cenacolo milanese, che senza dubbio è la mensa più famosa del mondo.

Il libro è dunque un ritratto inedito del grande genio toscano – illustrato da opere, disegni e documenti leonardiani, compresi materiali inediti o poco noti – e allo stesso tempo un vero e proprio manuale di cucina contemporanea, con nuove ricette sfiziose con cui tutti si possono cimentare, illustrate fotograficamente in ogni fase di preparazione.

Le due anime del libro – storico/artistica e culinaria – sono armonizzate grazie agli interventi di Davide Paolini, che introduce le tappe di un viaggio tra i luoghi, le opere e i sapori di Leonardo e le invenzioni culinarie di Panero. La ricette sono introdotte dalle note di Annamaria Tossani, che collegano la cucina di Leonardo a quella del nostro tempo. Cristina Acidini, tra i massimi esperti mondiali di arte rinascimentale, racconta la poesia del Cenacolo più famoso del mondo.

In appendice, un glossario con gli ingredienti studiati da Leonardo e impiegati nelle ricette di Panero e una cronologia leonardiana.



05/02/15

'La mia vita con Leonardo'. (Electa)



Electa pubblica La mia vita con Leonardo, il libro attraverso il quale Pinin Brambilla Barcilon racconta i vent’anni di lavoro appassionato per il restauro dell’Ultima Cena di Leonardo. 

Nel 1977 venne chiesto a Pinin Brambilla Barcilon, che aveva alle spalle un’esperienza pluridecennale nel restauro delle pitture murali, di avvicinarsi alla parete dell’Ultima Cena, il capolavoro di Leonardo da Vinci nuovamente minacciato da problemi di conservazione. 

Da quell’incontro prese avvio uno dei più intriganti e controversi cantieri di restauro del Novecento, un’impresa durata oltre vent’anni e destinata a restituire, per la prima volta dopo secoli, la pittura di Leonardo. 

Per circa vent’anni L’Ultima Cena di Leonardo è stata una sorta di compagno di vita per la restauratrice, un compagno che esigeva tutta la passione e la dedizione di cui era capace. 

Sin dall’inizio l’avvio del restauro ebbe grande risonanza sui principali giornali del mondo e Pinin Brambilla Barcilon – schiva per natura e abituata a lavorare con discrezione – si trovò improvvisamente a essere un personaggio da copertina, anche perché all’epoca c’era molta curiosità intorno alla figura di una restauratrice donna. 

Dichiarò in un’intervista: “Che figlio è Leonardo? È un figlio fuori del tempo, di enorme inventiva, alla perenne ricerca della perfezione. È un figlio difficile che mi dà delle preoccupazioni, chissà se mi sarà grato... 
Non so se gli piaccia che si mettano le mani sulle sue opere”. 

Nel libro l’autrice racconta i ricordi personali, le emozioni, le difficoltà incontrate, i momenti salienti – come l’intervento di Olivetti a sostegno del restauro –, ma anche i dettagli tecnici del lavoro. Gravi eventi storici avevano compromesso nei secoli la sopravvivenza del Cenacolo: nel 1796 i soldati francesi trasformarono per tre anni il Refettorio in una stalla, nel 1848 l’esercito austriaco utilizzò l’ambiente per l’acquartieramento delle truppe, ma l’evento più drammatico si verificò nella notte tra il 15 e il 16 agosto 1943, quando un ordigno caduto nel mezzo del chiostro grande provocò il crollo del muro e della volta del Refettorio. 

Con cura meticolosa, sui ponteggi, spesso sotto gli occhi dei visitatori, la restauratrice porta a termine il restauro del capolavoro che il 27 maggio 1999 con l’inaugurazione del dipinto restaurato, tornava a essere visibile nel massimo della sua leggibilità, lasciando emergere quella “verità” degli animi, degli oggetti, della natura che è ancora oggi all’origine dello stupore che la restauratrice conserva intatta. 

Conclude il libro un capitolo nel quale l’autrice ripercorre la parete vinciana ricordando gli aspetti dell’iconografia riemersa che la colpirono di più. “Avvicinarsi al genio universale di Leonardo costituisce nella carriera di un restauratore un’occasione unica, irripetibile... dovevo vincolare la mia emotività a una disciplina ferrea, dovevo raccogliere tutta la mia concentrazione e tenere a portata di mano, perfettamente schierati, tutti gli strumenti del mestiere.” (Pinin Brambilla Barcilon) 

LA MIA VITA CON LEONARDO autore: Pinin Brambilla Barcilon pagine: 128 illustrazioni 12 editore: Electa prezzo: 19,90 euro in libreria: 24 febbraio 2015.



09/04/13

Intervista a Peter Greenway: "Sto pensando a un film sul "Figlio di Maria" "




"Oggi abbiamo una nuova Trinita': cellulare, cinepresa e computer portatile. Stiamo solo aspettando che le grandi case le diano una nuova forma, ma e' dietro l'angolo. E poi 'Star Wars', 'Avatar', 'Titanic' sembreranno qualcosa di vecchio, del secolo scorso". 

A parlare, sotto la volta affrescata del Trionfo della divinita' di Pietro da Cortona, e' Peter Greenaway, il regista che più al mondo ha saputo mettere in movimento le opere d'arte, da Leonardo da Vinci a Rembrandt (con La Ronda di notte che ha ispirato il suo 'Nightwatching'), ospite della rassegna Il gioco serio dell'Arte promossa da Lottomatica a Palazzo Barberini. 

Un incontro, condotto da Massimiliano Finazzer Flory, che diventa insieme uno spettacolo e una coltissima lezione del regista che molti definiscono "un pittore su celluloide" e che, rivelera' all'ANSA, sta pensando a un film sul "figlio di Maria". 

"Io sono fortunato a poter ancora dipingere, ma c'è un'inevitabile continuita' tra pittura e cinema - esordisce il regista - Da Pompei ad 'Avatar', e' la stessa attività, solo con differenti tecnologie". 

A dimostrarlo, nove grandi capolavori, da L'ultima cena di Leonardo alle Nozze di Cana di Paolo Veronese, che Greenaway ha moltiplicato, scomposto, illuminato, animato, fino a trasformale in un piccolo film, davanti a una platea che forse poco capisce del digitale, ma ne rimane estasiata come davanti a un Giudizio Universale di Michelangelo. 

"Oggi il montatore e' il vero re del cinema", prosegue Greenaway, che per vent'anni si e' occupato di montaggio prima che di regia. "Con le nuove tecnologie - spiega - e' lui che puo' creare, trasformare le immagini. Il 3D? Non sono un gran devoto, non credo abbia molto da aggiungere al cinema. E' un fenomeno piuttosto effimero". 

Piuttosto, il futuro del cinema dovrebbe affrancarsi dal legame troppo stretto con la parola ("una delle grandi bestemmie e' il suo rapporto con la letteratura: andiamo a vedere storie che in realtà sono romanzi del XIX secolo, da Jane Austin a Flaubert e Zola") e puntare a inglobare l'esperienza dello spettatore. "'Anche 'Avatar' di James Cameron - dice - e' limitato perché proiettato su schermo piatto e non su uno schermo che circonda architettonicamente lo spettatore, come già avevano intuito artisti italiani come Botticelli e Michelangelo". Ironicamente critico sulle sue origini ("Io vengo da un'isola ventosa e protestante. I Britannici sono antibarocchi, nel senso che sono sospettosi nei confronti degli eccessi e dell'immaginazione. Truffaut diceva che non si puo' essere sia cineasta che inglese") come su un'icona apparentemente intoccabile come Margareth Thatcher che a poche ore dalla morte non esista a definire una donna "stupida, malvagia, diabolica, che ha fatto danni enormi all'Inghilterra", Greenaway usa le nuove tecnologie come il suo più tradizionale pennello, pur restando saldamente ancorato nei suoi racconti agli archetipi di eros e thanatos, al centro anche del suo ultimo film, Goltzius and the Pelican Company.

"Sono provocatorio - risponde - ma il sesso e la morte sono le due attività primarie che coinvolgono ogni essere su questo pianeta. Il resto cambia, ma queste no e non puoi controllarle. Questo mi affascina". 

E i prossimi progetti? "Sto lavorando al remake di 'Morte a Venezia' - rivela a margine dell'incontro all'ANSA - In autunno girero' invece il film dedicato al regista piu' grande di tutti i tempi, Sergej Eisenstein, e molto presto un altro sul pittore austriaco Oskar Kokoschka. E poi ci sara' Joseph. Ha presente 'Rosemary's baby' di Polansky? Beh, io penso a un Mary's baby".

di Daniela Giammusso per ANSA